Lunedì, 04 Dicembre 2017 13:16

La Nesci allo Jazzolino: «Nel Vibonese il diritto alla salute è compromesso»

Scritto da Redazione
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VIBO - «Ho appena terminato un’altra ispezione all’ospedale di Vibo Valentia. Oggi cade il velo di omertà e di ipocrisia anche grazie alle denunce dei medici. Affermo da parlamentare della Repubblica, in maniera ufficiale, quello che tutti i cittadini vivono sulla propria pelle: il diritto alla nascita e alla salute è compromesso in questa provincia!».

Così la deputata del M5s Dalila Nesci, dopo la denuncia pubblica dei dirigenti medici del reparto di Ginecologia-Ostetricia dell’ospedale di Vibo, commenta gli esiti del suo sopralluogo odierno allo Jazzolino. Alla fine dell’ispezione la parlamentare, che è anche capogruppo dei 5stelle in commissione Sanità a Montecitorio, ha incontrato i giornalisti e ha ringraziato in primo luogo i medici per la denuncia lanciata nei giorni scorsi. Un esposto a partire dal quale, ha dichiarato, «ho potuto verificare le carenze di un reparto che è fuori legge. Un reparto insicuro che mette a repentaglio la salute dei pazienti e anche degli operatori, costretti a doppi e tripli turni ospedalieri. Rispetto alla turnazione manca il rispetto della legge 161 del 2014. C’è stata una commissione di inchiesta che ha verificato le mancanze che io oggi ho certificato. Del verbale risalente al 17 gennaio 2017 era a conoscenza tutta l’Azienda Sanitaria. Non è stata mai corrisposta la richiesta delle attrezzature».

Dalla verifica, secondo quanto dichiarato ancora dalla Nesci, emerge che «la sala parto è collocata in un altro piano rispetto al reparto di degenza; i lavori di spostamento sono iniziati nel 2014 e non hanno una data di consegna, con l’aggravante di un’emergenza sanitaria del 2009, quando morì Federica Monteleone ed Eva Ruscio; l’ascensore è unico; il nido non è isolato; la sala parto è unica per i diversi tipi di intervento; è assente la terapia subintensiva dedicata a partoriente e neonato; manca il personale».

Annunciando un esposto alla Procura e la riconvocazione di un tavolo prefettizio per la messa in sicurezza del reparto, la deputata ha in ultimo invocato le «dimissioni in blocco della dirigenza sanitaria», spiegando che «da 10 mesi nessuno fa nulla, non esiste un cronoprogramma». Dimissioni che, secondo la parlamentare, dovrebbero arrivare anche da parte del commissario Scura e dell'ex subcommissario Urbani, assieme a quelle del presidente della Regione Mario Oliverio, «per omessa vigilanza e controllo».

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