Domenica, 21 Aprile 2013 12:23

Pd. Cronaca di un suicidio

mini bersani_piangeCe l’ha fatta. S’è ucciso da solo. Il Partito Democratico, vincitore non morale delle ultime elezioni, s’è stretto il cappio attorno alla gola e dopo lunghe sofferenze è morto. Vittima della propria acuta stupidità. Dell’incapacità di leggere il cambiamento, anzi del non volerlo animare. Il Pd è morto. Affogato nelle urne per la scelta del XII Presidente della Repubblica. Tre giorni e sei votazioni che ci consegnano la fotografia eloquente di un partito che non c’è. Disgregato nelle sue stesse proposte. Nelle fumate nere per Franco Marini e Romano Prodi. Nomi e cognomi che puzzano tanto di politichese e poco di sovranità popolare. Fino alla resa finale per la scelta comoda di Napolitano: l’uomo del giorno prima che torna e mette tutti d’accordo. Tutti tranne l’Italia.
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mini udc_calabriaVIBO VALENTIA - Le ferite maturate all’indomani delle politiche sono ancora visibili nello scudocrociato. Un partito, l’ Udc, che - suo malgrado - non potrà contare su alcun rappresentante calabrese in Parlamento, in virtù della decisione del segretario nazionale Lorenzo Cesa di optare per il seggio calabrese, non consentendo dunque la rielezione del secondo in lista, l’ex parlamentare Roberto Occhiuto. Una ferita, come già anticipato, ancora oggi visibile. Soprattutto nel Vibonese. Dopo la fuoriuscita dell’ ex assessore regionale e punto di riferimento del partito in ambito provinciale, Francescantonio Stillitani, e dopo le dimissioni dell’ormai ex segretario comunale, Bruno Greco - che, subito dopo, ha spiegato la propria decisione parlando di un risultato elettorale "non in linea con le aspettative del partito" e frutto di "atteggiamenti che nulla hanno di politico e che necessitano di una riflessione completa", capace di rimettere "tutto in gioco" - adesso anche i quadri dirigenti hanno rimesso il proprio mandato. Tra questi, il coordinatore provinciale Iconio Massara - da sempre vicino a Stillitani - e Sabrina Caglioti, già candidata alle politiche del 24 e 25 febbraio. Al momento, non è facile comprendere quali siano state le motivazioni di una simile decisione. Una scelta, questa, che molto probabilmente verrà approfondita nelle prossime ore. Una cosa è certa però: che l’ Udc non stia vivendo momenti felici, è ormai noto a tutti. A questo punto, resta soltanto da capire come si muoveranno i dirigenti serresi del partito, a seguito di un vero e proprio terremoto politico che pare si stia estendendo in molti comuni del Vibonese.

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mini udc_calabriaChe Gaetano Bruni, dal ritorno alla casa madre in poi, portasse con se esperienza, nuove progettualità e consensi c’era da aspettarselo. Chi lo conosce, del resto, sa bene quanto sia importante avere in squadra un uomo dalle indubbie competenze, soprattutto gestionali. Ma che lo stesso pluridecorato settantenne politico vibonese andasse incontro ad un inconsapevole e indiretta discesa da effetto domino non era stato messo in programma. Non da lui sicuramente. Dalla sua nuova ed ennesima verginità in poi per l'Udc, compreso quello vibonese, solo disfatte. Altro che, come aveva affermato nel corso di una conferenza stampa al 501 alla presenza dei Trematerra e di Roberto Occhiuto per spiegare l’affaire Stillitani, “ho perso la battaglia ma vincerò la guerra perchè - ammirando la platea in venerazione - io ho i consensi”. Consensi personali che, questa volta, non serviranno a nulla. Così, scorrendo velocemente il suo breve curriculum degli ultimi mesi, è facile capire la maledizione fatale che, diversamente dal passato, lo ha prima perseguitato e alla fine ridimensionato. Già da quel luglio 2011, Bruni, malgrado la benedizione generale dei vertici scudocrociati, aveva mentito sapendo di mentire quando con troppa fretta si lanciava in dichiarazioni caute e tese al servizio del partito senza aspirazioni di leadership. Perchè era chiaro che lui, quel partito, presto o tardi lo voleva senza coabitazioni scomode.

