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Giovedì, 21 Giugno 2012 15:08

Il Brigante e il COA T28, un legame all'insegna della lotta per il territorio

Scritto da Salvatore Albanese
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mini corteo_t28Mille e 200 chilometri di lontananza non possono bastare a tenere distanti le idee e le azioni di chi quotidianamente si batte a difesa e tutela dei propri diritti e del proprio territorio. E nell’epoca delle relazioni virtuali dove basta una connessione internet per sentirsi più vicini, a volte invece bisogna montare su un furgone e percorrere l’Italia dai piedi alla testa per ricucire margini solo apparentemente distanti, per saldare rapporti che a dire il vero non sono mai stati scollati. Bisogna stringersi la mano, baciarsi sulle guance e guardarsi fisso negli occhi, faccia a faccia, per capire veramente chi siamo. E queste due realtà, il Brigante e il COA T28, si scoprono ogni volta più vicine, anzi vicinissime come due gemelli che comunicano a distanza per telepatia. Così in soli 2 giorni le maglie della rete si stringono, si legano fraternamente per forgiarsi più forti. Legami che prendono la forma della festa e della lotta, dell’incontro inteso come preludio al confronto e soprattutto alla crescita reciproca. L’8 ed il 9 giugno scorsi Milano si è scoperta calabrese, anzi si è scoperta brigantessa, in una due giorni intensa che ha il sapore dell’appuntamento rituale che piace, diverte ed appassiona.

In questi 2 giorni di lotta e di festa per la difesa dei territori, contro la devastazione, la speculazione ed il razzismo abbiamo avuto il piacere di ritrovare oltre che gli amici del T28 anche il Movimento Migranti e Rifugiati Politici di Caserta, Equosud Rosarno ed i Gas del Sole di Milano.

Nella giornata di Venerdì 8 nella piazzetta di via dei Transiti, un’area in passato schiava di spacciatori e degrado ed oggi ‘bonificata’ dallo stesso T28, si è tenuto un incontro-dibattito fra realtà diverse, fra chi lotta quotidianamente per difendere il territorio che abita e che sente visceralmente proprio. E poco importa se la lotta si traduca con le iniziative a favore della sanità o contro l’acqua marcia, per il diritto alla casa o contro lo scempio della TAV, per il lavoro libero e tutelato indipendentemente dal colore della pelle che lo suda, l’importante è ritrovarsi tutti dalla stessa parte, calabresi, lombardi, italiani ed immigrati. Tutti uniti a ridere e ballare, costruire un futuro migliore e gustare del buon vino. A relazionarci per conoscerci, per capirci. Per riappropriarci dei nostri diritti, di cui nessuno, nemmeno una crisi telecomandata, può privarci. Poi, dopo il dibattito, le parole lasciano spazio alle immagini ed in tarda serata, poco prima della cena sociale a base di prodotti calabresi, sul telo del proiettore scorrono le scene della lotta dei Comitati Civici Calabresi per gli Ospedali di Montagna (video realizzato dalla giornalista Giulia Zanfino) ed il cortometraggio sulla storia dei ragazzi africani a lavoro negli agrumeti di Rosarno. Due splendide testimonianze. Un pomeriggio memorabile con dulcis in fundo 2 ore di tarantelle e musiche calabresi.

Il giorno seguente, il sabato, la festa è continuata con un corteo che si è snodato per le vie del quartiere fra la gioia e la curiosità di centinaia di milanesi affacciati alle finestre e accorsi poi di fretta in strada, incuriositi ed ammaliati dalla sinfonia assordante della Banda Pilusa e dalla danza di Mata & Grifone, i celeberrimi Giganti. Emblema dell’unione fra popoli diversi. Nonostante le bizzarrie del cielo meneghino la serata è proseguita allegramente, allietata da una cena impeccabile, consumata nei locali del T28 per rifugiarsi dalla pioggia scrosciante e continua, fino a tarda notte, ancora tutti insieme in apnea, assorti nell’inchiostro di Carmine Abate, Sharo Gambino ed Enotrio, deliziati da poesie e ballate, cullati dalle note della lira e dell’organetto.

Un’iniziativa memorabile che ti fa capire che l’Italia è piccolissima, che Milano e la Calabria sono molto più vicine di quanto si possa pensare e che uscire da questa crisi asfissiante è possibile. Basta continuare a lottare senza abbassare la testa, rifiutando quel debito che non ci appartiene perché non lo abbiamo creato noi e che lentamente, giorno dopo giorno, sta inghiottendo lo stato sociale ed i nostri diritti. Bisogna rimanere uniti, continuando insieme italiani e stranieri, a costruire percorsi comuni che portino ad un’alternativa concreta a questo fallimentare sistema economico. Se per tutto questo c’è un punto di partenza, lo è stato sicuramente questa due giorni, quest'incontro che si celebra una volta l'anno e che non vedi l'ora che accada ancora.

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