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Giovedì, 12 Novembre 2015 17:10

Costi della politica, la denuncia di CambiAmo Vibo: 'Da palazzo Razza comportamento furbesco'

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo

Non sappiamo se i seguenti provvedimenti si debbano imputare al sindaco, alla dirigenza o ad entrambi: ci limitiamo a riferire i fatti e lasciamo agli elettori il giudizio politico.

Nel mese di ottobre (determina n 901/2015) la dirigenza comunale, su proposta della prima commissione consiliare, ha incrementato del 5% l’indennità di funzione del sindaco, nonché nello stesso importo quanto di spettanza degli assessori comunali.

Abbiamo prontamente denunciato la non legittimità dell’aumento sulla scorta del d.m 119/2000 e per quanto è sembrato di capire le critiche sono andate a buon segno perché, in un primo momento, si è detto e si è scritto che gli amministratori avevano intimato alla dirigenza la revoca del provvedimento.

Ciò, come si è visto, non rispondeva a verità. Per il resto è andata in scena, ancora una volta, l’arroganza politico-amministrativa di palazzo Razza.

Non è stata data infatti risposta alcuna ai rilevi che sono stati mossi ed è stata ribadita con ferma presunzione la legittimità dell’aumento del 5%.

Per contro, avendo il sindaco rinunciato a tale aumento, la dirigenza ha deciso che, per effetto di trascinamento, è venuto meno anche l’aumento in precedenza determinato a favore di assessori e consiglieri comunali.

Sul piano politico il cittadino ha percepito che, per atto di generosità del sindaco, i costi della politica non soni aumentati; i principi della correttezza amministrativa sono però non conciliabili con le furbizie politiche perché per eliminare e scongiurare in via definitiva la possibilità di aumento è necessario che l’amministrazione comunale annulli per illegittimità l’aumento del 5% (per i motivi che abbiamo in precedenza esplicitati: l’insussistenza cioè del requisito degli aumenti dei flussi stagionali nel comune di Vibo Valentia). 

Non può, infatti, sfuggire agli amministratori che la rinuncia è “fatto personale” e che, in quanto tale, non si può riverberare sulle tasche dei consiglieri. Non lo diciamo noi ma la delibera n.278/2012/SRCPIE/PAR della Corte dei Conti Sezione regionale del Piemonte la quale, in riferimento all’indennità di funzione del sindaco, stabilisce che “essendo stata abolita la possibilità degli Enti locali di modificare gli importi delle indennità "la rinuncia ad una parte della stessa da parte del primo cittadino è da ritenersi volontaria con la conseguenza che le ulteriori indennità restano fissate nella misura di legge (l. 266/2005)". 

Ergo: l’indennità del sindaco, per effetto della rinuncia di cui sopra, resta ferma ad euro 3.721,32 (senza cioè l’aumento del 5%). Le indennità degli assessori e i gettoni di presenza dei consiglieri comunali rimangono invece maggiorati dell’importo del 5%, come da determina n. 901/2015, “legittima” per espressa ammissione dell’amministrazione comunale (e per essa della dirigenza). 

La dirigenza ha però liquidato gettoni di presenza e indennità degli assessori negli importi ridotti del 5%.

Ci chiediamo: sono legittimi tali provvedimenti di liquidazione? Noi rispondiamo di no. E ciò per l’evidente motivo del carattere personale della rinuncia del sindaco. Ne consegue che i beneficiari  potrebbero far valere il diritto ad una liquidazione di importo maggiore.

Cosa ha prodotto allora la furbizia amministrativa di palazzo Razza? La consapevolezza che gli effetti amministrativi sarebbero stati comunque effimeri? Il dubbio che i provvedimenti adottati in precedenza fossero illegittimi? Il potenziale contrasto fra sindaco, consiglieri e assessori comunali?

Operi dunque l’amministrazione comunale con la dovuta trasparenza e onestà intellettuale. Si accolgano le critiche quando appaiono legittime : il ricorso ad espedienti per non ammettere gli errori è indice di mentalità politica "vecchia maniera" di cui non avvertiamo il bisogno.

Quanti in seno al consiglio (e riteniamo in molti con in testa il presidente) hanno coscienza della non legittimità dell’aumento del 5%, rinuncino pubblicamente o confermino la rinuncia già in precedenza espressa. Ancor più trasparente e rispettoso dei cittadini sarebbe portare in un consiglio comunale ad hoc la trattazione della questione. Sarebbe il segnale di un nuovo modo di fare politica e ciò speravamo per quanto abbiamo sentito nella campagna elettorale.

Per il Forum delle Associazioni "CambiAmo Vibo"

Il portavoce

Antonio D’Agostino