In quel periodo, uno dei suoi fedelissimi, Marco Martino, dichiarava testualmente che  “l’ingresso nell’Udc del consigliere regionale, del suo entourage e dei suoi numerosissimi sostenitori permette allo scudocrociato di diventare primo partito nella nostra provincia”. “Il partito di Casini  - ammetteva ancora in quella circostanza il giovane rampollo bruniano - sta crescendo in maniera significativa e questo lo testimoniano le adesioni di ogni giorno sia di semplici cittadini che di amministratori. La forza di centro così diventerà ancor più determinante nelle prossime competizioni politiche provinciali e nazionali”. Praticamente una iattura, visto l'esito generale del voto. Magari non sul piano strettamente locale, laddove il buon Gaetano si è dimostrato, anche se in declino, uomo dal consenso certo, bensì su quello regionale e nazionale, dove la debacle è stata talmente netta da trascinare con se anche Acquaro (tra i primi e pochi paesi in Italia ad avere dato all’Udc percentuali oltre il 40) e tutti gli altri paesi vibonesi rimasti in piedi. Compreso quel Vibo Valentia che, ad onor del vero, ha pesantemente sfigurato, nonostante la presenza di alcuni ex assessori del Comune capoluogo, più un candidato al Senato e una alla Camera.

Si diceva, però, che la maledizione è iniziata quasi subito dopo il suo passaggio. Le regole ferree e i diktat imposti dal nuovo e pretestuoso corso politico di chiaro stampo bruniano hanno contribuito in poco tempo a distruggere alleanze, amicizie e appartentamenti costruiti più per unire che per dividere. Prima la famosa "cacciata" notte tempo ai danni di tre, appunto, ex consiglieri Udc ad opera del sindaco D’Agostino, poi lo zampino nel fallimento della Provincia che ha permesso al nemico storico De Nisi sia di andare a casa, che di essere presentato al Senato dal Pd e, infine, il tormentone “Stillitani” che, di fatto, ha permesso a Gaetano Bruni di prendersi, senza troppa fatica e con la presunzione di resuscitarlo, le redini di un partito in piena convalescenza, possono essere viste come il frutto di una pazza strategia da politico onnipotente. Il tutto in pochi mesi di lavoro. Fino ad arrivare a due giorni fa, con la pesantissima sconfitta politica dell’Udc e delle sue scelte montiane non ripagate dall’elettorato. Si dirà che comunque in provincia il risultato è buono. Ed è pure vero. Ma senza uomini e mezzi al Governo, ci si chiede a chi o a cosa adesso il redivivo Bruni si possa appellare per continuare quel progetto di rinascita strutturale di un partito preso vivo e, a stretto giro, ritrovato morto. Perchè, qualora nessuno se ne fosse ancora accorto, la neonata terza Repubblica non accetta più, per campare, la vecchia politica dei meri consensi e delle mere promesse da distribuire a sodali e fedeli. Adesso ci vogliono le idee. Idee e programmi veri, magari senza solite strategie da poltrona. Gaetano Bruni compreso. 

(articolo pubblicato su Calabria Ora)

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Mercoledì, 27 Febbraio 2013 13:32

Serra, ecatombe Udc. Il partito ai minimi storici

mini pino_raffeleÈ stata una disfatta senza redenzione. Il risultato della formazione politica capitanata da Mario Monti - che si era presentato con una lista propria al Senato e in coalizione con l’Udc e Fli alla Camera - è andato ben al di sotto delle previsioni. Un progetto politico che ha registrato percentuali misere in tutto il territorio nazionale. Ma paradossalmente, per la coalizione di centro, la vera palla al piede non si è dimostrata essere l’impopolare ex premier Mario Monti (attestatosi all’8,3%), ma piuttosto proprio i partiti che fanno capo ai due politici di lungo corso: Casini (1,8%) e Fini (0,5%).

