mini memorialdaySERRA SAN BRUNO - Una manifestazione organizzata con lo scopo di tenere alto il nome delle vittime innocenti di mafia, criminalità e terrorismo. È stato questo il fine ultimo del “Memorial day”, evento che viene organizzato ogni anno a livello nazionale dal Sap (Sindacato autonomo di Polizia), tenutosi ieri nella cittadina della Certosa e organizzata dall'ispettore Giovanni Catanzaro, componente della segreteria regionale e responsabile organizzativo del Sap Vibo Valentia. La manifestazione, che ha visto coinvolti oltre trenta appassionati di ciclismo, ha preso il via ieri mattina dalla centralissima piazza San Giovanni, dove i ciclisti sono partiti, percorrendo circa 34 chilometri e facendo tappa anche nei comuni di Mongiana e Fabrizia, per poi fare ritorno a Serra. “Quest'anno – ha detto Catanzaro nel suo discorso introduttivo – abbiamo scelto il ciclismo quale attività sportiva per celebrare il “Memorial day”. Nelle passate edizioni, invece, i partecipanti si sono cimentati nelle attività del nuoto e del calcio. Abbiamo deciso di sponsorizzare questo genere di iniziative, perchè siamo fortemente convinti del fatto che attraverso lo sport i giovani rimangono lontani da quelli che sono gli ambienti della criminalità organizzata”. Al termine dell'iniziativa, patrocinata dal Parco delle Serre e dal Comune di Serra San Bruno, è stata consegnata una targa a Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, in ricordo di Pasquale, il giovane ucciso barbaramente cinque anni fa. Ai ciclisti che hanno preso parte all'evento, invece, è stata consegnata una medaglia.  

 

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de masi thyssenTORINO - Si riapre la vicenda giudiziaria sull’incendio dello stabilimento ThyssenKrupp, l'acciaieria di Torino in cui, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, divampò un tragico rogo che provocò sette vittime - tutti operai - tra cui il giovane Giuseppe Demasi, all’epoca 26enne, i cui genitori sono originari di Fabrizia.

Nella serata di ieri le sezioni unite penali della Cassazione, inaspettatamente, hanno annullato con rinvio le condanne a danno dei manager imputati per il rogo della ThyssenKrupp, multinazionale tedesca leader nel settore dell'acciaio. Quindi, contrariamente alle sentenze precedenti, i giudici supremi hanno confermato la responsabilità degli imputati per omicidio colposo ma allo stesso tempo hanno annullato una parte della sentenza di appello che riguarda una circostanza aggravante, riferita – secondo la difesa - alle omesse misure di sicurezza. Ci sarà bisogno quindi di un nuovo processo d’appello per rideterminare le pene.

Il verdetto ha scatenato la rabbia dei familiari delle vittime, tanto che proprio in seguito alla pronuncia della sentenza, fuori dall’aula, si sono levate le urla di dissenso da parte di molti dei presenti. «Avete scelto di non decidere in modo che questi vigliacchi non vadano in carcere», hanno gridato alcuni parenti degli operai che persero la vita nel tragico incidente di sei anni e mezzo fa.

Si attendono quindi le motivazioni della decisione, soprattutto perché il procuratore generale Carlo Destro aveva chiesto la conferma delle pene inflitte in appello per omicidio colposo: 10 anni di reclusione per l’ex amministratore delegato, Harald Espenhahn, e dai 9 ai 7 anni per i dirigenti Gerald Priegnitz e Marco Pucci, il direttore dello stabilimento Raffaele Salerno, il responsabile dell’area tecnica Daniele Moroni e il responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri. Pene che erano comunque state ridotte rispetto alla sentenza di primo grado del 15 aprile 2011, in cui Espenhahn - con una decisione definita all’epoca «un verdetto senza precedenti per i casi di morte sul lavoro» - era stato condannato per omicidio volontario con dolo eventuale. Ora, però, le pene per gli imputati dovranno essere rideterminate.

 

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pedopornografia 2L’operazione anti-pedofolia, coordinata dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia online di Roma e dalla Sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, ha portato questa mattina al sequestro di materiale informatico costituito da 22 personal computer, 46 hard disk, 508 supporti Cd e Dvd, 46 lettori usb, 50 telefoni cellulari ed altrettante Sim Card, 11 memory card e alla denuncia di decine di imputati residenti in 23 province, tra cui quella di Vibo Valentia.

