mini ospedale_serraSERRA SAN BRUNO - Ha atteso per dieci lunghissime ore prima che qualcuno riuscisse a trovarle un posto per subire un delicato intervento chirurgico. Protagonista, suo malgrado, di uno dei tanti casi spiacevoli che hanno come teatro l'ospedale ''San Bruno'' è stata un'anziana residente a San Nicola da Crissa che, nella giornata di ieri, si era recata presso il locale nosocomio accompagnata da una parente per un presunto caso di pancreatite acuta. Vista la situazione, i medici del Pronto Soccorso hanno subito provveduto a cercare un posto altrove, in ospedali più attrezzati che fossero in grado di garantire le cure necessarie all'anziana.
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mini ospedale_serraQuello che temevamo, e che avevamo prospettato alcuni giorni fa, si è purtroppo puntualmente verificato. L’ultima anestesista in funzione da ormai quasi un mese, 24 ore su 24, all’Ospedale San Bruno, non ha retto il ritmo massacrante alla quale si sottoponeva dal 12 marzo scorso. Anche lei, da oggi, risulta fuori servizio. Ne consegue che il Presidio sanitario serrese non è al momento in grado di eseguire alcun tipo di operazione chirurgica proprio a causa dell’assenza di personale preposto alla funzione di anestesia e rianimazione.
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mini ospedale_serraRiceviamo e pubblichiamo:

Questa vuol essere una lettera di sincero ringraziamento per tutto il personale medico e paramedico dell’ospedale di Serra San Bruno. Ormai siamo abituati a sentire parlare di malasanità, ma non è certo quello che ho trovato presso l’Ospedale di Serra San Bruno, a partire dai medici del pronto soccorso a finire con quelli del reparto di medicina generale. Tangibile è la professionalità e la serietà, ancor di più la cordialità e la serenità riservata ai pazienti. Tutto ciò mi ha aiutata ad uscire da una situazione medica di grande sofferenza. Dopo un mese e mezzo di visite specialistiche e ricoveri presso presidi ospedalieri grandi, dove il paziente spesso è solo un numero, ho avuto la “Fortuna” di essere curata presso l’ospedale di questa piccola cittadina dove ho trovato medici e paramedici che lavorano con passione oltre che con grande professionalità..
E’ una grande famiglia al servizio dei cittadini, che forse non sanno o hanno dimenticato quanto sono fortunati a vivere in un paese dove vi è una struttura ospedaliera, con bravi medici, quelli che spesso in tanti cercano al nord. Sarò per sempre riconoscente all’equipe di questi medici, in particolare del reparto di medicina generale, che con le loro cure e la loro immensa pazienza mi hanno restituito la salute e quel benessere fisico che ormai avevo dimenticato facesse parte della mia vita.
Non ci sono parole per ringraziare tutti, porterò con me e testimonierò quello che ho trovato presso l’ospedale “San Bruno”: non solo competenza e professionalità, ma umanità, disponibilità, volontà di aiutare il paziente. A tutti voi che vivete quotidianamente questa realtà, tutto ciò sembrerà ovvio; per me è stato come trovarmi di colpo in un altro mondo e questo ha generato in me sensazioni contrastanti: sollievo e gratitudine da un lato, ma anche sgomento e tristezza al pensiero che tale struttura possa essere ancora una volta ridimensionata o addirittura chiusa per l’ormai conosciuto “Piano di rientro” della sanità.
L’esperienza, la capacità e la preparazione che contraddistinguono il lavoro di questi medici e paramedici sono accompagnate da una distintiva componente umana e di profondo rispetto del paziente; peculiarità queste, mai contate, ma senz’altro necessarie e benefiche, che influiscono positivamente sulla ripresa psico-fisica dell’ammalato. Ciò a dimostrazione che anche in Calabria abbiamo eccellenze di buona sanità che come tali meritano tutto il nostro appoggio e supporto. In un periodo in cui l’opinione pubblica tende a sottolineare soprattutto gli aspetti negativi, io vorrei spezzare una lancia in favore di coloro che riportano in alto gli standard qualitativi delle professioni sanitarie.
R. C.

