mini sagrabuonpescato
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Siamo ben lieti, oggi, di ospitare, nella nostra cittadina, un evento come quello    della sagra del buon pescato. Occasioni come queste, che certamente vedono l'attivo coinvolgimento degli operatori del settore ittico, sono utili e funzionali al nostro territorio. Siamo convinti che tali manifestazioni istituzionalizzate debbano essere  frutto di un lavoro partecipato  fra cittadini, lavoratori ed enti preposti si da far emergere le tanto decantate valorizzazioni del nostro territorio.  Auguriamo, quindi, di ritrovarci presto e tutti insieme, per: 
- la sagra delle bonifiche (ad esempio quella  del Ponte del Varco);
- la sagra dell'acqua pubblica e potabile (un efficiente impianto idrico e che non ci costringa a comprare acqua imbottigliata che aumenta vertiginosamente la quantità di rifiuti nei cassonetti); 
- quella della differenziata porta a porta finalizzata ad un ciclo virtuoso dei rifiuti (Cariati conosce fin troppo ben la drammatica emergenza rifiuti che puntualmente ritorna ogni cambio di stagione);  
-  la sagra dei depuratori recentemente posti sotto sequestro a seguito dell'inchiesta Calipso dalla Procura di Rossano (funzionanti e che restituiscano a cittadini e turisti un mare da vera bandiera blu); 
-  la sagra dei trasporti che siano al passo coi tempi (la statale della morte e i treni da far west sono emblema dell'attuale disastrosa gestione delle politiche in merito ai trasporti e alle infrastrutture);
- quella di un ospedale pubblico che funzioni a regime (il nostro territorio subisce la scelta, del tutto opinabile, da parte del governo regionale che, sulla scorta dei tagli imposti a livello nazionale, ha decretato la morte di tanti ospedali calabresi, come quello di Cariati, in favore di ospedali unici che cozzano con l'attuale sistema della viabilità).
Auspichiamo che sia posta in primo piano la salute dei cittadini e la tutela dei territorio. Richiediamo, pertanto, che la Regione coinvolga attivamente cittadini, associazioni e comitati nella stesura di un piano per la gestione delle acque, nel rispetto della volontà popolare espressasi attraverso il referendum del 2011, che parla chiaramente di un ritorno alla gestione pubblica. Riguardo il ciclo dei rifiuti, speriamo che non si persegua più l'idea di costruire o ampliare impianti d'incenerimento e discariche che altro non fanno che deturpare i nostri territori, minacciare la salute pubblica e sottrarre risorse e lavoro in quanto disconoscono che i rifiuti sono una autentica risorsa economica. I nostri mari, ed è sotto gli occhi di tutti, sono di anno in anno sempre più sporchi e  sottraggono risorse ad importanti settori economici quali pesca e turismo, peculiari caratteristiche del sistema produttivo locale fin troppo spesso marginalizzato. A ciò si aggiunge la minaccia rappresentata dalla Trivellazione dei fondali e dalle esercitazioni militari nel nostro blue sea.  Infine è necessario ricordare che viviamo in una regione dove numerosi sono stati  e sono gli scempi ambientali , pensiamo alla vicenda dell'industria chimica Pertusola, nella vicina Crotone, o ancora alla fabbrica Marlane di Praia. É evidente  come sia necessaria una tutela generale dei nostri territori per poi promuovere  un rinnovamento economico-sociale. Occorre andare al di là della mera immagine dei prodotti, istituzionalizzata dai loghi, a nulla servono momenti di vuota autocelebrazione ante litteram. 
Rivolgiamo un caloroso saluto a tutti i lavoratori del mare perchè un mestiere così duro come questo venga finalmente riconosciuto e valorizzato. Convinti che un pieno sviluppo della società umana si ottenga solo attraverso una società ecologica. 
 
