Martedì, 27 Aprile 2021 19:09

Giornalista aggredita da un carabiniere nell'aula bunker di Lamezia

Scritto da Redazione
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La giornalista del Corriere della Calabria Alessia Truzzolillo è stata aggredita oggi pomeriggio da un capo scorta nell’aula bunker di Lamezia Terme dove è in corso il processo Rinascita-Scott. A riportare la notizia è il quotidiano online diretto da Paola Militano.

«Da parte di questo carabiniere - racconta Truzzolillo - ho solo saputo, mentre mi spingeva verso una sorta di corridoio laterale dell’aula bunker, che era un capo scorta. Dopo mille battaglie da parte dei giornalisti per ottenere il permesso a fare foto e audioriprese nel corso del maxiprocesso Rinascita-Scott, sono improvvisamente stata aggredita per una foto scattata al pm che interrogava il collaboratore Andrea Mantella. Attenta a non riprendere i monitor con i detenuti, zoomo sul magistrato quando noto un uomo, dall’altra parte dell’aula che si agita e mi fa segno “vieni qui”. Ci incontriamo a metà corridoio. Mi investe subito con un «ora tu cancelli quelle riprese». Poi, minacciando di cacciarmi dall’aula, mi spinge verso questo corridoio. Un gesto a metà tra la spinta e l’afferrarmi da sotto l’ascella. Mi divincolo e chiedo di non essere toccata. Nonostante mi avesse messo le mani addosso mi intima di non agitare le mani che io muovevo nell’aria, spaventata da quei modi, mentre cercavo fargli capire che c’è un’ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia che autorizza la stampa a fare video e foto. Recupero l’ordinanza che avevo salvata nella mail per fargliela leggere. Non gli interessa niente: vuole vedere le foto, dice che non ho l’autorizzazione a riprendere la scorta e dopo avere, non ricordo come, preso il mio cellulare, prende a sfogliare il mio album personale per accertarsi che non vi fossero altre foto». Nel corridoio, insieme alla cronista, «sono entrati anche i carabinieri addetti alla sicurezza ma con tutt’altro atteggiamento. Sono stata trattenuta in quel corridoio per oltre mezz’ora, tanto che la cosa, notata da diversi avvocati che avevano assistito alla scena, spinge qualche legale a venire a vedere cosa stesse succedendo. Ero agitata, stretta contro un muro, frustrata dal non poter esercitare un mio diritto sacrosanto di cronaca e dal dovermi confrontare con un militare che con modi aggressivi sapeva solo minacciarmi di buttarmi fuori con farsi del genere "adesso vediamo se le foto vanno bene e se tu resti ancora qui"». Trascorso un po’ di tempo, la collega riesce a tornare in fondo all’aula bunker, dove si trovano anche gli altri giornalisti che seguono il processo. «Mi seguono i carabinieri della sicurezza – racconta ancora la collega – e poco dopo arriva anche la dottoressa Gaetana Ventriglia, dirigente del commissariato di Lamezia Terme. Gli altri cronisti smettono di seguire l’udienza, sono costretti a dover spiegare quelli che sono i nostri diritti, alcuni faticosamente conquistati e ancora gravati da ristrettezze. Al termine della pausa pranzo quanto accaduto è stato portato all’attenzione del Tribunale dall’avvocato Giovanni Marafioti, sostenuto da altri colleghi. Anche l’avvocato Enzo Galeota è intervenuto chiedendo al Tribunale di prendere provvedimenti e parlando apertamente di censura. Il Tribunale ribadisce che sono ammesse le foto e le riprese, nonostante limitazioni alla divulgazione dell’audio». Il Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, una volta appresa la notizia di quanto accaduto, ha deciso di destinare ad altro incarico il militare responsabile dell’aggressione.

Quanto avvenuto oggi nell’aula bunker di Lamezia, oltre a rappresentare un’evidente violazione dell’articolo 21 della Costituzione, è un fatto di una gravità inaudita, per il quale speriamo che venga fatta piena luce. Ad Alessia e ai colleghi del Corriere della Calabria la ferma e incondizionata solidarietà della redazione de “Il Vizzarro”. 

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