mini telefono_azzurro
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
I bambini sono il nostro futuro, la continuazione delle nostre esperienze e della nostra anima. Rispettarli, amarli, custodirli e proteggerli è un nostro dovere. Soprattutto è nostro dovere trasmettergli il significato della vita e dell'amore, il senso del rispetto iniziando con il rispettare le loro esigenze e le loro anime. Ogni essere vivente è un mondo a se, un universo a parte. Bisogna prenderne coscienza nel pieno rispetto di ogni esistenza. Giorno 21 Aprile, Domenica, alle ore 17.30, presso palazzo Chimirri a Serra San Bruno, I Parafoné vogliono condividere con voi, con la gioia che solo la musica può trasmettere un pomeriggio dedicato ai Ragazzi e ai parafonellini che cantano le nostre canzoni. Chiameremo questo concertino pomeridiano "Uno, Due, Tre... Stella!" e lo dedicheremo a tutti quei ragazzi e bambini che subiscono quotidianamente violenze... psicologiche, fisiche emotive e di qualsiasi genere.
 
Abbiamo scelto questo titolo, del famoso gioco a cui tutti abbiamo giocato, per un motivo ben preciso: i bambini con la loro innocenza e fantasia riescono a vedere oltre le nostre nefandezze, ad amare sempre e comunque i genitori, anche se questi gli faranno del male. Nel gioco un bambino messo al muro, conterà 1,2,3....stella! e ci piace pensare che a fermarsi, sorpreso dal bambino, sia l'adulto... e che prenda coscienza che un bambino non può e non deve essere maltrattato né usato... e l'arrivo alla base sia un profondo abbraccio per tutti i nostri ragazzi e i bambini, di ogni parte del mondo che sono vittime della rabbia e dell'incoscienza degli adulti.
 
Nella giornata di domenica sosterremo l'iniziativa di Telefono Azzurro "Fiori d'azzurro": verranno vendute delle piante, il cui ricavato andrà interamente a questa associazione che da 25 anni si occupa delle esigenze di bambini in difficoltà.
 
Per una buona riuscita della giornata, ci piacerebbe la partecipazione attiva dei genitori che accompagneranno i bambini al concerto. Partecipazione attiva significa che ognuno è libero di fare un gesto d'affetto per i ragazzi... siccome è festa... si possono preparare ad esempio dolcetti, qualcosa da bere... o quello che la fantasia e il cuore vi suggeriscono.
 
Non abbiamo chiesto, nonostante ci è stato proposto, nessun contributo economico, appunto perchè ci teniamo a questo tipo di partecipazione, che ci faccia sentire tutti parte di un'unica festa e famiglia. 
 
Potete contattarci anche su Facebook, e organizziamo insieme questa festicciola... grazie!! A Domenica!
 
Parafonè
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mini pallavoloAdesso è ufficiale: le finali provinciali del Campionato di Pallavolo femminile categoria Under 18, saranno disputate a Serra San Bruno nella palestra interscolastica di Via Guardiabosco Mulè. 
Si tratta pertanto di due appuntamenti importanti per gli appassionati del volley provinciale, che il prossimo giovedì 18 aprile convoglieranno tutti nella cittadina della Certosa per assistere alla finalissima tra il Soriano di mister Raffaele Virginio ed il Pizzo Dream Volley (ore 17.00). Nella stessa giornata sarà disputata, inoltre, la finale valida per il terzo e quarto posto di categoria, che vede diretta interessata la Genix Volley di Serra San Bruno, del mister Salvatore Zaffino, contro le ragazze del Nicotera (ore 16.00).
L’altra compagine serrese, la ASD Serra nel Volley, si era invece fermata ai quarti, ma proprio il mister Fiorindo Lagrotteria ha avuto un peso fondamentale nella decisione dei vertici pallavolistici provinciali di far mandare in scena le finali sul palcoscenico della palestra serrese. 
Alle fasi preliminari avevano preso parte ben otto squadre, divise in due gironi. Nel gruppo A si erano scontrati le società di Filadelfia, Soriano, la Genix Volley e l’ASD Serra nel Volley. Mentre per il girono B erano scese in campo il Pizzo Dream Volley, Nicotera, Back School e la New Volley Vibo. 
Per la buona riuscita dell’evento si sta dimostrando fondamentale la piena collaborazione fra le due compagini locali. In particolare l’ASD Serra nel Volley ha deciso di finanziare per conto proprio tutto l’occorrente per svolgere al meglio i due incontri, compreso l’impianto di diffusione audio, le coppe e le targhe per la premiazione finale delle atlete e dei giudici di gara che prenderanno parte alle due finali. E’ previsto quindi il pienone nel palazzetto serrese visto che le squadre che si contenderanno il titolo di campione provinciale di categoria Under 18, hanno annunciato di voler organizzare dei pullman per permettere ai propri tifosi di incoraggiare i rispettivi beniamini. 

