mini pd sanitRiceviamo e pubblichiamo:

Allo sciopero generale del 24 marzo il Partito Democratico di Serra darà il proprio sostegno mobilitando i propri iscritti, i simpatizzanti e tutti coloro che con convinzione credono che la chiusura dell’ospedale San Bruno sia una sciagura per un territorio che continua a testimoniare il progressivo svuotamento di molti servizi primari esistenti, ed ora anche quello sanitario.

Lo rendono noto Paolo Reitano, coordinatore cittadino del PD e Rosanna Federico, Capogruppo del PD al Consiglio Comunale di Serra San Bruno.

“Ormai è chiaro a tutti - sostiene Reitano - il disegno di chi oggi governa la Regione è quello di depotenziare ed indebolire le aree marginali della Calabria accentrando infrastrutture e servizi nelle città più popolose. Così facendo, intere popolazioni che vivono nelle aree interne, come quella delle Serre, sono costrette a ricorrere alla continua mobilità forzata che a lungo andare rischia di trasformarsi in un lento ed inesorabile abbandono delle comunità d’origine. La questione che insieme al comitato civico Pro-Serre poniamo come filo conduttore dello sciopero generale del prossimo 24 marzo non è affatto ispirato da matrici e strumentalizzazioni politiche in quanto il rischio grave di deficit sanitario che oggi affligge il nostro territorio aggrega e preoccupa in modo trasversale persone che appartengono a tutti gli schieramenti. Quei rappresentanti istituzionali eletti dal popolo che si ostinano a difendere a spada tratta un modello di sanità regionale che non regge più alla domanda di una popolazione complessa come quella calabrese, oltre ad essere scellerati sono anche politicamente miopi. Disconoscere, ad esempio, che le aree interne della regione sono in gran parte popolate da un’altissima percentuale di anziani che sono bisognosi di prestazioni sanitarie quasi quotidiane significa ignorare la natura delle esigenze più impellenti dei cittadini calabresi. Le garanzie minime di sopravvivenza, a cominciare dai livelli assistenziali di base, rivolte alle fasce dei più deboli sono ormai ridotti al lumicino senza che siano stati previsti servizi territoriali alternativi a quelli ospedalieri e senza che l’ospedale Spoke di riferimento, quello di Vibo, si stato adeguatamente potenziato con nuovi posti letto, adeguati strumenti e sufficiente personale per far fronte alla domanda di una popolazione che nella provincia conta quasi 180 mila abitanti”. Sulla stessa linea il consigliere comunale Rosanna Federico “Nello sfascio più totale della rete sanitaria pubblica, ci chiediamo se un territorio come quello delle Serre abitato da quasi 40 mila persone possa reggersi solo su un Pronto soccorso, 20 posti letto di medicina ed un’ambulanza. Per questo motivo, il Partito democratico di Serra, che si è mobilitato da tempo contro la chiusura dell’ospedale San Bruno, si porrà alla testa del corteo insieme agli altri comitati civici che il prossimo sabato sfileranno per le vie del paese condividendo le ragioni di un dissenso civile e democratico che vogliamo che arrivi alla modifica del piano di rientro. Noi crediamo che non si possa rimanere inermi, immobili ed indifferenti di fronte a scelte irrazionali che penalizzano pesantemente il nostro territorio e che vanno a gravare solo sulla popolazione di un’area già fortemente penalizzata.

Allo stato in cui stanno le cose ed a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, a noi non importa sapere perché il Sindaco e la sua maggioranza non abbiano aperto gli occhi e non abbiano voluto prendere per tempo una posizione ferma e tempestiva contro le decisione assunte nel Piano di rientro in ordine all’ospedale di Serra; oggi, ci chiediamo invece, se non sia opportuno che questi rappresentanti eletti dai cittadini Serresi prendano parte al corteo insieme alle popolazioni delle Serre per sostenere il diritto alla salute dei cittadini di un intero comprensorio”.

