Stampa questa pagina
Venerdì, 21 Giugno 2013 13:15

Web, processi ed epurazioni. Dove andrà a finire il dittatore Grillo?

Scritto da Salvatore Albanese
Letto 2242 volte

 

mini beppe-grillo-imagerealityParla di tradimento Beppe Grillo. Lo fa con i soliti modi, alzando i toni. Sbraitando presunte verità in faccia a chiunque si permetta di obiettare il suo cyber-vangelo quotidiano. Lo fa trascinando nel buio della voragine mediatica un Movimento varato certo da lui, ma che non avrebbe dovuto essere esclusivamente suo. Un Movimento formato da milioni di cittadini che forse avevano realmente in idea la concretizzazione di un processo di profondo cambiamento. Di discontinuità rispetto alla “politica del passato”. Solo qualche mese fa – a fine febbraio – le urne delle politiche 2013 avevano sentenziato un cospicuo ed inatteso 25,5% a favore dei 5stelle.

Una marea di consensi che rischia però oggi di sciogliersi prima del previsto.

Il processo ai dissidenti, culminato con l’esclusione della Gambaro – che accusò Grillo di rendersi autore di comportamenti e dichiarazioni lesive per il Movimento stesso – si dimostrerà col tempo una catastrofe umana, politica e culturale, ma soprattutto mediatica. Un errore imperdonabile, che tutto il gruppo – dai parlamentari fino agli attivisti locali – si porterà dietro per molto tempo. Perché ad ogni dibattito, ad ogni incontro o confronto pubblico, ogni qualvolta i cinque stellati dovranno misurarsi con altre forze politiche, gli si ricorderà di questa malcelata tendenza bulgara di non saper accettare il dissenso o la pluralità di visioni interne, e chiunque coglierà l’occasione per infangare il lavoro di milioni di attivisti in tutta Italia che fanno del loro pane ideale quotidiano i concetti di democrazia, comunicazione e libertà di espressione, ma si trovano di fatto a remare nella pancia di un partito che non c’è, impostato secondo una gerarchia piramidale e verticistica tipica delle strutture di regime o di quelle indirizzate, senza obiezione alcuna, alla venerazione fanatica del singolo capo: che differenza c’è fra “l’Esercito di Silvio” e la manifestazione pro Beppe Grillo di qualche giorno fa? Che differenza c’è fra la struttura verticistica del “un suolo uomo al comando” del PDL e quella del M5S? Forse le uniche distinzioni strutturali stanno nell’apologia ridicola ed estremizzata della rete, impropriamente indicata come il luogo della giustizia assoluta, visto che nel Blog di Grillo hanno concretamente diritto di espressione poche migliaia di inscritti e non piuttosto miliardi di anime digitanti. Una ristretta tribù, ben selezionata e ben difesa, che ruota attorno al guru Casaleggio ed al capitano coraggioso Beppe Grillo. Ed è proprio un gran peccato che il fenomeno dei 5stelle stia scemando così in fretta nonostante i riferimenti concettuali iniziali più che positivi. Dando modo ai cinici e ai conservatori, ai pidiellini e ai finti sinistroidi, di poter continuare a mantenere lo status quo riparandosi dietro la finta convinzione che il “nuovo” possa essere anche peggiore del “vecchio”.

Ed allora dove andrà il Movimento 5stelle? Sta vivendo la fase più difficile da quando è nato ed era forse inevitabile, semplicemente perché ha avuto più consenso di quanto fosse realmente capace di gestirne e di quanto il Movimento stesso credesse di poterne riscuotere, e adesso vive una fase di riflusso naturale che, col tempo, lentamente, lo porterà ad una perdita di credibilità agli occhi degli elettori e, di conseguenza, ad un netto calo di consensi. Il Movimento (sempre più) di Grillo arriverà allora ad incarnare le vesti dei “Radicali bis”, aggrappati ad un consenso elettorale incapace di superare la doppia cifra – vicino all’8 o 9% - che comunque in un’Italia con un palcoscenico “ideologico-culturale” molto frammentato non è poco. E si ritroverà a condurre orgogliosamente delle battaglie sociali legittime (vedi no-tav) rivestendo un ruolo identitario meritevole, ma di continua e costante minoranza in un’accezione concettuale che non potrà essere per forza di cose condivisa dalla maggioranza degli italiani e, né tantomeno, da quel 25,5% che premiò i 5stelle nelle politiche della primavera scorsa. Di sicuro il Movimento deve abituarsi ad avere tutti contro, ma la novità è che oggi è più che scalfibile. E continuerà ad esserlo finché chi lo compone, la base, non proverà a comunicare, conoscersi e rispettarsi dall’interno e non dall’alto.

Articoli correlati (da tag)