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Martedì, 26 Febbraio 2013 12:09

Politiche 2013. Dall’Italia a Serra San Bruno: l’analisi del voto

Scritto da Salvatore Albanese
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mini elezioni-politiche-2013-dataIl risultato che scaturisce dalla consultazione elettorale ci pone di fronte ad uno scenario confusionario e frammentato che, da un ventennio di bipolarismo, ci spinge con prepotenza al tripolarismo: Pd, Pdl e M5S. Le urne ancora calde ci raccontano come l’Italia sia oggi un paese che non trova la forza di maturare un’alternativa esplicitamente e quantitativamente valida e che, soprattutto, non si riconosce nel “sistema politica”: l’assenteismo, in crescita del 5,5% rispetto al 2008, si attesta al 26% proprio quanto il primo partito nazionale. Quella che ci consegna il voto non è allora una rivoluzione, né tanto meno una situazione di stallo, ma piuttosto di evidente ingovernabilità.

Una crisi organica in cui il sistema non è più in grado di dare una risposta mantenendosi all’interno delle sue regole ed in cui, in termini spiccioli, nessuna delle forze politiche ha i numeri per sorreggere una maggioranza in Parlamento.

Il Pd - erroneamente “vincitore annunciato”, è stato il vero perdente delle politiche 2013. Considerato dagli italiani poco avvezzo al rinnovamento, dopo aver messo da parte Matteo Renzi , il Partito Democratico travolto dallo “scandalo Monte Paschi di Siena,” si è ritrovato assorto per tutta la campagna elettorale  in inopportuni “cinguettii” con l’impopolare Mario Monti ed intese poco chiare (Vendola ha poco in comune con il cattolico-democratico Tabacci) culminate poi in una coalizione che è riuscita in soli due mesi, secondo i sondaggi di dicembre, a bruciare ben 12 punti percentuali di scarto su quella di centro-destra. Il fatto diventa eloquente se si considera il risultato della Camera, dove, in definitiva, il partito di Bersani si è attestato ad un deludente 25,4%. La coalizione di centro-sinistra (Pd-Sel ed altri) ha chiuso solo al 29,5%.

Sul fronte opposto la rimonta del redivivo Silvio Berlusconi ha dell’incredibile. Dopo una campagna elettorale concitata, caratterizzata da svariate ospitate televisive (emblematico quella da Santoro a Servizio Pubblico), adozioni canine, l’acquisto di Balotelli, congiuntiviti inattese e l’accordo poco chiaro con la Svizzera per il finanziamento della restituzione dell’Imu 2012, riesce insperatamente a portare oggi il Pdl a non essere più il primo partito nazionale, ma a mantenere, a conti fatti, un soddisfacente 21,5%. Assieme alla Lega ed ad altri partiti minori, la coalizione di centro-destra si attesta invece al 29,1%.

Uno scenario, quindi, senza reali vincitori assoluti, eccezion fatta per il movimento messo in piedi da Beppe Grillo, essenzialmente fomentato da un voto impregnato soprattutto di voglia di “discontinuità” ma anche dall’insofferenza diffusa per il sistema politico e per la pessima condizione socio-economica in cui versa oggi la nostra nazione. Il M5S ha raggiunto ovunque percentuali record, attestandosi addirittura al 26%, imponendosi per tanto come primo partito nazionale.

Un flop senza possibilità di redenzione quello di Rivoluzione Civile di Ingroia (2,2%) e di Fare per Fermare il Declino di Giannino (1,1%). Ancora più eloquente, sempre in termini negativi, il dato di Scelta Civica del premier uscente Mario Monti che non va oltre l’8,3%. Risultato deludente anche per Fini (0,4%) e Casini (1,7%). Tutta la coalizione “pro Monti” ha raccolto quindi poco più del 10%.

- Calabria
La Calabria con il 63% dei partecipanti al voto è la regione più “astensionista” d’Italia. Una regione che conferma di essere in definitiva berlusconiana. La coalizione di  centro-destra, seppur con uno scarto poco consistente, riesce a portare a palazzo Madama 10 senatori: 5 in quota Pdl (Berlusconi, Gentile, D'Ascola, Aiello, Caridi) ed uno della lista Grande Sud (Bilardi). Per il centro-sinistra promossi  Minniti e Lo Moro del Partito Democratico. Entrano anche  Molinari e Morra del M5S. Molto probabilmente Berlusconi deciderà di risultare eletto in un altro collegio elettorale, favorendo così l’elezione del tanto chiacchierato Mimmo Scilipoti.

Mentre guadagnano una poltrona a Montecitorio 4 candidati del centro destra, tutti del Pdl (Santelli, R.Scopelliti, Bianchi e Galati) e 11 del centro-sinistra, di cui 9 del Pd (Bindi, D’Attore, Bossio, Stumpo, Battaglia, Magorno, Censore, Oliverio e Covello), 1 di Sel (Aiello) e 1 per Cd (Bruno). Guadagna 1 seggio anche l’Udc (Cesa che potrebbe però abdicare a favore di Occhiuto). Mentre sono ben 4 i candidati grillini eletti (Nesci, Barbanti, Dieni e Parentela).

- Serra San Bruno
Nel contesto locale, il primo dato degno di nota è fornito dall’accentuazione consistente dell’assenteismo. Se prendiamo in riferimento i dati della Camera - dove tra gli aventi diritto al voto risultano anche i cittadini con età compresa fra i 18 e i 25 anni – sono stati soltanto 3496 elettori (ben 1100 circa in meno rispetto al dato delle ultime amministrative). In termini percentuali, per le politiche, si parla quindi di un calo netto attestatosi intorno al 16% (nel 2008 votò l’80,27% dei serresi aventi diritto, tra domenica e lunedì solo il 65,21%). Eloquente anche il numero delle schede bianche e nulle attestatosi a 320 per il Senato e 333 per la Camera.

Il fallimento maggiore è quello che ha interessato la coalizione di centro, in particolar modo in netto calo il consenso per l’Udc attestatosi a poco più del 5% con soli 168 voti. Un dato che boccia, forse definitivamente, gli uomini della corte di Ottavio Gaetano Bruni: l’ex candidato a sindaco, nonché ex consigliere provinciale, Giuseppe Raffele, ed il primo non eletto della lista ‘La Serra’ alle ultime amministrative, Walter La Grotteria, tra i più attivi nella campagna elettorale dell’Udc locale.

In linea con le aspettative il risultato del Pd serrese, partito particolarmente interessato dalla tornata elettorale. Bruno Censore, candidato alla Camera, forte dell’appoggio del “figliol prodigo” Raffaele Lo Iacono, è riuscito a confermare più o meno il numero di voti che il partito registrò alle primarie del dicembre scorso: 1122 voti che valgono il 35,48%, mentre al Senato sono solo 875 i serresi ad aver scelto il Pd. Risultato che comunque permette a Censore di arrivare a Montecitorio.

Il Pdl, nonostante non avesse il leader locale Nazzareno Salerno candidato nei listini per Camera o Senato, ha mostrato di tenere il passo del dirimpettaio Pd, conseguendo 889 voti per il Senato (contro gli 875 del Pd) e 985 alla Camera (contro i 1122 del Pd). Soprattutto in riferimento ai numeri del Senato, si può quindi, sostanzialmente parlare di un perfetto pareggio fra i primi due partiti serresi.

Sorprendenti anche in chiave locale, invece, i risultati del M5S che ha conseguito 486 voti alla Camera e 385 al Senato. Deludente infine il dato di Scelta Civica per Monti che alla Camera racimola soli 110 voti. 

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