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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha ufficializzato nel tardo pomeriggio di oggi i nomi dei nuovi assessori regionali subentrati ad Antonio Caridi (Pdl, eletto al Senato), Piero Aiello (Pdl, eletto al Senato) e Francescantonio Stillitani (dimessosi dalla giunta e dal suo partito, l'Udc). Come annunciato in una conferenza stampa dallo stesso Scopelliti, entrano a far parte della sua squadra di governo Demetrio Arena, ex sindaco del Comune di Reggio Calabria sciolto per contiguità con la 'ndrangheta (Attività produttive); Alfonso Dattolo, capogruppo dell'Udc in consiglio regionale (Urbanistica, Società dell'informazione e Innovazione tecnologica); Nazzareno Salerno, consigliere regionale pidiellino già presidente della Commissione Sanità (Lavoro, formazione professionale, famiglia e politiche sociali). Infine, al posto del repubblicano Franco Torchia entra nell'esecutivo, come sottosegretario alla Presidenza, l'ex parlamentare del Pdl Giovanni Dima, con delega alla Protezione civile.
Riceviamo e pubblichiamo: Stamani la deputata Cinque Stelle Dalila Nesci ha depositato un’interrogazione parlamentare sull’atto intimidatorio dello scorso 9 aprile contro l’associazione culturale “Il Brigante” di Serra San Bruno (Vibo Valentia), destinataria di una testa di pecora mozzata davanti alla porta della propria sede. Nell’atto ispettivo, la parlamentare ventiseienne ha chiesto ai ministri dell’Interno e della Giustizia se risultano collegamenti tra l’episodio e l’intimidazione subita da Sergio Gambino, membro dell’associazione “Il Brigante”, il 17 novembre 2011. Soprattutto, Nesci vuole capire – spiega – “se tali episodi dal linguaggio mafioso siano tentativi di cucire la bocca a esponenti della società civile che in Calabria s’impegnano ogni giorno per il bene comune, l’acqua, l’ambiente, la legalità e la democrazia, dimostrando coraggio e voglia di sovvertire le logiche dell’imposizione che finora hanno provocato emigrazione e silenzio”.
Ancora una volta Serra San Bruno piomba nel baratro della paura, dello sconosciuto, del mistero. Un altro ragazzo è sparito, un ragazzo di venticinque anni. Che Massimo sia (preferisco parlarne ancora al presente) un ragazzo difficile, questo è fuori di dubbio, però non vanno dimenticate in primis la sua condizione familiare, che ha dimezzato i suoi affetti, e reso debole lui e la restante parte della sua famiglia, composta tra l’altro da gente perbene e onesti lavoratori. Massimo, prima che di se stesso e delle sue scelte di vita sbagliate, è una vittima dell’abbandono della società. Vittima di quel substrato culturale mafioso, di esaltazione del male e della criminalità, che siamo costretti a subire.
La notte scorsa, a Satriano (Cz), sono stati dati alle fiamme sei autobus della società di autolinee Federico. Quattro mezzi sono stati completamente distrutti, mentre gli altri due hanno comunque subito danni ingenti. Gli autobus dati alle fiamme erano parcheggiati in un capannone di proprietà della società. L'incendio è stato spento dai Vigili del fuoco. L'episodio è stato denunciato ai carabinieri della Compagnia di Soverato, che hanno avviato le indagini. Nel recente passato la società di trasporti aveva subito altri danneggiamenti di questo tipo.
VIBO VALENTIA - Tre imprenditori di Vibo ed un commercialista di Lamezia Terme sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Vibo con l'accusa di bancarotta fraudolenta . Si tratta dei fratelli Ivano, Emiliana e Giuseppe Ceravolo e di Sergio Scalise. Sequestrate anche due società di distribuzione di prodotti ittici surgelati, la Certesca e la Certesca Ceravolo, per un valore di un milione. Secondo l'accusa, gli imprenditori avrebbero distratto beni della società fallita Food Service per creare le nuove. Dalle indagini, inoltre, - condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Vibo Valentia - è emerso che i fratelli Ceravolo, avrebbero spogliato la società Food service di macchinari e di altri beni, avviandola poi al fallimento, decretato nell'aprile 2011.I beni sarebbero stati poi trasferiti a una nuova società, la Cerpesca.
