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Mercoledì, 15 Giugno 2016 11:54

«La cattura di Maiolo era la nostra priorità nelle Serre». I dettagli dell’arresto del latitante

Scritto da Alessandro De Padova
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Da sinistra, il maresciallo Napolitano, il colonnello Scardecchia e il maresciallo Grillo. Nel riquadro Francesco Maiolo Da sinistra, il maresciallo Napolitano, il colonnello Scardecchia e il maresciallo Grillo. Nel riquadro Francesco Maiolo

VIBO VALENTIA - La cattura del latitante Francesco Maiolo rappresenta la chiusura di un ciclo molto lungo di ricerche serrate portate avanti dai militari dello Squadrone eliportato “Cacciatori” del Goc, del Nucleo investigativo del comando provinciale, della stazione di Arena e della compagnia di Serra San Bruno.

«Un risultato – ha chiarito il colonnello Daniele Scardecchia, comandante provinciale dell’Arma – che si inquadra in una manovra messa in atto da quando Maiolo ha rotto il braccialetto elettronico e si è reso irreperibile». Affiancato dai marescialli Carmine Napolitano e Giuseppe Grillo (comandanti delle stazioni di Arena e Serra), Scardecchia ha ripercorso in conferenza stampa le fasi che hanno portato alla cattura del 37enne ritenuto al vertice dell’omonimo clan di ‘ndrangheta di Acquaro, nelle Preserre. Maiolo era latitante dal 14 settembre 2015 quando, poche ore prima della conferma definitiva della condanna per associazione mafiosa a due anni e sei mesi, rimediata nel processo scaturito dall’inchiesta “Luce nei boschi”, ruppe il braccialetto elettronico attraverso cui veniva controllato in regime di arresti domiciliari e si rese irreperibile.

«Da quel momento – ha aggiunto Scardecchia – sono scattate le ricerche, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri e dal sostituto Camillo Falvo. E da quel momento non c'è stata sosta fino a quando, questa mattina intorno alle 6, non lo abbiamo scovato in una casa del fratello, che tra l'altro è detenuto nel carcere di Lanciano per reati analoghi a quelli contestati all’arrestato». Nel territorio delle Serre, la cattura di Maiolo rappresentava «la priorità numero uno» per i carabinieri e anche per la Dda del capoluogo, che ha coordinato e seguito passo passo ogni fase dell'operazione. «Maiolo era stato colpito da sentenza definitiva – ha concluso il comandante provinciale – e non ha opposto resistenza al momento dell’arresto». Probabilmente, secondo gli inquirenti, il 37enne si è sempre nascosto nella “sua” zona. Per ora non è scattato alcun arresto per favoreggiamento, ma l’uomo durante la sua latitanza ha certamente potuto contare su una rete che i carabinieri stanno cercando di ricostruire. 

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