mini ospedale_soriano_calabroDovrebbe già prendere corpo all’inizio della prossima settimana il provvedimento che, di fatto, determinerà il trasferimento di tutti gli anziani ricoverati a Vibo, nella Rsa di località Moderata Durant, verso la nuova struttura realizzata all’interno dell’ex ospedale di Soriano Calabro. Potrebbe acquisire dunque concreta efficacia la decisione assunta già da diverse settimane dai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, che però solo in questi ultimi giorni aveva ricevuto l’assenso da parte della Regione.

Del trasferimento dei degenti del Moderata Durant a favore della Residenza sanitaria assistenziale di Soriano se ne era discusso, addirittura, già dall’anno scorso, ma in questi mesi si era protratto un eloquente nulla di fatto sancito dalla mancata autorizzazione, nero su bianco, del provvedimento da parte proprio degli uffici competenti della Regione Calabria. La nuova struttura di Soriano dispone di posti letto funzionali al ricovero di diverse unità di pazienti, con assistenza sanitaria garantita per tutto l’arco delle 24 ore. I lavori per l’adeguamento dei locali della nuova Rsa sorianese sono stati ultimati infatti di recente.

Secondo quanto asserito dai vertici dell’Asp, il trasferimento degli anziani comporterà, indirettamente, oltreché il miglioramento del servizio prestato, anche una forma di risparmio economico. Infatti, nei locali di Moderata Durant, che tra pochi giorni dovrebbero risultare dunque liberi, verrà sistemato il laboratorio analisi sito attualmente in via Pellicanò a Vibo, in alcuni locali di proprietà di privati per il quale la stessa Azienda sanitaria corrisponde il pagamento di una somma di 15mila euro annui di affitto. Un provvedimento, quindi, che si porrebbe anche in continuità con il piano di eliminazione dei fitti passivi lanciato di recente dall’Asp.

Non sono mancate, però, le polemiche rispetto alla decisione. A sollevare dubbi di illegittimità è stato Giuseppe Folino, candidato al Consiglio regionale della Calabria nelle fila del Cdu, che alcuni giorni fa si era recato in visita proprio alla Rsa di Muderata Durant, dove – in occasione di un incontro elettorale – si era intrattenuto con diversi familiari e operatori della struttura. «Come per moltissime altre vicende sanitarie calabresi, ho costatato, che anche in questa situazione, si stanno adottando provvedimenti dal sapore “elettorale” – aveva dichiarato Folino –, nello specifico si stanno trasferendo i pazienti presso la Rsa di Soriano, con forti disagi sia per questi che per gli Operatori della struttura Vibonese. Questi scellerati provvedimenti, distruggono la già provata sanità calabrese e non devono certamente essere strumenti di propaganda elettorale».

Lo stesso candidato a sostegno di una delle compagini della coalizione di centrosinistra, ha posto l’accento sul fatto che il provvedimento risulterebbe illegittimo, in quanto del tutto privo della firma del neo commissario straordinario della sanità regionale, Luciano Pezzi. Altresì, sempre Folino, ha chiesto al candidato alla carica di Presidente regionale, Mario Oliverio, di «adottare tutte le iniziative opportune» e, ancora al generale Pezzi di «congelare il provvedimento, in attesa delle determinazioni che vorrà adottare la prossima Giunta Regionale».

 

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piscina comunale2Durante l’ultima campagna elettorale, l'attuale maggioranza comunale guidata dal sindaco Bruno Rosi e dal capogruppo Nazzareno Salerno, aveva garantito con tono possente e deciso: «Adegueremo la piscina alle esigenze dei ragazzi diversamente abili». Un annuncio – con tanto di nomi degli stessi giovani utenti del servizio – scagliato direttamente dal palco in pasto ad una folla in delirio, capace qualche giorno dopo di assegnare senza tante incertezze la guida della cittadina proprio alla compagine del locale centrodestra.

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ospedale soriano calabroSi è tenuto ieri, nella sala consiliare del comune di Soriano Calabro, un incontro per discutere sullo stato attuale e, soprattutto, sul ruolo che dovrà rivestire nel prossimo futuro l’ex nosocomio cittadino, convertito – a seguito della riorganizzazione della rete sanitaria dettata dal Piano di Rientro – in semplice Centro assistenziale primario territoriale. All’iniziativa hanno preso parte il direttore sanitario dell’Asp di Vibo Valentia, Carlo Truscello; il direttore del distretto sanitario di Serra San Bruno, Giuseppe Grillo e la responsabile dello stesso Capt di Soriano, Antonella Ascoli. Oltre ai rappresentanti del management dell’Azienda sanitaria, presenti anche numerosi sindaci ed amministratori di Comuni ricadenti nel territorio dell’Alto Mesima ed i rappresentanti del comitato pro-ospedale, costituitosi di recente a Soriano proprio a tutela dell’ex presidio corposamente ridimensionato negli ultimi anni.

