Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Si tratta di "riciclare" queste parti di città, rimettendo in circolazione, riutilizzando materiali che hanno perso valore. L' architettura e la città si sono sempre riciclate cambiando il loro volto per soddisfare le esigenze dell'uomo. Si rigenera, si bonifica, si ridisegna l' intero tessuto urbano o parte di esso. La strategia del riciclo appare, inoltre, come un approccio che consente di tenere insieme memoria e innovazione radicale.
Questi fenomeni li ritroviamo in tutte le città del mondo, di conseguenza anche nel territorio calabrese e serrese, con forme e fenomeni diversi che sono tipici del territorio che li genera. È necessario quindi trovare soluzioni adeguate al territorio stesso, in linea con approcci contemporanei come la politica del riciclo, ma estesa all'architettura e al paesaggio.
Lo spazio vuoto sembra essere lasciato al caso, una sorta di "terra di nessuno", introducendo così in un certo senso l'anarchia di questo spazio. Si notano spazi che vengono utilizzati nella migliore delle ipotesi come area di sosta e indicati come tali negli strumenti urbanistici, si assiste alla sosta di automobili in modo casuale, al deposito di rifiuti in aree che hanno una diversa destinazione, alla crescita incontrastata di essenze vegetali che emergono dall'asfalto: un degrado che aumenta col tempo a causa del completo abbandono.
Questi vuoti devono essere completati per dar loro un'identità, un ruolo; bisogna saperli leggere ed inserire in una grande scala urbana e far partecipare tutte le forze sociali presenti sul territorio, in quanto lo spazio pubblico, come tale, è di tutti e tutti devono partecipare al suo sviluppo, alla sua gestione, alla sua funzione.
La città storica si basa su una relazione fisica tra pieni e vuoti: questa relazione è definita in termini di proporzioni e qualità percettive. Nella città aperta del moderno questa relazione è, invece, concepita come intervallo e distanziamento tra gli edifici, dunque, lo spazio vuoto è stato interpretato come elemento astratto al negativo: il vuoto come risultante dei pieni dell’architettura, privo di ogni significato.
Spazio vuoto=spazio pubblico, nel quale si deve produrre movimento e variazione, dove vengono espressi il trascorrere del tempo e dell'azione umana. Il vuoto deve essere ripensato e percepito come uno spazio pubblico multifunzionale, come luogo di vita personale in cui trascorrere il proprio tempo, come spazio aggregativo e di crescita della vita sociale. Ciò risulta possibile attraverso l'inserimento nel tessuto urbano di elementi simbolici capaci di richiamare la memoria storica del posto, materiali che trasmettono sensazioni, elementi naturali come l' acqua e il verde, capaci di richiamare la dimensione dello stupore, del divertimento, della teatralità e della meraviglia. Bisogna rendere gli spazi pubblici vivi, fruibili, riappropriarci del loro (nostro) spazio, dare loro un senso per dare un senso a parti del tessuto urbano.
Arch. Raimondo De Raffele
Nelle foto sono indicati esempi di "spazi vuoti" che troviamo all'interno del tessuto urbano di Serra San Bruno. Anche se alcuni di essi hanno una funzione ben precisa, denotano allo stesso tempo una totale disorganizzazione, una mancanza di rapporto con il contesto urbano e sono privi di qualsiasi elemento architettonico e naturale.
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