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mini manifesto_mirko_su_zaffinoDi seguito il testo del manifesto affisso stanotte per le vie di Serra San Bruno:

“La verità la so io la sai tu e tutta la maggioranza”

Vorrebbero saperla anche i cittadini

Egr. sig. sindaco,

Le rivolgiamo la presente, con il rispetto dovuto all’istituzione che rappresenta, al fine di consentirLe di fare pubblicamente chiarezza su quello che, per tutti, è, ormai, diventato il “caso Zaffino”. Dopo le parole pronunciate dal suo ex assessore, nel corso dell’ultimo consiglio comunale, riteniamo Lei debba intervenire. I cittadini hanno il diritto di sapere. Alla luce dei pettegolezzi, delle dicerie e delle illazioni Lei non può continuare ulteriormente a far finta di niente; tanto più che l’assordante silenzio con il quale, Lei e la sua maggioranza, state cercando di coprire l’intera vicenda rischia di assumere i tratti tipici dell’omertà.

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Lunedì, 12 Marzo 2012 10:04

Gli eroi del manto (stradale)

mini serra san brunoFormat. Peripezie di un gruppo di camionisti che consegnano beni di prima necessità nelle zone più impervie del pianeta. Il titolo del programma televisivo stesso li classifica come eroi, sono coloro che affrontano gli ostacoli rappresentati dalla conformazione territoriale di alcuni paesi del globo non ancora raggiunti dal progresso tecnologico e viario, sono coloro che accettano di portare a termine le consegne che nessuno al mondo dotato di buon senso accetterebbe di fare. Eroi appunto, gente che abbandona la propria famiglia senza pensare che il ritorno tra gli affetti familiari non è affatto scontato. Situazioni reali, che vengono documentate da chi guarda queste persone con rispetto e ammirazione. Lo stesso rispetto e ammirazione di cui dovrebbero godere i cittadini serresi che giorno dopo giorno si districano con i loro mezzi di trasporto tra segnali di pericolo generico, buche profondissime senza segnaletica alcuna e rami caduti dagli alberi a causa della straordinaria nevicata del mese scorso. Il centro storico, laddove non è presente la pavimentazione in pietra, la zona denominata “Prisa”, “lu Schicciu”, via Aldo Moro e altre vie centrali del paese che non citiamo per mancanza di spazio nel monitor (che non reggerebbe in una sola pagina l'elenco completo delle zone disastrate senza mettere dito allo scroll, …e stiamo parlando di un 19 pollici), sono solo la punta dell'iceberg, manco fosse Serra San Bruno un teatro di guerra in cui le forze del bene e del male (ai livelli delle sfide tra He-Man e Skeletor con esplosioni e lampi che squarciano il cielo) si danno battaglia. “La priorità della nostra amministrazione sarà migliorare le condizioni del manto stradale cittadino entro i primi 30 giorni”, chiosavano coloro che sarebbero diventati amministratori, illustrando il programma elettorale. Quelle parole risuonano ancora nelle menti dei cittadini quando, alla mattina, escono di casa e vanno ad accompagnare i figli a scuola o mentre si recano sul posto di lavoro. Codesti soggetti non possono esimersi, ad ogni contraccolpo subito dalla loro automobile, dal trasformarsi in nuovi oracoli e accostare a quelle parole una profezia riguardante chi quelle parole le ha pronunciate. Noi, logicamente ci discostiamo da chi, suo malgrado, abbandona momentaneamente il suo “io” e si ritrova istintivamente a presagire eventi nefasti nei confronti di qualsiasi altra persona... “Li jestimi su di canigghia, cu li manda si li pigghia...” tuonava un vecchio detto vernacolare. E questa è più o meno la filastrocca che ogni giorno, appena sveglio, probabilmente ripete all'infinito chi è consapevole di aver fatto delle promesse che sa di non poter mantenere, per incompetenza o impossibilità... Chi ha comprato la Ferrari sapendo di saper guidare null'altro che una 126. Ai serresi, quindi, non resta che fare appello alla sensibilità (leggasi superstizione) di chi è stato delegato a risolvere i problemi del contesto cittadino e sperare che anche per sbaglio gli occhi, o le gomme di qualcuno di loro, vadano su quelle buche proprio mentre il pensiero va alla filastrocca. In un attimo sarebbe “profezia”, salvo poi accorgersi che tra i destinatari figurerebbe anche chi ha appena profetizzato. “Cavolo, sono io colui che potrebbe mettere fine a tutto questo... come è stato possibile?”. Uno scatto d'orgoglio e come per magia si potrebbe iniziare a fare e non solo a proclamare. Ma forse è troppo, pensare di risolvere tutti i problemi così. Diamine, siamo in Calabria si... ma non crediamo alla superstizione! No...., i serresi, purtroppo, ormai non possono puntare neanche su quella...

