mini lamezia_comitato_acquaRiceviamo e pubblichiamo:

Ci risiamo. A distanza di anni dall’inizio della battaglia che Il Comitato Lametino Acqua Pubblica sta portando avanti per la ripubblicizzazione della Lamezia Multiservizi SPA, anni nei quali fra le più importanti delle molte nostre lotte vi è stata la delibera di iniziativa popolare, sostenuta da oltre 700 firme, sul diritto all’acqua e sulla revisione dello statuto comunale per la definizione del Servizio Idrico Integrato come servizio pubblico privo di rilevanza economica e per la convocazione di un consiglio comunale aperto per la relativa discussione, dobbiamo registrare e denunciare pubblicamente l’assoluta indisponibilità dell’Amministrazione Speranza, non solo a mettere in pratica le azioni necessarie e concrete conseguenti (leggi modifiche statutarie comunali) ma anche solamente quella di concedere un incontro pubblico con i rappresentanti il Comitato Lametino.

Lo stesso Comitato ha più volte chiesto all’amministrazione e più direttamente alla persona del Sindaco un incontro ufficiale affinché potesse essere chiarita e dibattuta la pubblicizzazione del settore idrico e di tutti servizi di interesse comune gestiti dalla Lamezia Multiservizi.

Prima un laconico “non è possibile nell’immediato” ad una pur formale richiesta telefonica di udienza con la segretaria di gabinetto del Sindaco, poi il silenzio ad una richiesta formalmente inoltrata all’Ufficio Protocollo (vedi richiesta prot. n°85764 del 20/12/2012).

Risulta allora chiaro che NON E’ VOLONTA’ di questa Amministrazione e del Sindaco, suo più alto rappresentante, in nessun modo di dare seguito concreto a quelle che sono state le intenzioni solo pubblicamente dichiarate (ed in più occasioni) dagli stessi soggetti di sposare in pieno il risultato fortemente politico del referendum, di diventare un comune di riferimento dimostrando che, la dove esiste una volontà politica, è possibile segnare una svolta democratica e di giustizia sociale pur nelle difficoltà quotidiane che la gestione della “cosa” pubblica comporta!

Insomma, le prove saranno indiziarie ma portano tutte verso un'unica direzione… cedere le quote della Lamezia Multiservizi SPA ad un socio privato, con buona pace dei cittadini di Lamezia!

SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA!

Comitato Lametino ACQUA PUBBLICA

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mini fanghi_alacoUn anziano pastore di San Sostene ha sempre fatto abbeverare il suo gregge nelle acque della fiumara. Nel 2006, però, accade qualcosa che l’uomo non aveva mai visto prima. Le sue pecore cominciano ad abortire, tutte. Non può essere un caso: il pastore si era accorto che la fiumara che scendeva dalla montagna era diventata nera, faceva paura. La sua testimonianza l’ha raccolta Giulia Zanfino, in un’intervista mai andata in onda, realizzata durante la preparazione del documentario “Acquaraggia”. Alle denunce del pastore si aggiungono quelle di Luigi Aloisio, all’epoca sindaco del paesino in riva allo jonio in cui il fiume era diventato nero. La fiumara era l’Alaca, un torrente che nasce nei boschi della Lacina, proprio dove sorge l’invaso che dovrebbe mandare acqua potabile a 400mila calabresi, finito nella bufera dopo il sequestro effettuato il 17 maggio scorso dalla Procura di Vibo, nell’ambito dell’indagine “Acqua Sporca”.