E se il fallimento per gli ex An è anche digeribile, sembra abbastanza strano invece il calo netto che ha interessato i democristiani anche in una terra storicamente centrista come la Calabria, dove l’Udc si è fermato a poco più del 4%. Striminzito anche il dato provinciale: nel Vibonese la compagine guidata da Casini è riuscita a raccogliere soli 5.300 consensi, risentendo per tanto della perdita di un esponente del calibro di Francescantonio Stillitani. Un fallimento frutto, probabilmente, del lavoro poco oculato che i centristi hanno maldestramente operato nei vari territori. In particolar modo a Serra San Bruno - centro di fermento politico che riesce addirittura a spedire a Roma un Deputato - dove proprio alcuni degli ex alleati di Bruno Censore, a poco più di ventiquattro ore dal voto, si ritrovano sul groppone il peso di un fallimento senza precedenti.

E pensare che proprio nel cuore della recente campagna elettorale, per lanciare il partito sul territorio locale, i maggiori esponenti serresi dell’Udc avevano tenuto un convegno a Palazzo Chimirri utile a rivendicare quelle che sono le idee, i progetti e le priorità del partito. Alla convention, organizzata in pompa magna, avevano partecipato il candidato alla Camera Roberto Occhiuto ed il Consigliere regionale Ottavio Gaetano Bruni, accolto da una schiera consistente di esponenti locali del partito: gli ex Consiglieri provinciali Giuseppe Raffele e Raffaello Barillari, gli ex Consiglieri comunali Francesco Bonazza e Biagio Vavalà, il Commissario cittadino Davide Pisani ed il primo non eletto della lista ‘La Serra’ alle ultime amministrative Walter La Grotteria. Ma ad urne chiuse il dato è sconcertante: l’Udc serrese è stato in grado di raccogliere solo 168 voti alla Camera, che secondo un calcolo - a dire il vero eccessivamente semplicistico – fanno in media 28 voti raggranellati da ciascuno degli esponenti locali.

In definitiva la coalizione Montiana è riuscita a conseguire 19 seggi al senato e 47 alla camera. Il dato ha stravolto anche i piani dell’ex Presidente della Provincia di Vibo Valentia Ottavio Gaetano Bruni, che vede sfumare l’obiettivo della promozione ad Assessore Regionale, vista la mancata elezione di Michele Trematerra e Francesco Talarico.

A questo punto resta la considerazione che molti ex democristiani fuoriusciti proprio nei giorni della campagna elettorale, uno su tutti a Serra Antonio Andreacchi, l’avevano vista lunga sul fallimento di un partito schiacciato tra il voto di protesta grillino e il voto “utile” al PD. Una debacle annunciata per un partito molto attento alla distribuzione dei posti di potere e, oggi, poco presente sul territorio. 