Associazione  Le Lampare
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mini emigrati3Die Spaghettifresser, (i mangiaspaghetti): così il poco accogliente popolo tedesco appellava i nostri connazionali emigrati in Germania nel secolo scorso. Ma già precedentemente, nella prima metà del diciannovesimo secolo, nell’economia atlantica, si crearono i presupposti per la libera espansione dei flussi migratori in particolar modo dal meridione d’Italia verso i Paesi del nord Europa, per l’interesse ad emigrare e la libertà di emigrazione nelle aree di partenza, ma soprattutto per il fabbisogno di immigrazione e l'ampia disponibilità all’accoglienza senza restrizioni nelle aree di destinazione. Nel diciannovesimo secolo le cause che spingevano gli emigrati non erano sempre le stesse; nella maggior parte dei casi la spinta alla migrazione derivava dalla crescita demografica e dall'aleatorietà dell'economia agricola con ricorrenti carestie e dalla disoccupazione della classe artigiana con l'inizio dell'industrializzazione.
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mini municipio_serra
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
Rimango basito ogniqualvolta penso a come anche un solo serrese abbia potuto dare fiducia alla maggioranza di centrodestra che guida il nostro comune. Una maggioranza che si caratterizza attraverso un’ immobilismo disarmante. Un po’ poco per chi affermava, solo due anni fa, di avere la bacchetta magica e di poter nel giro di poco tempo risolvere tutti i problemi della nostra cittadina. Mi riferisco alla possibilità di incentivare l’imprenditoria facilitando l’accesso al credito dei giovani facendo in modo che il comune potesse fare da garante nei confronti delle banche, mi riferisco alla possibilità di consegnare alle giovani coppie in difficoltà le case che facevano parte del progetto “Paese Albergo”, ai 100 posti di lavoro al Parco e alla raccolta differenziata con codice a barre che avrebbe dovuto far raggiungere le percentuali auspicate dal governo nazionale nel giro di poco tempo…
Ci ritroviamo purtroppo di fronte a una realtà diversa, per l’imprenditoria non è stato mosso un dito e le giovani coppie attendono ancora invano l’uscita del bando per l’assegnazione delle case albergo; dei 100 posti di lavoro neanche l’ombra,  tranne che per una manciata di contratti mensili per amici e parenti della maggioranza e la raccolta differenziata è rimasta orfana delle buste con colorazione diversa per ogni materiale riciclabile e dei codici a barre dopo neanche un mese dalla messa in atto. Le strade sono di nuovo piene di rifiuti abbandonati da chi, con senso civico pari a zero, certifica in tal modo il fallimento di un progetto tanto sbandierato nel dopo elezioni del 2011, così come tanto trascurato e mal gestito dopo qualche mese.
Un’amministrazione che si rispetti dovrebbe essere caratterizzata dal dialogo, anche con toni forti, e dalla dialettica. Negli ultimi due anni i serresi hanno dovuto assistere invece, a teatrini che niente hanno a che vedere con la politica e con chi afferma di farne parte: abbandoni dell’aula da parte della maggioranza per far mancare il numero legale (in genere questa possibilità è vista come manna dal cielo dalla minoranza che da sola non ha i numeri per invalidare una votazione) e richieste di sospensioni, ben tre nell’ultimo consiglio comunale, per attaccarsi al telefono e chiedere consigli su come proseguire la seduta. Una maggioranza muta e impalpabile se non fosse per il capogruppo in consiglio e qualche sporadica uscita poco felice del sindaco. Dall’altro lato una opposizione che in alcune occasioni ha dovuto dimenticare di essere tale e mantenere il numero legale per votare provvedimenti considerati positivi per tutta la cittadinanza, una opposizione che in ogni consiglio si ritrova a doversi astenere o addirittura a dover abbandonare l’aula durante le votazioni in quanto la maggior parte dei punti all’ordine del giorno individuati dalla maggioranza non seguono l’iter imposto dal Testo Unico ma vengono portati in consiglio e discussi come se fossero argomenti da bar.
Il ruolo di trascinatore che Serra San Bruno ha sempre avuto verso tutto il comprensorio sembra sia venuto meno e per ciò si deve ringraziare chi con voglia di rivalsa è riuscito ad avere la maggioranza senza pensare che una volta arrivato a Palazzo Tucci avrebbe dovuto governare e non divulgare slogan buoni finché si è in campagna elettorale ma di impossibile attuazione quando si ha l’onore e soprattutto l’onere di gestire la cosa pubblica…
Auspico che, con grande senso di responsabilità, l’attuale maggioranza decida di fare un passo indietro in modo da ridare ai cittadini la possibilità di scegliere nuovamente quale possa essere il meglio per la nostra cittadina, questa volta con qualche certezza in più e qualche politicante della domenica, con famiglia numerosa a seguito, in meno.   
 