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Domenica, 17 Febbraio 2013 10:22

Caso acqua, Tassone: 'Uno scandalo senza fine'

mini conf_stampa_mirko_30_aprile_2012
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Uno scandalo cui bisogna porre fine immediatamente. Non è più possibile assistere all’osceno balletto delle ordinanze che, un giorno si e l’altro pure, vietano ai cittadini di accedere ad un bene primario quale l’acqua. E’ necessario fare chiarezza e farla subito. Non si può continuare a cincischiare con la salute dei cittadini. Al di là delle ultime vicende, (vedi allarme benzene) gli utenti non possono continuare ad essere approvvigionati attraverso un invaso posto sotto sequestro. In particolare, i serresi hanno la necessità di ricevere le risposte che l’attuale amministrazione si ostina a non voler cercare. Occorre staccare la spina a Sorical ed all’Alaco. Non c’è più tempo da perdere, bisogna recuperare i pozzi, le sorgenti ed ottimizzare  tutte le risorse idriche comunali. E’ necessario tagliare ogni dipendenza da Sorical, a costo di contingentare le forniture idriche. Una elementare regola di buon senso dovrebbe far capire, infatti, che è meglio erogare acqua buona per mezza giornata, piuttosto che pompare tutto il giorno acqua putrida, insalubre e quindi inservibile. A ciò si aggiunga che, la gran parte dell’acqua proveniente dai serbatoi comunali può essere equiparata tranquillamente ad acqua minerale, mentre quella dell’Alaco, diventa potabile ( quando lo è) solamente in seguito a massicci interventi a base di cloro. Le istituzioni, a partire da quella comunale, hanno, inoltre, il dovere di ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini. Per farlo bisogna uscire dall’ambiguità. Non sono più tollerabili manifestazioni di superficialità o errori marchiani, ai limiti dell’incompetenza, quali quelli commessi con l’ordinanza n. 4, del 1 febbraio u.s., con la quale è stato escluso dal “ divieto all'uso potabile dell'acqua” il rione servito dal serbatoio “ denominato “Guido”, ovvero lo stesso per il quale era stata dichiarata la non potabilità con una precedente ordinanza, la n. 28 del 3 ottobre 2012. Un’ordinanza peraltro, a distanza di oltre quattro mesi, mai ritirata e pertanto, ancora, in vigore. Una situazione paradossale, assurda, come paradossale e assurdo è l’atteggiamento dell’amministrazione comunale che, durante la fase più acuta dell’allarme benzene, per giustificare il ritardo nell’emanazione dell’ordinanza ha affermato che i risultati del prelievo, effettuato il 6 dicembre 2012, erano stati comunicati solamente il 1 febbraio 2013. Una Toppa peggio del buco, dal momento che alcuni esponenti dell’amministrazione cittadina affermano, ad ogni piè sospinto, che le analisi vengono fatte con regolarità. Se così fosse, però, non ci sarebbe stata alcuna necessità che a comunicare la non potabilità fosse un organismo terzo. Mentre l’amministrazione cittadina continua a cullarsi nella sua usuale ignavia, nonostante in questi due anni non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta, continuiamo a porre quesiti ed interrogativi al fine di poter tutelare la salute dei cittadini. Il data 6 febbraio il sottoscritto ha indirizzato l’interpellanza che segue, al sindaco, al presidente del consiglio, al Prefetto ed alla commissione di accesso agli atti.
 
 
INTERPELLANZA A RISPOSTA SCRITTA
 
POTABILITÀ DELL'ACQUA
 
 
OGGETTO: Potabilità dell’acqua
 
 
Il sottoscritto consigliere 
 
Premesso che
 
- da alcuni anni i cittadini residente nel comune di Serra San Bruno sono costretti a subire gravi disagi a causa della non potabilità dell’acqua;
- nel mese di Maggio 2012 è stato posto sotto sequestro l’invaso Alaco che rifornisce la gran parte delle utenze cittadine;
- in data venerdì 1 febbraio 2013, è stata emanata l’ordinanza n. 4 con la quale è stato disposto “il divieto all’uso potabile dell’acqua in tutto il territorio comunale ad esclusione delle località servite dai serbatoi  comunali (Serbatoio denominato “Guido”, serbatoio denominato “Ninfo”, serbatoio denominato “Castagnari”);
- che nell’ordinanza n. 4/2013 il divieto all’uso dell’acqua potabile non veniva esteso alle “località servite dai serbatoi comunali (Serbatoio denominato “Guido”, serbatoio denominato “Ninfo”, serbatoio denominato “Castagnari”)”;
- in data 3 febbraio 2013 con ordinanza n. 5 è stata disposta la revocato dell’ordinanza n. 4/2013;
- da notizie apprese dagli organi di stampa, l’Arpacal avrebbe consegnato al prefetto di Vibo Valentia, dott. Michele di Bari, una relazione dalla quale risulterebbe che sul campione di acqua prelevato “dall’impianto dell’Alaco”, è stata “individuata una serie di componenti che, nella materia delle analisi per le acque potabili, non sono codificati dalla legislazione vigente: sono i cosiddetti “composti aromatici alogenati derivanti dal benzene espressi come benzene”
 
