Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il primo di maggio del 1569 Carlo d’Asburgo, Arciduca d’Austria e fratello del nuovo Imperatore Massimiliano, è in visita a Firenze, dove viene sontuosamente accolto dal duca Cosimo e dal di lui figlio Francesco, il quale, solo quattro anni prima, aveva sposato Giovanna d’Austria, sorella di Carlo. In onore dell’Arciduca viene rappresentata la commedia la Vedova, opera del commediografo e letterato di corte Gian Battista Cini. Personaggi principali della commedia sono, tra gli altri, un soldato siciliano (Fiaccavento), un signore veneziano (Messer Marino) e un gentiluomo napoletano (Cola Francisco Vacantiello). A un certo punto dell’intreccio, Messer Marino comunica a Fiaccavento l’intenzione di dare sua figlia in sposa a Cola Francisco, affermando che quest’ultimo aveva assicurato di far arrivare dalla Calabria, sua terra d’origine, tutte le carte utili a comprovare il suo rango. All’udire che Cola Francisco è di origine calabrese, tuttavia, Fiaccavento mette in guardia Messer Marino, sbottando:
Dunque, iddu è Calabrisi? Uh santu Diavulu
Di Paliermu! Ah, ah, ah! Et vui buliti
Donar mugghieri, ah, ah! cum reverentia
A nu strunzu d’asin calavrisi? Et nun
Sapiti ancora lu muttu?
[..]
Et nun sapiti chi nostru Signuri
Deu, quandu criau lu Mundu, dissi
A chisti disgratiati: “Surgite,
Calabrorum de stercore asinorum”?
Et chi si dici de lu Calavrisi:
“Trista la casa chi ci sta lu misi,
Et si ci sta l’annu,
Ci duna lu malannu”?
Quando, nel corso della vicenda, Fiaccavento e Cola Francisco si trovano insieme sulla scena è un profluvio di insulti, con il soldato siciliano che insiste sulle origini calabresi di Cola Francisco come speciale motivo di biasimo. «Vattinni a Riggiu», incalza Fiaccavento, «non senti li Turchi comu si sunnu accunzati? chi vonnu veniri un atra vota a saturari megghiu li vostre fimmene». E se Cola Francisco prova a replicare con un «Siciliano pisciaza di Franzisi» e altre ingiurie, Fiaccavento ribatte pronto con «Bastardu di li Turchi» e «Iuda imprennasumeri».
L’inclinazione al tradimento è uno dei caratteri che più comunemente sono stati attribuiti ai calabresi, e nel Sedicesimo secolo l’immagine del calabrese traditore, spesso rinvigorita dal sospetto di familiarità di sangue col Turco, è profondamente radicata e fermamente consolidata. Non era forse stato un vecchio bombardiere calabrese colui che, passando tra le file del nemico, aveva suggerito a Saladino il modo di prendere la città di Strigonia, nel cuore dell’Ungheria, nel 1543? – Questo, almeno, è quanto riferisce lo storiografo di Francia, Gilbert Saulnier du Verdier. Nel 1569, il calabrese più famoso d’Europa è, senza ombra di dubbio, il terribile “Re” d’Algeri, il rinnegato Occhialì (o Lucalì, Uccialì, Ulucci Alì, Ulug Alì, Uluds Alì, e altri ancora), ovvero Gian Dionigi Galeni da Le Castella, rapito dai turchi nel 1536 e venduto come schiavo a Istanbul, dove si era convertito all’Islam per non incappare nella pena capitale comminata agli schiavi che si macchiavano di omicidio. Occhialì aveva percorso tutto il cursus honorum all’interno della marina militare ottomana sotto la guida del famoso Dragut, al quale era poi succeduto nella carica di Vicerè d’Algeri e Signore di Tripoli. E ora eccolo, il calabrese che non aveva avuto timore di rinnegare la propria fede per aver salva la vita, intento a versare il sangue dei suoi fratelli e a razziare le loro terre, a commerciare in cristiani e a costruire moschee in onore del Dio degli infedeli.