Michele Grenci

Coordinatore movimento politico 'Al lavoro per il cambiamento'
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mini rosiRiceviamo e pubblichiamo:

Amministrare con competenza e trasparenza oggi non è un compito molto semplice, soprattutto quando viene affidato dal volere di un popolo che in maniera democratica e libera sceglie una coalizione che ritiene più consona per il bene di un paese o città'. Questo avviene precisamente nelle amministrative del 2011, quando la coalizione del Pdl vince con un netto distacco sulle altre liste civiche che competevano per il palazzo comunale di Serra San Bruno. Tantissima gente aveva riposto fiducia, credendo alle tante promesse "peccaminose" che i grandi politici territoriali fecero. Ne voglio ricordare qualcuna:
- ospedale del futuro, con apertura di nuovi reparti e potenziamento di quelli già esistenti;
- 100 posti di lavoro da offrire ai giovani del territorio per abbattere la disoccupazione giovanile;
- creazione di un turismo ecclesiastico che avrebbe portato un flusso crescente di turisti beneficiando in  termini economici/ finanziari per il territorio.
Mi chiedo come sia possibile che passati due anni tutte queste promesse non siano state attuate e non solo la disoccupazione giovanile nel nostro paese sia galoppante, assistendo ad una quasi desertificazione lavorativa in tutto gli ambiti. L' Ospedale San Bruno rischia addirittura il completo ridimensionamento dei reparti che fino a poco tempo fa erano attivi, dimenticandosi completamente della salute della gente e dei tanti posti di lavoro che vengono occupati nel presidio ospedaliero,creando difficoltà  lavorative alle professionalità mediche e tecnico-infermieristiche. Voglio ricordare che capacità politica vuol dire snellezza non solo in campagna elettorale, promettendo e presentando programmi politici stratosferici, ma vuol dire essere capaci di assumersi le proprie responsabilità e attuare ciò che sia benefico e migliorativo per il paese. Assistiamo ad un degrado che tocca quasi tutti i settori; si pensi che da molto tempo l'amministrazione comunale non è stata in grado di fornire le buste per la raccolta differenziata,costringendo la gente a comprare i sacchetti per poi farci pagare la tarsu comprensiva di buste non forniteci. E come per magia..ultima pubblicità' negativa, dopo l' arrivo della commissione d' accesso inviata  dal prefetto per vigilare sull' attività' amministrativa svoltasi in questi due anni,il sindaco per eludere ciò  che è stato frutto di un lavoro intenso e qualificato dei commissari, s' indigna e addirittura ci ridicolizza d'innanzi ai giornalisti con una conferenza stampa al dir poco scioccante, dove si dice pronto all'automutilazione. Mi chiedo come mai il sindaco e l'amministrazione comunale invece di allestire simpatici "teatrini viventi" in piazza municipio con tendoni da campeggio e varie scenografie per autodiferndersi, non protesti per tutelare la posizione dei lavoratori LSU ed LPU del suo comune, che rischiano il proprio posto di lavoro,invece di punire i suoi lavoratori  per il solo fatto di non essere appartenenti alla sua area politica? Beh che dire...Come dice Dante Alighieri :" ai posteri l ardua sentenza".