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mini ospedale_serraAlcuni giorni fa, sulle pagine del nostro sito di informazione online, è stata pubblicata la lettera di denuncia che i pazienti affetti da sclerosi multipla hanno indirizzato al Prefetto di Vibo Valentia, al direttore sanitario dell'Asp ed al primario di Neurologia, per denunciare le gravi condizioni di disagio in cui versa il servizio di fisioterapia ubicato nel P.O. San Bruno.

Ma le istituzioni in questione non si sono scomodate. Da parte loro nessun cenno di vita. Per fortuna la risposta però è arrivata da qualcun altro. C’è chi infatti, dopo aver letto la lettera firmata dai ragazzi della fisioterapia ha deciso di donare un tapis roulant al reparto. Strumento ginnico importante per i casi in questione, che permette di godere del beneficio della passeggiata pur restando comodamente fermi. Il benefattore sembra sia un cittadino di Mongiana.

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mini IMG_1014SERRA SAN BRUNO - Di seguito pubblichiamo il testo della lettera che diversi malati di sclerosi multipla hanno inviato al Prefetto di Vibo Valentia, al direttore sanitario dell'Asp e al primario di Neurologia. Nelle foto, le condizioni in cui versano i locali destinati al servizio di fisioterapia dell'ospedale di Serra San Bruno.

Con la presente, i sottoscritti desiderano portare a conoscenza la s.v. di quanto sotto esposto.

Il servizio di fisioterapia nel comune di Serra San Bruno, come gran parte del resto della struttura ospedaliera, è stato gravemente ridimensionato nell’ultimo anno. Prima di questa sconsiderata riconversione, nel reparto, con molta fatica

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mini vvconferenza_stampa1Riceviamo e pubblichiamo:

Nella consapevolezza di dover massimizzare i servizi offerti, considerato il piano di rientro in corso, ogni dirigente della nostra asp dovrebbe mettere al primo posto tra le sue priorità la tutela della salute del cittadino. Questo non sembra essere il caso dei dirigenti dell’Asp di Vibo Valentia.

All’inizio di febbraio la direzione amministrativa dell’ospedale di Serra San Bruno informava gli elettricisti e i centralinisti della struttura che la ditta addetta al servizio di manutenzione degli ascensori non era piu’ la PARAVIA di Vibo Valentia, tra l’altro ditta produttrice degli ascensori stessi, ma la VIBAM SRL di Benevento. Con tanto di nuovi numeri di telefono, compreso quello per le emergenze attivo 24 ore su 24, da usare in caso di emergenze. Tutto questo deciso dall’Azienda Sanitaria Provinciale e valevole per tutte le strutture ospedaliere della provincia. Fino a qui non si registrerebbe nulla di strano considerando che il provvedimento ricadrebbe nella normale amministrazione se surrogato da consistente argomentazione. Sta di fatto che nella giornata di domenica, in piena emergenza dovuta all’arrivo di un paziente e nella conseguente necessità di trasferirlo in reparto, gli ascensori non erano attivi. All’arrivo del personale elettricista si constatava un guasto al funzionamento dell’ascensore e quindi di competenza della ditta VIBAM SRL. Dopo vari tentativi di contattare l’azienda attraverso il numero verde rimasti senza risposta alcuna il medico del pronto soccorso facente funzione di Direttore Sanitario in mancanza del titolare, ha deciso di chiamare le forze dell’ordine per denunciare il disservizio, mentre il personale interno all’ospedale si occupava del paziente che veniva trasferito al reparto attraverso una manovra manuale eseguita per far ripartire momentaneamente l’ascensore.  All’arrivo dei tecnici nella giornata di lunedì si scopre che la VIBAM SRL avrebbe dato in subappalto ad una terza ditta i lavori di manutenzione, essendo sita fuori regione e non potendo rispondere in tempo alle emergenze; a questo sarebbe dovuta la difficoltà di intervenire subito sui guasti. Inoltre mi è giunta voce che da un anno la direzione dell’ospedale di Serra San Bruno ha rinunciato a riparare un’ascensore, interessata da un guasto, in quanto non è considerata funzionale alle esigenze della struttura.