D’altra parte, umanisti come Niccolò Perotti o Pietro Crinito (Pietro Baldi Del Riccio), ghiotti di curiosità filologiche e favolose, non avevano incontrato difficoltà a rintracciare, nei vecchi testi degli storici, le prove dell’iniquità connaturata al carattere calabrese. E se Perotti doveva metterci del suo per interpretare i Bilingues bruttates come i Bruzi voltagabbana (quando il grammatico Festo –rimandando a Ennio– altro non intendeva che i Bruzi bilingue, in quanto essi parlavano sia il Greco che l’Osco), per Crinito è sufficiente richiamare le testimonianze di Diodoro Siculo, Tito Livio, Strabone e Aulo Gellio per corroborare, su un piano apertamente accademico, il pregiudizio “anticalabrese”. Per Diodoro Siculo e Strabone, i Bruzi erano disperati in fuga dal territorio dei Lucani che si erano raccolti nell’impervio, estremo sud della penisola, e il cui stesso nome, Brettioi, tradiva la loro origine e indole: quella di essere schiavi. Nella storia di Roma immaginata da Tito Livio, i Bruzi sono il popolo che non perde tempo a schierarsi dalla parte di Annibale, quando questi attraversa l’Italia in groppa ai suoi elefanti. Traditori di natura, e piuttosto tardi di comprendonio, si fanno ingannare da Quinto Fabio Massimo, aiutandolo a prendere Taranto solo perché l’ufficiale della guarnigione bruzia lasciata da Annibale a guardia della città s’è infatuato d’una donna. Alla fine della guerra, agli ormai sottomessi Bruzi i Romani vincitori negano la cittadinanza e li interdicono dal servizio militare. Piuttosto, racconta Aulo Gellio, essi sono destinati al servizio più infamante: quello di flagellatori al servizio dei magistrati provinciali. Su questi elementi si costruisce, a partire dal Medioevo e poi nel Rinascimento, con Perotti in prima linea, la convinzione che vuole i Calabresi torturatori e flagellatori di Gesù Cristo. I Calabresi, anzi, sono tutt’intorno al Messia durante la passione: calabresi i fustigatori; calabrese –di Cosenza, capitale del Bruzio– Pilato; calabrese, addirittura, Giuda Iscariota. I calabresi, insomma, contendono agli ebrei il non invidiabile titolo di carnefici di Nostro Signore, quando non sono essi stessi additati malevolmente come giudei.
Di queste accuse e delle repliche che seguono rende conto, mirabilmente, Augusto Placanica nella sua Storia della Calabria, mettendo in luce, oltreché la durezza del pregiudizio anticalabrese, la mitizzazione della Calabria operata, in contrapposizione a quel pregiudizio, dagli stessi intellettuali calabresi. Uomini di solida dottrina come Barrio, Telesio, Campanella, Fiore da Cropani e, più tardi, Posterario, si impegnano attivamente a controbattere alle accuse e riabilitare l’immagine del calabrese. Essi, tuttavia, si trovano nella difficile situazione di rivolgersi a interlocutori che della Calabria e dei calabresi quasi mai avevano fatto esperienza –e forse mai l’avrebbero fatta– e già cominciavano a infatuarsi dell’idea del calabrese come “selvaggio d’Europa”. E in questa mitizzazione ad usum externorum si rincorrono e si perpetuano, in Telesio come in Campanella, i motivi della fertilità del suolo calabrese, della bellezza del paesaggio, dell’antica sapienza pitagorica ancora riverberante nel più umile dei suoi abitanti. L’opera di Gabriele Barrio da Francica, De Antiquitate et situ Calabriae (1571), alla quale avrebbero attinto innumerevoli intellettuali e per la redazione della quale l’autore aveva ottenuto l’appoggio di un altro calabrese illustre, il cardinal Guglielmo Sirleto, bibliotecario e custode della Biblioteca Vaticana, è il primo e più sistematico –se non il più efficace e rigoroso– tentativo di autorappresentazione della Calabria e dei calabresi di fronte ai topoi della letteratura umanistica. L’obiettivo dichiarato di Barrio è quello di «riportare in luce una verità che dai detrattori viene taciuta o viene ignorata», ed è un obiettivo che viene perseguito, in primo luogo, su un piano accademico. Le pagine dell’opera di Barrio, grondanti di squisita e raffinatissima erudizione, prima ancora che col pregiudizio mentale e culturale, cercano un confronto con la tradizione storico-letteraria sedimentatasi nel corso dei secoli. La Calabria di Barrio non è meno letteraria di quella di Perotti e Crinito, ed è costruita coi medesimi arnesi da quelli utilizzati: il ricorso a un passato remoto, quando non leggendario, e l’elevazione di suggestioni al rango di prove e documenti.
