mini comitato_acquaSERRA SAN BRUNO – Il comitato cittadino per l’acqua pubblica, un movimento nato dal basso e confluito nel comitato civico Pro-Serre, non indietreggia di un centimetro sulla lotta per la pubblicizzazione dei servizi idrici. Per fare il punto della situazione e rilanciare la battaglia dei comitati civici in difesa del territorio gli attivisti locali hanno convocato un incontro con i giornalisti tenutosi ieri nella nuova sala dell'associazione culturale Il Brigante. I componenti del comitato hanno sottolineato come la situazione dell’acqua pubblica, dopo i referendum del 12 e 13 giugno 2011, non soltanto non è mutata ma addirittura peggiorata e la scelta del popolo italiano sembra essere stata disattesa. Gli attivisti locali hanno sottolineato, in particolare, come le scelte dell'amministrazione comunale sull'acqua siano "inaccettabili dal punto di vista politico e morale, perchè contrarie agli interessi dei cittadini, che non vengono tutelati sia per i danni alla salute pubblica e sia per l'acqua pagata come potabile quando non lo è, e favorevoli invece a Sorical che fa profitti sulla nostra acqua". Ha introdotto l'incontro Sergio Pelaia, che ha ricordato la situazione di dipendenza dal "sistema Alaco" creato da Sorical e Veolia, e ha stigmatizzato il mancato distacco, promesso in campagna elettorale dal sindaco Bruno Rosi che "ha svenduto gli interessi del territorio a Sorical". Il riferimento è alla convenzione con la quale a fronte di un debito di circa 300 mila euro, il Comune di Serra, per ottenere uno sconto di 30 mila euro, ha rinunciato alle cause legali con le quali aveva chiesto i danni all’immagine alla Sorical, rea di non aver fornito acqua potabile per lunghi periodi. Per Sergio Gambino "l’acqua che arriva nei rubinetti è avvelenata e una parte delle istituzioni probabilmente sta facendo delle indagini serie, nella speranza che molte cose vengano alla luce. Nella memoria di tanta gente del posto quel luogo è sempre stato una discarica abusiva dove si riversava di tutto". Secondo il presidente del comitato civico Pro-Serre, Salvatore Albanese, "quello che arriva nelle nostre case non è acqua ma un liquido giallo e maleodorante, si tratta di fanghi malamente smaltiti. La questione Alaco è poco chiara, fin dalla fase in cui il bacino è stato riempito senza essere adeguatamente bonificato, già per questo è una minaccia per la salute di quasi 400.000 utenti". Secondo Gianni Di Leo, del coordinamento regionale acqua pubblica 'Bruno Arcuri' "siamo vicini agli amici di Serra che hanno formato uno dei comitati più attivi sul territorio. Sulla questione acqua in Calabria manca totalmente il controllo da parte dei cittadini, che non hanno la possibilità di sentire una controparte rispetto a Sorical. Non c’è gestione democratica di un bene che è della comunità. Le tariffe sono illegittime, perché determinate con atti regionali: 3 sentenze della Corte costituzionale hanno sancito che competenza per le tariffe è solo del Cipe nazionale. Lo denunciamo da anni. Ieri resa pubblica la relazione della Corte dei Conti regionale, sull’acqua stesse nostre conclusioni. Ci vuole una gestione  partecipata: i cittadini devono poter avere contezza delle verifiche sull’acqua. I sindaci devono chiedere chiarezza sulle bollette pagate e non dovute". Dello stesso avviso anche Alfonso Senatore: "E' necessario - ha detto - rafforzare il senso di comunità attraverso la salvaguardia dei beni comuni. Siamo riusciti a creare e rafforzare delle reti, è cresciuta la partecipazione dei cittadini, che se le cose non vanno bene hanno il diritto-dovere di controllare, anche perché il controllo della politica è sempre deficitario in Calabria. Serra è un’esasperazione della situazione calabrese. Su Alaco sono state denunciate cose gravi. Qui non è più solo questione di affari economici, ma è in gioco la salute dei cittadini".

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mini schiuma-acqua_alaco2SERRA SAN BRUNO – Una ferita aperta nella montagna, un serbatoio di veleni, un business milionario alle spalle di centinaia di migliaia di persone, ignari contribuenti che pagano l’acqua per ricevere un liquido giallognolo, maleodorante, sicuramente insalubre, pericoloso. L’acqua pagata a caro prezzo. E’ il capolavoro dell’Alaco, un’anomalia tutta calabrese che prima o poi passerà alla storia come uno dei più grandi disastri ambientali del Meridione, nonché come un emblema di ingiustizia sociale a danno del popolo. L’invaso dell’Alaco, un lago artificiale, fornisce “acqua” a circa 400mila persone, in 80 comuni tra il Vibonese, il Reggino ed il Catanzarese.