SAN NICOLA DA CRISSA – Si svolgerà oggi pomeriggio presso il palasport di Viale Toronto con inizio alle ore 15:30 la cerimonia di gemellaggio tra l’Asd San Nicola da Crissa e il Real Vibo affiliato alla scuola calcio Milan diretto da Carlo Lico. Per l’occasione sarà presente il responsabile della scuola calcio rossonera Davide Corti, che oltre ad assistere alla gara amichevole tra le due formazioni vibonesi, si cimenterà in prima persona per fare svolgere allenamenti appropriati ai piccoli calciatori in erba. 'E’ un progetto triennale – ha commentato Carlo Lico – che mira a coinvolgere tutto il territorio vibonese. Insieme alla società del presidente Carnovale, abbiamo deciso di istaurare un gemellaggio affinché anche i ragazzi dell’entroterra possano avere la possibilità di mettersi in mostra. Sappiamo tutti quant’è difficile spiccare il volo verso società di serie A, ma bisogna provarci. Noi qualche anno fa abbiamo deciso di investire su questi ragazzi, dandole l’opportunità di fare parte di un grande progetto. Venerdì saremo con gli amici di San Nicola per passare una giornata di festa e sano sport. Ci sarà anche Davide Corti, sempre presente e vicino alla nostra realtà calcistic'. Il gemellaggio è stato accolto con soddisfazione dalla società sannicolese. 'Se una società affermata sul settore giovanile come il Real Vibo ha deciso d’intraprendere un discorso di collaborazione con noi è segno che in questi anni si è lavorato bene'. Sono state queste le prime parole del presidente Vito Carnovale. 'La mia società con grandi sacrifici sta portando avanti un progetto che anno dopo anno si rende sempre più ambizioso. Oggi siamo onorati di ospitare Davide Corti, il dirigente di una delle società più titolate al mondo e mi auguro che anche i nostri ragazzi un giorno possano calcare campi da gioco importanti. Colgo l’occasione per ringraziare Carlo Lico per la disponibilità e per averci scelto come società gemellata'. Una vetrina importante, insomma ma non solo dal punto di vista sportivo, perché la presenza di Davide Corti ha un richiamo anche per il territorio comunale. 'Devo fare i complimenti alla società di San Nicola – ha esordito il sindaco Giuseppe Condello – perché da qualche anno si prodiga anche verso i più piccoli. La presenza del dirigente rossonero è di buon auspicio, perché mai prima d’ora le grandi società calcistiche avevano avuto un occhio di riguardo per questi piccoli centri. Un grazie anche a Carlo Lico per avere deciso di fare svolgere questa giornata nel nostro impianto e speriamo che da qui a qualche anno possiamo vedere qualche giovane vibonese nei campionati professionistici'. La collaborazione tra le due società non finirà qui, perché sono in programma un’altra serie d’iniziative, come la visita del responsabile del settore medico di Milan Lab e di altri tecnici provenienti da Milanello. Nelle attività “Milan Junior” non manca mai l’aspetto ludico, fondamentale per il coinvolgimento attivo e l’adattamento dei bambini: l’Intesa Sanpaolo Ac Milan Cup, il prestigioso torneo di calcio giovanile internazionale organizzato dall’Ac Milan, e gli inviti allo Stadio San Siro per seguire le partite di campionato della prima squadra sono solo alcune delle numerose attività riservate ai ragazzi.
