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Lunedì, 01 Ottobre 2012 13:13

Ma la Tav passa da Serra San Bruno?

Scritto da Salvatore Albanese
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mini bandiera_no_tavSe decine di persone passano perplesse sotto al balcone del Brigante, chiedendoci “ma che c’entra la bandiera No-Tav?”, vuol dire che siamo molto più indietro del previsto. Anzi dello sperato. Allora urge porre dei riferimenti precisi. Assegnare ad ogni ‘i’ il proprio puntino. Chiarire il perché di un concetto vecchio quanto il mondo: la solidarietà e la vicinanza a chi si oppone con tutte le proprie forze alla distruzione del territorio in cui vive. Alla devastazione di una comunità. Di se stesso. Quella contro la Tav è una battaglia che ci interessa molto più da vicino di quanto si possa pensare. Anzi di quanto fino ad ora è stato pensato. Una battaglia contro una violenza che in Calabria conosciamo bene. Una violenza che da noi non si chiama Tav. Che indossa abiti di colore apparentemente diverso, ma puzza dello stesso identico marcio. Una lotta che ha mille altri nomi, ma che si pone in continuità con quella dei No-Tav. Che riflette ed agisce su questioni aperte, come la 'ndrangheta, il ponte sullo Stretto, le navi dei veleni, la Marlane, il dissesto idrogeologico, la sanità che non è più sanità, l’acqua pubblica, quella sporca della diga Alaco, i faccendieri della Sorical o i commissariamenti d’oro della gestione rifiuti.

Issare la bandiera No-Tav alla ringhiera di un balcone del centro storico, nella montagna dell’ultima provincia dell’ultima regione d’Italia, significa lottare anche a favore della nostra terra. Colpire le dinamiche ‘ndranghetiste  che muovono le redini di un progetto sciagurato che non serve a nessuno, se non appunto alla criminalità organizzata, ad investitori privati, infidi procacciatori del profitto che devastano  i campi, affogano le vallate nel cemento, sventrano una montagna che sprigionerà uranio ed amianto in tutta la Val di Susa, col solo pretesto di trasportare merci più velocemente da Torino a Lione. Dissipando un capitale immenso per un’opera che costa quanto il paradiso: 4 cm di Tav equivalgono ad un anno di pensione media; 3 metri di Tav costano quanto 6 aule scolastiche; mezzo km quanto ad un ospedale da 1.200 posti letto, 226 ambultatori e 38 sale operatorie; un km equivale ad un anno di tasse universitarie per 250 studenti o a 55 treni moderni per pendolari.

Dunque non ci si può stupire se nel profondo Sud Italia si ‘subisce’ il fascino di una battaglia di civiltà che non può essere limitata ai confini locali della ‘valle che resiste’, ma che rappresenta piuttosto la battaglia madre dei nostri giorni. Contro il disagio sociale che ammala l’intera nazione.

Noi siamo No-Tav. La Calabria è No-Tav. Perché da decenni in tutta la regione ci sono associazioni, collettivi, coordinamenti, comitati, movimenti, uomini che si battono quotidianamente per la difesa del proprio territorio. Non siamo l’antipolitica, come qualcuno pretestuosamente dice. Siamo la politica vera. Alimentata dal riscatto. Capace di veicolare, senza bisogno di alcun proclama, la voglia di rimettersi in piedi, di ripartire. Pensando di potercela fare. Provando a farcela. ‘Sfruttando’ la scia splendente di chi sta combattendo i poteri che ci vogliono muti e ci trattengono, sorridendo, con la mente immersa  in uno stagno buio.

(foto Pino Colosimo)

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