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Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Beni mobili e immobili, per il valore di due milioni di euro, sono stati confiscati dalla Dia di Catanzaro nell'ambito di tre distinte operazioni portate a termine oggi. I beni in questione sono riconducibili a Giovanni Franzé, di 50 anni, di Stefanaconi, già arrestato per usura aggravata dal metodo mafioso, Francesco Pugliese, 53 anni di Nicotera, e Domenico Campisi, ucciso nel 2011, di San Calogero, entrambi condannati in via definitiva per traffico internazionale di droga a conclusione del processo scaturito dall'inchiesta "Decollo", condotta dalla Dda di Catanzaro. I beni confiscati consistono in 18 immobili, cinque rapporti finanziari, due aziende, sette autoveicoli e 20 oggetti preziosi che erano custoditi a Roma in una cassetta di sicurezza di un istituto di credito.
La Squadra mobile di Catanzaro, coadiuvata dai Carabinieri del Ros e dagli uomini del Gico della Guardia di finanza di Catanzaro e Trieste, hanno eseguito 24 provvedimenti di fermo nei confronti di presunti affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi. Oltre ai vertici della cosca, sono finiti in manette anche noti imprenditori vibonesi operanti nei settori siderurgici e dei servizi turistici e un funzionario dell'Ufficio tecnico del comune di Tropea. Sequestrati anche numerosi beni e aziende. Nei confronti delle 24 persone fermate pesano a vario titolo i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e concorso esterno. I dettagli dell'operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa prevista per la mattinata odierna in Prefettura a Catanzaro
Nuovo colpo di scena sull'ormai famigerato invaso dei veleni. Nel pomeriggio odierno, infatti, il direttore generale dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell' ambiente), Sabrina Santagati, ha consegnato una relazione al prefetto di Vibo Valentia, Michele di Bari, chiamando in causa direttamente l' Azienda sanitaria di Soverato che, secondo l' Arpacal, «non sarebbe intervenuta nonostante le segnalazioni di non potabilità dell'acqua».
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