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mini gambino_e_pasoliniE’ una storia come tante questa. Una storia d’acqua e di contadini. La storia di intellettuali di sinistra che stavano tra la gente. La storia di un ruscello, che separa due frazioni sperdute delle pre-serre vibonesi. Il grande archivio librario, di documentazione e di memorie, lasciato da Sharo Gambino, mi “costringe”a delle riflessioni, anzitutto sul destino di questo grande patrimonio che appartiene alla Calabria prima ancora di essere proprietà della mia famiglia. Quelle che erano le riflessioni e le attività giornaliere di quegli intellettuali socialisti e comunisti che allora lavoravano e studiavano attivamente sul territorio, rendendosi parte integrante, uomini del PCI, anche se spesso ne stavano fuori. Repaci, Zitara, Mancini, Don Massimo Alvaro, Berto, Pasolini. 
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mini enzo_ciconte_politicimalandriniRiceviamo e pubblichiamo:

‘Ndrangheta, magistratura, politica e massoneria: un quadrato perfetto con al centro alcuni uomini infedeli dei servizi segreti. È questo il singolare ritratto del malaffare mafioso in Italia che emerge dal nuovo libro di Enzo Ciconte Politici e malandrini da qualche giorno in libreria. A leggere le pagine del volume, ma anche a sfogliarne solamente l’indice, emerge chiaramente come il libro affronti l’argomento sia nella sua complessità storica e sociologica sia nella dovizia di fatti, personaggi e particolari che restituiscono al lettore l’immagine di una ‘ndrangheta capace di stringere rapporti e alleanze con politici a vari livelli passando dal controllo diretto o indiretto delle amministrazioni comunali fino ad arrivare all’infiltrazione negli organi di governo regionali e nazionali (e persino in paesi lontani dall’Italia come l’Australia).
Grande attenzione è posta al problema della presenza della ‘ndrangheta nelle fila delle amministrazioni pubbliche e dei partiti che operano nel Nord Italia dove nella ricerca dell’obiettivo dell’elezione a tutti i costi, di fronte al tramonto delle ideologie e della conseguente incapacità dei partiti di attrarre consensi, nuovi e vecchi politici in carriera non hanno disdegnato di chiedere “una mano” ai boss per raggiungere il risultato prefisso. In uno scenario così fosco l’autore non manca però di raccontare anche le storie dei tanti “signornò” che all’onore mafioso hanno preferito quello della buona coscienza e dell’onesta.

Il libro
La ’ndrangheta è l’organizzazione mafiosa in perenne trasformazione. La storia del filo che lega politici e ’ndrangheta è quella più negletta perché la mafia calabrese ha vissuto per un lungo periodo storico in una zona oscura impenetrabile alla conoscenza. Fare la storia del rapporto tra malandrini e politici vuol dire affrontare – e cercare di spiegare – una diversità che fa della ’ndrangheta un unicum nel panorama mafioso. La ’ndrangheta in determinati momenti storici si è differenziata da mafia e camorra sia perché ha stabilito relazioni con il Pci e con la destra eversiva, sia perché è l’unica organizzazione ad avere rapporti con uomini politici che operano nel Centro-Nord Italia e persino in alcuni Paesi stranieri. La ’ndrangheta s’è assicurata la protezione di una borghesia mafiosa ingorda ma anche miope, senza ideali e incapace di immaginare un futuro per la propria terra diverso da quello della subalternità ai governanti di turno o ai mafiosi. ’Ndrangheta, magistratura, politica e massoneria sono un incrocio perfetto. Al centro, come una rotonda che regola il traffico, uomini infedeli dei servizi segreti. Nella prima parte c’è il racconto di lunga durata che dalla Calabria del 1861 arriva sino ai nostri giorni. La seconda parte è dedicata al condizionamento ’ndranghetista su pezzi della politica di alcune regioni: Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia. La terza parte mostra come la ’ndrangheta si sia interessata di politica in giro per il mondo. La quarta parte illustra alcune forme recenti di resistenza e di ribellione alla prepotenza e alla volontà di dominio ad opera in particolare di sindaci o di assessori o consiglieri comunali calabresi e del Nord Italia.

