L’unico ad averne una volta trangugiato un bicchiere, per giunta di malavoglia, è l’ingegner Ricciuto di Sorical SPA, qualche tempo fa, dietro cordialissimo invito della cittadinanza serrese che lui stava cercando di convincere della bontà dell’acqua da lui medesimo “potabilizzata”. Lo stesso Ingegner Ricciuto che finora si è ben guardato dal rispondere alle domande dei cittadini preferendo invece sproloquiare a ruota libera via stampa e televisione, senza accettare un faccia a faccia con le associazioni dei cittadini. L’incredibile situazione nasce, nella provincia di Vibo Valentia, anche dal fatto che l’aggregazione di Enti Pubblici che certifica la potabilità dell’acqua che vorrebbero darci a bere, riesce nell’assurdo compito, di far risultare ufficialmente salubre, sulla carta, con tanto di bolli e firme dei responsabili, tutti indagati, un acqua che nessuno beve e mai ha bevuto.
Nella nostra provincia, in barba a qualsiasi protocollo sia legale che medico, un liquido che possiamo, senza nessun timore, definire scientificamente: “una miscela di sostanze sciolte in acqua, di composizione chimica e proprietà fisiche attualmente sconosciute”, diviene, ripetiamo, solo sulla carta acqua potabile, acqua di ottima qualità, come esplicitamente prescritto dalla legge che afferma: “Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite” (vedi d.lgs 31/2001). In questa situazione assurda chi rappresenta gli enti certificatori, pur non rispondendo alle loro legittime domande, senza dare seguito seguito alle loro legittime richieste, disattendendo le promesse fatte, vorrebbe comunque far passare l’idea che questi siano dalla parte dei cittadini.
Il problema sta nel fatto che per poter affermare di stare dalla parte dei cittadini bisogna rendere immediatamente partecipe la popolazione di quanto sta realmente accadendo, cosi che ognuno possa prendere le dovute precauzioni nell’utilizzo dell’acqua, interrompere le illecite richieste di pagamento dei comuni che forniscono ai cittadini una soluzione acquosa di composizione ignota invece che acqua a norma di legge, e ristabilire finalmente una situazione di normalità.
Nell’interesse di tutti, ancora e a gran voce chiediamo che il bacino dell’Alaco venga definitivamente dichiarato inadeguato e che da subito si incominci a progettare un piano sostitutivo per l’adduzione dell’acqua.
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”