 
Considerato che
 
- da notizie apprese dagli organi di stampa, il prelievo che avrebbe individuato la presenza di Cloriti oltre i limiti previsti dal D. Lgs. 31/01 e s.m.i. risalirebbe al 6 dicembre 2012:
- l'ordinanza di non potabilità, con grave ritardo, è stata pubblicata solamente l'1 febbraio u.s.;
- con ordinanza n. 28 del 3 ottobre 2012 era stato disposto il divieto all’uso dell’acqua potabile per le località servite dal serbatoio denominato “Guido”;
- nel corso degli ultimi anni sono state emanate numerose ordinanze di non potabilità dell’acqua;
- le continue ordinanze hanno generato paura e sfiducia nei cittadini;
- le continue ordinanze oltre ad produrre apprensione danneggiano gravemente l’immagine della cittadina;
 
 
Interpella il Sindaco per conoscere
 
- se e quando è stata revocata l’ordinanza n. 28/2013
- se nel corso di questi mesi, dalla data del suo insediamento, l’attuale Amministrazione abbia effettuato una ricognizione conoscitiva, al fine di individuare le cause dei ripetuti episodi di non potabilità dell’acqua verificatasi negli ultimi anni e negli ultimi mesi;
- quali siano gli agenti inquinanti presenti nell’acqua;
- se oltre alle analisi batteriologiche sono state effettuate, a cura dell’Amministrazione comunale, analisi approfondite al fine di individuare l’eventuali presenza di agenti inquinanti di altra natura;
- con riferimento al menzionato prelievo effettuato dall’Arpacal, in data 6 dicembre 2012, l’arco temporale durante il quale l’acqua erogata nelle abitazioni dei cittadini non è stata potabile;
- quali possono essere i rischi derivanti per la salute dei cittadini a causa del prolungato uso di acqua inquinata da “cloriti” e “composti aromatici alogenati derivanti dal benzene”; 
- le ragioni per le quali i risultati dei prelievi effettuati il 6 dicembre 2012 siano stati comunicati solamente il 1 febbraio u.s.
- quali azioni, anche di carattere legale, codesta Amministrazione abbia intrapreso o stia per intraprendere nei confronti dei responsabili dell’omessa o tardiva comunicazione relativa ai risultati delle analisi del campione prelevato lo scorso 6 dicembre 2012;
- quali azioni, anche di carattere legale, codesta Amministrazione abbia intrapreso o stia per intraprendere nei confronti della società che gestisce l’invaso dell’ Alaco;
- quali siano stati i provvedimenti intrapresi da codesta Amministrazione per risolvere, in maniera definitiva, l’increscioso problema dell’acqua non potabile; 
- quali progetti codesta Amministrazione abbia allo studio al fine di interrompere la dipendenza idrica dalle forniture provenienti dall’Alaco;
- quanti e quali pozzi comunali in disuso siano stati riattivati per alleggerire la dipendenza dalle forniture provenienti dall’invaso dell’Alaco;
 
 
Il consigliere comunale
 
Mirko Tassone
 
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mini rosi_lieduDopo le recenti polemiche che hanno ridestato, nell’operato di un’Amministrazione sempre più dormiente, la questione “acqua sporca”, il Sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, sembra essersi finalmente convinto a intraprendere delle azioni legali a tutela della salute dei cittadini. Peccato che proprio ieri lo stesso Rosi, assieme all’ex Sindaco Raffaele Lo Iacono, sia finito tra i 20 indagati dei NAS di Catanzaro nel secondo filone di inchiesta della vicenda Alaco. Le accuse riguardano la mancata disposizione dei controlli previsti dalla legge nel periodo 2009-2012.