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mini censore-lo_iaconoRiceviamo e pubblichiamo: "A seguito dalla scelta del Presidente Lombardo di Allearsi al Centro–Destra di Silvio Berlusconi con il Movimento Grande SUD, il Nostro Partito Politico “Autonomia e Diritti” che fa capo all’On. Presidente Agazio Loiero, decise di mollare l’MPA e di sostenere per le elezioni politiche appena trascorse, il centro sinistra. Tuttavia, già all’incontro del nostro Movimento Autonomia e Diritti avvenuto a Gizzeria,  avevo percepito che non vi era unanimità su quale Partito del Centro-Sinistra convogliare i voti del nostro partito. Mi ero sempre più convinto cosi che, le mie personali posizioni politiche, non erano tali da propendere per un celere appoggio al Partito Democratico ma, ad un sostanziale e generico appoggio allo schieramento del Centro Sinistra che fa capo al presidente Luigi Bersani, cosi da tutelare e salvaguardare la nostra immagine di Democristiani rispetto ad altre rispettabilissime culture politiche come i Comunisti. La mia intenzione era di innescare un processo di cooperazione con il centro sinistra senza precipitose integrazioni con il partito Democratico che sarebbero state viste a Serra San Bruno dai più, come scelte schiavistiche dettate dalla certa affermazione dell’Onorevole Bruno Censore, la cui elezione per il sottoscritto era già avvenuta in occasione delle precedenti Primarie proprio grazie alla attuale legge elettorale. In quella occasione il Nostro Movimento decise di non partecipare (sostenendolo indirettamente) alle primarie a tutto vantaggio del neo parlamentare Censore che in quella occasione riuscì a dimostrare di avere a Serra San Bruno una roccaforte politica. Avevo pertanto richiesto al nostro Leader locale Raffaele LoIacono di aprire un confronto all’interno del Nostro Movimento cosi da ponderare più razionalmente la strategia politica da attuare. Invece, con grande rammarico, constatai che in Raffaele LoIacono, al quale sono tutt’ora legato da una grande amicizia, era forte la necessità di manifestare pubblicamente tale appoggio al Partito Democratico di Serra San Bruno che lottava per far eleggere l’On. Bruno Censore alla Camera dei Deputati tanto da avvisarmi solo un paio di giorni prima, sulla partecipazione della Coordinatrice Cittadina di Autonomia e Diritti (Valeria Giancotti, ndr) alla Comizio Conclusivo al quale prese parte l’On. Rosy Bindi, per portare i saluti ed il sostegno del Nostro Movimento. Al che, il passaggio scorretto è stato proprio quello di decidere monocraticamente il sostegno al Partito Democratico, senza un incontro con tutto il Direttivo e con gli iscritti dettato da chissà quale aspettativa politico elettorale. Decisi pertanto in soli tre giorni di ritornare alle origini democristiane e di salvare la mia faccia e soprattutto la mia dignità, senza danneggiare il Partito Democratico sposando la causa di sostenere solo alla Camera dei Deputati, “Scelta Civica Monti” e nessun Partito al Senato della Repubblica per distinguersi anche dall’UDC locale evitando quindi di scendere nel personale. Ritengo di aver conseguito un risultato incredibile riuscendo a catalizzare 110 voti per un preciso scopo: essere sempre fedele alle proprie idee, salvaguardare la propria dignità e soprattutto di non essere una pecora ma una testa pensante. Perché solo se sei coerente sei credibile".

Vincenzo Albanese
Coordinatore compensorio Serre 'Autonomia e diritti'

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mini elezioni-politiche-2013-dataIl risultato che scaturisce dalla consultazione elettorale ci pone di fronte ad uno scenario confusionario e frammentato che, da un ventennio di bipolarismo, ci spinge con prepotenza al tripolarismo: Pd, Pdl e M5S. Le urne ancora calde ci raccontano come l’Italia sia oggi un paese che non trova la forza di maturare un’alternativa esplicitamente e quantitativamente valida e che, soprattutto, non si riconosce nel “sistema politica”: l’assenteismo, in crescita del 5,5% rispetto al 2008, si attesta al 26% proprio quanto il primo partito nazionale. Quella che ci consegna il voto non è allora una rivoluzione, né tanto meno una situazione di stallo, ma piuttosto di evidente ingovernabilità.

