Martedì, 16 Febbraio 2016 15:10

Emergenza criminalità, l’inverno caldo del Vibonese

Scritto da Salvatore Albanese
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Che non sia mai stata una terra popolata da “santi” lo si sa da tempi immemori. Nel Vibonese, da sempre, la criminalità organizzata è purtroppo assurta – nell’immaginario di molti – ad istituzione capace di tutelare anche più e meglio dello Stato. Il consenso sociale alla 'ndrangheta è altissimo, così come i fenomeni di copertura e complicità, ed altrettanto alto è il condizionamento sulla vita pubblica ed amministrativa da parte dei gruppi criminali.

La ‘ndrangheta vibonese è forse una di quelle che meglio – rispetto alle tendenze più attuali – ha saputo mantenere l’assetto tradizionale, anche in ragione del profondo radicamento ai luoghi, ai riti, alle famiglie. Elemento questo che, di certo, ha contribuito molto alla conservazione di una presenza continua e costante sul territorio. Ma Vibo Valentia da terra calda, in questi ultimi mesi, si è fatta rovente. Perché a scatenarsi, adesso, è stata anche una costellazione infinita di micro-criminali, più o meno avallati dagli ambienti principali, che stanno, ognuno in proprio, mettendo a ferro e fuoco l’intero territorio provinciale. 

Attentati incendiari, danneggiamenti, rapine a mano armata – con bottini talvolta irrisori, talvolta consistenti – all’interno di case, esercizi commerciali o a danno di semplici autotrasportatori. Sono numeri crudi, quelli del Vibonese, che in queste ultime settimane si sono fatti ancora più allarmanti. E se già la coda del 2015 ci aveva regalato una lunga scia di intimidazioni, autovetture carbonizzate, attività e abitazioni svaligiate, ecco che adesso la situazione si sta incancrenendo.

Basti pensare che solo negli ultimi sei giorni, si sono contate altrettante rapine, tutte andate a “buon fine” e tutte, almeno al momento, con nessun arresto, né fermo. Il primo episodio di questa lunga escalation il 10 febbraio scorso, a Paravati, frazione di Mileto, dove tre uomini col volto coperto hanno fatto irruzione in un negozio di casalinghi facendosi consegnare dai clienti il denaro custodito nelle rispettive borse e nei portamonete, per un ammontare di circa 800 euro. In tal caso, i malviventi avevano perfettamente ignorato il registratore di cassa, cosa che non era successa, però, il giorno successivo a Vena di Ionadi, quando, ormai in prossimità dell’orario di chiusura, un centro scommesse era stato preso di mira, anche in tal caso, da tre uomini incappucciati che, dopo aver aggredito il titolare dell’attività e costretto gli avventori a rimanere stesi sul pavimento, erano riusciti a portare via l’intero guadagno della giornata, circa 1200 euro. Il giorno dopo, il 12 febbraio, invece, è stato il turno di una tabaccheria di contrada Bitonto, a Vibo Valentia, dove un ladro, ancora armato di pistola, si è prontamente dileguato dopo essersi fatto consegnare l’incasso. Passano solo 24 ore e si torna a Vena, dove in un market a fare irruzione e portare a termine il “colpaccio” è ancora una persona armata. Il proprietario di un’altra tabaccheria in viale Affaccio a Vibo si è visto, ieri sera, sottrarre 3mila euro, ed anche in tal caso, da un uomo armato di pistola. Per finire – anche se sappiamo benissimo che di fine non potrà trattarsi – ecco la “rapina in corsa” ad un venditore ambulante di Acquaro, fermato per strada nel territorio di Dasà da un uomo armato, e costretto, poco elegantemente, a consegnare le 130 euro che aveva in tasca. Dinamica molto simile ad altri casi che si erano registrati a danno di autotrasportatori o portavalori in circolazione sulla rete viaria provinciale. Cosi come si è perso il conto dei casi di incendi ad autovetture – spesso appiccati per mere “vendette” private – o di furti all’interno di ville e appartamenti. 

Un fenomeno in continua crescita, dettato certo in alcuni casi dall’esigenza – tanto inaccettabile quanto ingiustificabile – del “darsi alla macchia” per poter tirare a campare in tempi magri, ma spesso anche da quella che ormai si sta consolidando come una perfetta e quasi certa impunibilità. Perché gli uomini e gli strumenti necessari a tenere l’ordine sul territorio, sono – ce lo siamo detti fino alla noia – insufficienti, anzi insignificanti, rispetto alla mole consistente di delinquenza che anima, in lungo e in largo, la provincia. Un’ondata di fatti delittuosi che pare ormai inarrestabile ed incontrastabile, mentre le istituzioni tentano di organizzare, per l’ennesima volta, una qualsiasi forma di controffensiva. Nel primo pomeriggio di ieri, i tabaccai sono stati convocati in Prefettura alla presenza di un rappresentante dell’ufficio territoriale del governo, del comandante provinciale dei carabinieri e del presidente provinciale della Federazione italiana di categoria, in maniera da poter fare il punto sulla situazione. 

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