mini luigiadefrancescoIl Musagete, Istituto culturale della Calabria con sede a Francavilla Marittima, in provincia di Cosenza, opera da ormai 27 anni su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione ed interesse per la cultura letteraria contemporanea, per la poesia e le manifestazioni artistiche in genere. Più di un quarto di secolo, quindi, in cui l’Istituto ha inanellato centinaia di eventi, reading e premi letterari di caratura nazionale. In particolar modo, l’ultimo dei concorsi banditi – il Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata 2013, giunto già alla terza edizione – ha visto trionfare una giovane autrice serrese: Luigia De Francesco. 
 
Il riconoscimento – come seconda classificata della categoria “Opera Inedita” – è stato consegnato alla De Francesco lo scorso martedì 20 agosto, durante la cerimonia di premiazione che si è tenuta proprio a Francavilla Marittima nel suggestivo Largo dell’ex Chiesa Santa Rita. La giuria – composta da Giuseppe Massaro (Presidente), Guerino Donato, Sara De Bartolo e Rossana Lucente – ha quindi riconosciuto il valore del saggio di cui si è resa autrice la scrittrice della cittadina della Certosa, titolato “Lo spopolamento dei centri storici calabresi”. Medaglia d’argento quindi per Luigia De Francesco nella sua categoria, alle spalle della palermitana Liliana Nobile (prima classificata con il racconto “Lacrime di pioggia”) e seguita, al terzo posto, dalla parmese Teresa Giulietti (con il racconto “Di ombra ti avevo vestita”). 
 
Il saggio di Luigia De Francesco, “Lo spopolamento dei centri storici calabresi”, è un perfetto spaccato di quello che è il dannato declino socio-demografico che assilla ormai da anni la nostra regione. Un destino amaro a cui sono condannati, in particolar modo, i piccoli borghi della sempre più miserabile Calabria. Un’opera impegnata, in cui emerge, senza mezzi termini, tutto il dolore di una terra “ultima”, destinata ad uno sfollamento indolente, continuo e costante. Un dramma dei nostri tempi raccontato superbamente nel saggio sorprendente di questa eccelsa e sopraffine penna serrese.  
 
Nel corso della serata sono state premiate anche altre categorie letterarie inerenti ai migliori racconti e poesie inedite, sia in lingua italiana che dialettale. 
Si tratta quindi del primo riconoscimento ufficiale per la giovane serrese che, arrivata a questo punto, non può che continuare a coltivare la sua passione letteraria, in prospettiva di ulteriori riconoscimenti e di altre meritate affermazione. 
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mini francesco_danieleFabrizia ha ricevuto una nuova triste notizia, la violenta morte del giovane Francesco Daniele, ucciso, a quanto pare, per una manciata di stupidi euro. Anche se questa manciata di euro avessero rappresentato una questione vitale, nascente da un’estrema povertà, un crimine che fa fuori la vita di una persona non merita umana assoluzione. Si tratta di un perverso ed imperdonabile crollo nella più cupa barbarie, secondo un copione di sopraffazione fisica dell’uomo contro il proprio simile, effetto evidente della caduta morale e civile. Stiamo verificando, attraverso la frequente cronaca ridondante di notizie di atti estremi e disperati, dietro i quali molto si nasconde un grave disadattamento, tanto da indurre a sostenere la tesi attestante che “la delinquenza è primariamente una malattia sociale”.
Se quei maledetti 300 euro sono stati la causa della privazione della vita del povero Francesco, allora vuol dire che c’è veramente tanto che non va in questa società. Chi ha tanti averi e chi non ha nulla. Ma le conseguenze di gesti inconsulti, effetto della disgregazione e dell’ingiustizia, diventano guerra di sangue tra poveri. Non ci si capacita al pensiero che un modesto gruzzoletto proveniente da una banale vincita alle slot-machine, potesse diventare motivo di tal ira da parte di chi, altrettanto banalmente e fortuitamente, aveva invece perso i suoi soldi che volontariamente aveva messo in gioco.
 
Un’assurda vicenda, verosimilmente una rapina finita in tragedia, una stoltezza estrema ed insensata ha causato la morte di un giovane e fatto sprofondare in smisurato dolore la famiglia Daniele. Certamente Francesco era un normalissimo bravo artigiano che speranzosamente tentava la fortuna, non un ricco scommettitore a caccia di emozioni.
 
Il dolore sarà difficile da lenire, ma l’accertamento della verità consentirà almeno di quietare quel bisogno umano di giustizia, se non altro per dare certezza di nomi e movente dell’immane tragedia. Ciò che per ora è stato accertato, secondo la pubblica cronaca, è che Francesco Daniele è stato ucciso con due colpi di pistola – che pare sia stata ormai ritrovata – uno alla testa e uno al torace, come confermato dall’autopsia sul povero corpo ritrovato esanime nelle campagne di Verrua Savoia, tra le province di Torino e Vercelli. 
 
