mini lago_Alaco_sponda_sud-ovest_2Asp, Arpacal, Sorical. Azienda sanitaria provinciale, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, Società delle risorse idriche calabresi. Tre enti distinti, con competenze, obblighi e prerogative diverse, ma legati da un filo che si intreccia e, in alcuni casi, genera matasse difficili da dipanare. Uno di questi casi, divenuto tristemente noto, è quello dell'invaso artificiale dell'Alaco, situato sul monte Lacina, a pochi chilometri da Serra San Bruno, al confine tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. La posizione del bacino, che dovrebbe fornire acqua “potabile” a una vasta fascia di popolazione della Calabria centro-meridionale, è strategica.

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mini sorical_2Questa mattina la sede sociale di Catanzaro della Sorical Spa è stata letteralmente presa d’assalto da una sessantina di dipendenti impiegati nell’indotto della stessa società che si occupa della gestione delle risorse idriche calabresi. I dipendenti, operanti quindi in aziende impegnate nella manutenzione degli impianti di competenza della Sorical, hanno manifestato davanti agli uffici di Catanzaro a causa di gravi ritardi nel pagamento degli stipendi attesi, per alcuni, da ben sette mesi. "La mobilitazione – sostengono i dimostranti - è stata organizzata anche per attirare l’attenzione sul dramma occupazionale che potrebbe abbattersi sui dipendenti Sorical da qui a poco, visti i diversi problemi che attanagliano il futuro della società posta attualmente in liquidazione e sempre più propensa ad abbandonare la gestione degli impianti idrici calabresi".
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Martedì, 16 Aprile 2013 13:23

Il lago di gomma

mini alaco_schiumaLo hanno battezzato il lago di gomma. Un bacino artificiale nelle montagne delle Serre, a quasi mille metri d’altezza, nel cuore verde della Calabria centro-meridionale. Non è una montagna come un’altra, quella che ospita l’invaso dell’Alaco. Probabilmente ha nascosto tra i suoi abeti molti briganti sfuggiti ai Savoia e, più recentemente, anche qualche latitante di ‘ndrangheta. Una montagna in cui sono stati investiti tanti soldi, che ha dovuto cedere i suoi spazi incontaminati ad un parco eolico e ad una megapiscina abbandonata, che ha visto anche l’orrore delle nuove faide che hanno insanguinato tre province. Negli anni 70, qui, sono cominciati i lavori per costruire una diga diventata ben presto leggenda: decine di sospensioni e altrettante varianti, lavori bloccati per vincoli ambientali poi spariti, 160 miliardi di lire di fondi pubblici spesi a fronte dei 15 previsti nel progetto iniziale. Un’opera maestosa su cui si sono addensati gli interessi della malapolitica, di imprenditori e multinazionali senza scrupoli, e della ‘ndrangheta

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mini no_alacoApprendiamo dalla stampa dell’irresistibile impulso dell’ingegnere Giulio Ricciuto a chiarire i tanti misteri che ruotano intorno a Sorical, riempiendo intere colonne di giornale con proclami sulla sua, in realtà, irresponsabile gestione dell’invaso dell’Alaco e del bene comune acqua. Egregio ingegnere Giulio Ricciuto, lei comprensibilmente si lamenta e si dispera perché quando i cittadini la riconoscono per strada le gridano dietro “avvelenatore”. Ci sentiamo quindi in dovere di chiarire una volta per tutte, nero su bianco, che i cittadini hanno pienamente ragione, dato che è proprio lei l’irresponsabile “responsabile degli impianti di potabilizzazione” della diga Alaco

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mini acqua_pubblicaIn occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua del 22 marzo, anche a Lamezia, il Comitato Lametino Acqua Pubblica organizza un week end di mobilitazione a partire dalla partecipazione alla manifestazione NO ALACO di sabato 23 marzo che si terrà a Vibo e dal banchetto di domenica 24 marzo  per la campagna di raccolta firme per la Legge Regionale di Iniziativa Popolare per l’acqua pubblica (vedi www.abccalabria.org) e per l'ICE, (Iniziativa dei Cittadini Europei con la quale si propone alla Commissione Europea di legiferare sul diritto all'Acqua Pubblica).

