mini buon_compleanno_filippoQuella di domenica, per Soriano, non sarà una giornata come le altre. Filippo Ceravolo, infatti - il giovane rimasto vittima per errore in un agguato il 25 ottobre 2012 sulla strada che collega Pizzoni a Soriano - avrebbe festeggiato il suo ventunesimo compleanno. E, per l'occasione, i familiari hanno organizzato una giornata interamente dedicata a Filippo. Alle 18 e 30, don Pino Sergio celebrerà una Santa Messa nella chiesa Matrice, dopodiché ci sarà una grande manifestazione in piazza. Al termine, amici e parenti si recheranno presso il cimitero di Soriano per un momento di preghiera e riflessione. 
 
Filippo è una delle tante vittime innocenti di una Calabria martoriata da un male che, in questi anni, ha causato soltanto la morte giovani vite. Era un ragazzo che non aveva nulla a che fare con gli affari della criminalità organizzata o, peggio ancora, con la sanguinosa faida che sta interessando il cerchio attorno a Gerocarne, Soriano e Sorianello. Probabilmente i sicari non lo volevano uccidere. L’obiettivo, infatti, non era Filippo ma chi viaggiava assieme a lui. In poche ore, però, il giovane si spegne all’ospedale ‘Jazzolino’ di Vibo, dietro il dolore straziante dei familiari. 
 
Oltre alle autorità civili e militari, alla manifestazione organizzata in suo ricordo saranno presenti anche il chitarrista Paolo Giovannetti, l'attrice Ami Condovini ed il maestro Daniele Corbi. Prenderanno parte all'iniziativa anche Lia Staropoli, componente dell'esecutivo nazionale del movimento antimafia ''Ammazzateci Tutti'', gli alunni delle scuole di Soriano, i genitori di Pasquale Andreacchi - il diciottenne di Serra San Bruno ucciso brutalmente ed i cui resti furono rinvenuti in un cassonetto dei rifiuti nel dicembre del 2010 - ed il testimone di giustizia, Rocco Mangiardi. 
 
 
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mini pistola1Un giovane di 18 anni, G.G., è stato ferito da un colpo di pistola alla spalla, mentre era con un amico, in una zona di campagna di Monasterace, nel Reggino. I Carabinieri del gruppo di Locri, diretti dal tenente colonnello, Giuseppe De Magistris, hanno già avviato le indagini per cercare di capire i motivi dell'agguato. Al momento, non sarebbero gravi le condizioni del giovane, visto che è stato lui stesso a presentarsi, in compagnia di un amico, presso il pronto soccorso di Sovertato. Ricoverato, la prognosi al momento resta riservata. Il diciottenne, inoltre, ha detto di non sapere chi ha sparato. 

 

 

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sette paia di scarpeSERRA SAN BRUNO - Sette paia di Scarpe, la prima fatica letteraria della giovane archeologa serrese Eliana Iorfida, sarà presentata domani, sabato 29 marzo, a partire dalle ore 17.00, a Serra San Bruno nei locali di Palazzo Chimirri.

Interverranno all’evento Bruno Rosi, sindaco di Serra San Bruno; Giovanni Bruno, prefetto di Vibo Valentia; Franca Falduto, responsabile delle consulte studentesche - Ufficio Scolastico Regionale; Demetrio Crucitti, direttore Rai Calabria; Paola Gaglianone, Rai Eri; Mario Bozzo, già presidente della commissione regionale del Premio Letterario "La Giara" e presidente della Fondazione Carical; nonché l’autrice Eliana Iorfida, Giara d'Argento 2013. Nelle vesti di moderatore il professor Tonino Ceravolo. 

Il libro nell’agosto scorso si meritò “la Giara d’Argento”, un importante riconoscimento assegnato al romanzo nell’ambito dell’edizione 2013 del Premio Letterario “La Giara” indetto da Rai Eri; una preziosa opportunità di scouting per scrittori esordienti al di sotto dei 39 anni, la cui premiazione è avvenuta nello splendido scenario della Valle dei Templi di Agrigento.

«Sette paia di scarpe – si legge nella motivazione che spinse la prestigiosa giuria alla consegna del premio – è la storia di Ahida e della sua adolescenza, che sullo sfondo della guerra arabo-israeliana del 2006, ci trasporta in un mondo arcaico, rurale, destinato a metamorfosi profonde, senza tuttavia rinnegare i valori di una tradizione millenaria. Eliana Iorfida, narrandoci la vita del piccolo villaggio nella Jazeera siriana, ci descrive, senza giudizi morali o politici, una società dettata da rigide leggi patriarcali, di cui riconosce i limiti, la durezza, ma anche la forza e l’integrità morale. Di quel mondo ci restituisce i colori, la natura, e un senso profondo di humanitas, di collettività, che ci ricorda la genesi delle nostre radici mediterranee».