L'autore
Enzo Ciconte insegna Storia della criminalità organizzata all'Università Roma Tre e Semiologia e analisi del linguaggio mafioso all'Università dell'Aquila. È considerato tra i massimi esperti di fenomeni mafiosi.

Antonio Cavallaro
Ufficio stampa
Rubbettino Editore

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mini no_alacoVIBO VALENTIA - La voce unanime, rappresentata dal popolo dell’associazionismo, lo ha ribadito ancora una volta: l’invaso dell’ Alaco, che si trova a cavallo tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, va chiuso il prima possibile. Nella mattinata odierna, in particolare, le associazioni del territorio ma anche la gente comune è scesa in piazza a Vibo per protestare contro quello che, ormai, tutti considerano un ‘avvelenamento di massa’. Perchè di questo si tratta. L’ evento è il risultato di un intenso lavoro dei movimenti e delle associazioni che in questi anni hanno assunto come priorità del loro impegno la difesa dei beni comuni, del territorio e della salute dei cittadini.

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mini consiglio_regionaleFABRIZIA - La famosa Legge Regionale, ormai di lungo corso, che risale al gennaio 2001 per la stabilizzazione dei lavoratori LSU-LPU non è mai stata attuata, questo è un dato più che assodato. Quel che non si comprende bene riguarda essenzialmente la vera causa, visto che i fondi annualmente vengono alfine reperiti. Almeno finora è stato così. Sembra tuttavia potersi ravvisare una motivazione che si coniuga bene con quella mentalità politico-assistenzialistica di continua dipendenza dal potere. Però, adesso, pare che sia stata eccessivamente tirata la corda, al punto di toccare il fondo della criticità. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’ennesimo rinvio dell’obbligo di stabilizzazione dei precari, con faciloneria riproposto attraverso l’articolo 55 della L.R. n. 47 del 2011. L’impegno preso nel lontano anno 2001, con la legge regionale n. 4, non è mai stato portato avanti seriamente. A parte qualche sporadico tentativo di monetizzazione per la fuoriuscita, di cui si sono avvalsi solo pochi non interessati alla stabilizzazione, non vi è stato molto altro. L’obbligo di riservare i posti nei concorsi pubblici e la possibilità di assumere per i posti soggetti a normali selezioni dei disoccupati, non hanno ricevuto la meritata attenzione.

Fabrizia, con il suo rilevante numero di precari LSU ed LPU, soffre fortemente questo disagio e l’incertezza sul futuro. A parte l’unica azione di stabilizzazione compiuta nel 2007, allorché il Comune colse l’opportunità di partecipare al bando incentivata dal doppio contributo, statale e regionale, si è dovuti assistere ad un pesante trascinarsi dell’incertezza annuale o, più spesso, trimestrale. È superfluo ma opportuno  rammentare che i perenni blocchi di legge sulle assunzioni, hanno indotto gli enti a sopperire alle carenze con gli LSU-LPU, spesso anche per servizi essenziali. Il risvolto economico di necessità ha congelato in parte le giuste rimostranze per il riconoscimento formale di questo importante bacino di lavoro pubblico, sotto gli occhi di tutti nella sua effettività sociale.

Lasciarli nell’incertezza del futuro è una crudeltà a cui deve porsi riparo. Così come pare abbastanza dura la condizione di incertezza finanziaria per l’altro importante bacino occupazionale rappresentato dagli operai  agro-forestali, da qualche tempo tornati in un critico limbo di incertezze per il pagamento delle spettanze. Il quadro delle miserie politiche e gestionali della nostra Regione appare nero su molti versanti.