Tutto questo fa sorgere degli importanti interrogativi. Perché è stato revocato il servizio di manutenzione alla PARAVIA costruttrice degli ascensori che si è sempre attivata per tempo durante le emergenze? Che vantaggio trae l’asp di Vibo Valentia nell’affidare il servizio ad una ditta che è sita fuori regione e che ha la necessità di subappaltare i lavori, con le relative difficoltà di cui si è avuta esperienza durante l’emergenza di domenica scorsa? Fortunatamente tutto è stato risolto nel migliore dei modi, ma in una situazione diversa e con esiti diversi per il paziente di turno saremmo qua a parlare di un nuovo caso di malasanità. Non sarebbe più facile risolvere i problemi più gravi che il nostro sistema sanitario ha, invece di limitarsi ad occuparsi di sottigliezze tecniche che nulla hanno a che vedere con la crisi degli ospedali e che portano più danni che benefici?  

Questi sono gli interrogativi che il movimento da me presieduto, e che sin dalla sua nascita si è dimostrato sensibile rispetto alle problematiche della sanità, si pone e per i quali attende risposta da chi di competenza.

Michele Grenci (coordinatore del movimento "Al lavoro per il Cambiamento")

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mini ospedale_serraSERRA SAN BRUNO - Continuano a registrarsi quasi a cadenza quotidiana i disagi che devono affrontare le persone cardiopatiche della zona delle Serre. Alla luce della mancanza di un reparto di Cardiologia, i malati di cuore in emergenza non possono più essere ricoverati presso l'ospedale "San Bruno", e troppo spesso per loro non si riesce a trovare un posto letto in tutta la Calabria. Due episodi emblematici, nei giorni scorsi, sono stati riferiti da persone che, loro malgrado, hanno toccato con mano le conseguenze della chiusura del reparto, che con il Piano di rientro della sanità è stato accorpato a Medicina, sebbene fosse stato ristrutturato ed ampliato poco tempo prima. Proprio ieri un 44enne serrese, un cardiopatico a rischio che ha già affrontato tre ablazioni, si è sentito male

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mini ospedale-crotoneUn ragazza di appena 19 anni, Jessica Rita Spina, originaria di San Giovanni in Fiore ma residente a Crotone, è morta nelle prime ore di stamattina nel reparto rianimazione dell'ospedale civile "San Giovanni di Dio" della città di Pitagora, per cause che ancora da accertare. La ragazza, nella mattinata di mercoledì scorso, era stata sottoposta al parto cesareo ed aveva dato alla luce un maschietto. Le sue condizioni di salute tuttavia si sono complicate e nella giornata di giovedì è stata ricoverata d'urgenza nel reparto di rianimazione dello stesso nosocomio. Questa mattina è avvenuto il decesso. Sulla vicenda la Procura della Repubblica di Crotone ha aperto un'inchiesta

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mini asp-viboLa recente chiusura del reparto di Nefrologia dell'ospedale "Jazzolino" di Vibo Valentia sta suscitando dure reazioni da parte degli addetti ai lavori, della politica e delle associazioni di categoria. La prima ad intervenire per criticare duramente il provvedimento dell'Asp di Vibo era stata Teresa Papalia, presidente della sezione calabrese della Società italiana di Nefrologia. Analoga reazione è arrivata anche dall'Adet, l'associazione dei dializzati, che ha lanciato un accorato appello affinchè si faccia marcia indietro sulla chiusura del reparto. E intervengono anche i politici vibonesi: il senatore Franco Bevilacqua (Pdl) si limita a criticare l'Asp vibonese - retta da una commissione straordinaria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose - mentre Bruno Censore, consigliere regionale Pd, chiama in causa anche il presidente della Regione Scopelliti, commissario ad acta per il piano di rientro.