Per alcuni autori della letteratura meridionalistica e non solo, molto spesso, l’infanzia o l’adolescenza sono state un utile strumento di lettura e d’analisi: primo per raccontare storie che fossero espressione di un contesto socio-culturale territoriale regionale, se non addirittura nazionale; secondo, evidenziare eventuali fenomeni sociali. E’ il caso di Saverio Strati con il suo “Tibi e Tascia” e “Mani vuote”, di Corrado Alvaro con “Gente in Aspromonte”, di Pier Paolo Pasolini con “Ragazzi di vita” ed “Una vita violenta”, ma anche della letteratura del centro-nord del Paese, come con Fenoglio ed il suo Agostino di “Malora”, di Carlo Cassola con “La ragazza di Bubbe”e per certi aspetti, anche se figura controversa, ma comunque adolescenziale, anche l’Alessandro di “Eroi del nostro tempo” di Pratolini; ed infine, ultimi, non per ordine d’importanza, Silone e prima ancora di Verga, rispettivamente con il loro Neorealismo politico e Verismo letterario. Ma non sono solo i personaggi di questi romanzi le icone della letteratura sociale del sud del Paese (escludendo i borgatari violenti di Pasolini e le metafore di Pratolini, Fenoglio, Gadda, ecc.) i paradigmi di quegli scenari reali o presunti (molto spesso agropastorali della prima metà del Novecento) che la realtà, pure letteraria, ha oramai consegnato alla storia o alla finzione cinematografica. Più di altri, a raccontarci di tutto questo è il Gesuino di Malifà di Sharo Gambino (Frama e Rubbettino edizioni), l’esempio e l’emblema di quel racconto sociale che esce fuori dagli stereotipi della violenza di mafia, di casta sociale o delle vicende degli adulti in generale e ne mette in luce le contraddizioni dell’uomo in quanto essere, e dell’essere sociale con i suoi ma e i suoi perché. L'Autore, per la prima volta nel panorama letterario meridionalistico, in superficie spinge dal fondo dell’abisso della coscienza collettiva, di quel Meridione indifferente ed a volte apatico, in particolare di quella Calabria rurale, che in parte oramai appartiene al passato, la violenza feroce, distinta dai tratti gentili dell’adolescenza, tratteggiandone aspetti e psicologia, tanto da farne un'unicità ed un caso letterario. Sì, il Malifà di Gambino esce dagli stereotipi e proietta sullo sfondo di quel mondo l’immagine di quella violenza degli adulti, frutto ed effetto di condizionamenti culturali e deviazioni sociali, ma porta in rilievo, soprattutto, un altro tipo di violenza: più cruda, più feroce, più drammatica, perché fatta d’innocenza ed ingenuità; perché perpetrata da bambini in un mondo di adulti violenti, ma subita da un ragazzo per l’espiazione di una colpa che lui non ha commesso, nel momento più bello e più tragico della sua vita. E' quell'attimo in cui, nell'avvertire la gioia inebriante dell'abbracciare e sentire il profumo di un corpo caldo bagnato di una donna e la scoperta del suo stesso, di corpo, con il torpore della ragione e la piacevole inquietudine dell’anima, nell’aprirsi dei sentimenti, lo allontana così dal suo Dio ( perché sente il paradosso della ragione della fede, sentendo la ragione dell'avvertire), e lo avvicina alla vita degli uomini, però, purtroppo, quando già il suo cammino è oramai segnato (da quel suo stesso Dio?) verso le porte del paradiso. Dall’altra, la visione deistica e l’inculcata percezione della presenza sbagliata di quel Dio non suo, nonché l’idea di una religiosità opprimente, fatta anche di residuati ancestrali di paganesimo e visione delirante, quasi eremitiana, di primo cristianesimo orientale o da primo Medioevo; ma anche presenza violenta nell’assenza di un padre e di una speranza insperata per un futuro migliore, lo portano al risveglio della coscienza ed al "lume della ragione," e lo assegnano al mondo delle cose e dell'inquietudine del corpo.
E’ vero, il Gesuino di Gambino con la sua Malifà è un concetto letterario nella Storia, ma che trova la sua origine e si alimenta nell’arretratezza socio-culturale e nell’ignoranza religiosa ed a volte violenta della ruralità sociale di Ragonà e Cassari di Nardodipace, nonché della Calabria degli anni cinquanta, residuali scampoli di una feudalità d’anno Mille. Ma è anche l’espressione di una società morente (perché vittima dei suoi stessi pregiudizi) la quale, non riuscendo a creare tensione connettiva e sviluppo sociale, si ripiega su se stessa e muore. Se la morte del protagonista è la metafora di una società che raggiunge il suo epilogo e si piega su se stessa, sotto il suo stesso peso, dall’altra, però, la presenza di figure, direi minori, poste sullo sfondo: il Fiorello, l’organizzatore di rivolte, l’uomo che rifiuta l’idea manzoniana dell’ineluttabilità della violenza del potere sulla società, fanno dire all’autore che