Martedì, 24 Luglio 2018 15:59

La vibonese Jessica Lo Bianco protagonista al “Thoma” di Roma

Scritto da Redazione
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Portano la firma della giovane pittrice vibonese Jessica Lo Bianco, laureanda all’Accademia di Belle Arti a Roma, i quadri esposti nei giorni scorsi nella Capitale all’evento “Thoma – il giardino dell’arte”, galleria che espone sia le opere di artisti romani che quelle di importanti nomi dell'arte internazionale.

Una vetrina davvero niente male per chi, come la talentuosa Lo Bianco, vibonese di 23 anni, ha coltivato nel tempo la propria passione, arrivando a conseguire inizialmente il diploma con indirizzo di Restauro delle opere Lignee all'Istituto d'Arte "D. Colao" di Vibo, per poi iniziare la carriera accademica a Roma.

«In questo modo – ha affermato Lo Bianco - ho avuto la possibilità di incontrare e conoscere professionisti di peso. Tra questi, il pittore Adriano Fida, grande artista di origini calabresi, il quale collabora anche con artisti quali Vittorio Sgarbi, Roberto Ferri e Morendo Bondi».

Nel 2014, Jessica Lo Bianco inizia il suo percorso pittorico all'Accademia di Belle Arti di Roma, sotto la guida di grandi maestri come Moreno Bondi, Eclario Barone, Marco Nocca e Marco Bussagli. Le sue prime esposizioni avvengono al Castello di Otranto con il progetto "Finis Terrae" e al “Thoma” di Roma.  Allo stesso tempo, però, le sue attenzioni si concentrano anche sugli studi sull'arte sacra contemporanea e sulla ricerca pittorica, incentrata sull’apprendimento dei corpi nudi e sulla loro espressione, affiancata all'uso di "materiali poveri" come la sabbia, la colla a caldo e il fil di ferro su supporti di tela o legno. Una ricerca artistica, che si concentra su grandi formati e spazia fra i colori scuri delle paure più profonde dell'essere umano, alla luce dei corpi morbidi e sinuosi.

«Sono una ragazza alla quale piacciono le immagini esplicite – ha concluso la 23enne - con qualche tocco di mistero e ambiguità.  Lo scontro fra qualcosa di immediatamente comprensibile e qualcosa che ti lascia l'amaro in bocca, o quel punto interrogativo. Amo vedere le reazioni delle persone che osservano un mio quadro, inizialmente ne rimangono sorpresi, ma successivamente iniziano a fare qualche teoria sul reale significato dell'opera. Ognuno di loro immagina, ovviamente, qualcosa di diverso, una storia dietro, un perché, questo è bellissimo, perché oltre l'opera, importante è la collaborazione dell'osservatore e le sue emozioni».

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