Sabato, 14 Luglio 2012 16:15

Il Prisma/19. Pubblicità

Scritto da Filippo Rachiele
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mini IMG_0136_800Il Prisma (rubrica fotografica settimanale a cura di Filippo Rachiele).

La copertina della rubrica si intitola "Pianoforte".

"C'è a chi piace suonare, a chi cantare e a chi scrivere libri a me piace scattare foto..." 



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La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno.

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    Come ha vissuto e come vive il suo rapporto di coppia all'interno della società, nonostante le cose siano cambiate la gente ancora non riesce ad accettare certe scelte?
    È stato difficile all'inizio, specialmente dopo aver vissuto una vita da eterosessuale per tanti anni. Gli amici hanno capito benissimo e forse se l'aspettavano. Invece per mia mamma è stato complicato accettare la situazione, anche se adesso tutto è diventato comprensibile e normale. Per me è stato anche complicato perché non è facile ammettere che forse ti sei sbagliata durante tutti questi anni. Poi subentra anche un po' di vergogna per il fatto che sai di essere giudicata. Adesso, ma sono passati quindici anni ormai, ho meno difficoltà a parlare della mia vita di coppia. La gente che mi sta vicina lo accetta benissimo. Per gli altri, non puoi mai sapere se rappresenta un problema.

    Lei è sposata?
    Sono sposata da quasi un anno.

    Quali sono le differenze e i vantaggi derivanti dal matrimonio per una coppia omosessuale?
    Il matrimonio ti dà gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Sia in fatto di beni, ma anche e soprattutto per poter avere dei bambini. Adesso, per esempio, ho la possibilità di adottare la figlia che abbiamo avuto con la mia compagna (tramite fecondazione eterologa ndr).

    Avete avuto difficoltà ad ufficializzare il vostro rapporto?
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    Dunque, il governo francese riconosce le coppie omosessuali?
    Il governo francese riconosce le coppie omosessuali. Da tanti anni sono stati istituiti i Pacs, che già garantivano dei diritti, e dall’anno scorso si può anche contrarre il matrimonio.

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    La frase è l’incipit di “In Calabria”, documentario girato da De Seta nel 1993 e distribuito dalla Rai. Il regista racconta la sua Calabria, che diede i natali alla madre e dove lo stesso morì – a Sellia Marina – il 28 novembre 2011.
    L’occhio del grande documentarista si apre attraverso lo sguardo nostalgico su un popolo “martoriato” dal progresso. Ogni ripresa è pulita, quasi rituale, è una pura narrazione del rapporto che l’uomo per millenni ha consolidato con la natura: «Ritmi fissati, ritualizzati attraverso i millenni. Cambiare sarebbe stato un rischio».

    L’uomo ha fatto tanto per trovare un giusto equilibrio con la natura, per armonizzarsi con essa nel tempo, fin quando non si è sentito come spinto a determinare un cambiamento brusco, andando perfino contro se stesso.
    Il racconto della Calabria di De Seta può essere suddiviso in due parti. Nella prima, la macchina da presa valorizza ogni movimento generato dal lavoro manuale: il pastore che pulisce gli arbusti dalla neve per permettere alle pecore di cibarsi, la produzione della cagliata per fare il formaggio, il lavoro dei carbonai, i telai in azione. Uno scambio equo che l’uomo si accingeva a fare con la natura, alla quale attribuiva un «senso divino», basato su principi di solidarietà collettiva. Il bicchiere stracolmo di vino all’osteria – luogo sociale per antonomasia della classe contadina – fa pensare al senso di appagamento condiviso che una persona provava alla fine della propria giornata lavorativa, in netta contrapposizione con l’attuale società sempre più individualistica.

    I vicoli dei paesi, quasi semivuoti durante il giorno, sono rusticamente disegnati, ma puliti e accoglienti sentieri che conducono il visitatore alla fervida attività delle botteghe e dei lavori casalinghi. In questo mondo, dove tutto è necessario e niente si spreca, sembra non esserci spazio nemmeno per la spazzatura, sconosciuta alla classe contadina e artigiana. Oggi invece, ogni centro urbano calabrese, spolpato fino all’osso, somiglia alla triste Leonia concepita da un profetico Calvino ne “Le città invisibili”.
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    Cittanovese 15
    Soriano 13
    San Giuseppe 11
    Deliese 11
    Locri 11
    Aurora Reggio 11
    Bagnarese 10
    Marina di Gioiosa 9
    Caulonia 9
    Villese 8
    Rizziconi 7
    Serrese 6
    ReggioMediterranea 5
    Gioiosa Jonica 3
    Polistena 3
    Bianco 0

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