c’è una possibile speranza, anche in quell’emisfero fatto di sottomessi. Purtroppo, il mondo di Gesuino nonostante tutto non è morto, anche se in agonia, mentre quello indicato e suggerito da Fiorello non è ancora nato, perchè Godot, non è ancora arrivato. Nel riferimento letterario di Malifà, saranno pure cambiate le forme del suo malessere sociale, ma non la sostanza. La terra che vide Gambino fare il maestro serale nel 1959 - “Eroe del nostro tempo!” - sin da più di trent’anni, oramai ha la sua chiesa ed il suo cimitero; non girano più per le strade uomini avvinazzati a portare cadaveri stecchiti al camposanto del vicino paese o durante le lunghe nevicate invernali non si conservano più morti in casa, in attesa di poter aprire un varco lungo distese di neve e scoscesi pendii. Ma il riferimento letterario del Gesuino di Gambino gira ancora, come residuato di ere a noi lontane nel tempo, carico e gravato dei suoi pregiudizi religiosi e della sua idea di giustizia, un po’ ricurvo per il peso degli anni e della sua statura, a volte, con il suo sacco vuoto sulle spalle, e le lunga braccia penzoloni, come rami rinsecchiti. Metafora di una metafora! Figure che la modernità non ha cancellato e che il presente sta sbiadendo, ma comunque, ancora testimoni di un Tempo, come corpi di pietre scolpite su una strana isola: alieni che tracciano scie, senza volerlo, nella memoria delle loro Malifà. Aspetti di un mondo dove la finzione letteraria non ha avuto confini e la realtà, anche d’oggi, è sfumata, dove il bianco dell’uno ed il nero dell’altro intridono l’area di un grigio indistinto. L’idea di speranza di Gambino e di autodeterminazione e presa di coscienza di sé dei malifioti con Fiorello, non è come quella di Silone con il suo Berardo Viola, il quale condisce di visione leniniana pseudo-pararivoluzionaria la pentola della storia dei cafoni della Marsica. Il Fiorello di Malifà, nelle sue istanze ed esigenze di rivolta non ha ambizioni velleitaristiche di organizzare la loro rivolta attraverso il giornale e l’informazione, o di fomentare sedizioni e spedizioni punitive; non individua nelle classi sociali più abbienti l’elemento e l’ostacolo d’ abbattere per la creazione di una società comunista (come nel caso della rivolta di Caulonia) ma rivendica il diritto di dissentire e di protestare, nelle regole e con le regole (questa sì è finzione letteraria!) organizzando a sua volta i malafioti, contro quello Stato che gli nega l’identità di cittadino: la mancanza assoluta di strutture viabilistiche, l’assenza di un medico, di un prete, delle più elementari condizioni di vita sociale. Nella Malifà di Gambino, ovvero, la Ragonà e la Cassari vive degli anni cinquanta, questi sono i temi e gli aspetti che sembrano riportarci, anche se eufemisticamente, all’Eboli leviana. Un mondo al di fuori del tempo e della storia, un mondo dove quel Cristo stenta ancora ad arrivare, anche perché l’assenza di quello stesso Cristo, ne determina la mancanza della critica della ragione e dell’autocritica della coscienza, disponendo così il proprio biglietto da visita, ancora stampato col grigio dell’ignoranza. Il paradosso è che, nonostante il vorticare, a volte violento, del mondo d’oggi e delle società occidentali, la spinta propulsiva del motore di quel Nazareno, ancora non s’intravvede, e l’attesa di Vladimiro e compagni sembrerebbe inutile. Il viaggio di Girotta da Malifà alla casa del medico, perché visitasse quel corpo morente, sembra essere la metafora dell’assenza di un “cammino”, di quel famoso e più volte evocato Cristo (come il richiamo di Godot, diluito e spalmato sull'attesa dell'eternità) lungo il palcoscenico della vita. Così, le pozioni magiche della Scazzòntara (vicina di casa dei Sambàrvara) mentre Gesuino muore, non ci portano di certo oltre “I morti della collina”, e ci lasciano nel nostro viaggio “dei fatti e delle gesta” - come - “simboli del destino” dei malifioti, molto, molto prima del cimitero di “Spoon River”, e direi nel tempo remoto, anche se fuori dalla storia. E’ “Il mondo dei vinti”. E sebbene sia un universo fatto di una umanità vera, paesaggi reali, sentimenti concreti, come i personaggi alla Concia della Brancaleone del “Carcere” di Cesare Pavese; un universo oramai quasi archiviato dalla grigiosa e sfumata memoria di una senilità traballante, o dalla nebbia del tempo, di ancora sopravvissuti testimoni di un mondo, o ancora come patrimonio collettivo dentro le ingiallite pagine di un libro. Racconti, questi, nati non dall’estro fantasioso di uno scrittore immaginifico, ma solo vicende, a volte non definite col proprio nome, e registrate dall’acuta ed attenta osservazione di uomini che con la loro umanità si sono calati nell’inferno di quel presente.