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mini auto_tassoneSERRA SAN BRUNO - All'indomani del grave episodio che ha visto protagonista il consigliere comunale Mirko Tassone, la cui autovettura è stata data alle fiamme da ignoti, proseguono gli attestati di solidarietà nei confronti dell'esponente politico serrese. Dopo quello dell'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Bruno Rosi, anche il movimento politico ''Al lavoro per il cambiamento'' esprime «solidarietà e vicinanza» al rappresentante del gruppo in seno all'assise cittadina. «Si tratta di un episodio gravissimo - ha affermato Michele Grenci, coordinatore di ''Al lavoro per il cambiamento'' - che tutti noi del movimento condanniamo con fermezza. Ci auguriamo che le forze dell’ordine possano individuare quanto prima gli autori di questo becero atto, figlio di una logica anacronistica dettata dall’ignoranza. Siamo sicuri, però, - chiosa Grenci - che Tassone non si lascerà intimidire. Noi saremo sempre al suo fianco, nella battaglia per la legalità e per una politica seria, al servizio della gente e lontana da ogni compromesso». Vicinanza e solidarietà vengono espresse anche dal circolo locale del Partito democratico. «Condanniamo con fermezza questo vile gesto di criminalità che contribuisce a turbare la serenità della nostra comunità cittadina – si legge nella nota-. Coloro che agiscono in maniera così scellerata dimostrano la chiara intenzione di voler interrompere il processo di legalità e trasparenza che per secoli ha contraddistinto la storia di Serra San Bruno. Auspichiamo, pertanto, che tale fenomeno non venga sottovalutato e che le forze dell’ordine, già mirabilmente impegnate nelle operazioni di investigazione, assicurino alla giustizia i mandanti e gli esecutori di questa esecrabile intimidazione che consideriamo essere inaudita e lontana dalla cultura democratica del popolo serrese. Allo stesso tempo, invitiamo il consigliere Tassone a continuare la sua attività in consiglio comunale ben sapendo che il Partito democratico è e sarà sempre paladino dei valori che sono alla base del vivere civile».

