FABRIZIA – E’ la solita storia della montagna depredata ed abbandonata.

La notizia, ufficiosa, della probabile chiusura della filiale della Bper a Fabrizia è un continuo passaparola. Per un paese sottomesso a disastri morali e sociali di ogni tipo, è l’ennesimo schiaffo beffardo della sorte che lo vuole sempre più abbandonato, stanco ed amareggiato. Stavolta è come se se ne andasse via il dottore, la farmacia, o i pochi negozi di generi alimentari. Un ennesimo boccone amaro da mandare giù con cui i cittadini fabriziesi dovranno – se dovesse succedere – fare i conti e digerire il più in fretta possibile. Le persone più anziane che non sono avvezze alla tecnologia dovranno fare i conti con i gomitoli di curve che separano Fabrizia da Serra San Bruno o da Siderno e andare alla ricerca di una nuova banca dove depositare e gestire – col contatto umano – i pochi risparmi di una vita. Per questo sono pronti ad andare in banca, ritirare i propri soldi e trasferirli altrove (salvo l’ipotesi che i conti non vengano trasferiti in altra filiale dalla banca stessa), approfittando magari del periodo di feste, quando ci sono i parenti ed il viaggio risulta meno difficoltoso. C’è chi dovrà prendere la corriera, chi, invece, come le poche aziende, vedere appesantito il proprio lavoro con ulteriori beghe burocratiche, e con inutili spostamenti e perdite di tempo. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Francesco Fazio, si starebbe confrontando con i vertici della banca per affrontare il problema ed anche dai banchi dell’opposizione c’è una levata di scudi. Si starebbe pensando ad un consiglio comunale aperto. Ma, come spesso accade da queste parti, la politica, anche se dovesse alzare la voce, non ha voce in capitolo (l’incuria delle strade lo dimostra).

In questo caso, e forse pure in altri (sanità), la linea “aziendale” della spending review non guarda in faccia a nessuno.