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Martedì, 11 Agosto 2020 14:17

Serra, un ritorno al passato con l’escursione dell’associazione “Terre Bruniane”

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo:

Il 9 agosto scorso, come previsto, l’associazione “Terre Bruniane” ha realizzato l’escursione “I Giganti delle Serre”. All’alba, con un clima fresco e incerto, molti in movimento: noi per mettere a punto gli ultimi ritocchi, e gli escursionisti per raggiungerci dalle più svariate località, presso il punto d’incontro. A ospitarci uno scenario tra i più belli di Serra San Bruno, il vivaio di “Rosarella”, affidato al Parco naturale regionale delle Serre, e curato da operatori esperti dediti al proprio lavoro, un vero e proprio “Giardino botanico” immerso alle pendici del bosco “Archiforo”. Accoglienza, saluti, registrazione, indicazioni per il rispetto delle leggi anti Covid, e partenza con i numerosi partecipanti alla scoperta dei misteriosi “Giganti delle Serre”.

I primi ad accoglierci, gli abeti bianchi che padroneggiano e caratterizzano il nostro bosco. Gli Abies alba di interesse europeo per le loro caratteristiche genetiche, presenti in questo sito considerato una delle aree rifugio per la specie durante i vari periodi glaciali, tanto che l’ “Archiforo” rientra nella “Direttiva Habitat” e di conseguenza nella “Rete di Natura 2000” istituita a livello europeo. Arrivati a “Lu Bellu”, si unisce al vociare della natura, la memoria del rintocco di una mazzetta che batte su “lu ndrillu” per mano dei nostri amati e rimpianti scalpellini e artisti, che in quei luoghi avevano il loro punto d’estrazione della materia prima, cioè “la petra”, il granito nelle sue diverse qualità, che veniva sapientemente tagliata con tecniche manuali ingegnose e con strumenti quasi primitivi. Poi, i bovari con i loro carri trasportavano a valle il granito semi lavorato dove gli stessi scalpellini ultimavano il lavoro nei loro laboratori.

Tutto ciò che ci circonda fa memoria di tanta arte e saggezza. In questo contesto, un caro amico, Sergio Gambino, artista, attore, scalpellino e figlio d’arte (del compianto Sharo), onora il nostro invito, facendoci fare un tuffo nel passato. Viviamo minuti suggestivi nel ricordo dei nostri cari scalpellini che hanno arricchito monumenti e chiese di Serra San Bruno e del circondario. Uno per tutti, Bruno Pelaggi, mastro scalpellino (Mastru Brunu) e sensibile anima di poeta. Sergio, interpretando alcune “Stuori” dello scalpellino-poeta, a volte urlando e a volte sussurrando le strofe, ci fa scoprire i tanti volti del poeta. Fra le altre, a Umberto I° (“Tu si duru cchiù di nu macignu”), Allu Patritiernu (“Tu si assai cchiù duru di nu scuogghiu”); alla Vergini Maria (“Tosta è la petra e muoddu esti lu ndrillu”, “Sumigghi alla cchiù bella matinata, quandu lu suli t’apira lu cuori”). Ringraziando Sergio, e non senza prima rifocillarci alle acque pure e fresche della fontana che raccoglie una delle tante sorgenti naturali, il nostro cammino prosegue verso “Pietra di l’Ammienzu” enorme masso granitico che raggiunge l’altezza di 11 metri, anch’essa cava per estrazione del granito. Qui vorrei ricordare il mio caro nonno Mastropietro Rosario e i miei zii Gabriele e Gaetano, che anch’essi scalpellini trascorrevano lì le loro giornate di duro lavoro, fino agli anni 50 circa, quando quest’arte, con l’arrivo della moda del marmo, venne sopraffatta e dimenticata. La nostra escursione è a metà strada, ancora tutta in salita fino a 1.400 metri dal livello del mare ma il fascino dei luoghi ci stordisce fino a non sentire la fatica del cammino. Giungiamo così, alla seconda cava granitica, che raggiunge i 7 metri d’altezza, detta “Petra di Lu Moru”.

Detta così perché vi lavorava Biagio Lo Moro, avviato all’arte di scalpellino da Mastro Bruno Pelaggi. Note le sue opere presenti nella nostra cittadina e sparse in tutt’Italia, fu famoso con il figlio Bruno, per aver realizzato un busto del presidente Kennedy allestito per la mostra del noto statista americano. Ed ecco da lì a poco ci aspetta l’ultimo dei Giganti: la Torretta borbonica. Quasi rinchiusa in uno scrigno naturale di vegetazione, si erge solitaria in alto al cucuzzolo come un naturale allungamento della grossa roccia che le fa da fondamenta. Per sua natura era una torretta di avvistamento risalente appunto all’epoca borbonica. Allenato l’animo alle meraviglie della natura, al suono di strofe poetiche, al ricordo sempre vivo dei nostri artisti scalpellini, riprendiamo la via del ritorno entusiasti e soddisfatti di aver affrontato degna fatica per degna scoperta de “I Giganti delle Serre”.

I nostri ringraziamenti vanno a tutti i partecipanti, ai dirigenti del Parco naturale delle Serre, al commissario del Comune di Serra San Bruno, a Radio Serra 98, all’associazione Gruppo Micologico, al bar Monterosso, al bar Golden, ai fratelli Andreacchi Antonio e Marco, agli operatori del vivaio di “Rosarella” e in ultimo ma non per importanza alla testata giornalistica online de “Il Vizzarro” per la vicinanza alle attività della nostra associazione che cresce e condivide il nostro patrimonio culturale, artistico e naturalistico.

Maria Gabriella Letizia (vicepresidente dell’associazione Terre Bruniane)