Gli inquirenti hanno scoperto dunque una fitta rete di contatti, finalizzata all’adescamento di bambine attraverso Messenger, Skype e WhatsApp. Le minori venivano indotte ad inviare foto e filmati a sfondo pedopornografico. A dare il via alle indagini, oltre un anno fa, una segnalazione effettuata da uno dei genitori delle vittime: una bambina di appena 12 anni.

Decine, quindi, i denunciati - impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati - quasi tutti con età compresa tra i 30 e i 55 anni, alcuni residenti nel Vibonese, oltreché nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento. Fra di loro quattro recidivi per reati analoghi commessi in precedenza.

 

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mini papa_libera_viboRiceviamo e pubblichiamo
 
Nutrita la delegazione di Libera-Vibo che ha partecipato alla XIX giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata. Giornata che si è tenuta a Latina, dove oltre 100mila persone provenienti da tutta Italia hanno ascoltato il lungo elenco di nomi, circa 900, che Libera ricorda ogni anno. Con una delegazione vibonese e delle scuole di Tropea, Libera Vibo ha voluto rinnovare ancora una volta l'impegno contro le mafie.
 
Nel pomeriggio di venerdì si è tenuta la veglia di preghiera con la presenza del Santo Padre, Papa Francesco. Ed anche qui la delegazione vibonese era presente con mons. Giuseppe Fiorillo, coordinatore provinciale di Libera Vibo, ed alcuni familiari di vittime, tra cui la famiglia Ceravolo di Soriano, Barbara Vinci di Serra San Bruno e la famiglia Luzza, con Matteo Luzza in rappresentanza anche di Libera Memoria Calabria.
 
Papa Francesco, incontrando i familiari delle vittime innocenti e Libera nel suo insieme, guidata da don Luigi Ciotti, ha voluto richiamare i mafiosi al pentimento ed alla conversione: «in ginocchio ve lo chiedo, convertitevi, smettetela di fare il male». Papa Francesco con questo suo gesto, ha voluto manifestare vicinanza e affetto a tutte le famiglie colpite dalla barbarie mafiosa con la perdita di un proprio caro, innocente, caduto per mano criminale.
 
Mons. Giuseppe Fiorillo, che è stato chiamato a presenziare sull'altare, insieme a tanti altri sacerdoti della rete di Libera, alla veglia con il Santo Padre, ha voluto testimoniare con la sua presenza, l'impegno continuo e costante che Libera rivolge alla memoria delle vittime ed ai proprio familiari. In questi anni il coordinamento provinciale di Libera Vibo ha in diverse occasioni ricordato le vittime innocenti, con incontri nelle scuole, testimonianze dirette dei familiari.
Il 15 marzo nella sala della provincia sono state ricordate le vittime, con un lavoro importante che le scuole superiori della città hanno fatto. Libera Vibo continuerà a ricordare tutte le vittime innocenti e continuerà nel suo impegno di sensibilizzazione verso le nostre comunità sui temi del contrasto alle mafie ed a ogni forma di illegalità
 
Libera Vibo

 

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alluvione vibo 2006È partito ieri mattina dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia il processo sui drammatici fatti dell’alluvione del 3 luglio 2006 che mise letteralmente in ginocchio tutto il territorio provinciale e, in particolare, le zone tirreniche del Vibonese. All’epoca dei fatti a pagarne maggiormente le spese furono le frazioni marine del comune capoluogo, dove si registrarono tre vittime e novanta feriti, oltreché danni per 200milioni di euro. A 17 mesi dalla prima udienza subito rinviata, a 21 mesi dal rinvio a giudizio, a 3 anni e otto mesi dalla conclusione delle indagini ed a 4 anni e 5 mesi dagli avvisi di garanzia, il processo atto a far luce sulle responsabilità di quanto accaduto in quei tragici giorni è quindi finalmente ripreso. La fase di stallo - determinata da una serie di problematiche, fra cui, errori di notifica, cambi di collegio e la mancanza cronica di giudici nel Tribunale Vibonese – aveva inevitabilmente fatto dilatare i tempi del processo.

Sono quindici gli imputati che erano stati rinviati a giudizio il 18 giugno 2012, chiamati a rispondere, a vario titolo, per le accuse di disastro colposo, inondazione colposa, omicidio colposo ed omissione di atti d’ufficio. Fra questi vi sono Gaetano Ottavio Bruni, all’epoca dei fatti presidente della Provincia di Vibo ed attuale consigliere regionale in quota Udc; Paolo Barbieri, ex assessore provinciale oggi elemento di spicco del Pd vibonese; Domenico Corigliano, ex comandante della Polizia Municipale di Vibo; Ugo Bellantoni, Silvana De Carolis e Giacomo Consoli, tutti ex dirigenti del Comune di Vibo oltreché diversi dirigenti della Regione e del Nucleo Industriale. Fra le parti civili in causa vi sono le famigli delle vittime, 17 privati cittadini, il Wwf e Legambiente.

