Anche quest'anno sono giunti a Riace migliaia di pellegrini, dalla costa jonica e dalle montagne delle Serre, per devozione ai Santi Cosma e Damiano. La festa rappresenta un rito collettivo unico - anche per la partecipazione delle comunità Rom e Sinti calabresi che venerano il Beato Zeffirino martire - ma ogni anno accoglie e custodisce anche tante storie individuali o familiari che convergono in un grande afflato di partecipazione emotiva. Si pensi a quanti dolori e quante speranze si nascondono dietro agli ex voto, a quanta forza e quanti sacrifici muovano le gambe e perfino le ginocchia dei pellegrini, o al sentimento che possa celarsi dietro un organetto lasciato appeso da un padre che per la prima volta non lo sente risuonare tra le dita veloci del suo giovane suonatore. Storie e simboli di una varia e dolente umanità che riversa tra le vie del paese e nei simulacri dei suoi taumaturghi il peso dei giorni passati e l'incertezza di quelli futuri. Tutte avvolte da un cielo carico al tempo stesso di ombre e di luce come quello immortalato in questa bellissima foto di Salvatore Federico.
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"Fotologhie" è una rubrica curata da Salvatore Federico e Angelo Maggio. Il primo vive e lavora a Serra San Bruno (qui i suoi reportage), il secondo a Catanzaro (qui il sito dedicato ai suoi scatti sul "non finito calabrese"). Il titolo della rubrica parte dal termine "logos" (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare. Maggio e Federico non sono fotografi da cartolina. Una foto, secondo loro, deve far nascere qualcosa in chi la osserva.
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