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mini andreacchi-stillitani
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
La politica negli ultimi tempi è cambiata molto. Abbiamo assistito all'uscita di scena di Berlusconi nei panni di presidente del consiglio per dare spazio al cosiddetto governo tecnico che aveva il compito di risanare i conti e di “migliorare” l'immagine dell'Italia, cosa che a quanto pare è avvenuta... Il problema sta nel come! Il presidente del consiglio Mario Monti soprannominato “Super Mario” dai mass media (appellativo che tenta di dare leggerezza e forza allo stesso tempo a un personaggio che in fin dei conti è figlio delle banche e dei poteri forti) ha imposto agli Italiani tasse e tagli in nome dei mercati e dell'Europa. Lo ha fatto ed è stato forte con i deboli e debole con i forti, non c'è stata equità, i commercianti (categoria alla quale appartengo) sono diventati a suo dire gli evasori per eccellenza, si sono toccate in maniera diretta e indiretta le pensioni e gli stipendi, per chi ha la fortuna di prenderlo, poiché anche il mercato del lavoro è crollato, abbiamo assisto a dichiarazioni che additavano i giovani disoccupati come “schizzinosi” o meglio “choosy” per citare il ministro Elsa Fornero, che però non ha problemi a trovare lavoro ai propri figli. Oggi il mio partito ha deciso di legittimare col voto il professore, cosa che non mi trova assolutamente d'accordo, poiché mi sono candidato alle scorse elezioni ho avuto l'opportunità di entrare nelle case e di parlare con la gente, i problemi del popolo non sono i mercati finanziari, i pensieri della maggior parte delle famiglie sono le bollette del gas, dell'energia elettrica, della benzina, del bollo, dell'IMU, delle tasse e infine, ma primo per importanza, di fare la spesa per mangiare.
Fra i valori che dovrebbero identificare l'UDC in primis è spesso menzionata la famiglia, quella di Monti non mi sembra una scelta dettata dai valori che professa questo partito, poiché le famiglie sono state vessate da costui. Se i valori dell'UDC sono mutati i miei non lo sono, e visto che di questi tempi si fa largo uso della parola coerenza, io per coerenza con i miei valori mi dissocio dal partito. Non intendo certo fare una campagna elettorale per Monti. Negli anni ho affrontato insieme a tanta gente delle battaglie che toccano più da vicino il territorio, Serra San Bruno è afflitta oltre che dalle tasse, che la nostra amministrazione non ci risparmia, da problemi sociali che toccano più da vicino la popolazione, come il depauperamento del nostro presidio ospedaliero e l'ormai acclarato problema dell'acqua, problematiche che normalmente affliggono paesi africani meno sviluppati. Battaglie che io ho portato avanti insieme ad altri, per il bene della nostra cittadina e per le quali non ho mai avuto il supporto del partito, l'appoggio indiscusso a Scopelliti nelle scelte in materia di sanità devo confessare che mi ha sempre irritato, penso che un partito debba fare il bene del territorio e non viceversa. Finora ho accettato certe scelte che lo scudo crociato dettava nella speranza di un miglioramento, il quale non è arrivato neanche con l'ingresso di un consigliere provinciale con qualche elemento a seguito, pensavo che un partito “più forte” potesse essere portavoce più efficace per le istanze di questo territorio. Una delusione.
Negli ultimi tempi l'UDC di Serra San Bruno si è trasformato, eravamo in pochi ma buoni e soprattutto leali, le scelte si facevano insieme in maniera collegiale, c'era un progetto politico, si condividevano delle battaglie, si ascoltava la base, eravamo persone venute dal popolo che si battevano per il popolo, oggi invece vedo nei nuovi arrivi solo opportunismo e interesse personale, non si cerca più il modo per portare giovamento al territorio, sfruttando ad esempio il fatto di essere maggioranza alla regione, piuttosto vedo un paio di personaggi che vedono l'approssimarsi della campagna elettorale come una buona occasione per “la cura del proprio orticello”. Persone che se ne infischiano del fatto che la gente fatica ad arrivare a fine mese, ma si sa che, citando un vecchio proverbio serrese, “Lu gurdu non critta mai lu dijunu” (Chi è sazio non ha mai creduto chi è a digiuno). Nel partito ci siamo dovuti prendere coloro i quali sono stati “scaricati” da altri perché scomodi e deleteri, mi sono battuto invano fin dall'inizio perché ciò non avvenisse, ma si sa, il pesce puzza dalla testa.
Ormai sembra di stare su un autobus di linea dove a ogni fermata c'è gente che sale e che scende all'occorrenza.
Un altro problema sconcertante è IL SILENZIO: è strano che un partito che ha preso in carico cinque consiglieri provinciali che fino a poco tempo fa erano in maggioranza, eviti accuratamente di prendere posizione sui recenti avvisi di garanzia emanati nei loro confronti, mi riferisco alle recenti indagini sui fondi antiracket. Naturalmente l'ultima parola spetta sempre alla magistratura, nella quale ho piena fiducia, ma il partito avrebbe dovuto quanto meno sospendere i suddetti ex consiglieri provinciali fino a conclusione delle indagini.