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Riceviamo e pubblichiamo:

Ci chiediamo cosa si nasconda dietro il conclamato torpore amministrativo del sindaco Rosi di fronte al problema della raccolta dei rifiuti. Pensavamo che questo problema dovesse essere il cavallo di battaglia dell’amministrazione che oggi guida il Comune, tant’è che qualche giorno dopo le elezioni lo stesso sindaco aveva indossato i guanti da netturbino per dimostrare ai cittadini che lui l’avrebbe spuntata nella lotta contro il sacchetto selvaggio. Oggi ci accorgiamo che quel gesto solitario era solo una piccola messa in scena di un copione abilmente ingegnato ed intriso di una subdola propaganda populista che anima chi è vuoto di contenuti ed agita le acque della propaganda per annebbiare la vista dei suoi cittadini. Il problema, invece, per il decoro di Serra è immensamente grande, al pari dell’indignazione dei suoi cittadini che a più voci giudicano insostenibile continuare a pagare le tasse, anche maggiorate del 43%, ed allo stesso tempo vedere il proprio paese ridotto ad una vera e propria pattumiera. Mentre altrove le amministrazioni comunali di ogni colore avviano campagne di sensibilizzazione sulle tematiche di tutela ambientale e cercano nuovi strumenti per trasformare la raccolta dei rifiuti da problema in opportunità economiche e lavorative, l’amministrazione di Serra sembra prediligere tapparsi gli occhi e le orecchie e tuffarsi nel trapassato remoto quando la spazzatura non era neanche materia di riflessione. Ciò che ci indigna e ci preoccupa maggiormente mini municipio serraè l’assoluta incapacità dell’amministrazione comunale di attivare azioni a difesa ed a tutela del patrimonio storico, artistico e naturalistico che viene sbandierato nelle parate istituzionali e che poi viene ignorato nelle politiche dell’ amministrazione quotidiana, almeno in materia di pulizia e decoro. Questo è un ipocrita controsenso di chi agisce senza una linea programmatica e senza approfondita conoscenza delle problematiche che vive una comunità. Hanno visto i signori dell’amministrazione comunale in che stato versano le strade dei quartieri di questo paese e le condizioni in cui si trovano i punti di raccolta dove sono ubicati i cassonetti? La discarica a cielo aperto di località Fillò è stata classificata come centro di raccolta e come tale, nel rispetto delle normative ministeriali, dovrebbe essere presidiata ed allestita unicamente per l’attività di raccolta, mediante raggruppamento per frazioni omogenee per il trasporto verso gli impianti di recupero e trattamento e, per le frazioni non recuperabili, di smaltimento. Possiamo dire che sia veramente così? Il sindaco Rosi e la sua giunta si sveglino dal torpore in cui sono caduti il giorno dopo il brindisi elettorale ed affrontino a viso aperto i problemi del paese, a cominciare da quello della pulizia e del criterio di raccolta dei rifiuti che ha posto gli stessi operatori ecologici in una condizione di estrema difficoltà dovendo essi svuotare senza alcuna protezione i nauseabondi cassonetti sparsi per le vie del paese. Noi crediamo che Serra meriti di più. Questo i cittadini, di ogni colore politico, lo hanno ormai capito. 

Raffaele Pisani (componente segreteria Pd Serra San Bruno)

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mini rdt_no_tavCaro direttore, nel bel mezzo di una nostra riunione, leggiamo il suo editoriale “Una strana gioventù che odia la velocità” comparso su Repubblica del 4 marzo. Ci colpiscono, in particolare, le sue affermazioni riguardo gli studenti dell’Università della Calabria che si sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà alla battaglia del popolo della Val Susa. Lei si chiede come mai, con tanti problemi chevive la Calabria, gli studenti scelgano di urlare nelle piazze e nelle strade della loro terra: "No Tav!". Leggendo le sue parole tutti noi ci siamo guardati negli occhi, incrociando anche gli sguardi di tanti giovani studenti universitari presenti all’assemblea della Rete difesa del Territorio intitolata alla memoria di Franco Nisticò, un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante una manifestazione No Ponte.

