Ad affermarlo, nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamane, è il coordinatore provinciale dello Slai Cobas, Nazzareno Piperno, il quale ha fornito la versione dell’organizzazione sindacale rispetto alla vicenda di Carmelo Furciniti, sedicente sindacalista che, a Pizzo, chiedeva soldi in cambio di posti di lavoro. «Con questo signore – ha affermato Piperno – c’è stato un incontro 7-8 anni fa durante una riunione con i lavoratori del posto. L'uomo si sarebbe mostrato interessato a entrare nello Slai Cobas, ma sin da subito ci è sembrato un tipo poco affidabile e, di conseguenza, abbiamo lasciato perdere. Tre anni fa, poi, arrivò una telefonata, nel corso della quale mi fu segnalato che a Pizzo qualcuno prendeva soldi per sbrigare pratiche pensionistiche. Pensavamo fosse una strumentalizzazione, e non ci abbiamo creduto. Ma mai potevamo pensare che davvero ci fosse qualcuno che faceva lo sciacallo quasi sotto i nostri occhi».
Dello stesso parere anche l’avvocato Francesco Mobilio, il quale ha invitato chiunque subisca ricatti simili a «denunciare il tentativo di estorsione alle forze di polizia, ma anche al sindacato. Non abbiamo mai avuto una sede a Pizzo – ha precisato il legale del sindacato – tant'è che le riunioni lì le abbiamo sempre fatte in municipio. Appena appresa questa storia, il nostro primo pensiero è stato: c'è sotto qualcosa. D'altronde lo Slai Cobas è un sindacato scomodo».
Sulla questione, portata alla luce dalle telecamere di “Mi manda Raitre”, si è espressa anche la dirigenza nazionale del sindacato che, in un comunicato, ha fatto sapere di aver dato mandato di denunciare Furciniti.
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