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Sabato, 28 Luglio 2012 13:55

L'amicizia ai tempi di Feisbuc

Scritto da Sergio Gambino
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mini lamore_ai_tempi_della_telecomNelle mie vorticose scorribande nella rete, spesso mi  imbatto nei soliti post, qualcuno stupido, qualcuno simpatico, qualcuno inguardabile insomma quel ginepraio che è Facebook. Quello che vuole sapere a cosa sto pensando, qual sia il mio Stato, che avrebbe detto Pino Amaddeo “…non ha capito che mi deve dare del Lei”…insomma Facebook, proprio quello che sto utilizzando in questo momento per raggiungervi con i miei pensieri. Non so perché scrivo, forse perché “l’arte di lu Tata è menza ‘mparata”, ma probabilmente non l’ho imparata neanche per metà, oppure perché mi succedono tante cose interessanti. C’è in ogni caso una cosa in comune col mio Tata, lui scriveva nella baraonda creata dalla sua numerose prole, della quale io comprendo in volume (di suono) una grossa percentuale, io scrivo per lo più nel bordello dell’Associazione, dove in questo momento, da quando ho iniziato a scrivere si è parlato di svariati argomenti, in tono abbastanza sostenuto, colorito da imprecazioni di ogni sorta

che la peggiore bettola di Caracas a confronto sembra il Chiostro del Convento che si trova nella cittadina della Certosa…(oramai va di moda). Comunque abbiamo travisato, il Signor Feisbuc, dicevamo, che mi disse un giorno (mi sembra che sia andata cosi)…persone che potresti conoscere: Carmelo Albanese. Lo guardai in faccia, non al Signor Feisbuc, a Carmelo e mi dissi…va bene. Richiesta di amicizia inviata. Mi trovai questo nuovo contatto nella Home. Magari uno di quei contatti che poi mai contatterai, e che rimarranno un numero nella tua bacheca, come magari il tuo profilo lo è per altri. Veramente questo è il mio profilo migliore e quindi vi invito a seguirlo. Comunque torniamo a Feisbuc, che probabilmente le mie curve interesseranno solo poche di voi. No…eravamo a Carmelo. Comunque i primi due o tre post, che mi sono passati nella Home me li sono persi, perché nella vertiginosa velocità con la quale fai le cose su internet, me li sono fatti passare. “Questo è un altro citazionista, pensai”, sapete di quelli che vanno in giro sul motore di ricerca a trovare frasi famose dei massimi filosofi e politici dell’ultimo milione di anni per poi spiattellarle sul proprio profilo sbandierando una conoscenza che subito pensi di essere l’ultimo cazzone di questo mondo . Poi un giorno mi soffermai a leggere. “Alla facci di lu cazzu, a ragazzi…” scusate la faccia, “…chissa non è ‘na citazione…sintiti cuomu scriva chissu”. E assieme, Ulucci Alì rileggemmo e commentammo un suo pensiero. Allora capimmo che Carmelo ogni volta che esprime un suo pensiero può essere citato qualche secondo dopo. Non in giudizio…o forse anche, ma val la pena sempre rileggere due volte quello che scrive. E allora, poi capisci, utilizzando in modo sostenibile il social network, che è un compagno. Che è uno di quelli tosti, uno di quelli che sanno scrivere e agiscono, uno di quelli seri. Subito fummo in contatto. Ed è un piacere leggerlo. Per esempio.

“Cosa puoi dirmi dell'arte?
E' un'altra dimensione? No. Non lo è.
E' il viaggio più appassionante che possono fare gli adulti. Ma è verticale. Come la cultura dalla quale prova a fuggire.
Hai mai letto un libro scritto da un bambino? E un quadro dipinto da lui? Hai mai visto un bambino scolpire la pietra o levigare il legno? E scrivere su un pentagramma?
Guarda un neonato, o un bambino che gioca. Guarda i suoi occhi. Il suo stupore di fronte a ciò che tu ormai reputi consueto. Una superficie ruvida invece che liscia. Un animale che gli cammina accanto. La sua ombra. Tutto lo rende curioso e la sua curiosità è orizzontale. Cerca in profondità dove tu cerchi in altezza.
Si lascia attraversare dall'oggi. Dagli attimi. Non scava nei ricordi. Non si ferma ad immaginare il futuro. La sua immaginazione parte dalla realtà. La tua realtà invece è solo una fuga in un derivato dell'immaginazione.
Se scrivesse o dipingesse come fai tu, le sue parole avrebbero i colori del bisogno che tu reputi tanto banali da doverli sostituire sempre con quelli del desiderio.
Nessuna forma d'arte saprà dipingere con il suo pennello o scrivere con la sua penna”.  Carmelo Albanese.

Dopo aver letto questa…fu amore...E poi scopri che è originario di Giffone. “Oh, è pure calabrese”, poi il cognome ci è familiare, lo avevamo capito. Poi un giorno capisci che ha scritto un altro libro. “Lu vuogghjiu”, disse uno, “Jio puru” disse Ciccio Moscato, in arte Sergio Pelaia. E lui continua a scrivere, e le lotte sono uguali, e pensi…magari ci fossero tanti Carmelo  e Carmele  nelle strade e nelle scuole, e nei cortei, e nei social network, e nei campi. Il suo romanzo riesce a coinvolgerti sin dall’inizio, che già a pagina ventisette sei costretto a fare i giochi di prestigio e leggere mentre abbeveri l’orto, che se calpesti una pianta c’è mio suocero che si incazza. E poi non bisogna bagnare il libro. La recensione critica del romanzo non è il mio pane, che sono un artigiano coltivatore. Ma l’analisi critica di un capitalismo che ci sta strozzando, nella situazione di un amore che ha come coreografia un’azienda specchio della nostra società. La sottile ironia, quella viva anche tra i burberi abitanti delle Serre  calabresi e dello Zomaro, scorre tra le sue vene in modo palese, che riesce a vivere una metropoli conoscendo le dinamiche di “un altro mondo”, che riesce a integrare gli argomenti paragonandoli ad una dinamica contadina di quell’essere consapevole che chi ti viene di fronte, come avversario ti vuole schermire ed opprimere. Quella rivalsa di un popolo che viene diviso tra nord e sud e non tra ricchi e poveri, tra crisi e imbroglio bancario, tra acqua pubblica e privatizzazione delle televisioni o delle comunicazioni. Carmelo è un Brigante. A tutti gli effetti. E con la presente, (qualora lui non la leggesse chiunque di voi lo faccia glielo comunichi mantinenti) gli viene conferita: A) la tessera del Brigante ad honorem al prezzo popolare di tre euro; B) accoglienza in loco, mangiare a chilometri zero, dormire all’aria buona, acqua dell’Alaco (scherzo) e cacio e vini e pane caldo; C) il premio Briganti 2012 per il miglior romanzo dell’anno; D) un grazie collettivo per il libro….ma ne serve un’altra copia per la biblioteca del Brigante ed io la copia mia non gliela darò mai a nessuno. Solo a Pelaia. Sennò non mi pubblica l’articolo. Carmelo è un amico, del quale non conosco la voce. Come mio Padre ed Enotrio Pugliese, che si incontrarono per la prima volta dopo vent’anni di lettere e telefonate…Speriamu nui mu ci mintimu di menu. L’amicizia ai tempi di Feisbuc.

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