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mini acqua_serraAlla fine sono arrivati anche a loro. Non è una sorpresa, a dirla tutta. Non per chi ha seguito l’evolversi del caso Alaco fino al turbinio di eventi di questi ultimi giorni. Roba da sceneggiatori allucinati: black out istituzionali dannosi per la salute pubblica ed equilibrismi da trapezisti funzionali al mantenimento dell’ordine pubblico. Un balletto macabro imbastito attorno al lago dei veleni, che, forse, comincia a non essere più così “gommoso”. Da oggi, in questo vortice di responsabilità istituzionali legate all’acqua pagata “cara e amara” da 400mila calabresi, dopo diversi dirigenti di Sorical, Asp e Arpacal, sono entrati anche 20 sindaci del Vibonese. Altri erano già stati iscritti nel registro degli indagati al momento del sequestro preventivo dell’invaso, avvenuto il 17 maggio scorso. L’accusa, relativa al periodo 2009/2012, per gli amministratori locali, è omissione di atti d’ufficio

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mini sequestro_alacoSERRA SAN BRUNO - Avrebbero omesso i controlli sull'acqua previsti dalla legge. Con questa accusa, i Nas di Catanzaro, guidati dal capitano Giovanni Trifirò, hanno notificato venti avvisi di garanzia nei confronti di alcuni primi cittadini del Vibonese tuttora in carica e di ex sindaci. Gli avvisi sono stati firmati dal sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Michele Sirgiovanni, titolare dell'indagine ''Acqua sporca'', partita nel 2010 e che nel maggio dello scorso anno portò all'iscrizione nel registro degli indagati di alcuni nomi eccellenti.

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mini comitato_pro_serre

Nella mattinata di oggi, una delegazione del Comitato civico Pro - Serre, guidata dal presidente Salvatore Albanese, è stata ricevuta in Prefettura dal capo dell' Utg di Vibo, Michele Di Bari, per avere delucidazioni sulla non potabilità dell'acqua e su quali potrebbero essere le misure da attuare da qui a breve per risolvere il problema e, soprattutto, per venire incontro alle esigenze di circa 400mila calabresi, sgomenti e confusi a seguito del susseguirsi di ordinanze da parte delle amministrazioni locali.

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mini iniziativa_comitato_opt_1SERRA SAN BRUNO - L'altra faccia del paese. Quella di una comunità che non si rassegna, che lotta, nonostante le ingiustizie subite in questi anni. Si, domenica a Serra è scesa in piazza l'altra faccia del paese. Quella che non si piega, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la terra che ha dato i natali a personaggi illustri, come Mastro Bruno Pelaggi o Sharo Gambino. E chissà cosa avrebbero esclamato Pelaggi e Gambino, vedendo Serra così degradata, defraudata e privata di ogni men che minima garanzia. Non osiamo immaginare...

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mini schiuma

Ci risiamo. A Serra è andato in scena nuovamente il balletto delle ordinanze. Ieri sera, prima il sindaco Rosi informa la cittadinanza che, a seguito delle  analisi eseguite dall' Asp di Catanzaro in uscita dal potabilizzatore ''Alaco'', è stata riscontrata una non conformità al D.Lgs. n. 31/2001 dovuta alla presenza di Benzene. Giusto 24 ore e l'allarme rientra. Si è trattato di un ''malaugurato errore di trascrizione nella comunicazione del rapporto di prova'', fanno sapere dalla Prefettura. L' acqua, dunque, è potabile.

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mini diga-alaco

SERRA SAN BRUNO - Tutto come previsto. Almeno per qualcuno. Non per altri, che in questi anni tutto hanno fatto, tranne che avviare un procedimento che prevedesse il distacco dalla Sorical e, dunque, dall' invaso dell' Alaco. I componenti del Comitato civico Pro - Serre, dunque, avevano visto giusto. Hanno condotto una battaglia in solitudine, contro chi - dall' esterno - si limitava ad un eloquente ''Sono soltanto degli allarmisti!''. Alla faccia degli allarmisti.. 

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