Giovedì, 16 Gennaio 2020 17:20

"Sesso in cambio di favori giudiziari", il caso che scuote la Corte d’Appello di Catanzaro si incrocia col delitto Bava

Scritto da Redazione
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Tra i due non ci sarebbe stato soltanto un rapporto «professionale», ma anche «intimo (sessuale)», entrambi «inscindibilmente fusi in un contesto corruttivo». È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Salerno che, nella giornata di ieri, ha disposto l’arresto, tra gli altri, di Marco Petrini, presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro e della Commissione tributaria provinciale, accusato di corruzione in atti giudiziari, e i domiciliari per l’avvocatessa Maria Tassone (detta Marzia), una delle tre legali indagate per l'ipotesi di corruzione sessuale. L’inchiesta è stata condotta dalla Procura di Salerno, sotto la guida dei procuratori aggiunti Luigi Alberto Cannavale, Luca Masini e dal pm Vincenzo Senatore, ieri in trasferta in Calabria per eseguire gli ordini di arresto.

Petrini, secondo l’accusa, avrebbe «favorito l’avvocato nei processi penali nei quali la donna aveva assunto delle difese, omettendo di astenersi, come previsto dalla legge, quale presidente del collegio giudicante, essendo la Tassone sua amante stabile».  Petrini, nel processo d’appello “Ragno” (nel cui collegio difensivo c’era anche la Tassone) avrebbe rigettato la richiesta di utilizzare i verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso ritenendoli «irrilevanti ed inconferenti rispetto ai capi di imputazione». Non solo: in base a quanto è emerso, infatti, «lo scorso sette marzo - scrive il giudice salernitano - il giudice Petrini avrebbe promesso di aiutare l'avvocato Tassone per la difesa di Giuseppe Gualtieri, a sua volta imputato in un duplice omicidio in danno di Francesca Petrolini e Rocco Bava, avvenuto a Davoli nel 2018». Rocco Bava, 43enne di Simbario, è stato assassinato il 23 dicembre 2018 assieme alla compagna Francesca Petrolini nella tabaccheria gestita da quest’ultima. Nel giro di poche ore i carabinieri avevano ricostruito le dinamiche della vicenda, arrivando all’arresto di Giuseppe Gualtieri, il quale ha agito con un fucile e una pistola. L’assassinio sarebbe da ricondurre a motivi passionali. Da subito principale sospettato, Gualtieri era tra l’altro ex cognato della Petrolini ed aveva instaurato un rapporto con la stessa a seguito della morte del fratello.

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