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mini lago_Alaco_sponda_sud-ovest_2Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ed il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” sostengono con forza la manifestazione “NO ALACO” che si terrà a Vibo Valentia il prossimo sabato 23 marzo dalle ore 9,30 con partenza da piazza San Leoluca. La diga sull’Alaco ha rappresentato negli anni un caso esemplare di sprechi ed inefficienze: lavori infiniti, finanziamenti bloccati, interrogazioni parlamentari, carte sparite, costi lievitati a dismisura. Da quando poi la Sorical , società mista pubblico-privata (Regione-Veolia), ha allungato i suoi tentacoli, a circa 400.000 persone in 88 comuni di tutta la Calabria è stato negato il diritto all’acqua, perché dai loro rubinetti scorre un liquido maleodorante ed infetto, pompato da un lago malato, ex discarica a cielo aperto mai realmente bonificata.
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mini gianluca_callipoIl giovane sindaco napitino non ha dubbi: “Entro la fine del 2013 ridurremo la dipendenza dalla Sorical del 50%, attingendo alle sorgenti locali che stiamo individuando e censendo, proseguendo così verso la totale autonomia idrica”. Il piano di distacco dalla Sorical, secondo quando annunciato dallo stesso primo cittadino di Pizzo Gianluca Callipo, prevede nell’immediato la perforazione di un nuovo pozzo comunale, utile a diminuire la dipendenza dalla società per le risorse idriche. Un piano, quindi, orientato verso lo sfruttamento sostenibile delle fonti locali, inteso come risposta efficace al problema di rifornimento idrico che allerta, in particolar modo, i Comuni servita dall’invaso della Lacina. “In Calabria esistono circa 30mila sorgenti dalle quali è possibile attingere per il proprio fabbisogno idrico. Una strategia che il Comune di Pizzo ha già avviato nei mesi scorsi, con l'obiettivo di conseguire due importanti risultati: ridurre sensibilmente l’importo delle bollette per i cittadini e rendere il territorio comunale indipendente e capace di monitorare all’origine la salubrità dell’acqua” ha puntualizzato Callipo, ribadendo pertanto i propositi già enunciati nel corso della scorsa campagna elettorale.

Si tratta di una sfida comunque non semplice, ma che l’amministrazione Callipo sta dimostrando di saper affrontare al meglio. Il fabbisogno idrico di Pizzo è infatti di circa 80 litri al secondo, e già nei mesi scorsi è stato avviato un primo nuovo pozzo comunale che permette l’approvvigionamento da una fonte pubblica per ben 15 litri al secondo. Il progetto è caratterizzato inoltre dalla riattivazione di diverse fontanelle pubbliche, rimaste abbandonata per molto tempo e che sono state recentemente poste di nuovo in funzione dall’intervento del Comune. “Le fontane pubbliche sono una valida ed economica alternativa all’acquisto di acqua in bottiglia – ha spiegato Callipo - oltre a rappresentare un luogo di approvvigionamento sicuro in caso di emergenze, come quella che recentemente ha interessato la provincia vibonese”. Una provincia quasi totalmente vincolata dall’approvvigionamento dall’Alaco, da cui Pizzo Calabro riceve appena 2 litri al secondo, una quantità estremamente residuale rispetto al fabbisogno totale. Ma in questo caso, anche se è un aspetto marginale la “piccola quantità sarà eliminata dall’acquedotto della città e, almeno per chi vive nel nostro territorio, l'Alaco sarà soltanto un brutto ricordo”.

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mini fanghi_alacoUn anziano pastore di San Sostene ha sempre fatto abbeverare il suo gregge nelle acque della fiumara. Nel 2006, però, accade qualcosa che l’uomo non aveva mai visto prima. Le sue pecore cominciano ad abortire, tutte. Non può essere un caso: il pastore si era accorto che la fiumara che scendeva dalla montagna era diventata nera, faceva paura. La sua testimonianza l’ha raccolta Giulia Zanfino, in un’intervista mai andata in onda, realizzata durante la preparazione del documentario “Acquaraggia”. Alle denunce del pastore si aggiungono quelle di Luigi Aloisio, all’epoca sindaco del paesino in riva allo jonio in cui il fiume era diventato nero. La fiumara era l’Alaca, un torrente che nasce nei boschi della Lacina, proprio dove sorge l’invaso che dovrebbe mandare acqua potabile a 400mila calabresi, finito nella bufera dopo il sequestro effettuato il 17 maggio scorso dalla Procura di Vibo, nell’ambito dell’indagine “Acqua Sporca”.

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mini rosi_lieduDopo le recenti polemiche che hanno ridestato, nell’operato di un’Amministrazione sempre più dormiente, la questione “acqua sporca”, il Sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, sembra essersi finalmente convinto a intraprendere delle azioni legali a tutela della salute dei cittadini. Peccato che proprio ieri lo stesso Rosi, assieme all’ex Sindaco Raffaele Lo Iacono, sia finito tra i 20 indagati dei NAS di Catanzaro nel secondo filone di inchiesta della vicenda Alaco. Le accuse riguardano la mancata disposizione dei controlli previsti dalla legge nel periodo 2009-2012.

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mini acqua_serraAlla fine sono arrivati anche a loro. Non è una sorpresa, a dirla tutta. Non per chi ha seguito l’evolversi del caso Alaco fino al turbinio di eventi di questi ultimi giorni. Roba da sceneggiatori allucinati: black out istituzionali dannosi per la salute pubblica ed equilibrismi da trapezisti funzionali al mantenimento dell’ordine pubblico. Un balletto macabro imbastito attorno al lago dei veleni, che, forse, comincia a non essere più così “gommoso”. Da oggi, in questo vortice di responsabilità istituzionali legate all’acqua pagata “cara e amara” da 400mila calabresi, dopo diversi dirigenti di Sorical, Asp e Arpacal, sono entrati anche 20 sindaci del Vibonese. Altri erano già stati iscritti nel registro degli indagati al momento del sequestro preventivo dell’invaso, avvenuto il 17 maggio scorso. L’accusa, relativa al periodo 2009/2012, per gli amministratori locali, è omissione di atti d’ufficio

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