 Il competente Dipartimento regionale assicura che si sta preparando una norma transitoria per risolvere il problema, una escamotage per finanziare il debito e per proseguire “sotto altra forma”. Nondimeno, allo stato dei fatti, come efficacemente afferma Sergio Pelaia nell’articolo di mercoledì, la sorte di tutte queste persone - già precari e senza diritti da oltre 15 anni - ad oggi è ancora più incerta.

La complicazione della mancata stabilizzazione condiziona la possibilità di finanziare adeguatamente anche i normali interventi in favore dei disoccupati. Infatti, i fondi regionali annualmente stanziati per l’occupazione vanno stornati nell’unico calderone del ripiano (parziale, perché insufficienti) dei debiti che si accumulano per questi lavoratori precari, comunque lasciati nell’incertezza perenne. Dopo tanti anni, se non altro moralmente, dovrebbero essere considerati creditori di una maggiore considerazione politico-normativa nei confronti di questa Regione scialacquona e priva di onesta attenzione nei loro confronti. È utile rammentare che il legislatore nazionale, con il d.l. n. 78 del 2009, per convenire ad una responsabile conclusione del precariato, avrebbe inteso consentire alla Regione, nel triennio 2010-2012, la stabilizzazione “nelle amministrazioni pubbliche, mediante la previsione di una riserva di posti in concorsi banditi per assunzioni a tempo indeterminato”. Non, invece, l’esatto contrario, come azzardato con la norma cancellata dalla sentenza, che azzardava la proroga al 2014 del termine finale di stabilizzazione dei precari.

Nella maggior parte delle politiche di bilancio regionale possiamo rilevare, come cittadini calabresi, una continua rincorsa per sfuggire completamente alle responsabilità politiche e sociali, specie nei confronti dei meno fortunati. Ma le alchimie operate sono risultate parecchio inefficaci. Sarebbe opportuno ammettere onestamente che la strategia di indebitamento della Regione Calabria deve essere rivista sia in legalità che in efficacia degli interventi. La recente sentenza n. 18/2013 è il termometro del metodo sbagliato. Sono troppi i settori in cui la Regione ha splafonato: dalla sanità, alle assunzioni di dirigenti senza copertura finanziaria; dagli incentivi all’Aeroporto reggino, allo striplamento della Stazione Unica Appaltante  mediante  l’incremento da una a tre delle «sezioni tecniche» con la previsione di un dirigente «equiparato a quello di servizio della Giunta regionale» per ogni Sezione; e via di seguito. Inoltre sta continuando nell’indebitamento disponendo incarichi extranorma molto probabilmente di favore. Il tutto rimunerato con le tasse dei cittadini ed anche a spese dai lavoratori precari che non possono raggiungere la sospirata tranquillità. Ma anche da tutti i calabresi disoccupati che un’occasione di lavoro, anche part-time ed a sollievo momentaneo delle enormi difficoltà, la gradirebbero come una boccata d’ossigeno per non soccombere alla miseria.

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mini aL'estetica è un bisogno reale e sociale che tutti desiderano ricercare in qualsiasi cosa: l'automobile, i vestiti che si indossano, i diversi oggetti che si possiedono, l'arredo che si sceglie per la propria casa o per il giardino. Ha bisogno di estetica anche la città, attraverso spazi collettivi, strutture, vie di comunicazione e altri elementi che la completino. Elementi che la rendano migliore, la facciano vivere, bella e funzionale, ordinata: l’arredo urbano. Si tratta di un importante elemento di design che ha il compito di attrezzare gli spazi pubblici urbani con diversi manufatti che consentano un utilizzo adeguato degli stessi, che diano un aspetto di omogeneità, coerenza e fruibilità tra le parti della città, dando loro le attrezzature per poter essere vissuti. In diverse situazioni l'arredo urbano diventa parte determinate dell'identità di un luogo, basti pensare alle cabine telefoniche di Londra, ai cartelloni pubblicitari e alle cassette della posta che si trovano negli Stati Uniti o alle entrate della metro a Parigi. Tutti elementi che segnano, identificano un luogo.

