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Giovedì, 13 Giugno 2013 11:21

Paese che vai, fucilate che trovi

Scritto da Sergio Gambino
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mini fabrizia_2Marcare il proprio territorio, è abitudine e usanza e degli uomini e degli animali. Il gatto maschio, ad esempio, delimita il proprio territorio con degli spruzzi di urina, sulle superfici verticali in particolar modo. Un altro modo usato dal gatto per delimitare il territorio è lasciare il segno delle unghie su muri ed alberi. Così facendo diffonde un odore particolare secreto dalle ghiandole situate alla base dei cuscinetti plantari, oltre a mettere in bella mostra la “potenza” dei suoi graffi. Cosa che succede anche nei cani, anche in quelli sofisticati e quasi irreali cani da show, resistono istinti e comportamenti ancestrali e selvaggi. Il più comune, anzi, quotidiano è la delimitazione del territorio. Alzare la zampa e fare pipì. Ogni palo, cespuglio o muretto è buono.

Il particolare olfatto permette al cane di poter localizzare quantità estremamente ridotte di sostanze odorose e discriminare tra più odori anche molto simili tra loro. Tale comportamento rappresenta, per la specie canina, un momento di intensa attività sociale, ed è una tra le più evidenti caratteristiche ereditate dal lupo: segnalare ad altri individui la propria presenza sul territorio. Infatti il cane considera un certo territorio come il "suo" territorio, questo spazio può variare dalla dimensione di un giardino di una casa alla porzione di città frequentata dal cane randagio. In questo spazio l'urina e le feci, con i loro componenti chimici, rappresentano dei messaggi dal significato immediato.

Arriviamo invece agli uomini. Gli Awà Guajà, poco più di trecento uomini sono gli ultimi Indios ad essere stati contattati da quello che consideriamo il mondo civile: nel 1973 per la prima volta,l'ultimo gruppo,è stato contattato solo 1999. Alcuni di loro, forse cinquanta, non sono ancora stati contattati. Gli Awà Guajà sono stati sistematicamente eliminati, terrorizzati e cacciati fuori delle loro terre: la zona della foresta pre-amazzonica nello stato del Maranhão che si estende fino al porto di São Louí. Il loro territorio è stato tagliato esattamente a metà dai circa mille chilometri di strada ferrata che collega le ricchissime miniere di ferro del Carajàs fino alla costa, una sorta di TAV sudamericana,.La zona è stata invasa da almeno 20.000 fra garimpeiros (cercatori di minerali preziosi) e minatori, fazendeiros (agricoltori latifondisti) e contadini, imprenditori e allevatori, richiamati dalle opportunità economiche della miniera e della ferrovia. Gente che mentre avanzava faceva piazza pulita davanti a sé, ricacciando gli Indios verso l'interno della foresta, uccidendoli e stravolgendone l'habitat con la distruzione di vaste zone ricche di vegetazione e di fauna, con il taglio indiscriminato di alberi da legname pregiato, con l'appropriazione illegale di vasti territori. Questi, per difendersi, e per tracciare il loro territorio, lasciano, intorno al loro campo e nei luoghi di passaggio della tribù, evidenti squarci nei grossi tronchi amazzonici, o spaccano grosse pietre come deterrente  a quanti voglino attaccarli e dimostrando cosi’ la loro forza.

In Calabriainvece, dove i garimperios sono i negozi di “Compro oro” (L’oro alla Patria?) e i fazendeiros sono i soliti “Baruni” del territorio, abbiamo un’altra abitudine, oramai divenuta tradizione che trasmette ancora riti ancestrali di delimitazione territoriale. Lo “sparo” della segnaletica stradale. Escludendo a priori  (tra quelli che potrebbero essere nel perpetrare il barbaro rito gli eventuali sospettati) i produttori di segnaletica stradale e le forze dell’ordine che nei bivi di montagna ci lavorano a rischio della propria pelle, rimangono alla sbarra due categorie: i cacciatori maldestri e i “malandrini”. Quest’ultima categoria pare la più appropriata. E, variando calibro, direzione, distanza e quantità della fucilata, si ottengono degli effetti a dir poco cubisti. Dali’ o Picasso non avrebbero saputo far di meglio. Cosi’ ogni cosca, delimita ben bene il suo territorio, e più è grande il foro, tanto più la potenza di fuoco della ‘ndrina locale è elevata, tanto più si è vicini al centro del bersaglio tanto più si dimostra la propria padronanza nel maneggio dell’artiglieria. Usanza, che incute paura nei turisti che domandano come mai in Calabria si spari contro le segnaletiche stradali. Niente di tutto ciò. E’ solo una questione di anticonformismo, siamo sempre stati, noi calabresi, “in direzione ostinata e contraria” e sensi unici, divieti di accesso, bivi difficili e similari ci sono sempre stati stretti. Da qua l’ovvia reazione. Paese che vai, pallate che trovi.

mini riccio mini ursini
mini laureana mini croce_ferrata

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