Giovedì, 12 Marzo 2020 14:03

Il primo ‘schiaffo’ di Santelli alle Serre, nel Piano Coronavirus non c’è spazio per il San Bruno

Scritto da Salvatore Albanese
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Se il buongiorno si vede dal mattino per la Sanità del comprensorio delle Serre continua ad essere notte fonda. Dopo i tagli netti imposti nel tempo agli ospedali di montagna di tutto il territorio regionale, in ordine cronologico, dai governatori Agazio Loiero, Giuseppe Scopelliti, Mario Oliverio ecco che adesso anche Jole Santelli sembra pronta a muoversi nel lungo solco scavato dai suoi predecessori. È di ieri sera infatti l’approvazione del Piano regionale per fronteggiare l’emergenza Coronavirus in Calabria. Un provvedimento che andrà chiaramente ad interessare anche il Vibonese e che, in tal senso, permetterà il potenziamento dei posti di terapia intensiva dello Jazzolino di Vibo (attualmente solo 6) e l’attivazione delle prestazioni dedicate all’emergenza Covid 19 anche nell’ospedale di Tropea.

In attesa dell’ufficializzazione dei numeri che riguarderanno la ripartizione vera e propria, quel che sembra certo al momento è che si tratterà di complessivi 400 posti letto, dei quali i primi 90 saranno attivati nelle strutture di Cosenza, Castrovillari, Rossano, Cetrato, Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, Mater Domini di Catanzaro, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria, Polistena e Vibo Valentia. Gli ulteriori 310 dovranno essere così ripartiti: 110 posti che verranno attivati invece a Paola, Rogliano e Rossano per l’area Calabria nord; 100 posti letto per l’area centro nelle strutture di Germaneto e Tropea; per l’area Sud 100 posti nelle strutture di Gioia Tauro, Locri e Melito Porto Salvo.

Un quadro amaro, ancora una volta, dunque per il comprensorio montano delle Serre vibonesi, circondato da ospedali (quelli di Soriano Calabro e Chiaravalle Centrale sul versante delle Pre Serre catanzaresi) sui quali da anni si è già posto delle nette croci, e per il quale il San Bruno – fin che ne avrà la forza – continua a rappresentare l’unico piccolo baluardo a difesa delle istanze di salute di un territorio dalla conformazione geografica e per rete viaria non proprio sorridente. Niente spazio per l’ospedale di Serra San Bruno, dunque, nel Piano regionale Covid 19, ma neanche rispetto alla concretizzazione di quanto spetterebbe di diritto ad un nosocomio ridotto sempre più al lumicino. Sulla carta, infatti, sfogliando l'Atto aziendale dell’Azienda sanitaria provinciale vibonese, al presidio serrese sarebbe spettata di diritto già da tempo l’attivazione di una seconda autoambulanza con, naturalmente, personale e strumentazione di servizio. Un espediente utile, quantomeno, per riuscire in caso di emergenza a trasportare nel più breve tempo possibile i pazienti verso altri presidi capaci di garantire le prime cure in urgenza. Ma niente, nonostante i giorni difficili del rischio Coronavirus – fino ad ora per fortuna clemente con il nostro territorio – nulla pare essersi mosso neanche rispetto alla seconda autoambulanza, che visto l’andazzo sarebbe oro colato. Tuttavia erano stati i vertici dell’Asp vibonese nel luglio scorso a rilanciare una questione ormai vecchia di molti anni, con il direttore generale reggente Elisabetta Tripodi che aveva garantito l’imminente «dotazione di una seconda ambulanza, debitamente equipaggiata». Un impegno subito caduto nel vuoto e che marginalizza ancora di più la rete sanitaria ed ospedaliera del comprensorio delle Serre. Un bacino di 30mila utenti ulteriormente penalizzato dunque anche a seguito del tanto atteso “debutto” in materia sanitaria della neo presidente Jole Santelli. Un debutto, quello della forzista, che pare modellarsi alla perfezione sulla falsa riga di quanto sono già stati capaci i suoi altrettanto illustri predecessori.


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