Il Tribunale collegiale presieduto dal giudice Filippo Ricci è riuscito, quindi, ieri mattina ad avviare il dibattimento ed a programmare per le prossime udienze le escussioni in aula del colonnello Michele di Nunno e del maresciallo Marcello Amico, appartenenti entrambi della Guardia di Finanza e testi dell’accusa. Il processo proseguirà il 10 aprile prossimo.

 

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mini giornata_della_memoriaSabato prossimo, sulle frequenze di Rs98, a partire dalle ore 10.00, On the news tratterà de “La giornata della memoria”. Una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno, in commemorazione delle vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che - a rischio della propria vita - hanno protetto i perseguitati. In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa. Anche On the news, quindi, ricorderà le vittime dello sterminio e affronterà il tema dal punto di vista psicologico. Cosa spinge la mente umana a compiere uno sterminio di massa? Ospiti in studio gli psicoterapeuti Giuseppe Iennarella e Francesca Tucci.

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Lunedì, 07 Ottobre 2013 13:47

Larghe intese e grosse stragi

mini bare_lampedusaLa più grande tragedia dell’immigrazione - per numero di vittime - che la storia abbia mai conosciuto. Sono 211, ad oggi, i corpi senza vita recuperati a Lampedusa. I superstiti raccontano fatti e numeri che fanno pensare che ancora, purtroppo, il “peggio” deve arrivare: «sul peschereccio eravamo in 518». Molti dei cadaveri rimangono quindi prigionieri degli abissi. Catturati dalla pancia di quel relitto che giace sommerso a 50 metri di profondità di fronte alla costa dell’Isola dei Conigli. I sub hanno estratto questa mattina due donne abbracciate l’una all’altra. Tanti mancano ancora all'appello. Il molo Favaloro è diventato ormai una camera mortuaria a cielo aperto. I corpi giacciono racchiusi in contenitori di plastica grandi quanto sacchi a pelo. Ogni sacco è contrassegnato da un numero.
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mini giganti"Salvador era un uomo, vissuto da uomo, morto da uomo, con un fucile in mano". In questo modo i Nomadi di Augusto Daolio ricordavano la figura dello "sfortunato" Salvador Allende, che si vide sottrarre la vita ma soprattutto il sogno de La vía cilena al socialismo sotto il famoso "cielo grigio di piombo" cileno.
 
L'11 settembre è una data storica, ricordata per ovvi motivi, soprattutto per la misteriosa caduta delle Torri Gemelle nel 2001. Ma esiste chi, per fortuna, non si sottopone alla prova del paraocchi e riesce a guardare anche oltre le cose per non essere sempre costretto ad espletare pianto da prefica sotto l'iniezione mediatica.
 
Sempre nel rispetto di tutte le vittime del mondo, l'essere umano che racconta le cose - sola facoltà che lo rende diverso dall'animale - dovrebbe avere la sensibilità di vedersi al centro "del mondo", non di "un mondo", per dare un senso differente alla propria vita.
Se l'11 settembre del 2001 qualcuno cercava di porre un freno ai soprusi e all'egemonia economica degli Stati Uniti o, se gli stessi avevano pianificato, con l'ingordigia dei banchieri, di impietosire il mondo, per il momento non lo sapremo... di sicuro sappiamo che, sempre con lo zampino degli imbellettati a stelle e strisce, l'11 settembre del 1973 si spegneva il sogno di una nazione, il Cile.
Questo per dire che la Storia ha il diritto di essere ricordata, tutta non a singhiozzi, e nel suo piccolo l'associazione politico-culturale "Rinascita per Cinquefrondi" (costola del collettivo Onda Rossa) ha cercato di sensibilizzare la gente con la riuscitissima manifestazione "Rinascita in Festa", una  4 giorni svoltasi dal 3 al 6 settembre scorso nel Parco Matteotti della cittadina di Cinquefrondi,  fatta di fiera, mostre, installazioni, musica, dibattiti politici, giochi per bambini, teatro, dj-set e cucina tipica calabrese.
 
Gli eventi culmine di ogni giornata sono stati gli Effetto Serra martedì 3 settembre, Mimì Sterrantino e gli Accusati mercoledì 4, gli Etnosound giovedì 5 e gli intramontabili Inti-Illimani venerdì 6 settembre a chiusura della manifestazione con la partecipazione dell'associazione culturale "Il Brigante" di Serra San Bruno che si è esibita lungo le vie di Cinquefrondi  col tradizionale ballo dei giganti.
 
