Mercoledì, 15 Marzo 2017 19:30

Omicidio Lacaria, rimandati ancora i funerali. E gli inquirenti cercano eventuali complici

Scritto da Redazione
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La confessione di Giuseppe Zangari potrebbe non aver convinto a pieno gli inquirenti e le indagini sull'omicidio del commercialista di Spadola, Bruno Lacaria, sarebbero dunque tutt’altro che chiuse.

Sono passati quindici giorni dal pomeriggio in cui, in una zona boscata nel cuore di località "Lacina", al confine tra Brognaturo e Cardinale e a cavallo tra le province di Vibo e Catanzaro, fu ritrovato il cadavere del commercialista, scomparso da Spadola durante la mattinata dell’8 febbraio. Il ritrovamento era stato effettuato a seguito della confessione di Zangari, convintosi finalmente a rivelare il luogo in cui aveva abbandonato il corpo senza vita dell'amico e compare d’anello, ucciso – secondo la stessa ricostruzione di Zangari – a bastonate, a seguito di un diverbio sfociato in una violenta colluttazione.

Una versione ancora da chiarire, proprio perché le indagini coordinate dalla pm Filomena Aliberti sarebbero ancora in itinere. A condurle i carabinieri di Vibo Valentia e quelli di Serra San Bruno che si erano occupati della vicenda fin dal giorno della scomparsa di Lacaria.

La Procura della Repubblica aveva, già dal giorno del ritrovamento, dato incarico al medico legale Katiuscia Bisogni di effettuare l’esame autoptico sul corpo di Bruno Lacaria - i cui familiari sono assistiti dall'avvocato Raffaele Barbara -, ma si dovrà attendere ancora qualche giorno affinché il cadavere del 52enne possa essere consegnato alla famiglia per lo svolgimento del rito funebre. Un rinvio che potrebbe essere legato proprio alle attività investigative ancora in corso. La consegna della salma non verrà effettuata presumibilmente prima dell’inizio della prossima settimana.

Zangari, commerciante 46enne – che aveva anche raccontato di essere stato vittima di avvelenamento da pesticida nel giorno successivo alla sparizione di Lacaria (episodio definito poi «una messinscena» da parte degli inquirenti) – è stato raggiunto in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario e false dichiarazioni rese al pm. Lui stesso, durante la confessione, aveva inoltre raccontato che sarebbe stata proprio la vittima a chiedergli di raggiungere il posto dove si sarebbe originata la lite che di fatto ha condotto all’omicidio. In effetti l'autopsia aveva già individuato quale causa della morte di Lacaria un colpo alla testa assestato con un’arma impropria, probabilmente un corpo contundente compatibile con il bastone descritto nel racconto reso da Zangari, ma mai effettivamente ritrovato dagli inquirenti.

La vicenda presenterebbe però dei confini ancora troppo incerti, tanto che gli investigatori starebbero tentando sia di approfondire il movente dell’omicidio – e la pista più plausibile pare essere di natura economica, legata ad un prestito elargito dalla vittima a Zangari –, sia l’eventualità che l’azione delittuosa possa essere stata portata a termine solo dal reo confesso. In tal caso, gli inquirenti non stanno trascurando alcuna traccia per riuscire a rintracciare eventuali complici. E in paese grossi punti interrogativi rimangono anche rispetto ad un altro fatto avvenuto pochi giorni dopo la scomparsa di Lacaria, ossia la morte di un bracciante 44enne di origine rumena trovato impiccato in un casolare nella vicina Simbario.  

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