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mini asp-viboSi parla di una possibile interruzione di servizi essenziali, addirittura di prestazioni "salvavita". Disagi in molti reparti, scomparsa di molte attività ambulatoriali, rischio paralisi per l'intero sistema sanitario della provincia di Vibo: è quello che potrebbe succedere se l'Asp, come sembra, non prorogherà i contratti del personale precario che presta servizio nelle strutture sanitarie pubbliche del Vibonese. Mancano quattro giorni alla scadenza del 31 dicembre e, a quanto pare, l'Asp, guidata da una Commissione ministeriale nominata dopo l'accertamento di condizionamenti mafiosi sull'attività dell'ente, non ha prorogato i contratti dei medici che, seppur precari, svolgono quotidianamente servizi essenziali per gli utenti della provincia. Già venerdì scorso con una nota del direttore sanitario Mario Tarabbo è stato comunicato il licenziamento di 21 medici in servizio nelle unità operative e di 10 unità di comparto, dunque all'orizzonte si profilano nuovi disagi e disservizi per un territorio che è già stato privato di numerosi servizi e presidi di salute. Stamattina, intanto, si è svolta nel capoluogo di provincia una manifestazione di protesta organizzata e sostenuta dal Comitato dei precari e da tutte le organizzazioni sindacali di categoria (Anaoo, Anpo, Cgil medici, Cisl medici, Uil medici, Cimo, Fvm). Il corteo è partito intorno alle 10 dall'ospedale Jazzolino per poi raggiungere il palazzo della Provincia. I responsabili sindacali (Carlo Trusciello, Enzo Natale, Valerio Manno, Antonio Pugliese, Enzo Scaramozzino, Pietro David, Enzo Maiolo) sostengono che i licenziamenti sono la conseguenza del piano di rientro, parlando di decisione "grave ed irresponsabile" che determinerà, appunto, "l'interruzione di servizi essenziali, alcuni letteralmente salvavita". Sulla questione sono intervenuti anche i consiglieri regionali vibonesi Nazzareno Salerno (Pdl, presidente della Commissione sanità) e Bruno Censore (Pd). Di seguito le dichiarazioni che hanno rilasciato in merito ai licenziamenti. 

“In una fase particolarmente delicata per la Sanità calabrese - si legge in una nota congiunta di Salerno e del senatore Bevilacqua - in cui è di vitale importanza garantire i Livelli essenziali di assistenza, dobbiamo purtroppo registrare che l’Asp di Vibo, sottoposta a commissariamento per le ben note vicende, anziché attivarsi prima e meglio delle altre Aziende, è l’unica realtà che non ha provveduto a prorogare i contratti dei precari. Si tratta di una circostanza spiacevole e poco comprensibile anche alla luce delle disposizioni dell’Ufficio del Commissario per il Piano di rientro, che ha dato il via libera alla proroga, delle indicazioni del Dipartimento Tutela della Salute e della risoluzione approvata in Commissione Sanità nella quale viene evidenziata la necessità di procedere in tal senso in tempi rapidi. In effetti - proseguono Salerno e Bevilacqua - tutte le Aziende calabresi hanno capito la rilevanza del ruolo dei soggetti interessati  dalla questione, rendendosi conto delle devastanti conseguenze che scaturirebbero dall’eventuale assenza di questo personale e hanno operato con celerità. Tutte tranne l’Asp di Vibo che insiste nel proseguire con modalità gestionali che non si addicono né al momento storico né alla situazione di Vibo e del Vibonese, dove, per quanto accaduto negli ultimi anni e per le inefficienze strutturali, ci sarebbe stato bisogno di interventi decisi e tempestivi atti a rimuovere tutte le criticità esistenti e a dare l’esempio di come doveva essere gestita l’Azienda in termini di efficacia, trasparenza e prontezza. La disponibilità mostrata durante l’audizione in Commissione Sanità dell’Ammiraglio Tarabbo non ha dunque avuto seguito anche perché, spesso e stranamente, ci si attarda nell’aspettare autorizzazioni superflue che nessuna altra Asp della Calabria ha richiesto. È opportuno sottolineare che gli ordini di scuderia tesi ad organizzare i metodi, i meccanismi e le turnazioni per sostituire questi precari, dando per scontata la mancata proroga, non fanno altro che peggiorare le condizioni tanto del personale, costretto a massacranti sacrifici che con ogni probabilità ne intaccano la lucidità e si riflettono sulla produttività, quanto dei pazienti che vedono diminuire ulteriormente la qualità dei servizi. È facile prevedere - è la conclusione del consigliere regionale e del senatore del Pdl - qualora sarebbe impedita la continuità lavorativa dei precari, la materializzazione di uno scenario terrificante in una provincia in cui rimarrebbero poche tracce di buona Sanità e innumerevoli disagi che produrrebbero la crescita esponenziale dell’emigrazione sanitaria. Ci preme pertanto ribadire che è assolutamente indispensabile prorogare i contratti dei precari per non demolire l’offerta di prestazioni sanitarie e per non penalizzare, attraverso scelte che paiono inspiegabili, tutti i cittadini vibonesi che, è utile ripeterlo, si aspettavano una fase di rilancio e non di decadenza da una commissione venuta per fare ordine e pulizia e non per dare prova di sorprendente immobilismo”.