L’incontro, voluto dal presidente del consiglio comunale cittadino, Enzo Bellissimo, si è quindi rivelato utile a mantenere alta l’attenzione sulle condizioni della struttura, ormai da tempo finita ai margini dell’offerta sanitaria provinciale, nonostante fosse ancora punto di riferimento per un bacino di circa 30mila utenze, per lo più anziani. Per questo motivo e per molti altri, i presenti hanno chiesto ai vertici dell’azienda sanitaria risposte immediate rispetto alla questione, sollevando forti preoccupazioni in merito ai corposi nodi attuali, connessi in particolare all’inadeguatezza degli ambulatori caratterizzati da una cronica carenza di personale – per via del famigerato blocco del turnover – e la contestuale impossibilità di offrire agli utenti le prestazioni necessarie. Una condizione che nel tempo ha semplicemente fatto il gioco del settore sanitario privato, a cui, irrimediabilmente, molti utenti sono costretti a rivolgersi a causa delle lunghissime liste d’attesa che ormai caratterizzano, anche a Soriano, il comparto dell’offerta sanitaria pubblica. Altra grana, non di poco conto, la funzione della nuova Residenza sanitaria assistenziale, inaugurata in pompa magna pochi mesi fa e già a rischio chiusura, tanto che nelle ultime settimane si era parlato di un trasferimento dei pazienti verso lo Jazzolino. Sembra che la soluzione intermedia possa essere quella di un accorpamento con Vibo pur mantenendo la struttura fisicamente a Soriano.

A fronte delle numerose preoccupazioni sollevate nello svolgimento dell’incontro, sono arrivate le rassicurazioni di Truscello, che si è detto pronto a porre in essere tutti gli interventi utili a tutelare il futuro della struttura. In tale ottica, vista la richiesta di un immediato cambio di passo, la soluzione maggiormente percorribile – proposta dallo stesso direttore sanitario – è parsa quella di avviare un processo di riconversione della struttura, da Capt a Casa della Salute. Anche se al momento, visto soprattutto la condizione, ad esempio, della struttura di Chiaravalle Centrale – indicata anche questa dalla nuova riorganizzazione sanitaria come Casa della Salute – pare che possano riscontrarsi non pochi problemi, quanto meno in relazione ai tempi, per una reale riconversione dell’ex ospedale di Soriano. I disagi, infatti, saranno destinati a perdurare, almeno, finché la sanità regionale non si scrollerà di dosso le severe indicazioni imposte dallo status di commissariamento. È poi alto il rischio che con l’apertura di una nuova struttura sanitaria nella città capoluogo Vibo, gli altri “piccoli” ospedali, o quello che ne resta, potranno incassare nuovi corposi ridimensionamenti che li condurrebbero verso l’ormai irrimediabile tracollo definitivo.

Assente alla riunione il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Florindo Antoniozzi – ha fatto sapere – per motivi di carattere puramente personale.

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mini villadeigeraniLa manifestazione tenuta giovedì mattina scorso, con tanto di corteo allestito dai dipendenti della clinica privata Villa dei Gerani, per le strade di Vibo Valentia, pare possa sortire i seguiti sperati soltanto nel corso della prossima settimana. I professionisti in dotazione alla struttura sanitaria, accompagnati dai vertici sindacali, avevano, per via del taglio del budget annuale, improvvisato un corteo spontaneo giunto fino alla sede dell’Utg Vibonese. I dipendenti erano stati, a conclusione dell’iniziativa, ricevuti dal prefetto Giovanni Bruno in un colloquio tenuto anche alla presenza dei direttori dell’Asp Cupo e Trusciello. Lo stesso Bruno, preventivamente all’incontro, aveva fatto sapere di aver interpellato telefonicamente il neo commissario regionale alla sanità, l’ex generale della Finanza, Luciano Pezzi, pronto a spendersi in tempi brevi per la vicenda. Ma la presenza di Luciano Pezzi a Vibo dovrebbe registrarsi non prima della metà della prossima settimana. Si tratterebbe di un ritorno, visto che già un mese fa, nei primi giorni di settembre - all’epoca in veste di sub commissario - Pezzi aveva fatto visita al’Asp Vibonese pronunciandosi sull’iniqua distribuzione delle risorse sanitarie da parte della Regione.

