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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha sequestrato beni per due milioni di euro ad un amministratore unico di una società di Pizzo, operante nel settore dei cantieri navali. L'attività delle Fiamme gialle è stata possibile grazie ad una precedente ed articolata verifica fiscale, a conclusione della quale sono state accertate anche numerosi violazioni di carattere amministrativo e penale. Il controllo della Guardia di Finanza - effettuato nel periodo compeso tra il 2009 e il 2013 - ha consentito di recuperare a tassazione in materia di imposte sui redditi oltre 3 milioni di euro e, in materia di Iva, una somma che supera i 200mila euro. Il legale rappresentante della società è stato denunciato per dichiarazione infedele e omessa dichiarazione. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo, hanno permesso di acquisire elementi di prova tali da indurre il gip ad emettere i decreti di sequestro preventivo finalizzati alla confisca anche con formula per equivalente sui beni nella disponibilità dell'indagato. Tra i beni sequestrati figurano anche automobili, immobili e conti correnti.
Gli agenti della Guardia di Finanza di Tropea, diretti dal comando Compagnia di Vibo Valentia, nell’ambito di un’operazione rientrante in una più ampia serie di attività investigative intraprese dal Corpo a tutela della spesa pubblica nazionale, hanno acquisito presso gli Uffici Anagrafe e gli Uffici di Stato Civile dei Comuni della fascia costiera, gli elenchi dei soggetti deceduti per avviare riscontri presso la sede dell'Inps di Tropa, finalizzati ad individuare eventuali provvidenze (pensioni ordinarie, di invalidità, assegni sociali) ancora in corso di erogazione nei confronti degli stessi.
La Corte dei Conti ha ricevuto dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro la segnalazione di un danno erariale per oltre un milione di euro. Il reato risulterebbe riferito agli incarichi legali a professionisti esterni, nominati dalla Sorical spa, società partecipata a maggioranza dalla Regione Calabria per la gestione delle risorse idriche regionali. Il conferimento delle consulenze esterne – secondo gli inquirenti – sarebbe avvenuto attraverso procedimenti «non conformi alle disposizioni di legge». Conferimenti con cui Sorical, di fatto, per tutto il 2012 ha affidato ad una serie di studi professionali diverse consulenze legali, ma senza il rispetto delle procedure concorrenziali
La Guardia di finanza, nell’ambito di operazioni di controllo effettuate sul territorio provinciale, proprio a Vibo Valentia, ha scoperto ieri l’esistenza di un deposito abusivo di autovetture. Una rimessa non autorizzata gestita da un imprenditore del luogo, proprietario dello stesso terreno sul quale giacevano le carcasse dei veicoli. L’area è risultata essere illegittimamente adibita a rimessa, tanto che la stessa non disponeva delle dovute cautele previste per i depositi regolari, soprattutto in funzione della tutela ecologico-ambientale. L’uomo infatti avrebbe effettuato l’attività di raccolta di rifiuti speciali - come ad esempio olii esausti o batterie obsolete - e di deposito di autovetture in un terreno privo di qualsiasi dispositivo di salvaguardia ambientale, nel quale le Fiamme gialle avrebbero rinvenuto ben venti autovetture che dallo stesso deposito abusivo venivano poi spacciate verso altri soggetti in grado di recuperarne le parti ancora utilizzabili. La posizione dell’uomo si sarebbe complicata soprattutto perché nel successivo accertamento condotto sulle vetture presenti in deposito, la stessa Guardia di finanza, ha rilevato che una delle automobili risulta essere addirittura rubata. Da ciò la segnalazione dell’imprenditore all’Autorità giudiziaria competente per ricettazione di auto rubata oltreché per reati contro l’ambiente. L’intera area abusiva e tutto il materiale stoccato al suo interno è stato sottoposto a sequestro.
