mini f._rombolaBruno Procopio, 24enne di Davoli coinvolto nell'operazione della Dda di Catanzaro sulla faida del Soveratese scattata giovedì scorso, avrebbe manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia, e avrebbe iniziato a farlo già sabato scorso durante gli interrogatori di garanzia svoltisi di fronte al Gip Antonio Rizzuti. Da quello che si è riusciti ad apprendere, pare che Procopio si sia autoaccusato dell'omicidio di Ferdinando Rombolà (foto), freddato in spiaggia a Soverato l'estate scorsa davanti agli occhi atterriti della moglie e del figlio. Alcune delle dichiarazioni fornite da Procopio, inoltre, pare che vadano ad incrociarsi con alcune delle testimonianze rilasciate dal pentito Antonino Belnome, che già dalla fine del 2010 sta collaborando con la Dda di Milano facendo tremare molte 'ndrine calabresi.

Il Gip Rizzuti ha convalidato il fermo di Antonio Gullà e dello stesso Bruno Procopio - che giovedì era sfuggito al fermo ma che si è costuito il giorno dopo - mentre, pur non convalidando il fermo, ha disposto la custodia cautelare in carcere per Michele Lentini, Fiorito Procopio, Angelo Procopio e Vincenzo Bertucci. Gli arresti domiciliari, invece, sono stati concessi a Manuel Procopio, Francesco Vitale e Giovanni Nativo, mentre tutti gli altri fermati sono stati rimessi in libertà.  

 

 

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mini Pasquale_3SERRA SAN BRUNO - Ha preso in mano il caso da pochissimo, ma appena ha iniziato a spulciare le carte si è subito resa conto della gravità della situazione. Determinazione e caparbietà di certo non difettano all'avvocato Giovanna Fronte, legale di fiducia dei familiari di Pasquale Andreacchi, e infatti - si può starne certi - non verrà lasciato nulla d'intentato per cercare di arrivare a rendere giustizia alla vittima di un così efferato delitto. Il primo obiettivo, dunque, è chiedere la riapertura delle indagini.

Come rivelato da Il Vizzarro.it pochi giorni fa, infatti, la Procura vibonese ha archiviato il procedimento che aveva aperto contro ignoti per il sequestro e l'omicidio di Pasquale. L'archiviazione è avvenuta il 30 dicembre 2010, esattamente ad un anno di distanza dal ritrovamento dei resti del giovane. Caso archiviato nel giro di un anno: nessun indagato, nessun colpevole. Una conclusione inaccettabile non solo per i familiari, ma per chiunque abbia a cuore la permanenza di qualche scampolo di civiltà in questi lembi estremi del Meridione d'Italia. Per queste ragioni, essendoci evidentemente diversi elementi da chiarire e dubbi da dissipare su come sono state gestite le indagini, l'avvocato Fronte chiederà con decisione al Pubblico Ministero di riaprire il caso, e quindi, se sarà consentito, anche di riesumare i resti del giovane per effettuare qualsiasi tipo di accertamento scientifico che non sia stato fatto in precedenza.

Pasquale, un ragazzone appena maggiorenne con l'unica passione dei cavalli, scomparve da casa la sera del 11 ottobre 2009. Un mistero, la sua scomparsa, durato due mesi. Mentre si inseguivano incontrollate le voci sulla sorte del ragazzo, la mattina del 9 dicembre viene fatta una macabra scoperta: un teschio umano con un foro di pallottola in fronte e un femore, fatti trovare in un cassonetto. Il 27 dicembre succede di peggio: un cacciatore del luogo trova dei resti umani e dei vestiti in un bosco di castagno poco distante da quel cassonetto. E' Pasquale: ci sono i suoi documenti e lo confermerà anche il DNA effettuato sui resti un mese dopo. I funerali, a causa delle lungaggini degli esami medici sulle ossa ritrovate, si svolgono diversi mesi dopo, nel maggio 2010. Si era parlato, sui quotidiani locali, di una potenziale pista riferita all'acquisto non pagato di alcuni cavalli, e ad alcune minacce che il padre avrebbe subito e che pare abbia denunciato. Ma nel registro degli indagati, per l'omicidio e per il sequestro di persona, non è mai stato iscritto nessuno.

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mini angela_dominelliVIBO VALENTIA - Angela Dominelli (foto) rimarrà detenuta nel carcere di Castrovillari. Il Gip Gabriella Lupoli ha convalidato l'arresto della 22enne di Sorianello accusata di tentato omicidio aggravato, respingendo la richiesta dell'avvocato difensore della ragazza, Giuseppe Stuppia, che aveva presentato istanza di scarcerazione chiedendo la misura degli arresti domiciliari. Accolta in pieno, invece, la richiesta di convalida della custodia cautelare in carcere avanzata dal Pubblico ministero Michele Sirgiovanni, titolare delle indagini. Il giudice, però, prendendo in considerazione anche una richiesta avanzata dal legale della Dominelli, ha disposto una perizia per accertare le condizioni di salute della ragazza.