Questa letterarietà costituisce uno degli elementi portanti che caratterizza l’autorappresentazione della Calabria sino ai giorni nostri, così come l’idea del contrasto tra la natura –meravigliosa e incontaminata– e l’iniquità dei feudatari e dei padroni. Nell’opera di Barrio è già evidente quella tensione tra la bontà della natura e la malvagità dell’uomo che avrebbe condizionato pesantemente l’autorappresentazione dei calabresi nei secoli a venire, e avrebbe determinato, nella grande maggioranza dei casi, lo slittamento verso una dimensione mitico-letteraria, necessariamente ottenuta tacendo quanto si sarebbe scelto di non vedere. È esattamente a questa tensione e a questo slittamento che Corrado Alvaro si riferisce quando afferma che i calabresi «mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia». La stessa tensione e lo stesso slittamento che si ripresentano puntualmente, ogni volta che un spot pubblicitario, un film o un libro ci costringono ad autorappresentarci.
Nell'immagine: Anonimo, Uomo in costume calabrese (PInacoteca del Museo Civico di Foggia)
Dal nord Europa alla Milano metropolitana, fino al meraviglioso e selvaggio paesaggio della Calabria, quando passando per la Limina e i territori aspromontani sembra di entrare in un’altra dimensione, in uno scenario classico, intriso di misticismo e magia. “Anime Nere” di Francesco Munzi, tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, è quasi interamente girato in Calabria, all’interno della naturale scenografia protourbana di Africo (Rc).
Il paventato trasferimento della sede provinciale del distretto aziendale Calabria Verde, da Mongiana a Serra San Bruno, sta provocando non poca discordia sia nella cittadina delle Reali Ferriere, sia in altri comuni limitrofi quali Fabrizia e Nardodipace, da dove provengono gran parte dei lavoratori in forza all’ente. Proprio l’amministrazione comunale di Mongiana, per opporsi al provvedimento, ha convocato un Consiglio comunale ad hoc che si svolgerà domani dalle ore 17.30 presso la sala convegni del Museo delle Ferriere. Si tratterà di una seduta “allargata” in quanto al Consiglio è prevista anche la partecipazione di altre compagini amministrative afferenti ai comuni vicini, direttamente interessati dal provvedimento.
All’ordine del giorno un unico punto: discussione e determinazione sulla delibera n. 53 dello scorso 31 luglio 2014, attraverso la quale è stato disposto il trasferimento del distretto dell’ex Afor in altra sede. È chiaro che oltre agli amministratori, anche le comunità interessate dal caso siano ormai in tumulto per un provvedimento che arrecherebbe ulteriore depauperamento ad un territorio divenuto ormai marginale e che porterebbe alla perdita di un importante riferimento istituzionale, soprattutto in materia di territorio e deforestazione, che ha sede a Mongiana sin dagli anni settanta.
In risposta alle contestazioni sollevate, dunque, da più parti, a rispondere è stata nei giorni scorsi proprio l’azienda Calabria Verde, spiegando come si sia resa necessaria l'ubicazione degli uffici in altra sede per via dell’accorpamento con la Comunità Montana. Condizione che avrebbe dunque determinato l’esigenza di individuare un edificio di dimensioni maggiori, capace di ospitare contestualmente il personale dei due enti.
