Giovedì, 24 Agosto 2017 16:15

LA LETTERA | «Vite a rischio per un'ambulanza che potrebbe non arrivare mai»

Scritto da Redazione
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Sono un medico che ha sempre lavorato come chirurgo fuori dalla propria regione, ma qualche anno fa, ormai in pensione, ho deciso di fare ritorno a Serra San Bruno, il paese dove sono nato, per viverci insieme alla mia famiglia.

L’altra sera, era già buio, qualcuno ha bussato alla porta di casa mia chiedendo aiuto. «Correte – ripeteva – c’è a terra una donna investita da una macchina».

Ho visto distesa a terra una donna, che conosco da sempre, e che perdeva sangue dalla testa, mentre un’altra persona cercava di tamponare la ferita con un asciugamano. Mi sono avvicinato alla donna distesa a terra e ho visto che rispondeva alle domande e che il polso era valido: le ho quindi detto di stare tranquilla perché presto sarebbe arrivata l’ambulanza per trasferirla in ospedale. Mentre provavo a tranquillizzarla, qualcuno dietro di me diceva che l’ambulanza del nostro ospedale non era disponibile perché stava facendo un altro servizio e ne sarebbe arrivata una da un paese vicino. Dopo diverso tempo – troppo, vi assicuro – è arrivata un’ambulanza privata di fortuna per trasferirla all’ospedale di Serra che dista dal luogo dell'incidente meno di un km.

È la prima volta che mi sono trovato in una situazione del genere, in cui una persona ha bisogno di cure urgenti ma l’ospedale è troppo lontano, anche se in realtà è vicino, solo perché manca un’ambulanza, e quello che è successo potrebbe capitare ad ognuno di noi: bambino, giovane, adulto o anziano che sia

Mi sento offeso e indignato come medico e persona che ha voluto venire a vivere insieme alla sua famiglia qui a Serra San Bruno, perché sono nato qui, ed è per questo che chiedo al primo cittadino del mio paese, in quanto massima autorità istituzionale, di dimostrare di avere a cuore la salute dei suoi cittadini facendo pubblicamente sentire la sua voce e assumendosi il ruolo di garante del loro diritto alla salute.

Gli chiedo di dimostrare di essere consapevole della gravità della situazione, spiegando con parole forti ai cittadini e soprattutto ai vertici dell’Azienda sanitaria l’impossibilità di gestire le urgenze con una sola ambulanza in continuo movimento per garantire al meglio i frequenti e inevitabili trasferimenti di utenti in altri ospedali, citando puntualmente quante volte in un giorno, in un mese, o in un anno, la vita di una persona è stata messa a rischio dai ritardi nel primo soccorso, e motivando le sue richieste con un’analisi delle tipologie di urgenze più frequenti nel nostro territorio che non possono essere garantite nel nostro ospedale.

Gli chiedo, insomma, di fare della battaglia per la sanità la battaglia principale del suo mandato, non limitandosi a dichiarazioni di circostanza, ma assumendosi la responsabilità concreta della buona salute dei suoi cittadini.

Ripeto, sono indignato come persona e come medico che ha sempre creduto che il diritto alla salute e alla buona assistenza debba essere una garanzia per tutti. Se oggi scrivo questa lettera, è perché non ho intenzione di dimenticare quanto ho fatto nella mia vita professionale nei confronti dei miei pazienti, né posso accettare che nel mio paese si rischi la vita in attesa di un’ambulanza che potrebbe anche non arrivare mai.

Salvatore Regio

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