Il giovane talento letterario ha tratto aspirazione per la stesura del suo romanzo di esordio, durante una delle tante missioni archeologiche, effettuata tra il 2006 e il 2007, sotto la direzione scientifica del Prof. Buccellati (Università della California), in un territorio, dunque, che può senza alcun ombra di dubbio essere annoverato tra i più caldi e sventurati al mondo. Nonostante i tanti impegni quotidiani, Eliana inizia a scrivere il suo romanzo, in maniera intermittente, nel 2008, lasciandolo in sospeso più volte. Poi nel 2012, una volta ultimata, decide di inviare la sua opera alla sede Rai di Cosenza per prendere parte al concorso. Tra gli autori di riferimento della giovane autrice serrese, Corrado Alvaro, che la stessa Eliana Iorfida riconosce peculiare per essere stato «tra i primi a cogliere l’omogeneità della tradizione mediterranea, la comunanza del Meridione d’Italia coi paesaggi e i volti che popolano la sponda opposta e che io stessa ho potuto apprezzare».

 

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ambulanzaTragico incidente sul lavoro a Serra San Bruno. A perdere la vita è stato Salvatore Cirillo, autotrasportatore 38enne di Ninfo, frazione di Serra San Bruno. In base a quanto siamo riusciti ad apprendere, Cirillo stava effettuando alcuni lavori di riparazione su un camion ribaltabile, in un cantiere sito sulla Strada Statale 110, alle porte di Serra San Bruno, quando ad un certo punto il cassone del mezzo ha ceduto e il giovane è rimasto schiacciato dallo stesso. Per lui non c'è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, i Carabinieri della locale compagnia, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone ed un'ambulanza del 118. 

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moschetto2Nella giornata di ieri i carabinieri della stazione di Soriano – guidati dal maresciallo Barbaro Sciacca – nel corso di una perquisizione effettuata preso il domicilio di I.L., 23 anni, residente a Sant'Angelo di Gerocarne, hanno rinvenuto un moschetto da guerra calibro 91/38.

Il giovane, già noto alle forze dell’ordine, aveva celato l’arma sotto al proprio letto. Per lui, nella serata di ieri, è scattata la denuncia a piede libero per detenzione illegale di arma.

 

 

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mini libro_rubbettinoIn una notte buia e senza luna, dopo un viaggio estenuante e con lo stomaco in subbuglio per il tragitto in corriera lungo la vecchia statale 110 (che, rispetto agli anni in cui è ambientato il romanzo, è persino peggiorata n.d.r.), Bruno Randò fa ritorno a Fabrizia, il paese dal quale era partito tre anni prima in cerca di fortuna. Sono tempi duri. Il fascismo governa il paese e chi come Bruno non ha voglia di chinare la testa non se la passa certo bene. E così che il giovane calabrese è costretto a tornare a bussare alla porta di quel tugurio che aveva lasciato con la bisaccia carica di belle speranze. Insieme a lui Ornella, la giovane moglie del Nord che, impaurita e preoccupata, gli si stringe accanto. L'incontro tra la famiglia d'origine di Bruno e la graziosa signora settentrionale non poteva essere dei peggiori. La madre piange come per un figlio morto, il padre dimostra al giovane tutto il suo astio per quella scelta che gli appare sciagurata. Chi era quella donna? Che voleva da loro? Doveva essere certamente «una ballerina... di quelle che fanno la magia. Robe da romanzi, da far atterrire tutto il paese, da far rivoltare persino i santimorti del Camposanto, uno schifo».
 
Inizia così C'è ancora una stella, romanzo dello scrittore di origini fabriziesi Serafino Maiolo (1911-1964), noto ai più per essere stato il padre di Tiziana Maiolo, dapprima giornalista del Manifesto, poi militante radicale e infine ex deputata di Forza Italia e assessore della giunta Moratti al Comune di Milano; opera che Rubbettino manda in libreria a gennaio con un'originale introduzione dello scrittore Gioacchino Criaco.
 