Valeria Giancotti
Coordinatore cittadino AD

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mini 1172251747Acquisire informazione sui bandi o semplicemente verificare l’ammissibilità delle domande inviate all’Assessorato regionale al Lavoro sembra sia diventata una vera e propria odissea. L’accusa emerge dalla lettera firmata dal Presidente di Confindustria Cosenza Natale Mazzuca, che si dice esterrefatto dai silenzi del dipartimento guidato dal neo assessore Nazzareno Salerno. Dalla missiva emerge il disagio di un imprenditore che aveva partecipato nel marzo scorso ad un ‘bando a sportello’ utile a ricevere un contributo a favore delle imprese, variabile dai 12mila euro, nel caso di assunzione di un lavoratore maschio, ai 25mila euro nel caso di un lavoratore portatore di handicap, ma che a ben 3 mesi di distanza ancora non aveva avuto alcun responso, neanche semplicemente in merito all’idoneità della propria domanda.

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mini salerno-rosi-don peppeRiceviamo e pubblichiamo:

Anche quest’anno, puntuale come una malattia di stagione, si è ripresentata la questione LSU-LPU. Un dramma che in Calabria morde la gola ad un esercito di 5.200 “lavoratori di serie B” condannati da 17 anni a galleggiare nell’angosciante stagno della precarietà. Impegnati in enti locali che senza la loro presenza si ritroverebbero costretti allo stallo operativo. Vuoti di forza lavoro. Privi di personale.

Ma a Serra San Bruno il dramma lavoro sta per diventare ancora più profondo. Perché mentre tutti i Sindaci di ogni angolo della Calabria scendono in piazza al fianco dei precari per reclamare il diritto ad un “reale rapporto di lavoro”, il primo cittadino serrese, Bruno Rosi, per non tradire la sua fama, senza alcun rossore sulle guance, dichiara di non voler rinnovare i progetti in scadenza ai 58 LSU-LPU impiegati presso lo stesso Comune di Serra.

Una decisione che calpesta quindi la dignità di ben 58 cittadini lavoratori precari. I più giovani hanno poco meno di 40 anni, mentre quelli più anziani avrebbero l’età buona per una pensione dignitosa che in realtà non riceveranno mai. E per tutti - a questo punto - quello del lavoro è ancora di più un calvario senza fine. Una via crucis che li vede in balia delle circostanze, attanagliati nella morsa del bisogno, con sulle spalle il pesante fardello del sostentamento di intere famiglie, tasse da pagare, figli che devono crescere e studiare. Per loro pochi diritti e nessun contributo utile al conseguimento di una futura dignitosa posizione pensionistica, domani la disoccupazione. Insomma giovani, madri e padri di famiglia, lavoratori pubblici “legalizzati in nero” che per volontà di un’amministrazione bigotta vengono ulteriormente affossati. Abbandonati nel limbo della marginalità inoccupazionale. In quella fascia d’età in cui sei troppo grande per trovare un nuovo lavoro e troppo piccolo per giovare di una pensione sociale.

E poco importa se dai palchi del PDL nella scorsa campagna elettorale si erano sparpagliate promesse e speranze: lavoro, incentivi, benessere. E che dire del neoassessore al Lavoro Nazzareno Salerno, che a Catanzaro dà rassicurazione e prende impegni con i precari, mentre nell’amministrazione comunale da lui di fatto guidata scarica i lavoratori come una zavorra inutile? Il risultato, dopo tante belle parole, è che i servizi - come quello della raccolta differenziata - verranno esternalizzati ed affidati ai privati, con costi esosi che metteranno KO le casse dell’ente e porteranno ad un prevedibile aumento dei tributi. E per quei 58 LSU-LPU serresi, il piatto è bello e pronto. Anzi è vuoto.