Né la Regione, né il Governo hanno ottemperato agli impegni assunti riguardo alla copertura finanziaria di sussidi, integrazioni e assegni familiari per tutto il 2014 e per il saldo degli arretrati. Di conseguenza, anche a Serra San Bruno, sull’onda delle iniziative in corso ormai in molti Comuni della Calabria, dalla giornata di oggi i lavoratori precari Lpu ed Lsu in organico all’ente comunale, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e di rimanere in assemblea permanente fino alla manifestazione del prossimo giovedì 25 settembre che si effettuerà presso la sede dell’assessorato regionale al Lavoro in via Lucrezia della Valle a Catanzaro e a cui aderiranno migliaia di precari di tutta la Calabria.
A distanza di quasi sei mesi dalla decadenza di Giuseppe Scopelliti, oltreché da presidente della regione Calabria contestualmente anche da commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario regionale, ecco che questa mattina, il Consiglio dei Ministri ha nominato a ricoprire la carica l’ex maresciallo della Guardia di finanza in pensione Luciano Pezzi.
Per Pezzi si tratterebbe in realtà di una sorta di promozione, visto che per molti mesi lo stesso aveva rivestito l’incarico di subcommissario. La decisione è stata ufficializzata nel primo pomeriggio di oggi, in seguito al Consiglio dei ministri tenuto a Palazzo Chigi. Il neo commissario resterà in carica fino all’elezione del nuovo presidente regionale. Pezzi ha avuto la meglio sull’ex parlamentare Margherita ed Udc, Renzo Lusetti, dato fino a ieri come favorito alla designazione da commissario.
Il mandato da subcommissario di Pezzi era stato caratterizzato da continue divergenze con diversi esponenti della giunta regionale, in aperto contrasto con molte delle scelte operate dall’esecutivo in materia sanitaria. L’ultimo scontro è stato legato alla recente designazione dei commissari straordinari delle Aziende sanitarie ed ospedaliere calabresi. Atto prontamente annullato dal Governo e che ha indotto i ministeri della Salute e dell’Economia a disporre l’acquisizione delle delibere inerenti alle nuove nomine.
E' tutto pronto a Soriano per terza edizione del TropeaFestival Leggere&Scrivere, uno degli eventi co-finanziati dalla Regione Calabria, mentre il soggetto capofila è il Sistema Bibliotecario Vibonese, polo di eccellenza didattico-culturale. Dopo il culmine del Premio Letterario, nella finalissima dello scorso luglio, che ha registrato la meritatissima affermazione di Antonio Moresco con "La Lucina" (Mondadori), il festival, già balzato ben al di fuori dei confini regionali nella sua eco mediatica, riaprirà i battenti nella funzionale ed estesa cornice di Vibo Valentia dal 21 ottobre, per sei giorni di grandi appuntamenti in varie location, con firme di primo piano e numerosi altri happening di prestigio nelle quattro sezioni che ne andranno a contraddistinguere il fittissimo programma, ufficializzato in forma definitiva entro una decina di giorni. Attento alla valorizzazione del comprensorio territoriale, che nelle due precedenti edizioni ha fornito un grande interesse per le attività del suo cartellone, TropeaFestival Leggere&Scrivere avrà il suo ideale battesimo a Soriano, stasera in Piazza Municipio alle 21.30, con lo spettacolo "Voci di Muse. Viaggio nella Magna Grecia”, il tributo che la cantastorij di origine catanzarese Francesca Prestia rivolgerà alla sua prediletta Calabria, attraverso i versi della poetessa Saffo, gli epigrammi della locrese Nosside, le storie delle Antigoni, Elettra, Medea ed Ifigenia, fino alla contemporaneità dei versi e i racconti del poeta e scrittore grecanico Salvino