Il grave lutto che ha colpito a Crescentino e Fabrizia i familiari, ha scosso profondamente anche tutti gli amici e conoscenti.
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mini lea_garofaloErgastolo confermato per Carlo e Vito Cosco, assolto Giuseppe, il terzo fratello condannato in primo grado al carcere a vita. Fine pena mai anche per Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Pena ridotta, invece, a 25 anni per il 35enne collaboratore di giustizia Carmine Venturino. Dopo sei ore di Camera di consiglio, la seconda sezione giudicante della corte d’assise d’appello di Milano ha pronunciato il verdetto nell'ambito del processo sull'omicidio di Lea Garofalo. Condanne leggermente ridimensionate rispetto al primo grado, con qualche nuovo elemento. Anche se resiste, anzi si rafforza, la parte più corposa e scottante dell’impianto accusatorio, quella che riguarda il ruolo dell’ex convivente della vittima, il 43enne Carlo Cosco

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mini adelina-fabianaFabiana e Adelina. Due giovani, i cui volti si confondono tra le centinaia di vittime di quello che per lungo tempo è stato banalmente definito “troppo amore”. Donne strozzate da un legame diventato corda e poi laccio mortale. 127 nel 2012. Oltre 20 dall’inizio del 2013. Ieri l’ultimo abbraccio di Corigliano Calabro a Fabiana Luzzi, 16enne barbaramente uccisa dal fidanzato di un anno più grande. Migliaia di persone, un fiume di lacrime e rabbia. Stessi striscioni che parlano di angeli volati via troppo presto o reclamano giustizia, stesse madri con le mani sul grembo ormai vuoto e lo sguardo vitreo, fisso sul feretro bianco che si allontana. Oggi, come 2 anni fa a Lamezia, città invase da palloncini bianchi e colombe, attonite davanti all’inenarrabile.

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Fabiana LuzziUn corteo stamane ha percorso le vie di Corigliano per chiedere giustizia sull’atroce morte di Fabiana Luzzi, la sedicenne accoltellata e bruciata viva dal fidanzato reo confesso del delitto. La città scossa si stringe intorno alla famiglia dell’ennesima, giovane, donna barbaramente uccisa. Guai a chiamarlo dramma della gelosia, delitto passionale e pure femminicidio, perché ad etichettare qualcosa ci si inizia già a fare un po’ l’abitudine. E invece non è così. Non ci si può abituare, piegare mestamente a una quantità di efferatezza tale da lasciare impietrita un’intera città. Corigliano, che ha visto morti di mafia e morti per vendetta. E che oggi non sa come gestire il sacrificio a un Dio che di certo non lo voleva, di una donna ancora bambina, bruciata viva, letteralmente cancellata dalla faccia della terra, per un rifiuto. Che il suo assassino, a sua volta più bambino che uomo, non poteva accettare.

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mini pasquale con la madre maria rosaAnni di lotte e un dolore senza misericordia che hanno trovato un senso nella riapertura delle indagini. Il pm di Vibo Valentia Vittorio Gallucci ha accolto la richiesta di riapertura presentata dall’avvocato Giovanna Fronte. Con la nomina del perito Roberta Bruzzone da parte della famiglia, riparte quindi il percorso investigativo sulle tracce degli assassini di Pasquale. La famiglia Andreacchi non si è mai arresa. Da quel pomeriggio d’autunno del 2009 nel quale il giovane, appena 18enne si allontanò dalla sua casa di Serra San Bruno, sono trascorsi quattro lunghi anni. Il ragazzo fu ucciso da ignoti, i suoi poveri resti sparsi senza rispetto.

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mini chiesa_Mongiana_e_foto_NadileMONGIANA – Questa volta non ci sarà il solito percorso di montagna che porta al lavoro, fatto di terra umida o polvere, questa volta ad accogliere Nazzareno Nadile, l’operaio 42enne morto a causa di un incidente sul lavoro, ci sarà un sentiero fiorito che porta al ristoro dalla fatica, dove riposa chi ha vissuto con la coscienza pura. I funerali del boscaiolo si sono celebrati ieri pomeriggio nella chiesa di Mongiana dedicata alla Beata Vergine delle Grazie. Il corteo quasi ammutolito, ha seguito il feretro che dalla casa è giunto in chiesa tra la commozione di parenti, amici e colleghi di lavoro, che da sempre hanno condiviso con lo sventurato lavoratore, numerose ore di lavoro e di fatica per garantire a se stessi e alla propria famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Nazzanero Nadile da alcuni giorni si trovava ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Pugliese di Catanzaro, dov’era giunto, a bordo di un elicottero del 118, in seguito alle conseguenze di un incidente sul lavoro che lo avevano costretto a lottare tra la vita e la morte, come spesso accade alla persone meno fortunate, non ce l’ha fatta. Le condizioni negli ultimi giorni si erano aggravate al tal punto che i sanitari stessi avevano lasciato ai familiari ben poche speranze circa la ripresa del giovane. La prognosi per tutto il periodo del ricovero era stata riservata fino a quando per il giovane non c’è stato più nulla da fare. E’ deceduto dopo le gravi ferite riportate in quella che avrebbe dovuto essere una delle tante mattinate di lavoro e che invece si è trasformata in una tragedia. Ora non è rimasto altro che un ultimo saluto a quel giovane che, dopo le estenuanti ore di lavoro, con la dolcezza che solo il cuore di un figlio può avere, era solito occuparsi della madre invalida a cui ogni sera rimboccava le coperte adagiandola amorevolmente nel letto. Quel letto dove lui era nato e che ora non lo rivedrà più.