È un incipit che sorprende, un esempio da manuale di xenofobia intesa nel senso etimologico del termine, di paura dello straniero di chi è diverso da noi. Sono due mondi che si confrontano in modo spietato e crudele. Ornella è bella, colta, raffinata. Di fronte a tanto squallore non può non pensare al suo paese «con i vertici dei sei campanili, i portici allineati sullo stradone principale, il convento dei cappuccini e la bella chiesa di San Lorenzo, disteso nell'ubertosa pianura, in una delle anse del Po, doviziosa di messi di bietole, di quei ciliegi che quando fioriscono, in aprile, a maggio, offrono un colpo d'occhio fiabesco e sembra tutta una serra profumata, uno sterminato paradiso». Come rassegnarsi invece a quella nera miseria che, come spesso accade a chi ha lasciato il proprio paese, nel ricordo di Bruno era invece più vicina a una modesta agiatezza?
 
Ecco che i due pregiudizi si incontrano o, meglio, si scontrano. Ad Ornella tornano in mente le parole delle sue amiche che le dicevano che «i "napoletani" sono sudici, che dalle loro parti non si conosce il sapone e che quando Garibaldi ce l'aveva portato, i "napoletani" se l'erano mangiato». I reciproci stereotipi formano una barriera tra la "forestiera" e i genitori di Bruno, barriera che tuttavia si infrange quando Ornella, stanca, spaventata e depressa comincia a piangere. Ecco allora che la madre di Bruno intuisce che in fondo quella donna non è un'astuta poco di buono, pronta a portare il figlio sulla via della perdizione, e appronta con quel poco che c'è in casa una cena. La giovane donna, dal canto suo, capisce che gli anziani genitori del marito non sono dei selvaggi ma due poveri contadini che hanno sul viso, sulle mani e sulle spalle gli anni di dura fatica nei campi.
 
C'è ancora una stella vide la luce nel 1959 presso l'editore Ceschina di Milano. È il secondo romanzo di Maiolo di ambientazione fabriziese. Il primo, Ciaramaca, è del 1949. Ambedue i romanzi possono essere ascritti a pieno titolo al filone neorealista, seppure C'è ancora una stella vi entri un po' tardivamente. Erano gli anni in cui si scopriva un'Italia marginale, diversa, fino ad allora sconosciuta. Il cinema, la letteratura e l'antropologia si interessavano sempre più alle "indie di quaggiù", come già nel Seicento i gesuiti definivano quella costellazione di piccoli mondi contadini sparsi soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
 
Quegli anni di lavoro ci hanno regalato una mole altrimenti impensabile di ricostruzioni, filmati, documentari, romanzi e racconti spesso di straordinaria qualità letteraria (si pensi ai "grandi" calabresi, come Perri con i suoi Emigranti, Seminara con Le baracche o al Corrado Alvaro di Gente in Aspromonte per citarne solo qualcuno) e, tuttavia, non sono serviti, in molti casi, a conoscere meglio la realtà ma sono stati funzionali, come ha spiegato di recente Vito Teti in Maledetto Sud alla costruzione di un nuovo stereotipo speculare a quelli che avevano circolato fino ad allora.
 
Al mito del meridionale ozioso, sudicio, infingardo si sostituiva quello del Buon Selvaggio, del meridionale capace di sentimenti sinceri che si contrapponevano a quelli della borghesia del resto d'Italia fatta di opportunismo e falsità. A questa trappola non sfugge nemmeno Maiolo. Il suo è un romanzo in cui Nord e Sud diventano due modi di vivere, di intendere la realtà e i sentimenti umani.
 
Fabrizia, il paese di Bruno, è un paese cupo, un paese "che non sa cantare", nel quale persino la religione sembra risentire degli echi dei lugubri misteri orfici che si celebravano in queste terre in epoca remota. Gli stessi santi appaiono lontani e capricciosi. San Vito la cui effigie viene portata in processione per chiedere la grazia della fine della siccità, risponde alle preghiere dei fedeli con un'alluvione che devasta il paese. Su tutto incombe il senso del fato.
 
Eppure Ornella, con gli occhi del cuore, con quegli stessi sentimenti che le avevano permesso un punto di incontro con i genitori del marito, riesce ad andare oltre quella spessa corazza fatta di secoli di soprusi, disgrazie e ignoranza e, di fronte alla possibilità concreta di lasciare il paese per tornare alla sua vita di prima, sceglie di rimanere accanto al marito, a quella che considera ormai la sua gente. «È meravigliosa questa gente – dirà al suo spasimante del Nord insieme al quale aveva progettato la fuga – ha un cuore grande e se anche soffre, non abbandona la fiducia nella terra e nel cielo».
 
Sbaglierebbe tuttavia il lettore che vedesse nel romanzo di Maiolo unicamente una sorta di Libro Cuore calabrese. Il "paese che non sa cantare" di Maiolo è al tempo stesso luogo di disperazione e di speranza, di tragedia e di nuova vita, oggetto d'odio e di amore. È un paese dal quale gli abitanti sono spesso costretti a fuggire ma ovunque essi vadano c'è sempre una «piccola stella che ogni notte lampeggia sul Monte Pecoraro e li vigila da lontano per le vie del mondo».
 