A Serra si ha l’impressione che il problema si stia sottovalutando e, senza ammortizzatori sociali, sembra scontato che da qui a poco la tensione salirà alle stelle. Tutto questo in un tempo già magro, in cui i colpi della crisi si fanno sempre più insostenibili ed in cui costantemente si ha sempre meno l’impressione di giungere, finalmente, a quella tanto agognata fine di un tunnel che, ci dicono, si chiama crisi. Una situazione cronica in cui temi fondamentali come quello del lavoro e della famiglia, a Serra San Bruno, rimangono lacerati dall’indifferenza e dal cinismo di un’amministrazione che naviga a vista, cieca di fronte alle pesanti ricadute che avrebbe sulla già fragile economia cittadina il licenziamento di Lsu e Lpu.

E poi ci si ritrova tutti a fare i cronisti. Soprattutto quando il dramma sfocia in tragedia. Come a Cercola, piccolo centro in provincia di Napoli, dove Bernardo Romano, lavoratore socialmente utile, nell’agosto di qualche anno fa si diede fuoco. Una torcia umana nel cortile della casa municipale. Un atto di accusa estrema. Il prologo angosciante nella estenuante e continua ricerca di un lavoro stabile. Di una normalità negata che in Calabria sembra sempre più un miraggio. Basti pensare che nella scorsa Legislatura, il Governo Berlusconi destinò 110milioni per la stabilizzazione degli LSU di Napoli e Palermo, lasciando nel dimenticatoio i precari calabresi.

Ci impegneremo, anche con azioni forti, per reclamare, al fianco di questi 58 serresi, il diritto al lavoro e alla dignità.

Comitato Civico Pro Serre

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Martedì, 04 Giugno 2013 11:49

Lsu/Lpu, le preoccupazioni del Pd

mini municipio serraRiceviamo e pubblichiamo:

 

Siamo profondamente preoccupati ed amareggiati rispetto alla notizia che da diversi giorni circola negli ambienti cittadini, apparsa anche sulla stampa locale, circa la volontà del Sindaco Rosi e della sua maggioranza targata PDL di non voler rinnovare i contratti dei lavoratori LSU/LPU che scadranno il prossimo 31 Dicembre. Una scelta politico- amministrativa, portata avanti dall’amministrazione comunale, che rischia però di sbattere in mezzo ad una strada 58 lavoratori e le loro famiglie che da 15 anni mandano avanti, tra le numerose difficoltà che quotidianamente riscontrano, molti servizi essenziali del comune.  

La notizia ci lascia sconcertati, stupiti e increduli, soprattutto in un contesto storico in cui, ad ogni livello, i temi dell’occupazione e della tutela dei lavoratori assumono un ruolo centrale. In un periodo difficile, nel quale si vuole difendere ogni singolo posto di lavoro, la “lungimirante” amministrazione serrese decide di mandare a casa i lavoratori per esternalizzare e privatizzare alcuni servizi, primo fra tutti - per come si apprende dalla stampa - la raccolta differenziata. Non riusciamo a capire la logica che spinge in tale direzione anche alla luce delle drammatiche ripercussioni economiche che tale decisione potrebbe avere, non solo per le famiglie interessate, ma anche per l’economia cittadina.

Per tali motivi condurremo su questo tema una battaglia serrata e continua. Difenderemo i lavoratori e le loro famiglie ricordandoci il debito che la società ha nei loro confronti poiché, a fronte di anni di precariato, di un esiguo stipendio e senza alcun contributo previdenziale, quotidianamente sono impegnati a garantire anche il funzionamento della macchina burocratica comunale che altrimenti sarebbe ferma.

Riteniamo, quindi, che l’amministrazione comunale debba cambiare idea su questa importante e delicata questione prima che succeda l’irreparabile e si apra una fase di tensioni sociali senza precedenti per la nostra comunità.

Come locale circolo PD siamo molti attenti ai diritti dei lavoratori e porteremo avanti questa battaglia coinvolgendo direttamente anche i deputati democratici che già in questi giorni hanno investito della questione il competente Ministero del Lavoro. Nel tavolo tecnico riunitosi a Roma i parlamentari hanno chiesto un contributo economico specifico per procedere alla stabilizzazione dei lavoratori LSU/LPU calabresi e risolvere definitivamente l’annosa questione.