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mini mongiana

MONGIANA – Un’altra vittima del lavoro, un’altra morte bianca si aggiunge a quella che è un’autentica carneficina e che purtroppo viene sottostimata dalle statistiche ufficiali e ignorata dalla politica. Nazzanero Nadile, il boscaiolo 42enne che da alcuni giorni si trovava dalla ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Pugliese di Catanzaro, dov’era giunto, a bordo di un elicottero del 118, in seguito alle conseguenze di un incidente sul lavoro che lo avevano costretto a lottare tra la vita e la morte, è morto ieri pomeriggio. Il giovane non ce l’ha fatta, è deceduto dopo le gravi ferite riportate in quella che avrebbe dovuto essere una delle tante mattinate di lavoro e che invece si è trasformata in una tragedia. 

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mini de_fDaniele De Francesco, ventottenne serrese doc, trasferitosi a Firenze da diversi anni - dove ha studiato Design nella facoltà di Architettura e lavora da freelance industrial designer - ha trionfato nella quarta edizione del concorso “Design your Ciak” promosso dalla Diarpell srl, la nota azienda toscana leader nella produzione di agende, album fotografici, organizer, diari, quaderni, rubriche, classificatori, portabiglietti e personal book. In particolare la Diarpell si è nel tempo imposta ai vertici della distribuzione mondiale grazie all’ormai affermata linea a marchio “Ciak”, diventata uno status symbol nel mondo del block notes tascabile da collezione. E proprio il concorso in cui ha trionfato Daniele De Francesco, prende ogni anno in analisi le migliori “proposte di idee” riguardanti la presentazione di un progetto personalizzato del taccuino.

Il designer serrese è stato incoronato protagonista indiscusso dell’edizione 2013, premiato oltre che dalla giuria ufficiale - che ha definito la sua proposta, il “Ciak Bird”, “un prodotto semplice ma unico, minimale ma originale” - anche dalla giuria popolare. De Francesco infatti ha conquistato anche il primato nella speciale classifica Web, in cui a scegliere il miglior taccuino in gara è stato il popolo di internet.

La proposta di Daniele, rivelatasi quindi vincente sia per la giuria popolare che per quella ufficiale, è caratterizzata dalla chiusura ad elastico orizzontale a forma tubolare in costa di copertina, da un rivestimento morbido in simil pelle nero o grigio, disponibile in tre diverse versioni. Ora il suo progetto verrà realizzato e commercializzato in serie limata dalla stessa azienda promotrice del concorso e come riconoscimento al merito il nome e una biografia dell’autore verranno riportate all’interno del taccuino.

Una vittoria che quindi porta maggiore lustro alla carriera professionale di Daniele De Francesco, già ricca di molte soddisfazioni. Infatti, il giovane designer serrese, nonostante la giovane età vanta un ricco curriculum: laureato a pieni voti in Design presso l’Università degli Studi di Firenze, si è specializzato nella progettazione di oggetti e di interni. Si è già reso autore di collaborazioni di livello, in particolare con le “Officine di architettura” di Marco Paolieri ed è stato impegnato nella ristrutturazione del Cinema comunale “Alfieri”, teatro minore fiorentino riaperto di recente, e di altre importanti opere. Alle fine del 2012 De Francesco aveva già conquistato un altro riconoscimento: una menzione d’onore nel concorso di design a “Ferri Corti” patrocinato dalla Confartigianato e dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia.

 

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mini massimo_lampasiSERRA SAN BRUNO - Sono trascorsi più di due mesi ma ancora di Massimo Lampasi, il 25enne scomparso nel nulla la sera del 24 febbraio, non si hanno notizie. E man mano che i giorni passano, cresce anche la tensione. Il padre, le sorelle, il fratello e la compagna non riescono a darsi pace. Il timore che possa essere accaduto qualcosa di grave è concreto. Ad oggi, però, non si esclude nessuna pista. Come si ricorderà, di Massimo si sono perse le tracce la sera di domenica 24 febbraio, quando il giovane uscì di casa dicendo alla convivente che sarebbe andato a prendere le sigarette. Secondo quanto affermato dalla sorella Antonella, però, pare che Massimo quella sera avesse un appuntamento di lavoro. La mattina seguente, i familiari di Lampasi, che in passato ha già avuto problemi con la giustizia, hanno denunciato il fatto. Nel 2007, in particolare, è stato accusato, assieme ad altri soggetti, di aver rubato delle armi.
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