Con la loro data cinquefrondese, gli Inti-Illimani  hanno dato via al loro tour italiano partendo proprio dalla Calabria. Prima che gli stessi si esibissero, alle ore 19, i membri di Rinascita hanno avviato un dibattito politico con gli Inti-Illimani, portavoce Jorge Coulón Larrañaga (da sempre nel gruppo anche dopo lo smembramento che ha portato alla formazione degli Inti-Illimani Histórico nel 2004). Jorge Coulón ha raccontato ai presenti la sua esperienza italiana, un'esperienza bellissima ma "costretta" di seguito al golpe cileno dell'11 settembre del 1973. Gli Inti-Illimani, che all'epoca avevano cominciato il loro primo tour europeo, vengono avvisati da un fan il quale poco prima aveva appreso la notizia in Tv: "In Cile si è consumato il colpo di Stato. Pinochet ha preso il potere". Dapprima si pensa ad una cosa da niente, effimera, che morirà sul nascere... rendendosi conto del contrario, gli Inti-Illimani ottengono quindi il diritto di asilo politico rimanendo in Italia dal 1973 al 1988.
 
Non sono mancati nel dibattito i confronti territoriali tra Cile e Italia e la critica al sistema di annientamento della cultura che relega sempre agli ultimi posti l'Istruzione e la Sanità e il ritorno delle destre al potere, anche in Cile. Fenomeni che potranno essere sconfitti solo attraverso una rivoluzione culturale.
Alle ore 22:30 gli Inti-Illimani salgono sul palco, una miriade di persone giunte da tutte le parti della regione per ascoltarli. Eccelsi virtuosismi musicali e tutti i componenti del gruppo che alla fine di ogni pezzo si cambiano gli strumenti con la facilità e naturalezza di una stretta di mano, ad incantare un pubblico fremente di gridare il proprio inno: El pueblo unido jamás será vencido!   
 
Ci avviciniamo dunque all'11 settembre, data indimenticabile per ovvi motivi, come si ricordava sopra... Giustissimo ricordare le vittime del 2001, ma, soprattutto gli italiani e il mondo tutto non possono non ricordare le vittime del 1973 in Cile, quando la nostra nazione dimostrò coraggio offrendo asilo politico agli Intilli-Imani, del tutto ignari di ciò che gli sarebbe potuto accadere se quell'11 settembre si fossero trovati in una qualsiasi altra meta europea. 
 
 
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mini bosco_mamma_118Peggio che uccidere un uomo, è ucciderne anche il ricordo. Farlo svanire nel nulla, cancellarne la memoria, privarlo anche di una degna sepoltura e tenerlo sospeso, come in un limbo eterno, in uno spazio e in un tempo che non è né della vita né della morte. Un destino tremendo, che in Calabria è toccato a molti, tanto da diventare metodo, pratica consolidata, privilegiata da chi vuole annientare una persona non solo fisicamente, da chi vuole cacciare il “nemico” in un inesorabile oblio. È la famigerata lupara bianca, l'arma più temibile della 'ndrangheta, che uccide, inghiotte e non lascia tracce dietro di sé, solo dubbi atroci, domande disperate che non troveranno mai risposta. E tanto dolore. Le vittime non si contano più, come non si contano le madri che cercano con cocciutaggine una verità che solo in alcuni, rari casi sono riuscite a far venir fuori. Di contro, invece, questa barbara pratica criminale si sta materializzando anche in territori che, finora, ne erano rimasti immuni. Perché la lupara bianca “conviene”

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mini liberaSi terrà venerdì prossimo, alle ore 10, presso la sala del consiglio provinciale, l’ incontro organizzato da Libera con due comunità di ragazzi provenienti da Borgosatollo e Castenedolo, comuni della provincia di Brescia. Oltre alle autorità cittadine, saranno presenti anche i testimoni di giustizia Rocco Mangiardi,Tiberio Bentivoglio, Gaetano Saffioti, Nello Ruello e altri familiari di vittime innocenti della criminalità. L'incontro con questi ragazzi, accompagnati da due sacerdoti e da alcuni animatori,  verterà sui temi del contrasto alle mafie, della resistenza di questi coraggiosi imprenditori e dell'impegno dei familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata. Aprirà i lavori la relazione ed il saluto del coordinatore provinciale mons.Giuseppe Fiorillo. 
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