Un aereo del dispositivo di pattugliamento aeromarittimo dell’Agenzia Europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea (FRONTEX), coordinato dal Gruppo Aeronavale della Guardia di Finanza di Taranto, ha intercettato nella mattinata di ieri, a circa 170 miglia dalle coste italiane, nelle acque internazionali antistanti il litorale tra Roccella Jonica e Crotone, un peschereccio, lungo circa 17 metri, carico di migranti diretto verso le coste ioniche calabresi. A bordo, in particolare, vi erano 102 migranti. Un pattugliatore ed un guardacoste della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Crotone, idonei a navigare in alto mare, si sono mossi dalla stessa località, per intercettare l’imbarcazione che si stava dirigendo, a lento moto, verso le acque territoriali italiane. Intorno alle 2 e 20 di stamane, il peschereccio, dalla nazionalità da accertare, è stato intercettato e fermato nel mare territoriale di competenza italiana. I migranti sono stati trasbordati sulle unità delle Fiamme gialle ed assistiti. Tra loro c’erano anche 2 donne, una bambina di 4 anni e diversi minori, di presunta nazionalità siriana, in discrete condizioni di salute, sono stati trasferiti presso il porto di Crotone e il peschereccio che li trasportava è stato rimorchiato nel medesimo porto e sequestrato. I finanzieri hanno anche sottoposto a fermo i due presunti scafisti individuati già nel corso della notte grazie alle indicazioni fornite dagli altri occupanti l'imbarcazione. Nella mattinata odierna, invece, i migranti sono stati sottoposti alle prime cure ed alle successive attività di identificazione da parte degli organi di polizia preposti
Rimane in panne, infangata fra verità supposte e bed & breakfast fantasma, la macchina amministrativa serrese targata PdL. In barba a quel tanto ostentato slogan pre-elettorale, “Un dovere morale: voltare pagina!”, che nel maggio scorso campeggiò deciso in ogni dove. Sui manifesti, sui muri, perfino su un paio di gigantografie mobili che per un mese tranciarono in lungo ed in largo le vie del paese. Per Terravecchia, a Spinetto, nelle piazze, sul lungo fiume, sui palchi alle spalle di oratori e cabarettisti.
Qualcuno pensò “il circo è arrivato in città”. Altri, circa 1.800 persone invece ci credettero, ed armati di buone illusioni regalarono il consenso proprio a quei paladini che raccontavano di avere in tasca la ricetta utile alla diffusione di quell’etereo “dovere morale”.
Neanche il tempo di soffiare sulla prima candelina e tutto è cambiato. Anzi quella moralità non è mai esistita. Spazzata via a colpi di esposti ed inchieste.
Le guance della maggioranza serrese si colorarono di rosso già nei mesi scorsi, quando un ambiguo rimpasto di giunta fece fuori Zaffino, l’ex assessore spodestato per motivi ancora del tutto ignoti alla cittadinanza, ma non alla questura. Poi il caso della targa smarrita, quella con su impresso “Qui la 'ndrangheta non entra”, da inchiodare all’uscio del palazzo municipale e che ancora oggi tarda a raggiungere Serra. Ultimo il caso del presidente del Consiglio De Raffele finito, per una strana fattura, nella lista dei 63 indagati dell’Operazione Resort, della Guardia di Finanza, su un giro di 1,3 mln finanziati per la costruzione di strutture di ricezione turistica e spesi in ville private e regali matrimoniali.
Troppe incognite. I programmi politici saltano e l’attività amministrativa ristagna. A pagarne le spese sembra sia il sindaco, ormai additato da tutti come unico responsabile di quest’annata amministrativa che di amministrativo ha avuto davvero poco. Forse nulla, al di là di un paio di aiuole date in adozione a qualche commerciante.
Si va verso un epilogo già scritto. A tempo dovuto il PdL scaricherà Rosi, valvola di sfogo su cui ripiegare colpe, danni e fallimenti, e continuerà a cavalcare indisturbato verso nuovi orizzonti di gloria. Sempre che non ci siano ulteriori intralci, visto che oggi quel bramato “dovere morale” è finito dritto dritto sulle scrivanie di giudici e magistrati.
Il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha segnalato alla Procura regionale della Corte dei conti un danno erariale di circa 20 milioni di euro a carico di 30 dirigenti della Aziende sanitarie provinciali della regione, per lo più direttori generali e commissari straordinari in carica nel periodo oggetto di indagine. Le indagini della Guardia di Finanza, infatti, toccano il periodo compreso tra il 2007 e il 2010, e il danno erariale riguarda anche le aziende sanitarie locali della Calabria che successivamente sono state accorpate alle cinque Asp. Si parla, come origine del danno erariale, di rimborsi gofniati a favore dei laboratori di analisi di alcune strutture sanitarie private.
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