Vincenzo Nadile
VIBO MARINA - C’è un capitolo di un film che torna sempre di moda, quasi come se fosse divenuto un cult. E la visione è ogni volta diversa da quella precedente, scoprendo a poco a poco quei particolari che erano passati inosservati. A Vibo Marina, per esempio, i ragazzi del “Facciamo Rumore” hanno scoperto la totale disinformazione della cittadinanza sulla saga dell’acqua sporca. La maggior parte dei presenti, per esempio, era convinta che l’acqua era sporca solo per via della rete colabrodo del Comune e che le analisi dell’Asl erano attendibili solo perché erano loro stesse ad emanarle. E mentre per alcuni, vedi magistratura e associazioni varie, la pellicola è quasi consumata, per altri invece si tratta di una prima visione assoluta.

Una doppietta di Mazzitelli, la rete di Zaffino al 10' st ed un gol allo scadere di Crudo bastano alla Serrese per avere la meglio su un Campora mai in partita. Successo, dunque, ampiamente meritato per l' undici di mister Megna, che con questi tre punti, si conferma terza forza del campionato, dietro a Filogaso e Soriano. La capolista, infatti, prosegue nella lunga striscia di vittorie consecutive, andando a vincere sul campo del fanalino di coda Galatro. Mantiene la seconda posizione, invece, il Filogaso (4 a 1 sul Pianopoli), mentre il Fronti supera in classifica il Badolato. In Terza categoria, da registrare la decisione del giudice sportivo che, in settimana, ha penalizzato il Real Serra con la sconfitta a tavolino per 3 a 0, in quanto, nel match contro la Pol. Maierato disputato allo stadio comunale 'La Quercia', avrebbe 'fatto partecipare i calciatori Stingi Simone (26/09/1993), Pisani Giuseppe (07/08/1993) e Capone Simone (03/01/1995) non avendone titolo a partecipare alla gara stessa perchè tesserati con altra società; accertato tramite l'Ufficio Tesseramento del Comitato Regionale che l'assunto della reclamante trova riscontro negli atti ufficiali - si legge ne comunicato - per quanto concerne il calciatore Stingi Simone, il quale risulta tesserato con la società Asd Serrese dal 17/09/2010 per cui non aveva titolo a prendere parte legittimamente alla gara in oggetto, mentre risultano regolarmente tesserati gli altri due calciatori; visto l'art.17 del C.G.S. delibera di infliggere alla Società Ads Real Serra la punizione sportiva della perdita della gara con il punteggio di 0-3'. Penalizzazione che, a quanto pare, non sembra aver toccato minimamente i ragazzi di mister Battaglia, che hanno avuto la meglio anche sullo Sport club del Corso Maierato, mantenendo così il primato solitario in vetta alla classifica.
| Serrese - Campora | 4 - 0 |
| Galatro - Soriano | 0 - 3 |
| Filogaso - Pianopoli | 4 - 1 |
| Bivongi Pazzano - R. Nicastro | 1 - 0 |
| R. Pianopoli - M. Nicotera | 3 - 3 |
| Fronti - Stilese | 4 - 3 |
| Badolato - Laureanese | 2 - 2 |
| Petrizzi - Prasar | 2 - 1 |
| Soriano | 30 |
| Filogaso | 25 |
| Serrese | 20 |
| Fronti | 19 |
| Badolato | 18 |
| M. Nicotera | 15 |
| B. Pazzano | 14 |
| Campora | 14 |
| Prasar | 13 |
| Petrizzi | 13 |
| R. Nicastro | 13 |
| Laureanese | 11 |
| R. Pianopoli | 7 |
| Pianopoli | 5 |
| Stilese | 4 |
| Galatro | 3 |
SERRA SAN BRUNO – “Lotta alle mafie e società responsabile: legalità Libera tutti”. Questo lo slogan della lectio magistralis organizzata da “Libera” - l'associazione di don Luigi Ciotti - che si è tenuta presso palazzo Chimirri a Serra San Bruno. Al tavolo dei relatori il prefetto di Vibo Valentia, Michele Di Bari, il testimone di giustizia Rocco Mangiardi, il comandante provinciale del Carabinieri Daniele Scardecchia, il coordinatore provinciale di “Libera” Matteo Luzza che ha moderato la manifestazione ed i capi scout dei gruppi Serra1 e Serra2. Presenti anche il sindaco di Serra San Bruno Bruno Rosi, il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Serra Capitano Esposito Vangone, il comandante dei Vigili Urbani Nazzareno Mannella, l’ispettore capo Aniello Ingenito Il Vizzarro.it - quotidiano online
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