Lunedì, 06 Agosto 2018 12:28

Briatico, la Corte d’Appello dà ragione a Niglia: «Nessuna dichiarazione di incandidabilità»

Scritto da Redazione
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«Non si ravvisano in capo ad Andrea Niglia elementi decisivi e tali da fondare la dichiarazione di incandidabilità, sicché va respinto il reclamo proposto dal Ministero dell’Interno che si condanna al pagamento di 3mila e cinquecento euro, oltre accessori di legge, in favore di Niglia».   

La prima Sezione Civile della Corte d’Appello di Catanzaro, riunita in Camera di Consiglio, sotto la presidenza di Antonella Eugenio Rizzo, in merito alla causa civile numero 348 del 2017, vertente tra il Ministero dell’Interno e, tra gli altri, il dottor Andrea Niglia - rappresentato e difeso dall’avvocato, Antonio Fuscà - sentenzia a favore di quest’ultimo di «rigettare perché infondato in fatto e in diritto, nonché inammissibile ed improcedibile, il reclamo proposto dal Ministero dell’Interno con il favore delle spese del grado di giudizio».

Nella sentenza, pubblicata lo scorso 31 luglio, si evidenzia che «innanzitutto, vanno respinte le censure formulate dal Ministero dell’Interno rimaste generiche, non circostanziate e, comunque, non idonee a fondare un giudizio di incandidabilità. A ben vedere - si legge ancora nella sentenza - il reclamante si è limitato a richiamare varie vicende giudiziarie nelle quali sarebbe stato coinvolto senza indicare se per i medesimi fatti sia intervenuta sentenza di condanna. Peraltro, l’affermazione secondo cui sarebbe stato più volte controllato con soggetti non meglio precisati a loro volta “attenzionati dalle forze dell’ordine” rimane del tutto indimostrata. Parimenti irrilevante si appalesa - in assenza di ulteriori elementi - il rapporto di coniugio con la figlia di Rosamaria Bonavita, già consigliera comunale dell’amministrazione disciolta nel marzo del 2003. Infine, non può sottacersi che Niglia si è dimesso quasi un anno prima dello scioglimento del Consiglio Comunale in dissenso con la gestione amministrativa dell’ente, guidato dal sindaco Francesco Prestia».

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