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Mercoledì, 23 Settembre 2015 13:36

I camaleonti della poltrona. Aterp e Calabria Verde, il Pd paga il conto agli ex Udc

Scritto da Salvatore Albanese
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La politica vibonese è cosa turgida. È carne viva che si dilatata e si ritira, in continuo fermento. Camaleontica, mutevole, inquieta. Indossa vesti e intenti diversi, pronta ad adeguarsi a tutte le stagioni. E così ti ritrovi pedine sulla scacchiera che fu del centrodestra scopellitiano avanzare in caselle e punti ancora più strategici, non appena la Regione Calabria, anche questa, cambia pelle.

Chissà allora se Mario Oliverio e i suoi fedelissimi avranno accusato un fastidioso rossore sulle guance, anche una leggera parvenza di vergogna, nel pagare il conto, salato, prontamente presentato nei mesi del post elezioni dai nuovi-vecchi amici dell’Udc vibonese. Proprio quei centristi che, forti della posizione – non propriamente impavida – del non essere né carne e né pesce, si ritrovano a raccogliere adesso i frutti migliori di un’annata che si sta dimostrando, per altri, molto meno fertile del previsto. Snobbata la “vecchia guardia”, il governatore Oliverio si trova quindi costretto a ripagare la fiducia accordata in extremis dagli ex esponenti Udc. Proprio loro, che per i cinque lunghi anni precedenti si erano beatamente crogiolati al sole del centrodestra e che da qualche mese, coincidenza, hanno accantonato la parlata reggina per iniziare ad esprimersi solo e tassativamente in vernacolo bruzio.

Insomma, ci sono le “postazioni di punta” da spartire, quelle da dare a chi deve essere tenuto buono e calmo, perché altrimenti (e lo farà) potrà cambiare ancora volto, ancora casacca, potrà dare nuove direttive di voto a centinaia di elettori pronti a eseguire in maniera sorda e cieca. Già nell’aprile scorso, in previsione della riorganizzazione che sta interessando l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, si è deciso, temporaneamente, di nominare Pino Raffele, ex consigliere provinciale dell’Udc ed attuale consigliere d’opposizione al Comune di Serra San Bruno, alla carica di referente (senza poteri deliberativi) dell’Aterp di Vibo Valentia. Lo stesso Raffele – a titolo di cronaca – solo nel settembre scorso era stato candidato alle elezioni di secondo livello per il rinnovo del Consiglio provinciale di Vibo Valentia a capo di una lista talmente alternativa a quella “censoriana” del Pd da regalare la vittoria ad Andrea Niglia, attuale presidente dell’ente di Palazzo Ex Enel, candidato all’epoca alla guida di una compagine figlia del famigerato “accurduni” trasversale. Erano i mesi in cui, tra l’altro, lo stesso Raffele flirtava con la maggioranza comunale targata Forza Italia del sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, tanto che – in maniera assai insistente – si vociferava di un imminente “salto della quaglia” che poi non è comunque arrivato.

Ieri invece è stato il turno di un altro ex Udc da premiare nell'orbita di Calabria Verde. L’azienda che ha sostituito l’Afor e si occupa del settore del riordino della forestazione su tutto il territorio regionale, si è infatti arricchita di una new entry. Si tratta dell’attuale sindaco di Acquaro Giuseppe Barilaro, anche lui con un passato alla Provincia, prima da consigliere poi da presidente del consiglio, designato adesso alla carica di responsabile dell’Ufficio forestazione del distretto di Serra San Bruno. Barilaro l’1 giugno scorso è stato rieletto sindaco di Acquaro, piccolo centro delle Serre. Nell'occasione tra gli sfidanti vi era Domenico Stramandinoli, giovane segretario del circolo cittadino del Partito democratico, che – stranamente – non aveva incassato il sostegno né di Oliverio né del deputato Bruno Censore, entrambi pronti invece a presenziare in piazza alla successiva festa per la rielezione del primo cittadino centrista, sempre più in profumo di un allegro rientro nella casa madre del Pd. Baratto per baratto, dopo un lustro di militanza tra le fila del centrodestra, già a novembre era arrivato l’apporto consistente di Barilaro alla causa di Michele Mirabello, attuale consigliere regionale del Pd, delfino di Bruno Censore.

Tutto lecito e legale, ci mancherebbe. Per cortesia, però, abbiate clemenza: non venite a raccontarci di “politica del fare”, di attaccamento al territorio piuttosto che alle poltrone, di cambiamento, di impegno civile, di svolte, rinascite e resurrezioni. Il piatto è pieno e caldo, tacete, stringete il cucchiaio e saziatevi, altrimenti si fredda.