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Giovedì, 28 Febbraio 2013 15:49

Massimo Lampasi. Una storia sbagliata

mini lampasi_radunoAncora una volta Serra San Bruno piomba nel baratro della paura, dello sconosciuto, del mistero. Un altro ragazzo è sparito, un ragazzo di venticinque anni. Che Massimo sia (preferisco parlarne ancora al presente) un ragazzo difficile, questo è fuori di dubbio, però non vanno dimenticate in primis la sua condizione familiare, che ha dimezzato i suoi affetti, e reso debole lui e la restante parte della sua famiglia, composta tra l’altro da gente perbene e onesti lavoratori. Massimo, prima che di se stesso e delle sue scelte di vita sbagliate, è una vittima dell’abbandono della società. Vittima di quel substrato culturale mafioso, di esaltazione del male e della criminalità, che siamo costretti a subire.

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Martedì, 26 Febbraio 2013 14:18

Preunitari postelettorali, unitevi!

mini italy_1815Conciosiacosachè questa meravigliosa e inenarrabile tornata elettorale ci riconsegna uno stato pressoché ingovernabile e gli stessi figuri di sempre a sedersi in parlamento (meglio sarebbe stata, forse, un’aula sorda e vuota –ma non grigia: meglio sul verde), vorrei modestamente ventilare la possibilità di un ritorno alla felicissima condizione preunitaria, magari con qualche piccola correzione.

Pensateci. Sarebbe d’altra parte impresa affatto facile e remunerativa, che ci permetterebbe non solo d’alleviare con un fiero pasto quella fame campanilistica che da sempre ci affligge, ma ci farebbe anche guadagnare d’un sol colpo la fama, il prestigio e l’affidabilità che l’Europa e i Mercati così insistentemente ci chiedono.

Orbene, ecco come faremo.

La Lombardia, il Trentino, l’Alto Adige e il Veneto li ridaremo tosto all’Austria, così che le genti oggi nordiche provino il brivido d’essere del Sud, e contestualmente ripristineremo la Serenissima Repubblica di Venezia, ponendo il Corno Ducale sul capo di Sua Serenità Mr. Ingvar IKEA Kamprad (capace di soluzioni ingegnose ed economiche per spazi ridotti). Il Friuli e la Venezia Giulia se li sugga pure la Slovenia, o la Croazia, o la Repubblica di Eurostaete: chi se ne frega.

Emanuele Filiberto di Savoia potrà entrare trionfalmente a Torino per riprendere possesso del Regno di Sardegna e, in onore del suo omonimo avo il Testa di Ferro, essere amabilmente apprezzato dai suoi sudditi come il Testa di Cazzo.

Sul trono del glorioso Ducato di Parma e Piacenza instaureremo il grande Faustino Asprilla, e faremo sì che Sting si trasferisca a Palazzo Pitti per servire da Signore di Firenze e Granduca di Toscana.

Item, riuniremo il Lazio, le Marche, l’Umbria, la Romagna e parte dell’Emilia per ridarle al Papa, così che possa Egli trastullarsi con uno Stato della Chiesa nuovo di zecca.

Infine il Sud. Sarebbe fin troppo facile restaurare il Regno delle Due Sicilie, ma in maniera ancor più radicale suggerisco di donare la Sicilia alla Corona di Spagna e il Regno di Napoli alla Francia, tornando così all’età d’oro di Alfonso il Benigno e di Roberto il Saggio.

Pensateci. Anzi, pensiamoci. Ché l’unico modo di salvare l’Italia –più che mai una cagna magra calpesta e derisa– sembra essere oggimai quello di smembrarla.

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Sabato, 23 Febbraio 2013 18:07

Serra, prorogata la commissione d'accesso

 

mini municipio_serraLa terna commissariale composta  dal viceprefetto, Emanuela Greco, dal vicequestore, Giovanni Gigliotti, e dal comandante della locale Compagnia Carabinieri, Stefano Esposito Vangone rimarrà in carica sino al prossimo 31 marzo. Il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, infatti, ha concesso ai commissari la proroga di 45 giorni per completare tutte le verifiche necessarie al fine di accertare se, in questi anni di attività, ci siano stati o meno infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Come si ricorderà, la commissione si è insediata lo scorso 19 novembre a seguito dell’operazione antimafia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria - denominata “Saggezza” - che aveva portato in carcere anche l’ex assessore comunale di Serra, Bruno Zaffino, 49 anni, accusato di violenza privata, aggravata dalle modalità mafiose, ai danni di un rappresentante di una ditta operante nella commercializzazione del legname.

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