Nell’ambito dell’incontro di giovedì tenuto, dunque, in prefettura dure sono state le prese di posizione sia da parte della proprietà della struttura Villa dei Gerani, sia dei sindacalisti che dei lavoratori, uniti in un coro unanime volto a scandire tutte le problematiche annesse alla paventata chiusura della struttura. Sul tavolo della discussione, oltreché il futuro della stessa clinica, anche e soprattutto quello occupazione di decine di dipendenti e la rivendicazione del diritto alle cure sanitarie dei cittadini vibonesi, ciò considerato che la struttura privata è l’unica nel suo genere accreditata in tutta la provincia.

Nel mirino della Cupo e di Trusciello è finito ancora una volta il Piano di rientro per il debito sanitario voluto, ormai quattro anni fa, dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti, strumento attraverso il quale, tra le altre cose, si era arrivato al taglio indiscriminato di risorse che aveva colpito in particolare le strutture sanitarie dei territori più marginali, come, appunto, quello della nostra provincia. Indicazioni decise, quindi, indirizzate direttamente al neo commissario Pezzi. Dal canto loro, i dirigenti di Villa dei Gerani, hanno richiesto alla dirigenza dell’Azienda sanitaria provinciale, il reperimento in bilancio delle risorse da destinare ai servizi della continuità assistenziale assicurati nella clinica, specializzata nel trattamento delle post acuzie. Analogo provvedimento era stato realizzato in passato, a favore della struttura, dall’ex commissario aziendale Maria Pompea Bernardi.

In ultimo le considerazioni del prefetto Giovanni Bruno, che ha evidenziato come in realtà, a priori, sarebbe risultato utile un incontro tra Asp e Villa dei Gerani per stabilire come, quest’ultima, possa concorrere con la propria offerta di servizi in supporto delle prestazioni sanitarie della prima, cosa che permetterebbe di destinare in maniera più appropriata il budget disposto a favore della struttura privata. «Se non lo si fa – ha dichiarato Bruno – mi potrebbe venire voglia di vederci più chiaro, di andare a fondo, magari mandando all’Asp la Finanza o commissariandola di nuovo». L’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia era stata infatti già commissariata alle fine del 2010, ma in quel caso per infiltrazioni mafiose.

 

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mini Serra_San_Bruno_centro_storicoSERRA SAN BRUNO – L'impossibilità di pagare la retta mensile dell'affitto e le inevitabili difficoltà economiche legate al mantenimento dei proprio figli: è questo ciò che avrebbe spinto due coniugi, entrambi disoccupati con cinque figli a carico, ad occupare una struttura abitativa già ultimata, situata nel quartiere “Terravecchia”, e destinata al progetto, di fatto mai avviato, denominato “Paese Albergo”. Da quanto siamo riusciti ad apprendere, i coniugi in questione abitavano in una casa nel vicino comune di Brognaturo, ma l'impossibilità di sostenere le spese per il pagamento dell'affitto avrebbe costretto il titolare a sgomberare l'immobile. Cosa che, loro malgrado, è avvenuta. Ed oggi, i due - genitori di cinque figli piccoli - hanno preso l'inevitabile decisione di occupare abusivamente una delle strutture destinate al “Paese Albergo”. Sul posto sono intervenuti anche gli agenti del locale Commissariato di Polizia, guidati dal dirigente Antonio De Tommaso.
 
 
 
 
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mongianaMONGIANA - Un rogo di natura dolosa ha interessato, la notte scorsa, parte della struttura concessa in uso ad una cooperativa operante nel campo dell’accoglienza profughi. L’incendio si è verificato a Mongiana, a danno di un edificio comunale - in passato adibito a sede dell'Afor - in cui sono al momento alloggiati diversi immigrati africani che hanno chiesto il riconoscimento dello status di rifugiati politici.

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mini spinettoterravecchia«La nostra Calabria rammenta con estremo dolore l’anno 1783 epoca del gran Tremuoto, o a dir meglio, dei Tremuoti, che l’hanno sobbissata»*. Queste sono le parole di don Domenico Pisani, che nel voler tramandare ai posteri «i fatti e le vicende più rimarchevoli» di Serra San Bruno, cominciò a scriverne una cronistoria, “La Platea”. Come ogni zolla di terra della Calabria, anche Serra fu colpita dal tremendo terremoto (il 5 e il 7 febbraio) del 1783. Circa 30 persone persero la vita, e vittima del tremendo fenomeno fu anche la Certosa, che dell’originaria struttura si può notare, oltre le mura, la cinquecentesca facciata in granito.