Caro direttore lei si chiede che senso ha la mobilitazione degli studenti dell’Uni.Cal. rispetto alla apparentemente lontana lotta No Tav, e per quel motivo gli stessi non si attivino, invece, rispetto a questioni molto più vicine ai loro territori. Ebbene, siamo molto felici di poterle rispondere che se oggi gli studenti calabresi, negli scorsi giorni scesi in piazza a Cosenza come a Reggio Calabria, al fianco di tanti ambientalisti, esponenti di diverse realtà, collettivi e centri sociali, per dire no al treno ad alta velocità, lo hanno fatto consapevoli di numerose questioni.In tutta la Calabria, pur non balzando quasi mai agli onori della cronaca, c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori, cerca di creare dal basso forme di tutela della propria terra per evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse energetiche veramente alternative, continuino a invadere di cemento le città dove, di contro, aumentano i numeri dei senza casa. Ogni giorno ci sono cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio, alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa, soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega e della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo, significativamente, “pastetta”. Le mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme di sopraffazione, sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e al potere: ebbene noi, ogni giorno, lottiamo per operare un significativo cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente calabrese ma, possiamo dirlo concertezza, investe tutta la Penisola.

Lei forse non sa, che sulla Valle c'è anche l'ombra dei servizi segreti e delle 'ndrine calabresi, quel grumo, questo si nero della non democrazia, che operò ai tempi delle 397 pistole della Brown and Bess, l'armeria di Susa coinvolta in una vicenda di pistole sparite che era di proprietà di una donna e disuo figlio. Il marito e padre era un noto neofascista latitante. I due ottennero la licenza per l'armeria,

nonostante le imbarazzanti parentele. Silvano Pellissero aveva il "fisico per il ruolo": ancora oggi, in Val Susa, ben pochi sono disponibili a parlarne. Gli attentati di quell'epoca erano legati ai grandi interessi per la costruzione della A32, all'epoca il Tav era solo un'idea di carta, contrastata persino da settori delle FS. Bardonecchia è fra i Comuni commissariati per mafia. Alcune delle pistole "sparite" alla Brown and Bess ricomparvero in mano alle 'ndrine calabresi. Sempre in odore di legami poco legali sembrano anche alcune delle ditte valsusine implicate oggi nei (non) cantieri di Chiomonte (Italcoge e Martina).

Ma, tornando a noi, di tutte queste piccole ma significative lotte calabresi, spesso non si trova traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di movimento, ambientalisti, cittadini. Questo, forse, dimostra che ci sono dei problemi di comunicazione e di informazione.Quello che realmente ha spinto alla solidarietà verso il popolo No Tav è la consapevolezza che grandi infrastrutture come questa o anche il ponte sullo stretto non faranno altro che gravare sulle tasche di tutti i cittadini italiani e dei figli che ancora, magari devono venire senza determinare però dei significativi benefici alla cittadinanza tutta.Effettivamente  i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla Tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbe portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi ha di fatto determinato l’avvelenamento di intere città: valga Crotone come esempio per tutti.Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa, non solo in Calabria, lottare per il principio di autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione del tunnel della TAV, attraverso l’attuazione di forme repressive dicontenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione di tale principio.Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa ribadire e sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini calabresi intendono collegare la lotta No Tav a quella per la difesa del territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi.Vogliamo ricordarle, direttore, che noi calabresi abbiamo assistito ad un pauroso ridimensionamento della mobilità su rotaie, proprio in questi ultimi anni. Tale ridimensionamento ha determinato perdita di posti di lavoro, chiusura di numerose stazioni, isolamento di piccoli e medi centri. Oggi, per spostarsi in Calabria si è costretti ad utilizzare mezzi propri su strade sempre più disastrate e malmesse.Se dunque a Reggio Calabria come nel più internato dei paesi della Sila si può sentire l’urlo che risuona all’unisono No Tav, caro direttore non si deve sorprendere. Se anche nella lontana Calabria anche noi urliamo No Tav lo facciamo convinti del fatto che ci stiamo battendo per un futuro sostenibile, per una reale democrazia, per una informazione non univoca, per dare una speranza a questo Paese alla nostra terra alle nostre vite e a quelle dei nostri figli.Abbiamo letto il suo pezzo e concluso la nostra assemblea dove, guarda caso, parlavamo di quello che significa la lotta No Tav: una metafora dell’Italia che resiste, ci spiace constare che lei e il suo giornale non abbiate per niente colto o sottovalutato il senso di questa battaglia.Ci auguriamo che almeno ci venga garantito il diritto di replica, proprio per dare spazio a quellapluralità delle voci che è la linfa vitale di una democrazia.