Antonio Cavallaro (Rubbettino Editore)

 
(articolo pubblicato su ''Il Quotidiano della Calabria'')
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mini furto-repertorioFABRIZIA – E’ accaduto e potrebbe accadere ancora. Un anziano di 86 anni è stato derubato da una giovane donna che avrebbe approfittato della solitudine del poveretto. L'episodio è accaduto nella giornata di mercoledì ma soltanto ieri pomeriggio, la vittima del furto si è deciso a denunciare l’accaduto ai carabinieri della locale Stazione. Secondo quanto riferito ai militari dell’Arma, una donna, si sarebbe presentata presso l’abitazione dell’86enne e fingendosi interessata a fargli visita  si sarebbe introdotta nella casa dell’uomo che, rimasto ingannato dalla genuinità della ragazza, l’avrebbe fatta entrare, ignaro di quello che sarebbe successo poco dopo. Di li a pochi minuti, infatti, la giovane donna, non si sa come, avrebbe approfittato della distrazione dell’ignaro signore e si sarebbe appropriata, derubandolo, di un buono fruttifero di 2 milioni delle vecchie lire, per un valore di circa 1600 euro. Insomma lingua sciolta, modi di fare convincenti, la giovane donna sarebbe riuscita così a entrare nell’abitazione dove ha iniziato a parlare e a confondere il poveretto, per poi allontanarsi, giusto il tempo di rubare quanto di valore possedesse l’86enne. Raccolto il bottino, la donna, si sarebbe quindi dileguata. La vicenda, che è stata raccontata ai carabinieri proprio dalla vittima del presunto furto, è stata denunciata ai militari della stazione di Fabrizia che hanno avviato le indagini, coordinate dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno, capitano Stefano Esposito Vangone.

 

(articolo pubblicato su ''Il Quotidiano della Calabria'')

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mini filippo_ceravolo'Mai più vittime, mai più mafia'. Un grido di disperazione e di dolore, con il quale i sorianesi da un un anno a questa parte sono costretti a convivere. Perchè a Soriano Calabro, centro dell' Alto Mesima, quando scendi per strada e parli di Filippo Ceravolo, tutti ancora oggi lo ricordano come  un ragazzo perbene, morto ingiustamente. Per errore. Quante volte si sente parlare di giovani che hanno perso la vita così, perchè magari si trovavano nel posto sbagliato, con la persona sbagliata. Filippo, purtroppo, è uno di questi. Non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Mai un precedente. Eppure, in Calabria si muore anche così. Si, in Calabria. Quella porzione di terra dove magari se sei vittima di un agguato, vieni considerato un mafioso. Filippo Ceravolo, però, non era così. Un diciannovenne che amava vivere. Che lavorava sodo con il padre Martino in giro per i mercati della zona. Che tifava Juve e le sere, magari, usciva con gli amici, per passare qualche ora in compagnia. Una vita tranquilla, insomma. 

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mini giustiziaSi è tenuta stamattina presso il tribunale di Vibo Valentia l'udienza di convalida dell' arresto nei confronti di Giglio Ciancio, il 23enne di Serra arrestato venerdì scorso dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, per il reato di detenzione a fini di spaccio di 760 grammi di marijuana, suddivisa in cinque dosi e rinvenuta presso l'autolavaggio del giovane, situato alle porte del paese. Il giudice Monaco ha convalidato l'arresto, disponendo per il 23enne - difeso dall' avvocato Michele Ciconte - la misura degli arresti domiciliari.

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mini pasquale_2Nella ricorrenza del quarto anniversario dalla scomparsa di Pasquale Andreacchi, il giovane amante dei cavalli di cui si sono perse le tracce la sera dell' 11 ottobre 2009, i familiari hanno deciso di ricordarlo con una messa celebrata nella Chiesa dell' Assunta di Spinetto. La funzione è stata officiata dal vice presidente di 'Libera', don Marcello Cozzi.

 

Pasquale scompare la sera dell' 11 ottobre 2009. Dopo essersi ritirato dal maneggio in compagnia del padre Salvatore, intorno alle 19 esce per comprare le sigarettem senza però rincasare. La mattina seguente, la madre, Maria Rosa, non vedendo Pasquale a letto, inizia con il tam-tam di telefonate a parenti e amici per capire se qualcuno lo avesse visto, senza avere notizie.

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