Giovedì, 17 Novembre 2016 11:31

Referendum, quel convegno a favore del Sì che ci ha convinti a votare No

Scritto da Salvatore Albanese
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La questione referendaria, che il prossimo 4 dicembre porterà al voto per la Riforma costituzionale, sembra farsi ormai bollente su tutto il territorio nazionale, ma è stato forse proprio a Vibo Valentia che nel fine settimana scorso si è toccato il punto più alto. Anzi, si è resa l’idea di quanto risulti opportuno, a parere di chi scrive, andare alle urne ed esprimere tutto il proprio dissenso nei confronti di una Riforma che mira, principalmente, ad allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica.

È proprio nel tardo pomeriggio di domenica 13 novembre, nel corso di un convegno promosso dal Partito democratico a Vibo Valentia per sostenere le ragioni del Sì, che i cittadini hanno potuto acquisire la cognizione più concreta del perché alla prossima consultazione si debba votare No.

La vicenda ormai è nota. Il promotore dell’iniziativa, il deputato del Partito democratico Bruno Censore, ha negato al primo cittadino di Vibo (anche lui fermo sostenitore del Sì al referendum) la possibilità di prendere la parola. Costa, in tutta risposta, avrebbe dunque abbandonato in polemica l’aula del consiglio comunale di palazzo Razza dove era stata allestita la convention. Una polemica già datata, da considerarsi oramai definitivamente chiusa, ma a riaprirla ci ha pensato un altro esponente dem, il responsabile organizzazione regionale, Giovanni Puccio.

Puccio, prendendo le difese di Censore, ha comunque tentato di gettare acqua sul fuoco, parlando – in un comunicato – di una semplice «incomprensione tra l'onorevole, a cui era stato affidato il compito di presiedere l'iniziativa, e il primo cittadino a cui era stato chiesto di fare un saluto». Lo stesso dirigente democratico ha poi ammonito la stampa, invitandola a non agire in maniera «tendenziosa», ma, piuttosto, a «mettere in luce la posizione del sindaco sul referendum». Insomma, restando in tema di tendenziosità, Costa, primo cittadino di Vibo Valentia e che già aveva preso parte ad altre iniziative pubbliche per il Sì, avrebbe voluto, a parere di Puccio, non rendere un semplice saluto istituzionale ma, in realtà, trovare una buona vetrina per i suoi piani latenti, tessuti con l’intenzione di conquistare da sindaco di città capoluogo uno scranno in Senato.

Come è noto, infatti, se passasse la riforma Renzi-Boschi, in Senato ci finirebbero non più senatori eletti in normali consultazioni elettorali direttamente dal popolo, bensì presidenti, consiglieri di Regione e sindaci delle principali città. Ci ha pensato Puccio, allora, a metterci la pulce nell’orecchio e a farci scoprire gli obiettivi celati di Costa, ma il buon dirigente democratico, forse inconsciamente, allo stesso tempo ci ha consegnato la prova più concreta di quanto sia fondamentale che i cittadini si mobilitino il prossimo 4 dicembre per votare No e per evitare che possa scatenarsi, con un’ipotetica approvazione della riforma, proprio la compravendita dei nominati e dei nominabili.

La riforma, infatti, per i senatori prevede una sorta di elezione di secondo livello analoga a quella adottata per le Province, aspetto che nel concreto, oltre a far perdere ulteriore credibilità al concetto di sovranità popolare, porterà i componenti della “nuova camera” ad essere selezionati direttamente dai partiti e quindi scelti tra i fedelissimi delle segreterie politiche e dei “grandi elettori”. Da qui si origineranno scontri fra sindaci che vorranno approdare comodamente in Senato e altri esponenti istituzionali che dall’”alto” delle proprie cariche vorranno imporre veti o lasciapassare, faranno da sponsor o da censori. Il tutto si ridurrà, dunque, in una mera guerra per la poltrona fra personaggi e correnti di partito, pronti a duellare a tavolino pur di accaparrarsi posizioni di potere. Ce lo ha spiegato Puccio, dunque, che Costa aspira in realtà al Senato e che questo i giornali dovrebbero raccontare. Lo dovremmo raccontare assieme al fatto che il primo cittadino di Vibo, evidentemente, risulta poco gradito alla sua corrente di partito e che in tutto questo giochetto che mira semplicemente all’arraffare la fetta migliore della torta i cittadini dovranno accontentarsi, ancor più di oggi, di rivestire il ruolo di semplici spettatori, impotenti e passivi. È questo forse il male maggiore di una Riforma costituzionale pensata non per abolire il Senato, ma semplicemente per abolire il nostro diritto di voto per il Senato.

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