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Domenica, 06 Dicembre 2015 17:01

Loielo si prepara ad opporsi allo scioglimento del Comune di Nardodipace: «Complotto Pd»

Scritto da Redazione
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«Con le telecamere tra lo stupore e la diffidenza dei cittadini, abbiamo girato tutto il paese, poverissimo, deserto, semi abbandonato. Costruito con casermoni dai tetti in amianto. Un solo bar aperto, un alimentari, un negozio e due asili abbandonati».

Così il tg regione della notte ha introdotto il servizio su Nardodipace e sul poco dignitoso record dei due scioglimenti dell’amministrazione comunale in soli quattro anni, dal 2011 ad oggi. Vasco Pirri Ardizzone, giornalista del Tgr Calabria, ha intervistato – anche a telecamere apparentemente spente – il sindaco Romano Loielo, forse l’unico in Italia ad essere interessato da due provvedimenti di scioglimento consecutivi ed entrambi per infiltrazioni mafiose.

«Si è tentato in ogni modo… ma io vinco – ha chiarito con tono sprezzante, ma senza sapere di essere intervistato, l’ormai ex primo cittadino –. Abbiamo subìto 35 anni di predominio comunista. Qui è stato serbatoio di voti per tutte le campagne elettorali, di tutti gli onorevoli, di tutti i consiglieri regionali. È chiaro che il Pd c’è l’ha con me. Io ho l’inimicizia del Pd. Del Pd prima comunista». Insomma, incalza il giornalista, «la fanno fuori così perché vince le elezioni?». «Certo!», ribatte e chiude il servizio Loielo.

Insomma ci sarebbero le ombre dei “comunisti” e della rivalsa di mero stampo politico, sull’ennesimo scioglimento dell’amministrazione comunale di Nardodipace, arrivato a 9 mesi circa dall’inchiesta “Uniti per la truffa”, che vede, tra i diversi indagati, anche lo stesso Loielo, accusato di essere tra gli autori di una presunta truffa da 100mila euro ai danni della Regione, dello Stato e dell'Unione Europea. Ma il sindaco non pare essersi perso d’animo, tanto che starebbe già pensando di opporsi allo scioglimento non appena saranno rese note le motivazioni che hanno indotto il Viminale a porre in essere il provvedimento. Motivato a continuare nella sua azione politica, Loielo ha poi raccontato alla Gazzetta del Sud che contro di lui sarebbe stata posta in essere, dunque, «una palese persecuzione. Come uno dei prossimi atti di coloro che vogliono eliminarmi mi aspetto un attentato».

Lo stesso primo cittadino ha poi azzardato un raffronto con i fatti di Mafia Capitale, a Roma, dove «corruzione, abusi e mafia dilagante hanno portato agli arresti di amministratori e dirigenti del Comune e non solo, ma il presidente del Consiglio e il ministro non hanno sciolto il Comune di Roma per mafia». Loielo aveva trionfato alle ultime elezioni, il 17 novembre 2013, a capo della lista “Uniti per Nardodipace” capace di conseguire ben 541 voti che gli valsero il 57,37% dei consensi. Una vittoria schiacciante contro le altre due liste in lizza. Una nuova vittoria nonostante l’amministrazione arrivasse da un primo scioglimento per infiltrazioni mafiose, connesso in quel caso all'operazione "Crimine" nell'ambito della quale finì in manette il presunto boss della 'ndrangheta di Cassari, Rocco Tassone, padre dell'allora vicesindaco Romolo Tassone. Quella vicenda avrebbe portato nel dicembre 2011 allo scioglimento dell'amministrazione comunale.