Giovedì, 21 Gennaio 2016 19:28

Me ne lavo le mani

Scritto da Salvatore Albanese
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Troppe pecche, alcune irrimediabili. I programmi politici sono definitivamente saltati e l’attività amministrativa ristagna, anzi, di fatto, non è mai partita. Le nuove elezioni sono ormai alle porte e, tirate le somme, in mano all’amministrazione comunale di Serra San Bruno resta poco più di un pugno di mosche.

Soffia forte allora il vento di burrasca sulla cittadina della Certosa, ma in balia della mareggiata, che già da tempo ha sommerso le stanze del municipio, rimane un solo uomo: il sindaco Bruno Rosi. Presentato alle folle, appena un lustro fa, come l’uomo della provvidenza – adatto, anzi perfetto, a risolvere i mille mali ereditati dal precedente decennio buio del centrosinistra –, si ritrova oggi tristemente isolato, col fondoschiena nudo e per terra, scaricato senza tanti giri di parole. 

Da troppo a niente. Soluzione abbastanza scontata come triste epilogo di una storiaccia cinica e “scostumata”, annunciata da tempo. La sentenza  definitiva è arrivata però soltanto nelle ultime ore. A ufficializzarla il consigliere regionale Nazzareno Salerno, risoluto nel non proseguire ad annacquare il discorso sull’ormai imminente campagna elettorale con concetti di circostanza quali quelli della “necessaria continuità”, del “discreto operato tra mille difficoltà”, del “meglio di così non si poteva fare”. Salerno, invece, nonostante i cinque anni trascorsi da capogruppo consiliare di maggioranza, ha inteso tagliare la testa al toro in maniera netta e indolore: «Sarà la nuova amministrazione a risolvere definitivamente le criticità e a realizzare il percorso che porta al progresso».

Insomma, quel che è stato è stato. Adesso c’è bisogno di «rinnovare per vincere». Ed ecco, allora, che la circostanza appare di per sé significativa, anzi esemplare nella sua stessa poetica: bisognerà liberarsi di ogni zavorra, predicare di essere nuovi per apparire vergini. È la tecnica del capro espiatorio, la classica regola dell’“io neanche lo conosco”, utile a lavarsene le mani e a far gravare colpe e fallimenti su un unico ingranaggio – il sindaco Rosi – di un meccanismo rivelatosi, in realtà, fallimentare in ognuna delle sue componenti. Improduttivo per progetti e risultati, sia sul piano politico che amministrativo. Capace di determinare grossi passi indietro rispetto a tutto, ad eccezion fatta di quel paio di aiuole date in adozione a qualche commerciante.

Nazzareno Salerno, in conclusione, ha provato negli ultimi mesi a rimettere a posto i cocci di un’amministrazione comunale devastata al suo interno. Operazione rivelatasi però impossibile, tanto da maturare l’assunto definitivo che, se non vuole affondare assieme a tutta la nave, non gli resta che preparare una scialuppa di salvataggio ed imbarcarvi a bordo qualche altro consigliere o assessore (giovane possibilmente) disposto ad espiare ogni peccato nella pubblica piazza, per, allo stesso tempo, abbandonare definitivamente il resto dell'equipaggio al suo destino, additando, appunto, come unico colpevole del pastrocchio amministrativo il timoniere Rosi, al quale, sbagliando, era stata affidata la guida della nave.

Che sarà mai se dopo cinque anni di tempo ci si è accorti solo adesso che i conti non tornano affatto? Che c’è un paese completamente demolito e che nulla di quella inversione di rotta tanto sbandierata è stato posto in essere? Che su tutto ed in tutto si è sonoramente fallito? Basterà allora a Salerno giocare il ruolo del Ponzio Pilato, lavarsi le mani e pulirsi la coscienza per cancellare scelte rivelatisi disastrose, per persuadere e persuadersi del fatto che non gli sono direttamente imputabili. 

È questa, ormai è evidente, la strategia del consigliere regionale di Forza Italia, che proprio nell’ala dirimpettaia del partito, potrebbe trovare la sponda adatta per relegare tutto al passato, gettare la figura del “sindaco ripudiato” in una dimensione ancora più tragicomica, per poi tornare a vestire i panni dell’animale da palcoscenico elettorale. Per parlare ai votanti di miraggi raggiungibili e di utopie realizzabili, con i toni e i distinguo di uno che sembrerà quasi arrivare da cinque anni di dura opposizione, quando in realtà è semplicemente il responsabile principale di un tracollo pietoso.

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