Dopo che l’intera regione tremò, gli abitanti di Serra San Bruno furono costretti ad abbandonare il centro urbano (attuale Terravecchia) e ad erigere abitazioni di fortuna nella zona oltre il ponte, sull’altra sponda del fiume Ancinale. «E perché il luogo più aggevole – scrive don Domenico Pisani – […] era quello al dilà del Ponte, fino allora incolto, e seminato di Spine (da qui il nome Spinetto ndr) perciò buona parte delle famiglie ivi ricorsero, e si alloggiarono nelle proprie baracche».

Tra gli altri, a stabilirsi nell’appena nato villaggio, anche il vicario don Vincenzo Giancotti «Cancelliere della Curia del Convento, perciò a pochi giorni si formò di Tavole la Chiesa nello stesso luogo dove è attualmente e la quale avea aspetto di Chiesa Parrocchiale» e che assunse il nome di Maria SS. Assunta, dato che la vecchia e omonima chiesa, nel centro abitato distrutto, era ridotta in rovina.

Per circa un anno, la nuova Chiesa assunse la caratteristica di Parrocchia, e le funzioni vennero officiate per tutta la popolazione che vi accorreva. I sacerdoti di Serra, «annojati da una parte, e dall’altra affezzionati verso l’antica Chiesa», la riadattarono alla meglio per riprendere l’esercizio delle funzioni. Ad ogni modo, Il vicario Giancotti – che assisteva nella curia della Certosa – preferiva, per la vicinanza col Convento, la nuova chiesa sorta in località Spinetto, tanto da chiederne, fino ad ottenerlo – col favore del priore della Certosa – il regio assenso per il mantenimento della stessa ivi costruita. «Qual Partito siasi suscitato fra le due popolazioni, e qual contrarietà abbia dimostrato la Popolazione di Serra» sono ancora le parole di don Pisani, che rispetto agli eventi succedutisi lascia spazio all’immaginazione. Ma qui, non entriamo nel profondo delle diatribe tra i fedeli sostenitori della nuova parrocchia e coloro i quali volevano far riprendere l’attività religiosa nell’antica chiesa, oramai conosciuta con il titolo di «Chiesa del Purgatorio». Ad ogni modo, è doveroso raccontare un fatto molto curioso e degno di nota, che qui si riporta per intero: «In conseguenza di tale contrarietà si racconta: Che venuto a piantare la novella Chiesa un Regio Ingegniere di cognome Sig: Morèna, tanto non soffrendo vedere un affezionato all’antica, chiamato Francesco Pisano […] prese costui l’Ingegniere Morèna a colpi di mano prima, e poi lo rovesciò a Terra, producendo un corrispond.? tumulto fra quelli d’amb’i Partiti, che eran presenti, dove si facevano i preparativi per la nascente Chiesa».

A questa, corrisposero altre azioni perpetrate per fermare la costruzione della nuova struttura, cattive ma non del tutto ingiustificate, in virtù del fatto che nel regio assenso s’includeva il trasporto di tutti i sacri arredi dall’antica alla nuova chiesa. Tra questi, anche la statua della Madonna dell’Assunta, storia che racconteremo a breve, in occasione dei prossimi festeggiamenti.

Dai singolari eventi storici sopra descritti, nasce l’atavico “conflitto” tra gli abitanti di Terravecchia e quelli di Spinetto, differenza che, con fare scherzoso, ancora oggi viene rimarcata dalle due popolazioni serresi, sempre pronte a sottolineare, ciascuna da parte sua, le negatività degli abitanti viventi al di là e al di qua dell’imparziale fiume Ancinale.

*Le citazioni tra caporali sono qui riportate testualmente

 

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fondazione campanella 3La sanità regionale affossa sempre più. Ora, come già era nell’aria da tempo, a chiudere battenti potrebbe essere il Popolo oncologico della Fondazione Campanella di Catanzaro, unico centro oncologico di eccellenza nell’intera regione. Il provvedimento, che porterà contestualmente anche al licenziamento irreversibile dei 180 dipendenti occupati nella struttura, è stato reso noto qualche ora fa dai vertici amministrativi e sanitari dello stesso Polo.

Il management della fondazione Campanella è stato, infatti, costretto ad avviare la procedura che porterà, a partire dal prossimo giovedì 17 luglio, alla soppressione di tutte le attività di ricovero ed ambulatoriali, svolte fino ad ora nella struttura di Germaneto. Secondo quanto comunicato dagli stessi dirigenti del Campanella, «non vi sono più le condizioni per garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari».

