Domenica, 19 Marzo 2017 10:38

La lezione di Gratteri agli studenti di Serra – VIDEO

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(Foto di Pasquale Rullo) (Foto di Pasquale Rullo)

SERRA SAN BRUNO – Ha parlato di 'ndrangheta, la stessa che ha iniziato a combattere da quando ha iniziato a fare il magistrato. Anzi, a provare ad arginare più che combattere. Perché Nicola Gratteri, uno dei magistrati senza dubbio più esposti nella lotta alla criminalità organizzata, è stato chiaro: «Non ho mai parlato di sconfiggere la mafia. Ma si può certamente arginare, questo sì». Allo stesso tempo, però, quella di Gratteri è stata una lezione di vita, perché rivolgendosi ai tanti giovani che ieri hanno partecipato all'incontro che si è svolto all'interno dell'aula magna “Vinicio Gambino” dell'Istituto comprensivo statale “Azaria Tedeschi”, guidato dal dirigente Giovanni Valenzisi – durante il quale è stata promossa la presentazione del libro “Padrini e padroni - Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente” di Gratteri e Antonio Nicaso – il magistrato ha invitato loro a studiare e ad apprendere sempre di più, giorno dopo giorno.

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Il procuratore della Repubblica di Catanzaro è intervenuto ieri durante un'iniziativa rientrante nel progetto “Educare alla legalità e alla cittadinanza attiva”, curato dalla professoressa Rosaria Costantino. E lo ha fatto in maniera schietta e diretta, rivolgendosi più che altro agli studenti, anche perché «parlare con gli adulti, ormai, è tempo perso». L'incontro, al quale hanno preso parte numerose autorità civili e militari, è stato moderato dal giornalista Sergio Pelaia, e ha visto tra gli altri gli interventi del sindaco di Serra, Luigi Tassone e dello stesso dirigente scolastico che ha dato il via al dibattito, ringraziando Gratteri per la presenza, considerato dallo stesso Valenzisi un «maestro, un professore, uno di noi, impegnato ogni giorno a combattere un mondo nel quale non vorremmo né padrini e né padroni». Sulla stessa linea, anche il primo cittadino, dopodiché Gratteri ha iniziato ad interloquire con i ragazzi, non prima però di aver ascoltato le loro riflessioni lette dal giovane Matteo Pisani. «Vado nelle scuole da 30 anni – ha detto il procuratore di Catanzaro – ma a differenza di qualche anno fa, ultimamente ho deciso di farlo solo nel pomeriggio, perché di mattina gli studenti devono studiare, imparare e apprendere cose nuove. Non voglio, quindi, che recandomi nelle scuole di mattina, ciò aumentasse l'ignoranza tra gli alunni». I giovani di oggi, sì, che Gratteri non ha avuto alcuna esitazione nel considerare «viziati e iperprotetti dai genitori». Ad ogni modo, però, i ragazzi dei giorni nostri «sembrano più preoccupati della vita, più interessati».

Tante sono state le domande rivolte dagli studenti a Gratteri che, nel corso dei vari interventi, ha affrontato tematiche come la legalità, la droga ed il rapporto esistente tra mafia e politica. «La legalità è ciò che ognuno di noi riesce a fare con la propria coerenza, la stessa che purtroppo manca tra ciò che diciamo e quello che poi realmente facciamo. Perché ho deciso di combattere la mafia? L'ho fatto perché sono cresciuto con dei genitori attenti, che mi hanno insegnato cosa significa essere onesti e il valore dell'onestà». Dal magistrato reggino è arrivato poi un secco “no” alla liberalizzazione delle droghe leggere: «Sono contrario a tutto ciò che crea dipendenza. Uno stato democratico – ha detto Gratteri - non può permettersi il lusso di legalizzare ciò che fa male». E sul rapporto tra 'ndrangheta e classe dirigente, ha chiosato: «La mafia non è l'anti Stato. È sempre con la maggioranza, mai all’opposizione, sempre a braccetto con le istituzioni e con chi sta al potere . Per accrescere il proprio consenso inoltre ha sempre bisogno del consenso popolare. Se, per intenderci, il capomafia ha votato e fatto votare il sindaco eletto, ci sarà una congestione del Comune. La mafia, dunque, è sempre tra di noi. È un fenomeno che si può arginare, questo sì, ma personalmente non ho mai parlato di sconfiggerla del tutto».

Da sottolineare anche l'intervento di Orlando Calvetta, per il quale «non serve militarizzare il territorio. Non serve più polizia o più carabinieri per combattere la mafia. Il problema sta alla radice. Dietro questo male c'è sempre e comunque il capitalismo. Bisogna combattere le élite economiche che, da secoli, sfruttano le persone più deboli».

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