Il Vizzarro.it - quotidiano online
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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
Il Consiglio provinciale di Vibo Valentia, presieduto questa sera da Francesco Miceli, ha approvato all’unanimità il documento unitario definito recentemente dal coordinamento nazionale dei presidenti dei Consigli provinciali, attraverso il quale si sollecita l’adozione di una serie di iniziative per contrastare il processo di abolizione delle Province. L’Assemblea - tenutasi nell’ambito della mobilitazione coordinata dall’Upi, che ha visto nella giornata odierna la convocazione di tutti i Consigli provinciali d’Italia - ha affrontato gli stessi temi discussi durante la riunione congiunta dei cinque Consigli provinciali calabresi, che si è tenuta a Lamezia il 23 gennaio scorso. È stato probabilmente questo il principale motivo della scarsa partecipazione registratasi oggi, nonostante la convocazione fosse aperta alla partecipazione di tutte le forze sociali, economiche e politiche del territorio. Presenti soltanto 12 consiglieri, quasi esclusivamente di maggioranza; grandi assenti, invece, sindaci, consiglieri regionali e parlamentari, tranne l’ex senatore Antonino Murmura, considerato unanimemente il padre fondatore della Provincia di Vibo Valentia, essendo stato a suo tempo il principale promotore della sua istituzione.
Il Consiglio dei ministri ha conferito al dottor Michele Di Bari, 53 anni, originario di Mattinata (Foggia), l'incarico di prefetto di Vibo Valentia in sostituzione del prefetto Luisa Latella, "che viene collocata in disponiblità - si legge nel comunicato stampa diffuso al termine del Consiglio dei ministri - ai fini del conferimento dell'incarico di commissario straordinario del comune di Palermo". Il prefetto Di Bari, che probabilmente si insedierà già nei prossimi giorni, proviene da Trieste, dal Commissariato del Governo nella Regione Friuli Venezia Giulia, dove ricopriva l'incarico di Vice Commissario del Governo.
SORIANO CALABRO - Continua la protesta partita dalla Sicilia, più di una settimana fa, e che ora interessa gran parte dell'Italia. Gli svincoli vibonesi della A3, Serre, Sant’Onofrio e Pizzo Calabro sono stati bloccati da diversi mezzi provenienti sia dalle grosse aziende come la Derenzo, Tassone, Simonetta, Carnovale e Prestanicola, che da “padroncini”, vale a dire autotrasportatori autonomi titolari di un tir. Nonostante la protesta sia grossa al tal punto da mettere in ginocchio la Calabria, gli scioperanti garantiscono l’accesso in autostrada agli autoveicoli, agli autobus di linea del trasporto pubblico e ai mezzi che distribuiscono derrate alimentari di prima necessità e farmaci.
Da qui a poche ore dovrebbe sciogliersi il rebus sulla nomina del commissario che guiderà il comune di Palermo dopo le dimissioni del sindaco Cammarata, e secondo quanto stanno riportando diversi organi di informazione - ieri ne ha dato notizia Repubblica, nelle pagine siciliane - in pole position per l'incarico ci sarebbe il prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella. Alla guida dell'Ufficio territoriale del governo di Vibo dal 2009, la Latella starebbe ancora valutando se accettare o meno l'incarico, dubbi che potrebbero derivare dalla difficilissima situazione economico-finanziaria del comune di Palermo. In proposito, sarebbero determinanti eventuali garanzie che il governo nazionale potrebbe dare per traghettare l'ente verso acque meno agitate e verso nuove elezioni. Secondo la ricostruzione di Repubblica, sulla Latella sarebbe in atto il pressing del presidente della Regione Sicilia Lombardo e del ministro dell'Interno Cancellieri, ma il prefetto di Vibo avrebbe preso ancora 24 ore di tempo prima di decidere se accettare l'incarico e quindi lasciare Vibo Valentia.
Italia oggi: Super Mario Monti si affanna, sulle nostre spalle, a far capire all’Europa che conta che abbiamo fatto i compiti e che, se il primo quadrimestre è andato male, ci stiamo impegnando a risalire la china. Alla fine saremo promossi. Faremo i bravi a patto che la maestrina Merkel riponga definitivamente la bacchetta con cui ce le dà di santa ragione almeno da 3 anni. E mentre l’economia ci devasta le tasche, la telenovela “Schettino torna a bordo” ci avvelena il cuore. Simpatica l’Italia: ci vuole davvero poco per tenerla impegnata almeno per due mesi.
Premesso che Schettino è quello che abbiamo visto tutti, e di certo non gli verrà tributata la medaglia del “Capitano Coraggioso”, ancora una volta un popolo malato di gossip si ritrova le pupille, e forse anche le meningi, piene del fumo che i media gli soffiano addosso per sviare l’interesse dalle reale sostanza delle cose. Perché in nessun dibattito televisivo (porta a porta) o in nessun bar dello sport (porta a porta) ci si è impegnati a discutere dell’omertà che per anni ha tacitamente favorito l’ormai nota pratica “dell’inchino” che si effettua da tempo nella piena consapevolezza di tutti (capitaneria di porto, marina militare, ministero dei trasporti ecc.) e che metteva a repentaglio la vita di migliaia di persone solo per rendere la gita in barca più attraente? E’ forse un modo per sviare l’attenzione dalle bramose malefatte del capitalista signor Costa Crociera e del suo complice Governo Italiano? È logico che una nave paese con a bordo 5.000 clienti solchi in lungo e in largo il cuore del parco nazionale dell’arcipelago toscano o tranci di netto, ad esempio, la laguna di Venezia? I Bruno Vespa e i vari servi goverantivi ci stanno aizzando a lapidare e condannare non un sistema sazio di milioni e mazzette, ma piuttosto un uomo, codardo, ma comunque strumento della altrui ingordigia. E mentre mezza nazione rimane in apnea, inabissata come la “Concordia” e con gli occhi incollati al televisore, pronta a mandare al patibolo Schettino, in Sicilia, Sardegna e Calabria si scrive la storia di una nuova Italia: quella libera. Peccato che Bruno Vespa non trovi tempo per parlarne. Impugnate i forconi.