Gli esponenti pidiellini piuttosto che guardare a come “liberarsi” di quello che per loro è ormai diventato un problema dovrebbero cercare di valorizzare le competenze e professionalità di questi operatori e forse riuscirebbero un po’ meglio nel garantire ai cittadini quei servizi indispensabili e quella gestione dell’ordinario che al momento non sembrano capaci di assicurare.

A questo proposito chiediamo loro una netta inversione di rotta rispetto all’attuale modo di gestire la cosa pubblica. Il livello di degrado politico, culturale e sociale raggiunto in poco più di due anni dimostra, infatti, un’incapacità amministrativa senza precedenti per il nostro paese alla quale non è consentito aggiungere ulteriori aggravanti attraverso decisioni scellerate a cui non sarebbe più possibile porre rimedio.

Rosanna Federico
Consigliere Comunale del PD

Luigi Tassone
PD Serra San Bruno

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mini precari 4Un’anomalia dell’assistenzialismo all’italiana. Per migliaia di lavoratori, appesi all’incubo della precarietà, è un dramma che dura da 15 anni. Per la politica, che ha partorito quest’ennesima bomba sociale, oggi è diventato un fardello pesantissimo, difficile da portare (e da scaricare). Il Consiglio di Stato (sentenza n. 1253/2007) ha decretato che l’attività dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità non può qualificarsi come un vero rapporto di impiego, “e ciò per la considerazione che il rapporto dei lavoratori socialmente utili trae origine da motivi assistenziali e riguarda un impegno lavorativo certamente precario”. Un responso impietoso, difficile da accettare per chi svolge quotidianamente servizi essenziali in migliaia di enti locali - per poche centinaia di euro al mese e senza alcun contributo previdenziale - ed è ciclicamente costretto a scendere in piazza

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mini municipio_serraSERRA SAN BRUNO – Il primo cittadino Bruno Rosi, non sarebbe più intenzionato a rinnovare i progetti per i lavoratori Lpu-Lsu in scadenza il prossimo 31 dicembre. A questa determinazione sarebbe pervenuto negli ultimi giorni dopo le “resistenze” di alcuni lavoratori che non avrebbero ottemperato alle nuove mansioni previste dalla rimodulazione dei progetti in atto. Il sindaco, avrebbe quindi constatato come a fronte di 58 lavoratori, i risultati dell’organizzazione dei lavoro sarebbero piuttosto scarsi, e tutto ciò avrebbe fatto ingenerare nel capo dell’esecutivo cittadino, l’intenzione di non rinnovare i progetti. Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, lo stesso primo cittadino avrebbe anche “suggerito” l’opportunità che i lavoratori prendano in considerazione l’idea di chiedere il trasferimento presso altra sede, proprio per non perdere il diritto al rinnovo dei progetti e ad una sempre vana stabilizzazione. 
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mini sharo_per_vizzarro_1SERRA SAN BRUNO - Nasce la Casa della Cultura ''Sharo Gambino'', dalla volonta' della famiglia Gambino di mettere a disposizione della collettivita' il patrimonio ereditato dallo scrittore calabrese e di proseguire il suo percorso di quotidiana diffusione della cultura e dei valori di legalita' e giustizia sociale. Facendo tesoro dell'enorme lavoro di ricerca, documentazione e divulgazione portato avanti da Gambino nell'arco della sua esistenza, l'idea della Casa della Cultura sta prendendo forma con la creazione di un'associazione per lo sviluppo della cultura e del territorio. Tra gli scopi della Casa della Cultura, che non ha finalita' di lucro ne' politiche, c'e' la costituzione di un osservatorio permanente che si occupi di cultura, legalita', servizi sociali, ambiente, turismo, lavoro.

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