Io faccio politica perché voglio migliorare la società in cui vivo, perché i miei futuri figli possano un giorno ringraziarmi per il contributo che ho dato affinché la loro generazione possa godere di un mondo non perfetto ma migliore.
Nell'UDC lascio amici, con i quali ho condiviso momenti belli e brutti, vittorie e sconfitte, sono certo che un giorno capiranno la mia scelta e la condivideranno, il sentimento di amicizia va al di la della politica, sempre.
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mini dagostino
Impotente come un pioppo spoglio d’inverno, il compassato coordinatore provinciale Nazzareno Salerno, continua a perdere le foglie del suo Pdl vibonese. Infatti, dopo i mormorii circolati in questi ultimi giorni nei corridoi di Palazzo Luigi Razza, adesso si è passati all’ufficialità: il sindaco Nicola D’Agostino ed un blocco di ben 7 assessori hanno annunciato il passaggio irreversibile a ‘Fratelli d’Italia’, neo movimento guidato da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Un esodo senza precedenti, quindi, che oltre al primo cittadino vibonese, vede traslocare fuori dal Pdl, gli assessori Pietro Comito (Ambiente), Marcello De Vita (Cultura), Nicola Manfrida (Politiche Giovanili), Nazzareno Rubino (Affari Generali), Giorgio Modafferi (Lavori Pubblici), Nicolino La Gamba (Affari Istituzionali) e Giuseppe Scianò (Bilancio, nonché ormai ex coordinatore cittadino del partito).
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mini pasqualelagambaPiazza Spogliatore non è di certo via dell’Umiltà. Soprattutto metaforicamente. Perché a Vibo Valentia i rappresentanti locali del Pdl ostentano una sicurezza al di là delle previsioni negative generali che li vedrebbero dieci punti lontani dalla vetta. Per loro, sulla scia dei proclami giornalieri di Silvio, il partito è praticamente incollato agli avversari del Pd. “Questa notizia - ha detto ieri il coordinatore e nuovo padre del pidielle locale Nazzareno Salerno durante la conferenza stampa di presentazione dell’unico candidato provinciale in lizza alla Camera per il vibonese - è l’ultimo sondaggio diramato e ci vede al 31,2 per cento”. Dunque, dal tenore e dalla distensione dei presenti, nonostante manchino ancora quattro settimane alla tornata, Pasquale La Gamba “siederà in Parlamento a rappresentare al meglio il nostro territorio”. E Mimmo Scilipoti, detto “il responsabile”, non sarà di certo la spina nel fianco dei calabresi di centro-destra, ne tanto meno del Popolo della Libertà. Anzi, per i berluscones vibonesi lui è il simbolo della gratitudine al partito. Non come Fini “il traditore”. In fondo, è forte la consapevolezza di vincere dove i giorni che separano tutto e tutti dall’atteso verdetto saranno intensi e interessanti sotto il profilo della campagna elettorale. “Scenderemo in campo - ha continuato Salerno - per ottenere un grande risultato, riappropriandoci così di quanto indegnamente ci era stato tolto a novembre 2011”. I toni, dunque, al pari dei proclami, sono anch’essi intrisi di un pensiero comune. Qui come a Roma. E il vetriolo è lo strumento preferito per mascherare defaillance evidenti, come - checchè ne dicano i presenti - Scilipoti in Calabria oppure il “fuggitivo” Cosentino in Campania, appunto perché “gli altri non hanno fatto meglio di noi”. Anzi, ha ricordato alla platea La Gamba “ci si può accusare, per merito di una legge elettorale che non condividiamo, di averne messo uno in sesta posizione al Senato, preferendo comunque meglio e prima di lui i nostri, mentre Bersani e i suoi hanno totalmente snobbato i rappresentanti calabresi calando dall’alto ben quattro personaggi “stranieri” nei primi posti”. Un mal comune mezzo gaudio, quindi, che in politica non solo è moralmente accettato, ma è pure utile per confondere o convincere elettori, indecisi e astenuti. Della serie “tanto c’è sempre qualcuno peggio”. E in questo caso non rimane che un sol uomo: Silvio Berlusconi da Arcore. Tutto come previsto, insomma. Tutto da campagna elettorale. Senza esclusioni di colpi, dietrologie non tanto dietrologiche e impresentabili presentabili. Una campagna elettorale tra le più aspre e dure di sempre, con un Pdl versione Barcellona di Cruyiff, molto aggressivo e presuntuoso, assecondato forse dalla forza dei consensi, che in Calabria - se riconfermati - saranno molti e pure decisivi. Non solo per l’assessore comunale La Gamba, comunque meritevole di un attenzione particolare per, nonostante la giovane età, l’assidua militanza e per l’esclusiva potenziale espressione vibonese al Parlamento, ma per tutto il centro-destra calabrese e nazionale, ultimamente liftato con l’inserimento di un nuovo che avanza a discapito di un vecchio che ormai ha fatto la sua storia. Come nel caso del senatore, quasi ex, Francesco Bevilacqua tagliato insieme a tanti altri big per ragioni certamente di anzianità, ma pure per questioni di prospettive e progetti a lungo termine. Che, non a caso, con Peppe Scopelliti al comando si è accentuato in tutte le sue forme, fino a sottoscrivere una nuova linea decisamente più affettiva che di puro organismo. Con il solito happy ending del “grazie per aver dato tutto al partito”.

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