Nucera. "Si tratta-ribadisce la Prestia- di un’iniziativa musico-culturale dedicata alla storia e alle tradizioni della terra di Calabria, della Magna Grecia che fu e che è nel tramite del canto e della musica, che andranno ad intrecciarsi con le parole dei dialetti calabresi e della lingua calabro greca." In altre parole si costruiranno dei racconti al fine di divulgare, attraverso un comune linguaggio artistico, ciò che ha fatto la storia del popolo calabrese, ciò che è alla sua radice, ciò che ne costituisce la sua identità, in una prospettiva corale, dove gli strumenti tradurranno in melodia, in suoni e ritmi i patimenti e le gioie delle storie “cuntate”. Oltre alla Prestia (flauto e cetra), saliranno in scena Salvatore Familiari (chitarra classica e chitarrina battente), Peppe D'Agostino (bouzouki grecanico, lira calabrese, mandolino), Vittorio Romeo (fisarmonica), Lorenzo Paviglianiti (percussioni e tamburello). Sarà presente il poeta grecanico Salvino Nucera che leggerà dal vivo i versi in lingua grecanica. I versi in greco antico e loro traduzione sarà a cura del giornalista e professore Nicola Rombolà e della professoressa locrese Lucia Licciardello. Ingresso ovviamente gratuito, per tutte le altre info: www.tropeafestival.it
Ormai ci siamo. Gli appassionati dell’arte venatoria dovranno attendere ancora poche ore prima di tornare ad imbracciare il fucile. La nuova stagione avrà infatti il via domani, domenica 7 settembre e la successiva domenica 14 settembre, con la pre-apertura per la tortora ed il colombaccio, esclusivamente con modalità di “appostamento” fisso, da un’ora prima del sorgere del sole fino al tramonto.
Seguendo quando sancito dal calendario valido per la stagione 2014/2015, domenica 21 si proseguirà con la quaglia, la cornacchia grigia, la ghiandaia, la gazza, la folaga, l’alzavola, il mestolone, la canapiglia, il fischione, il germano reale, il codone, la marzaiola, il beccaccino, il moriglione, il frullino, la pavoncella, la gallinella d’acqua, il porciglione, la combattente, la lepre comune e la volpe. Mentre, gli amanti della battuta al cinghiale, dovranno pazientare fino a domenica 28 settembre, poi, mercoledì 1 ottobre avrà il via la caccia all’allodola, al colombaccio, al fagiano, al merlo. Domenica 5 sarà il turno della caccia alla cesena e al tordo, da mercoledì 15 ottobre, infine, la beccaccia.
Pare, inoltre, che il numero delle licenze richieste per l’imminente stagione venatoria sia in forte calo rispetto all’anno precedente. A tal proposito, la Federcaccia Calabria, attraverso un apposito calendario, ha informato i soci che il pagamento della tassa di concessione regionale dovrà avvenire a mezzo MAV da scaricare direttamente dal sito www.agroservizi.regione.calabria.it tenendo però presente che «per gli associati tale servizio è stato già assolto e risulta, pertanto, possibile ritirare il modello precompilato presso la Sezione Comunale o fiduciario di tesseramento di riferimento».
In merito alle eventuali trasgressioni, punibili con le sanzioni previste dalla normativa vigente in materia, la stessa Federcaccia Calabria, ha ricordato a tutti i cacciatori della nostra regione, che è vietata la caccia alle specie protette e particolarmente protette; a quelle, seppur cacciabili, non indicate nel calendario venatorio; nelle zone boscate percorse dal fuoco per i successivi 10 anni dalla data dell’incendio; in zone di bosco con terreno, almeno per due terzi, ricoperto da neve; è vietato ricorrere all’utilizzo di munizione spezzata di qualsiasi diametro e calibro per la caccia al cinghiale o cacciare con “appostamento” la beccaccia ed il beccacino.
