Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV

SERRA SAN BRUNO - Tre anni. Tanto è trascorso dall'omicidio di Pasquale Andreacchi. Tre anni di sofferenze, speranze e ricordi. Pasquale, però, non c'è più. È morto. Trucidato brutalmente alla tenera età di diciotto anni. Un dolore atroce per i familiari, che si sono visti strappare un figlio appena maggiorenne. Amava i cavalli. E pare sia stata proprio la compravendita di un cavallo non pagato da un pregiudicato della zona che gli avrebbe portato a fare questa fine. Da allora, però, Salvatore e Maria Rosa hanno fatto il possibile per chiedere verità e giustizia. Si sono rivolti più volte alle testate giornalistiche locali. Hanno contattato anche programmi televisivi di spessore quali 'Quarto grado', 'Pomeriggio Cinque', 'La via in diretta' e 'Blu notte'. Ma nessuno ha risposto. È vero, sì. Fa più rumore un omicidio compiuto in pieno centro a Milano o a Roma che nella nostra provincia. Terra dimenticata dai media nazionali, ma non solo. Anche la classe politica ha fatto la sua parte.
SERRA SAN BRUNO - 'Lotta alle mafie e società responsabile: legalità Libera tutti'. Sarà questo lo slogan della lectio magistralis organizzata da 'Libera' - l'associazione di don Luigi Ciotti - che si terrà sabato prossimo, alle 16 e 30, presso i locali di palazzo Chimirri. Interverranno il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, il neo questore della città capoluogo, Angelo Carlutti, il testimone di giustizia Rocco Mangiardi ed i capi scout Serra1 e Serra2. Sono previsti, inoltre, i contributi e le testimonianze dei rappresentanti di 'Libera' e delle forze dell' ordine. Coinvolgere i giovani nella lotta alla mafia. Fare in modo che il Vibonese reagisca dopo gli innumerevoli fatti di sangue che hanno sconvolto il territorio in questi ultimi tempi. Casi come quello di Filippo Ceravolo o, ancor prima, di Pasquale Andreacchi non possono rimanere impuniti. Giovani innocenti. Molto spesso sono loro a cadere sotto l'arroganza e la protervia della criminalità organizzata. Bisogna reagire.
Io credo di aver cominciato a capire il 9 dicembre 2009. Erano le 11 del mattino, a Serra faceva freddo. Andai in commissariato, ci sarebbe stata una conferenza stampa. Arrivai in anticipo: sapevo perché avevano convocato i giornalisti. Anzi credevo di saperlo. Lo scoprii davvero solo quando mi intrufolai nel retro dell’edificio. Sotto un portico c’era un cassonetto dei rifiuti. Mi sporsi per vedere cosa ci fosse dentro, la mia curiosità sparì subito. Vidi, a pochi centimetri dal mio naso, un teschio umano, appoggiato sopra le buste di spazzatura. Aveva un buco in fronte, un colpo di pistola, ed era pieno di macchie di sangue. Era lucido, senza più un brandello di carne. Capii subito. Pasquale Andreacchi, 18 anni, era scomparso due mesi prima, ora qualcuno lo stava restituendo alla sua famiglia in quel modo. Disumano. Non so descrivere cosa provai, so che leggere queste righe farà male, ma so anche che in quel momento per la prima volta capii dove ero nato, dove mi trovavo. Rivivo quella mattina ogni volta che scrivo di Pasquale. E non riesco a fermarmi, devo scrivere. Capii che raccontare quella storia sarebbe stato l’unico modo per non consegnare all’oblio l’adolescenza spezzata di un ragazzo innocente. Raccontare, senza cerimonie, senza retorica. Solo per far capire, per scuotere la coscienza addormentata di chi ancora non si sente coinvolto.
Serra è come un dado matto. Se lo lanci per aria sei sicuro che prima o poi riatterra. Inizia a girare su se stesso e quello che ne esce fuori finché non si ferma è sempre un’incognita. All’ombra della Certosa l’ultimo mese è stato pieno di sensazionali colpi di scena. Inaspettato come i parenti dall’Argentina rincontrati dopo 20anni a ‘Carramba che sorpresa’, ti ritrovi, pronto ad inaugurare il nuovo sentiero naturalistico, il Presidente Scopelliti. Le telecamere puntate addosso, i coriandoli ed i palloncini colorati attorno. Proprio lui, Scopelliti in persona. Il disertore. Invitato quattro volte per discutere dell’ospedale serrese ha sempre rifiutato, anzi taciuto.
SERRA SAN BRUNO – Sul sentiero, tra i castagni, i passi sono pesanti. Nelle gambe e nella mente c’è tutto il peso del ricordo, tutta la dolcezza della memoria, impastata però con la rabbia, con il dolore. Un fardello difficile da portarsi addosso. Eppure i familiari di Pasquale Andreacchi ci convivono da tre anni e, forse, non se ne libereranno mai. Ai passi che portano al luogo in cui Pasquale fu ritrovato, fanno eco le loro parole. Le loro lacrime fanno rumore, ma è un rumore che molti, troppi, non vogliono sentire. Perché è più facile, più comodo, più conveniente voltarsi dall’altra parte. E così agli ultimi, agli innocenti, non è concesso neanche il sollievo della memoria, la dignità del ricordo.
SERRA SAN BRUNO - L'11 ottobre 2009 Pasquale Andreacchi fu sequestrato, picchiato brutalmente e, con ogni probabilità, fatto inginocchiare e giustiziato con un colpo di pistola in fronte. Il ragazzo, appena 18 anni, uscì da casa nel tardo pomeriggio, e non vi fece più ritorno. Ai suoi familiari hanno restituito, due mesi dopo, solo dei poveri resti scarnificati: il suo cranio, fatto trovare in un cassonetto, e un mucchio di ossa e di vestiti, sparsi tra la boscaglia. Unica pista plausibile: un debito per un cavallo - era questa l'unica passione di Pasquale, la sua ragione di vita - acquistato da un pregiudicato del luogo e non pagato. Le indagini però non hanno portato a nulla: qualche sospettato ma nessun indagato, e il caso è stato archiviato ad appena un anno dal delitto. I familiari, con l'aiuto dell'avvocato Giovanna Fronte, stanno tentando ogni strada legale utile a fare riaprire le indagini, ma è altrettanto importante combattere l'indifferenza e l'oblio, difendere la memoria degli ultimi, degli innocenti. E continuare a chiedere verità e giustizia. Il Vizzarro.it - quotidiano online
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