Come si ricorderà, lunedì scorso, intorno alle 19, su corso Umberto I a Serra San Bruno, una lite tra ragazze si è trasformata in un accoltellamento, un tentato omicidio secondo le forze dell'ordine. Protagonista in negativo dell'episodio sarebbe proprio la Dominelli che, al culmine dell'alterco, secondo gli inquirenti ha assestato un fendente alle spalle ad una 19enne di Fabrizia, Ramona Cirillo. A quest'ultima, dopo l'intervento del 118, è stata riscontrata una ferita all'emitorace sinistro e un versamento polmonare. Dopo il trasferimento a Catanzaro la sera stessa dell'accoltellamento, la vittima è stata subito sottoposta ad intervento chirurgico e adesso le sue condizioni sembra stiano migliorando. Contemporaneamente alla macchina dei soccorsi è scattata subito quella delle forze dell'ordine, che dopo pochi minuti dall'accaduto hanno tratto in arresto la presunta responsabile dell'accoltellamento. I carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, hanno infatti rintracciato la 22enne poco dopo il fatto, arrestandola con l'accusa di tentato omicidio aggravato, e trasferendola nel reparto femminile della casa circondariale di Castrovillari. Alla base dell'insano gesto pare potrebbe esserci stata una qualche forma di rivalità d'amore tra due ex amiche. La Dominelli in un primo momento ha negato di essere la responsabile dell'accaduto, per poi sostenere invece di aver agito per legittima difesa perchè, a suo dire, sarebbe stata aggredita dalla vittima e dalla sorella.

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mini UPLOAD_carabinieri4SERRA SAN BRUNO - Ancora un fatto di cronaca nella cittadina della certosa: ieri sera intorno alle 19, su corso Umberto I, una lite tra ragazze si è trasformata in un accoltellamento, un tentato omicidio secondo le forze dell'ordine. A.D., 22enne di Sorianello, avrebbe, al culmine dell'alterco, assestato un fendente alle spalle ad una 19enne di Fabrizia. A quest'ultima, dopo l'intervento del 118, è stata riscontrata una ferita all'emitorace sinistro e un versamento polmonare. Dopo il trasferimento a Catanzaro, la vittima è stata sottoposta, nella tarda serata di ieri, ad intervento chirurgico. Contemporaneamente alla macchina dei soccorsi è scattata quella delle forze dell'ordine, che in breve hanno tratto in arresto la presunta responsabile dell'accoltellamento. I carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, guidati dal capitano Stefano Esposito Vangone, hanno rintracciato la 22enne poco dopo il fatto, arrestandola con l'accusa di tentato omicidio aggravato, e trasferendola nel reparto femminile della casa circondariale di Castrovillari. Alla base dell'insano gesto ci sarebbe stata una qualche forma di rivalità d'amore tra due ex amiche.

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mini pasquale_con_la_madre_maria_rosaLa procura di Vibo Valentia ha archiviato il caso di Pasquale Andreacchi già un anno fa. Il 30 dicembre 2010, appena un anno dopo il ritrovamento dei resti del 18enne serrese, la Procura ha archiviato il procedimento che aveva aperto contro ignoti per sequestro di persona e omicidio. Tradotto: nessun colpevole per un omicidio efferato, un delitto assurdo che ha scosso la comunità serrese ma che è rimasto ben poco sotto la luce dei riflettori dei media nazionali. La notizia è di ieri sera, anche se l'archiviazione risale ad un anno fa, e gli stessi familiari di Pasquale sostengono di averlo scoperto solo nei giorni scorsi, dopo che la Procura ha risposto ad una richiesta specifica inoltrata dal loro  legale di fiducia, l'avvocato Giovanna Fronte, che si occupa del caso Andreacchi da pochissimo.

Pasquale, un ragazzone appena maggiorenne con l'unica passione dei cavalli, scomparve da casa la sera del 11 ottobre 2009. Un mistero, la sua scomparsa, durato due mesi. Mentre si inseguivano incontrollate le voci sulla sorte del ragazzo, la mattina del 9 dicembre viene fatta una macabra scoperta: un teschio umano con un foro di pallottola in fronte e un femore, fatti trovare in un cassonetto. Il 27 dicembre succede di peggio: un cacciatore del luogo trova dei resti umani e dei vestiti in un bosco di castagno poco distante da quel cassonetto. E' Pasquale: ci sono i suoi documenti e lo confermerà anche il DNA effettuato sui resti un mese dopo. I funerali, a causa delle lungaggini degli esami medici sulle ossa ritrovate, si svolgono diversi mesi dopo, nel maggio 2010. Si era parlato, sui quotidiani locali, di una potenziale pista riferita all'acquisto non pagato di alcuni cavalli, e ad alcune minacce che il padre avrebbe subito e che pare abbia denunciato. Ma nel registro degli indagati, per l'omicidio e per il sequestro di persona, non è stato iscritto nessuno. Il 30 dicembre dello scorso anno il caso è stato archiviato. I familiari, sgomenti di fronte alla notizia, annunciano che si opporranno all'archiviazione con ogni mezzo consentito dalla legge.

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