Riceviamo e pubblichiamo
Prosegue con un buon ritmo la preparazione atletica dei giallorossi. Sotto la sapiente regia di coach Fefè De Giorgi il gruppo sta iniziando a carburare ed allenarsi con intensità e determinazione. Tra i veterani della compagine giallorossa c’è il centrale Marcello Forni, alla sua terza stagione con la maglia della Tonno Callipo: "Io credo in questo progetto. Mi piace definire il gruppo con due aggettivi: positivo e solido"
Giallorossi al lavoro sul campo e in palestra senza soste. La Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia si sta allenando con intensità e con la giusta carica in quella che è la seconda settimana di lavoro per la truppa giallorossa. Sotto la sapiente regia di coach Fefè De Giorgi prosegue la preparazione atletica dei giallorossi. Oggi pomeriggio seconda seduta tecnica della settimana con l’allenamento che si è svolto in due tranche con il gruppo diviso in due tronconi e con un lavoro specifico sui fondamentali di ricezione, attacco, difesa e muro. All’interno del quartier generale giallorosso c’è la giusta dose di entusiasmo e a confermarlo sono le parole di uno dei veterani del gruppo, quel Marcello Forni che si appresta a disputare la sua terza stagione con la maglia della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia.
"Io credo in questo progetto – ha affermato il centrale classe 1980 – nelle parole del presidente Pippo Callipo, del tecnico Fefè De Giorgi e del direttore Chico Prestinenzi che mi ha contattato chiedendomi se ero disponibile a rimanere ancora qui. Credo fortemente nella qualità tecnica della squadra, gli stimoli sono quelli di sempre, se non di più. Non si tratta di un tuffo nel passato quello di andare a giocare il campionato di A2, ma un tuffo nel futuro perché qui ci sono tutte le condizioni tecniche ed ambientali per far bene. Abbiamo iniziato a lavorare – ha proseguito Marcello Forni – con la giusta mentalità e lo spogliatoio è già compatto. Mi piace definire questo nuovo gruppo con due aggettivi, semplici, ma indicativi: siamo un gruppo positivo, solido".
Quello di oggi è stato il secondo giorno di preparazione atletica della seconda settimana. Al mattino gruppo in piscina, mentre, come evidenziato in precedenza, la seduta pomeridiana è stata improntata al lavoro con la palla con esercizi specifici a livello individuale. Domani il gruppo svolgerà una seduta pesi mattutina, mentre giovedì 4 altra doppia seduta: al mattino in piscina e nel pomeriggio seduta tecnica. Venerdì 5 settembre altra doppia seduta con i pesi al mattino, mentre il pomeriggio sarà dedicato nuovamente alla tecnica.
UFFICIO STAMPA TONNO CALLIPO CALABRIA VIBO VALENTIA
Una scossa di terremoto di magnitudo 3.1 della scala Richter è stato registrato intorno alle 6 di stamane dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel distretto della costa calabra occidentale, al largo del mar Tirreno tra Vibo Valentia e Reggio Calabria. Il terremoto è avvenuto ad una profondità di circa 160 km.
Un danno erariale per 8milioni e 200mila euro ravvisato in materia di indebita percezione di due distinti finanziamenti, comunitari e nazionali, tra loro incompatibili, erogati dalla Regione Calabria in favore della “Eurocoop”, società addetta alla raccolta dei rifiuti. Questo quanto emerso a seguito dell’operazione denominata “Bis in idem” e segnalato, questa mattina, all’attenzione della Procura regionale della Corte dei conti da parte della Guardia di finanza di Vibo Valentia.
Ventidue sarebbero i soggetti finiti nel mirino degli inquirenti, che avrebbero posto in essere un articolato sistema fraudolento. Tra questi Bruno Calvetta, all’epoca dei fatti direttore generale del Dipartimento Lavoro della Regione Calabria; oltreché dirigenti e dipendenti del medesimo Dipartimento; Ottavio Gaetano Bruni e Francesco De Nisi, entrambi ex presidenti della Provincia di Vibo Valentia; tre funzionari in organico sempre alla Provincia di Vibo; l'ex sindaco di Vibo Valentia Francesco Mario Sammarco e i responsabili della società beneficiaria del finanziamento tra cui il presidente del Cda Silvio Claudio Martino.
Già nel maggio scorso l’inchiesta aveva condotto all'arresto di sei persone, mentre altre tre erano state poste ai domiciliari. In seguito, su ricorso delle difese degli indagati, questi ultimi provvedimenti coercitivi di custodia cautelare erano stati attenuati ed in parte annullati dal Tribunale del Riesame.
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