 «In un territorio quale quello Vibonese, dove il diritto alla salute è stato pesantemente messo in dubbio dai tagli alle strutture ospedaliere, non è più possibile assistere all’incessante depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari che rischia di acuire una situazione grave, che potrebbe sfociare in una vera e propria emergenza». E’ quanto afferma il consigliere regionale Censore, che invita i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e Scopelliti, in qualità di Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, a spingere sull’acceleratore per sanare una situazione che rischia di non garantire ai fruitori dei servizio sanitario pubblico, ossia ai cittadini, prestazioni sanitarie all’altezza e di mortificare tantissime professionalità qualificate. «Il prossimo 31 dicembre - spiega Censore - scadranno i contratti dei precari che da anni lavorano al servizio del sistema sanitario. Si tratta di figure professionali indispensabili per garantire anche in provincia di Vibo Valentia l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nelle scorse settimane, nel corso del question time che ha preceduto una delle ultime sedute consiliari, rispondendo all’interrogazione presentata dal sottoscritto assieme ai collegi Guccione, Aiello e De Gaetano, in nome e per conto del Governatore Scopelliti, il Vicepresidente della Giunta regionale, on. Antonella Stasi, aveva garantito l’impegno della Regione ad affrontare prima e a risolvere poi la vicenda dei precari della sanità calabrese e quindi vibonese. Un ulteriore passo in avanti nella complessa vicenda si è registrato proprio nei giorni scorsi quando, grazie anche e soprattutto alle pressanti richieste e alla meritoria opera di sensibilizzazione dell’opposizione consiliare, la terza commissione regionale, all’unanimità, ha licenziato un Atto di Indirizzo con il quale si richiede la proroga di tutti i contratti dei lavoratori precari. Eppure, ciononostante, nel Vibonese non si è mosso nulla per il rinnovo dei contratti in scadenza: l’angoscioso conto alla rovescia, dunque, è già iniziato e se nel giro di pochi giorni non si troverà un’adeguata soluzione sulla falsariga di quanto avvenuto in altre province, a Vibo Valentia 31 figure professionali, cui va la mia vicinanza politica ed istituzionale, di cui 21 medici che ad oggi hanno garantito l’attività di reparti come oculistica, otorinolaringoiatria, oculistica, medicina, urologia e nefrologia, saranno costretti a cessare il rapporto con l’Azienda Sanitaria Provinciale, con pesanti ripercussioni per l’utenza e per i servizi erogati. Insomma - conclude Censore - l’immediata proroga dei contratti in scadenza è un’impellente necessità, dinanzi alla quale i vertici dell’ASP di Vibo Valentia e il Commissario ad Acta per l’attuazione del Piano di Rientro, ai quali ricordo che i cittadini e il loro diritto alla Salute devono essere al centro della Sanità, non possono più tergiversare. Scopelliti deve al più presto autorizzare, con atti tangibili e formali, la proroga dei contratti e i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale devono al più presto attivarsi, sulla falsariga di quanto fatto dalle altre ASP calabresi, per prorogare i contratti in scadenza e per scongiurare, così, il rischio che continui quell’incessante processo di depauperamento strutturale, qualitativo e professionale dei servizi sanitari in provincia di Vibo Valentia».

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