La parlamentare intende quindi mantenere alto l’allarme rispetto al rischio, sempre più concreto, di nuovi forti ridimensionamenti anche a danno dei quattro presidi di zona montana della regione: gli ospedali di Serra San Bruno, Acri, San Giovanni in Fiore e Soveria. «Le zone ??montane e disagiate – ha aggiunto Nesci – sono da salvaguardare per la loro specificità. Dobbiamo convergere: bisogna potenziare gli ospedali di questi posti per fermare uno spopolamento altrimenti inevitabile, considerato l'invecchiamento della popolazione residente, che richiede una sanità efficace e sicura». 

«La politica deve compiere un grosso sforzo, in autonomia, per riorganizzare gli ospedali delle zone montane e disagiate. Ci sono due ?strade da seguire: la valorizzazione delle risorse umane e una nuova definizione degli standard ospedalieri, che il decreto ministeriale 70/2015 ha riorganizzato penalizzando quelle zone che si raggiungono con grosse difficoltà. Dagli atti sull'Asp di Cosenza emerge che spesso al personale amministrativo sono state corrisposte moltissime ore di ?straordinario, che non risultano, invece, per il personale sanitario, cioè quello in trincea. Per garantire una sanità di livello – ha concluso Nesci –, occorre personale, che è d'obbligo assumere, intanto per il rispetto della normativa europea sui turni e riposi obbligatori, su cui l'Italia è in gravissimo ritardo. Mi batterò senza tregua per le assunzioni».