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Martedì, 29 Maggio 2012 10:55

Il Gip convalida il sequestro dell'Alaco e dei serbatoi comunali. Il lago è asfittico

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mini diga-alacoConvalidato il sequestro dell'invaso dell'Alaco. Il giudice per le indagini preliminari, Gabriella Lupoli, ha confermato il provvedimento della Procura vibonese che ha riguardato l'impianto che si trova sul monte Lacina e altri 57 siti ad esso collegati. Il sequestro preventivo, scattato il 17 maggio scorso, era arrivato con l'inchiesta condotta dal pm Michele Sirgiovanni e sulla scorta delle indagini dei carabinieri del Nas di Catanzaro e del Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato. 26 le persone indagate, alcune per avvelenamento colposo di acque, tra dirigenti, funzionari e tecnici Sorical, Asp e Arpacal, e alcuni sindaci. L'impianto investigativo ha dunque retto

al vaglio del gip, che ha sostanzialmente confermato come i disagi che negli anni scorsi hanno riguardato i comuni allacciati all'Alaco - su tutti Vibo Valentia e Serra San Bruno - fossero dovuti all'inadeguatezza dell'intero sistema idrico legato al bacino artificiale, più che a singoli episodi circoscritti. I serbatoi e le sorgenti di cui è stato convalidato il sequestro sono ubicati ad Acquaro, Arena, Brognaturo, Dasà, Dinami, Fabrizia, Gerocarne, Mongiana, Nardodipace, Pizzoni-Vazzano, San Nicola da Crissa, Sant'Onofrio, Serra San Bruno, Spadola, Simbario, Sorianello, Soriano, Stefanaconi, Vallelonga e Vibo Valentia. In provincia di Catanzaro, invece, sono stati sequestrati serbatoi a Davoli, Sant'Andrea Apostolo, Santa Caterina, Badolato, Guardavalle.

La convalida del sequestro conferma quindi che i disagi legati alla non potabilità dell'acqua non possono considerarsi casuali, ma sono dovuti alle disfunzioni dell'intero sistema: nei serbatoi comunali è stata riscontrata una situazione da terzo mondo, ma i problemi maggiori potrebbero arrivare proprio dall'invaso, la cui acqua, secondo molti, non è adatta ad essere potabilizzata. I vegetali in putrefazione nel fondo del lago già bastano a rendere quell'acqua "difficile da trattare", come spiegano alcuni tecnici Arpacal, ma il sospetto, più che fondato, è che il bacino non sia stato adeguatamente bonificato prima del riempimento. Il Vizzarro è in grado di rivelare alcuni particolari che sono stati riscontrati dagli inquirenti ma che non sono stati finora resi noti. Innanzitutto, con le prime analisi, si è palesata una grave anomalia: il lago è asfittico, cioè nell'acqua vi è una notevole carenza di ossigeno, e ciò porta a pensare che qualche altro elemento - che potrebbe essere il ferro o il  manganese, ma anche altro - attira a sè le molecole di ossigeno presenti nell'acqua. Altra inquietante stranezza: nel bacino non ci sono pesci, e tutto intorno non c'è quella avifauna ricca e composita che dovrebbe esserci in un luogo come quello - utile, in questo senso, è il paragone con il lago Angitola, che ospita nell'area circostante molte specie animali. Il sequestro preventivo, dunque, servirà a sottoporre il lago ad ulteriori e più approfonditi controlli. Intanto l'acqua dell'Alaco continua ad arrivare nelle case di circa 400mila cittadini, e c'è ancora qualcuno, nei comuni coinvolti, che cerca incredibilmente di minimizzare l'accaduto.  

 

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