La decisione è stata ufficializzata anche tramite una lettera indirizzata all’attenzione del Governo, dove testualmente viene indicato come il Centro oncologico – di proprietà della Regione Calabria e dell’Università Magna Græcia di Catanzaro – sia stato trasformato nel tempo «in una clinica privata e ridotto in una situazione economica disastrosa, costretto a chiedere in prestito farmaci alle altre strutture sanitarie per non interrompere le cure dei propri pazienti». 

Nella stessa missiva sottoscritta direttamente dal Direttore generale Mario Martina e dal Presidente Paolo Falzea, viene sottolineato, inoltre, come l’imminente soppressione riguardi il fallimento di un «progetto culturale» imprescindibile per la rete sanitaria ed universitaria calabrese e non solo. Un dramma che «sta facendo affondare la Fondazione in un mare di debiti costringendola a chiudere i battenti» con circa, al momento, 500 pazienti «che sono in cura presso il Centro costretti a trovare un'altra struttura». Tutto ciò, viene fatto notare, «mentre nella vicina Crotone sta avviando la sua attività un Centro oncologico veramente privato».

Già lo scorso 19 maggio tutti i soggetti istituzionali interessati alla questione erano stati informati della condizione a dir poco complicata in cui verteva il presidio. In seguito il consiglio regionale ed il presidente dalla giunta regionale facente funzioni, Antonella Stasi, avevano dichiarato l’intenzione di avviare tutte le procedure utili a perseguire una giusta risoluzione del problema, tanto che la paventata soppressione era stato prolungata proprio fino alla scadenza del 17 luglio prossimo. Ma, a soli sei giorni di distanza, come rimarcato dalla lettera presentata oggi, «non si sa se e quando saranno trasferite le risorse necessarie per poter acquistare farmaci, dispostivi medici e pagare gli stipendi ai dipendenti». «Per la gestione di tutte le attività – si aggiunge nella nota – da parte della Fondazione sono necessari circa 30 milioni all'anno; ne sono stati previsti solo 10 milioni. Solo per la gestione delle attività non oncologiche un'apposita commissione paritetica Università - Regione ha stabilito il costo in circa 26 milioni all'anno».

«Sarà sempre la Regione – continua la nota – nei prossimi anni a pagare comunque i debiti accumulati dopo aver distrutto una struttura ove sono presenti eccellenti competenze che non possono essere sminuite nella loro professionalità da miopie di vario genere. Quotidianamente siamo costretti a ricorrere allo scambio al prestito di farmaci con altri ospedali della Regione; le case farmaceutiche si rifiutano di fornire i farmaci e dispositivi medici che comunque devono essere pagati in anticipo dopo estenuanti trattative». Nel comunicato è evidenziato inoltre che «già dal 14 luglio non sarà possibile effettuare presso la Fondazione le Pet. Nei prossimi giorni si darà corso ad ulteriori iniziative giudiziarie nella speranza che sia ancora la volta la magistratura ad intervenire per ripristinare il diritto alla salute dei cittadini calabresi».

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mini carabinieri_124Una signora di 55 anni, Rosanna Gullo, residente a Pizzo, è stata accoltellata dalla figlia in seguito ad una lite. La donna avrebbe riportato ferite gravi in tutto il corpo. Ancora incerto il motivo del gesto ma le forze dell'ordine sono già a lavoro per cercare di fare luce sull'episodio. I medici dello “Jazzolino” di Vibo, vista la gravità della situazione, hanno sottoposto ad intervento chirurgico la malcapitata.

La figlia, invece, è stata tratta in arresto. Ora, però, i carabinieri di Pizzo sono alla ricerca di una struttura sanitaria dove farla ospitare, visto che la 30enne soffrirebbe di disturbi psichici. La madre, dopo aver subito un delicato intervento, si trova adesso ricoverata in prognosi riservata all' ospedale di Vibo, con ferite alle gambe, all'addome e al torace.

 

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albero smaria tagliatoSERRA - Un campanello d’allarme lanciato solo quattro giorni fa dalla nostra testata giornalistica che ha, adesso, fortunatamente, registrato il giusto riscontro. C’è stato bisogno di una motosega sufficientemente affilata, nella tarda mattinata di ieri, per abbattere il grosso castagno che ormai da qualche tempo stava mettendo a rischio l’incolumità del Dormitorio di San Bruno.

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