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mini barbieri-filippinaSi parla, tra le ipotesi, di una presunta diagnosi tardiva. Fatto sta che Filippina Barbieri (foto), 58 anni, vedova, è deceduta all'alba di ieri. Ha avuto un’emorragia interna, e in relazione ad un eventuale ritardo nella diagnosi - o ad altre circostanze che possano essere alla base della vicenda - potrebbe profilarsi un nuovo caso di malasanità. Sull’episodio, infatti, è stata avviata un’inchiesta da parte della polizia e coordinata dal pm di turno, Vittorio Gallucci. Filippina Barbieri risiedeva con il figlio ventenne, Francesco Grande, a Mezzocasale, frazione di San Gregorio D’Ippona. E’ morta poco prima di essere sottoposta ad intervento chirurgico per tentare di arrestare l’imponente perdita di sangue, una volta risultate inutili due trasfusioni. L’indagine è partita dopo che ieri mattina Francesco Grande ha presentato denuncia presso la Questura di Vibo. La polizia, quindi, ha subito posto sotto sequestro la cartella clinica e ogni altra idonea documentazione sanitaria. Il figlio della donna, senza accusare pregiudizialmente nessuno, ha invocato quasi con serenità che venga fatta chiarezza. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal giovane al Quotidiano della Calabria. «Chiedo – ha insistito il ragazzo - chiarezza a chi di competenza e se ci sono responsabilità di accertarle e di avere risposte precise sulle cause che hanno provocato la morte di mia madre. Vorrei conoscere se è stato fatto tutto il possibile per salvarla e come mai non è stata fatta prima la tac, che ha rivelato la emorragia quando già era in fase avanzata». Il giovane ha nominato come difensore di fiducia l’avvocato Maria Grazia Pianura, che ha subito contattato come eventuale consulente di parte il medico legale catanzarese Massimiliano Cardamona. «Penso che il magistrato – ha dichiarato il legale – farà effettuare l’autopsia e presto dovremmo essere convocati per l’affidamento dell’incarico». Francesco Grande ha spiegato al Quotidiano che da tre anni la mamma soffriva di pancreatite, ma quando aveva delle crisi bastava che facesse le cure e i valori rientravano nella norma. «Preciso – ha detto – che mia madre era stata ricoverata nel reparto medicina dell’ospedale di Vibo dal 27 dicembre sino al 3 gennaio scorso quando è stata dimessa con una terapia da effettuare a casa. Ieri sera (sabato) ha avvertito dei dolori all’addome e alla schiena. Telefoniamo al 118 e l’ambulanza arriva quasi subito, fatta precedere dal medico di guardia. Al pronto soccorso, anche se in codice verde, mia madre viene visitata subito perché non ci sono pazienti in attesa. Le vengono praticati antidolorifici. Dagli esami risulta che non si tratta di pancreatite. La lastre non rivelano nulla. E’ molto pallida e fredda. I dolori aumentano. Viene trasferita in chirurgia generale. Con un filo di voce mi chiede di aiutarla. La pressione è molto bassa. Arrivano tutti gli specialisti reperibili. Mia madre viene rianimata e la pressione risale. I medici se ne vanno ma la situazione permane grave. La dottoressa di turno del reparto di chirurgia decide per una tac che rivela la emorragia. Ritornano i medici e le vengono trasfuse due sacche di sangue. Ma non si riprende. Si decide per l’operazione e prima di entrare in sala operatoria dico a mia madre: ti aspetto qua.non l’ho più vista viva». 

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