Rete per la Difesa del Territorio "Franco Nisticò"

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www.difendiamolacalabria.org

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mini acqua_serra_5_febbraio_2012SERRA SAN BRUNO - Sebbene l'acqua che sgorga dai rubinetti delle case serresi sia ufficialmente potabile per il comune, continuano a registrarsi quotidianamente proteste e denunce di cittadini che si trovano costretti ad usare, e a pagare per buono, un liquido dal colore rossastro o giallognolo e dall'odore nauseabondo. Già si è verificato più volte in passato che i cittadini rivolgessero le loro comprensibili lamentele al comune, e non sono mancate neanche le denunce presso la locale stazione di carabinieri con tanto di consegna dell'acqua incriminata. Com'è noto il comune ha da anni un contratto di fornitura con Sorical - società mista della Regione che vende l'acqua agli enti locali che poi incassano le bollette dai cittadini - che ha portato ad una dipendenza totale dall'invaso dell'Alaco, per molti la vera causa dei problemi degli ultimi anni.

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mini logo-coordinamento-acquaDi seguito la nota stampa del Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”:

Nei giorni scorsi è stata resa pubblica la relazione della Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per la Calabria, relativa alla gestione delle risorse idriche nella nostra regione ed approvata nell’adunanza pubblica del 5 dicembre 2011. La relazione analizza, puntualmente e con rigore legislativo, diversi aspetti della gestione attuale che dovranno essere approfonditi per dare vita ad una nuova gestione pubblica e partecipata del nostro Bene Comune. Un intero capitolo è dedicato alle tariffe idriche applicate dalla società So.Ri.Cal. S.p.A. ai Comuni calabresi; come noto, chi ci segue lo sa bene, da diversi anni denunciamo l’assoluta illegittimità delle tariffe applicate ai nostri Comuni

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mini comitato_acquaSERRA SAN BRUNO – Il comitato cittadino per l’acqua pubblica, un movimento nato dal basso e confluito nel comitato civico Pro-Serre, non indietreggia di un centimetro sulla lotta per la pubblicizzazione dei servizi idrici. Per fare il punto della situazione e rilanciare la battaglia dei comitati civici in difesa del territorio gli attivisti locali hanno convocato un incontro con i giornalisti tenutosi ieri nella nuova sala dell'associazione culturale Il Brigante. I componenti del comitato hanno sottolineato come la situazione dell’acqua pubblica, dopo i referendum del 12 e 13 giugno 2011, non soltanto non è mutata ma addirittura peggiorata e la scelta del popolo italiano sembra essere stata disattesa. Gli attivisti locali hanno sottolineato, in particolare, come le scelte dell'amministrazione comunale sull'acqua siano "inaccettabili dal punto di vista politico e morale, perchè contrarie agli interessi dei cittadini, che non vengono tutelati sia per i danni alla salute pubblica e sia per l'acqua pagata come potabile quando non lo è, e favorevoli invece a Sorical che fa profitti sulla nostra acqua". Ha introdotto l'incontro Sergio Pelaia, che ha ricordato la situazione di dipendenza dal "sistema Alaco" creato da Sorical e Veolia, e ha stigmatizzato il mancato distacco, promesso in campagna elettorale dal sindaco Bruno Rosi che "ha svenduto gli interessi del territorio a Sorical". Il riferimento è alla convenzione con la quale a fronte di un debito di circa 300 mila euro, il Comune di Serra, per ottenere uno sconto di 30 mila euro, ha rinunciato alle cause legali con le quali aveva chiesto i danni all’immagine alla Sorical, rea di non aver fornito acqua potabile per lunghi periodi. Per Sergio Gambino "l’acqua che arriva nei rubinetti è avvelenata e una parte delle istituzioni probabilmente sta facendo delle indagini serie, nella speranza che molte cose vengano alla luce. Nella memoria di tanta gente del posto quel luogo è sempre stato una discarica abusiva dove si riversava di tutto". Secondo il presidente del comitato civico Pro-Serre, Salvatore Albanese, "quello che arriva nelle nostre case non è acqua ma un liquido giallo e maleodorante, si tratta di fanghi malamente smaltiti. La questione Alaco è poco chiara, fin dalla fase in cui il bacino è stato riempito senza essere adeguatamente bonificato, già per questo è una minaccia per la salute di quasi 400.000 utenti". Secondo Gianni Di Leo, del coordinamento regionale acqua pubblica 'Bruno Arcuri' "siamo vicini agli amici di Serra che hanno formato uno dei comitati più attivi sul territorio. Sulla questione acqua in Calabria manca totalmente il controllo da parte dei cittadini, che non hanno la possibilità di sentire una controparte rispetto a Sorical. Non c’è gestione democratica di un bene che è della comunità. Le tariffe sono illegittime, perché determinate con atti regionali: 3 sentenze della Corte costituzionale hanno sancito che competenza per le tariffe è solo del Cipe nazionale. Lo denunciamo da anni. Ieri resa pubblica la relazione della Corte dei Conti regionale, sull’acqua stesse nostre conclusioni. Ci vuole una gestione  partecipata: i cittadini devono poter avere contezza delle verifiche sull’acqua. I sindaci devono chiedere chiarezza sulle bollette pagate e non dovute". Dello stesso avviso anche Alfonso Senatore: "E' necessario - ha detto - rafforzare il senso di comunità attraverso la salvaguardia dei beni comuni. Siamo riusciti a creare e rafforzare delle reti, è cresciuta la partecipazione dei cittadini, che se le cose non vanno bene hanno il diritto-dovere di controllare, anche perché il controllo della politica è sempre deficitario in Calabria. Serra è un’esasperazione della situazione calabrese. Su Alaco sono state denunciate cose gravi. Qui non è più solo questione di affari economici, ma è in gioco la salute dei cittadini".