Da un lato la Regione, con l'assessore al Bilancio Giacomo Mancini (foto), annuncia di aver liquidato i pagamenti di Lsu e Lpu, esprimendo soddisfazione per aver garantito un sereno Natale anche ai precari calabresi, dall'altro due importanti organizzazioni sindacali, la Cisl e la Uil, attaccano spiegando che "non è possibile lavarsi la coscienza sbloccando le somme relative al solo mese di ottobre 2011". Di seguito la nota diffusa dalla segreterie regionali dei sindacati in questione. "Non possiamo che esprimere profondo rammarico per la retrocessione nell’agenda del Governo calabrese della problematica dei circa 5000 lavoratori LSU e LPU in attesa di risposte concrete circa il loro futuro. Infatti, dopo l’incontro del 2 novembre con il Presidente Scopelliti e gli Assessori Mancini e Stillitani, ci era sembrato giunto il momento in cui una sinergia si sarebbe potuta esprimere nel sostegno alla vertenza di tanti calabresi, con la politica che finalmente condivideva il percorso tracciato dalle organizzazioni sindacali per lo svuotamento di un così ampio bacino di precariato. Ma registriamo che quegli impegni non sono più tra le priorità dell’esecutivo regionale, forse più attento al riposizionamento dovuto al cambio della guardia del governo nazionale o con lo sguardo egoisticamente proteso sulle vicende catanzaresi. Nel frattempo, le vite di 5000 famiglie calabresi tornano nell’ombra, né può servire a lavarsi la coscienza lo sblocco dei fondi necessari al pagamento dei sussidi del Lavoratori di Pubblica Utilità relativi al solo mese di ottobre 2011 e le integrazioni salariali per i soggetti impegnati in Lavori Socialmente Utili e di Pubblica Utilità relativi al solo mese di settembre 2011, anziché l’erogazione di tutte le quattro mensilità arretrate secondo le garanzie fornite il 2 Novembre dall’Assessore Mancini. Inoltre, lo sforzo apprezzabile dell’Assessorato al Lavoro di retribuire in tempi celeri, seppure di un’unica mensilità, gli LSU e LPU rischia di essere frustrato dalla lentezza della burocrazia del Bilancio che coinvolgerà a sua volta anche le amministrazioni comunali, mancando così l’obiettivo di assicurare anche un minimo di serenità almeno nel periodo delle festività natalizie. Sottolineammo, dunque, la necessità di rivedere le modalità con cui si dialoga tra le rappresentanze dei lavoratori e il versante istituzionale: occorre potersi fidare delle parole e delle tempistiche degli impegni assunti ai tavoli di negoziato da parte di autorevoli membri della giunta regionale. In questo ritrovato contesto deve diventare prioritaria per tutti la ripresa immediata della trattazione della problematica complessiva degli LSU/LPU riattivando il tavolo governativo, ora che si è chiarito il nuovo quadro politico, per realizzare il disegno di una possibile e quanto mai auspicabile stabilizzazione di 5000 precari".
Giornata caotica e di duro lavoro quella che porta la manovra economica del governo Monti, l’ormai famigerato decreto salva-Italia, a passare il primo esame. Nella serata di ieri ottiene il sì definitivo della camera con 402 voti a favore, 75 contrari e 22 astenuti avendo già incassato in mattinata la fiducia dell’aula con 495 sì, 88 no e 4 astenuti. Maggioranza dunque ampiamente confermata anche in serata ma con qualche campanellino d’allarme di troppo. IDV e Lega votano contro, come da programma, con il Carroccio che con un rigurgito di orgoglio operaio si presenta in aula con una depuata in tenuta “da fabbrica” che si pone a difesa della classe sociale a cui apparteneva fino a prima di entrare in parlamento. FLI, UDC e PD votano a favore e Franceschini, capogruppo del PD alla camera, nel suo intervento ricorda alla collega leghista “di esser rimasta al governo negli ultimi tre anni” e comunque “attaccata alle poltrone romane per otto degli ultimi 10 anni”, dimenticando completamente quella classe operaia, oggi tanto ostentata, fino ad assomigliare a tanti “soldatini ubbidienti”. Anche il PDL vota sì ma arriva al voto finale con 70 deputati in meno e facendo registrare 2 no alla fiducia,12 astensioni e non garantendo comunque la fiducia fino alla fine della legislatura. Un sì con riserva insomma in una giornata in cui c’è anche spazio per la replica del Premier Monti alle parole di Berlusconi che ieri l’aveva definito “disperato”.
Il Primo Ministro, che nel suo discorso prima della fiducia aveva affermato che ne va del benessere degli italiani, si è detto soddisfatto, dopo il voto finale, del risultato ottenuto nonostante il governo sia stato battuto sull’ordine del giorno presentato dalla Lega e votato quasi all’unanimità dall’aula. L’odg prevede detrazioni sull’IMU per le famiglie che hanno disabili. Non passano gli ordini del giorno presentati da IDV e Lega per far pagare l’IMU alla Chiesa mentre viene approvato quello bipartisan PDL-PD che propone di valutare la possibilità di applicare la tassa a quegli immobili usati per scopi commerciali dagli enti ecclesiastici e/o no-profit.
Ora il provvedimento passerà al senato per l’approvazione definitiva prevista per il 23 dicembre.
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