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mini SIMBARIO_1SIMBARIO - «Gli avvocati che ci hanno fatto firmare devono rendere conto della loro azione legale. Vogliamo capire perché l’Enel continua ad inviarci lettere di rimborso spese di circa 600 euro». Non si placa ancora la polemica dei cittadini-utenti chiamati a pagare dall’Enel le spese legali derivanti dalla sentenza n. 350/09 del Tribunale di Vibo Valentia. Il contenzioso degli utenti nei confronti dell’ente distributore di energia, riguarderebbe le oramai note richieste di risarcimento danni presentate da molti avvocati al Giudice di Pace di seguito il black-out elettrico del 28 settembre 2003. Sempre su questa testata, il 21 dicembre scorso, dopo aver raccolto le dichiarazioni di Marco Martino (Udc) e Mimmo Russo (segretario Ugl Vibo), s’era detto che nel comune di Capistrano, in merito alle suddette richieste di rimborso, era stata smascherata una vera e propria speculazione legale. Infatti, alcuni cittadini avrebbero dichiarato di essere stati chiamati a versare la loro quota per le spese legali nonostante non avessero mai firmato nessuna procura di rappresentanza. Di seguito al disagio creato allora dall’Enel, furono in tanti a preoccuparsi di fare ricorso all’ente. Come ricordavamo nell’articolo pubblicato il 21 dicembre, in alcuni casi l’incresciosa vicenda si sarebbe risolta con un semplice fax di richiesta di indennizzo inviato dall’utente all’Enel, dopo che l’ente ebbe informato gli utenti con un comunicato nazionale. Se la soluzione per molti fu l’invio di un semplice fax, ci si chiede come mai tanti legali si siano prodigati a presentare richiesta di rimborso al Giudice di Pace piuttosto che consigliare ai cittadini di rivolgersi direttamente all’ente. Per i simbariani quindi al danno si aggiunge la beffa. Nonostante il disagio che le attività commerciali subirono col balck-out, i richiedenti del rimborso hanno ricevuto una lettera da parte dell’Enel che così recita: «Con la sentenza indicata in oggetto, il Tribunale di Vibo Valentia ha riformato la decisione del Giudice di Pace di Serra San Bruno, rigettando la Sua richiesta di risarcimento di presunti danni a seguito del black-out nazionale del 28/9/2003 e condannandola alla rifusione delle spese legali». I cittadini pertanto chiedono delucidazioni ai legali (scomparsi) che hanno impugnato le loro richieste, dato che gli stessi sembrerebbero molto esaurienti in fatto di spiegazioni preliminari ma per nulla esaustivi nell’argomentare le conclusioni.

(articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria)



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Martedì, 21 Febbraio 2012 14:13

L'abominevole sindaco delle nevi

mini neve_auto_sindacoLa neve sa essere poetica, quasi romantica. La si incontra nelle fiabe e sulle cartoline turistiche. Sogno erotico per i fotoamatori, redenzione per gli studenti oziosi. Amabile alla vista ma nemica del comfort. La regina fragile della stagione rigida ci ha costretto a tempi più lenti, al metter mano ad una pala, incatenare gli pneumatici, ad indossare piumini impermeabili e doposci ridicoli.  La coltre bianca ci ha invaso dappertutto e non in maniera indolore. Strade impercorribili, contrade isolate per ore, anziani prigionieri in casa, abitazioni senza luce, telefono ed acqua. Una nevicata d’altri tempi che ha impiegato poco a mettere in luce la scarsa organizzazione di fronte ad un evento di certo nefasto, ma ampiamente prevedibile: l’allerta della Protezione Civile era arrivata con un anticipo di ben 13 giorni. Ad emergenza, per fortuna, ormai lontana, bisogna tirare le somme. Per forza. La prima incognita è il sale. Il migliore degli antigelo per i manti stradali. Durante l’autunno, in genere, le amministrazioni, specie in montagna, se ne riforniscono fino a farne traboccare i magazzini. A Serra o hanno dimenticato di comprarlo o qualcuno si è condito un’insalata di almeno 10 quintali: per le strade cittadine di sale non se ne è visto neanche un chicco. Quando nevica risulta scontato l’aiuto ai cittadini in situazione di disagio perché ammalati, anziani o disabili. Qualcuno ha brillantemente pensato di creare tre punti di fornitura acqua minerale nel paese. Peccato che non sia stata smistata al meglio: i ventenni, giovani ed aitanti, giunti più velocemente sul posto, si sono caricati intere pedane d'acqua nel cofano delle jeep, mentre i vecchietti arrivati in ritardo a piedi in piazza hanno ricevuto picche. Si sarebbe dovuto tutelare le necessità dei cittadini disagiati piuttosto che alimentare la politica del “chi prima arriva meglio alloggia”.
È stato un evento eccezionale che ha inevitabilmente messo a dura prova chi governa la città. Ma c’è una domanda che vale la pena porsi: se ci si trova in una situazione di emergenza perché non elaborare un piano di gestione dell’emergenza? E se il piano è stato elaborato perché non renderlo noto ai cittadini? In genere i piani per l’emergenza neve, preventivamente, consigliano di dividere la planimetria del territorio comunale in 3 aree per individuare quelle che saranno le zone prioritarie (zona rossa) e quelle meno critiche (gialla e verde) su cui intervenire. Attenzione, le zone rosse sono le arterie principali, snodi fondamentali per la viabilità cittadina, viali con più alta densità di abitanti o interessati dal trasporto pubblico (118 e vigili del fuoco) e non l’uscio di casa delle fidanzate degli assessori. Il piano doveva essere affiancato da una tabella con riferimenti orari precisi e reso consultabile dalla cittadinanza magari in un'apposita sezione del sito web del nostro comune, che sarebbe stato un portale perfetto per mantenersi sempre aggiornati sul decorso dell’emergenza e per capire come e dove si stava intervenendo. Sarebbe stato opportuno impiantare un centralino telefonico a disposizione dei cittadini in modo da risparmiare i pellegrinaggi al municipio per chiedere la grazia di un sacco di sale o alla ricerca di un fantomatico ufficio reclami. Altro SOS che i serresi hanno seguito con il fiato in gola: la macchina del sindaco (foto). Rimasta irrimossa da giorni, parcheggiata nel cuore del paese sotto uno strato impietoso di neve, alla mercé di grandine e fiocchi. Disagio reale o operazione di immagine? Un feticcio in vetrina come se qualcuno avesse qualcosa da farsi perdonare.
Anche se non nevica più, il ghiaccio e la neve ancora insistono per le strade, si spera per poco. In una nota stampa il sindaco ed il vicesindaco hanno addossato colpe, che in realtà sono solo loro, prima alla Comunità montana, poi ai paesi vicini ed infine alla Provincia. Per fortuna ancora nessuno ha parlato degli Ufo.

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